Non tutti i figli sono uguali

da www.huffingtonpost.it

Non tutti i figli sono uguali

di Carlo Renda
Vice Direttore, HuffPost
C’è un Leonardo Foa che lavora nello staff della comunicazione di Matteo Salvini e c’è un più noto Marcello Foa fortemente candidato dal vice premier e ministro dell’Interno alla presidenza della Rai. È un problema? Per il Governo non lo è. Leonardo Foa è laureato alla Bocconi e ha un master a Grenoble, è trilingue, ha scritto una tesi sulla comunicazione social di Salvini. Insomma, un curriculum ottimo. Non è un problema per Matteo Salvini, che a suo dire non prova alcun imbarazzo, né per i 5 Stelle, visto che il sottosegretario Alessio Villarosa si è affrettato a chiarire che non vede alcun conflitto di interesse né vulnus all’indipendenza di Foa senior alla presidenza Rai.
Non si tratta qui di ragionare sull’allontanamento dell’uno o sull’accantonamento dell’altro. Sarebbe ottimale riuscire a valutare le persone sul merito e non sul sospetto, ma non si può non negare quanto il tema dei “figli di” pesi nella battaglia politica interna. Allora si tratta di capire come si possa giudicare se un giovane “figlio di” sia bravo e meritevole oppure raccomandato e approfittatore. E, inoltre, come possano giudicarlo serenamente coloro che in altri casi del passato non hanno mostrato la stessa equanimità di giudizio sulla materia.
La tolleranza che ora viene scoperta da Lega e 5 Stelle scoperchia un doppio standard di moralità per cui in casa propria diventano lecite cose che fuori casa considererebbero inaudite. Possiamo immaginare come la notizia venga letta da Silvia Deaglio, una carriera accademica inappuntabile e un profilo prestigioso come professoressa nella facoltà di Medicina dell’Università di Torino. Lei, figlia dell’ex ministra Elsa Fornero e dell’economista Mario Deaglio, venne aggredita – i leghisti in prima linea – perché docente nello stesso Ateneo degli illustri genitori. Fu anche circondata sotto la sua casa e minacciata, mentre siti farlocchi diffondevano la bufala che era andata in pensione a 39 anni.
Celebre è stato anche il caso Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro Giuliano, finito nel tritacarne dopo che il padre scivolò in una pessima dichiarazione sulla fuga dei ragazzi all’estero. Fu minacciato e insultato su Facebook, trovò tre proiettili e minacce di morte in una lettera, furono diffuse anche molte notizie sulla sua presunta folgorante carriera nell’editoria con i fondi pubblici, alcune vere, altre false. Ed ancora, i 5 Stelle si intestarono il merito delle dimissioni di Maurizio Lupi, che provò a resistere qualche giorno contro quella che definì la “macchina del fango” che gli passava sopra e travolgeva suo figlio Luca Lupi, laureato in Ingegneria, in una storia di rolex e lavori offerti.
Storie del passato, storie diverse tra loro. Tuttavia non si può non notare un nuovo filtro applicato da Lega e M5S, che passa senza macchia la famiglia Foa e Salvini. Solo alcuni mesi fa, con Lega e M5S seduti sui banchi delle opposizioni, Leonardo Foa sarebbe stato uno scalpo da esporre, il caso Foa avrebbe sollevato campagne social virulente, cori al grido “o-ne-stà”, quando non cappi o soldi sventolati. Oggi però il Governo del cambiamento ci passa sopra come un caterpillar.
Le persone dovrebbero essere sempre giudicate dalle competenze e dai risultati, dicevamo. Non c’è da aprire un processo al giovane Leonardo o al padre Marcello. Ma segnalare il rischio di un doppio standard di moralità, quando si passa dalla protesta alle responsabilità di Governo. Tanto più se si pensa di rappresentare il Governo del cambiamento.
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1 Commento

  1. Giuseppe ha detto:

    Ecco a voi il governo del cambiamento: ovvero della trasformazione, del mutamento di situazioni e di abitudini, insomma una vera innovazione rispetto alle pratiche spregevoli di quelle che, in maniera artificiosa, sono state definite prima e seconda repubblica…
    Un governo all’insegna della pulizia, dell’ordine, dell’onestà e… poi scopri che certi sistemi, certe consuetudini sono ancora la prassi in questo tanto strombazzato “cambiamento” e che le scorciatoie che vengono utilizzate sono sempre le stesse. Ci si chiede come mai Salvini sia così tanto ostinato sul nome di Marcello Foa per la presidenza della tv di stato, al punto di rovinare definitivamente i rapporti con Il suo ex tutore Berlusconi e si scopre che il figlio del giornalista tanto vicino a Putin e acerrimo nemico della sinistra italiana è da anni al soldo del leader leghista.
    Lungi da noi l’insinuazione che ci sia una forma di favoritismo o addirittura di conflitto di interessi, come nel caso della giovanissima segretaria tuttofare di Di Maio, ma se non sbaglio anche la non ancora maggiorenne Noemi Letizia, che balzò improvvisamente agli onori della cronaca durante il sultanato di Silvio, era solo un’amica di famiglia. ..
    Si, lo so ci diranno che i due giovani sono stati scelti per le loro capacità professionali e le assunzioni non nascondono alcuna manovra clientelare, ma sappiamo come è fatta l’opinione pubblica e che il tarlo del sospetto è duro da eliminare, nemmeno coi migliori insetticidi.
    Oppure, visto che si tratta degli alfieri di un esecutivo che risponde tanto bene ai desideri della gente, passerà tutto in cavalleria?

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