Il regime mediatico locale…

di don Giorgio De Capitani
L’ho già detto e lo voglio ripetere ancora, in modo più forte e chiaro: nessuna querela riuscirà a limitare e tantomeno a bloccare la mia libertà di parola. E nemmeno le condanne a ripetizione dei Tribunali che non sanno fare altro che emanare sentenze in modo pappagallesco.
Querelatemi ancora e ancora, condannatemi pure, ma non cesserò di dire ciò che penso e di denunciare le ingiustizie, tanto più che appare oramai evidente che si sta imponendo, sia nel campo nazionale che in quello locale, un regime che si avvale proprio delle querele per reprimere la libertà di pensiero e di opinione.
È pauroso ciò che sta succedendo in Italia, a iniziare dalla realtà locale, dove, da anni oramai (conosciamo lo strapotere ciellino, che aveva invaso ogni spazio, anche quello mediatico) i mass media, in nome di chissà quali diritti di superiorità, vorrebbero imporre diktat ideologici anche nel campo amministrativo dei nostri piccoli paesi, soffocandone ogni reale sviluppo, intaccandone il bene comune nelle loro scelte anche concrete, snaturandone la realtà dei fatti, denigrando per partito preso e vigliaccamente anche gli amministratori, facendo leva sulla debolezza culturale di una massa, a cui basta poco per farsi comperare: dir loro che tutto funziona male, quando la pancia borbotta perché non è ancora del tutto sazia.
Anche qui, nella ridente e ricca Brianza, ogni cosa che succede viene riletta e interpretata secondo i canoni dei locali boss (nel senso di caporioni) dell’informazione che, nel migliore dei casi, riportano i fatti in modo maldestro, ma dietro (ecco il vero scandalo) c’è sempre quell’occhio miope che vede le cose dal lato più superficiale e con la mente preconcetta.
Certo, non si può pretendere che la cultura della gente si elevi, quando di proposito la si lascia nell’ignoranza, con la giustificazione che la massa non potrà mai essere in grado di decidersi da sola il proprio futuro.
E così i “sovranisti” locali dell’informazione emano decreti, dettano norme, impongono il da farsi, con una tale sicumera da chiedersi se dietro esista quel Pensiero che scaturisce dall’Intelletto puro, oppure non ci sia tanta presunzione proveniente da un vuoto mentale.
Siamo sinceri: questi nostri piccoli paesi sono ancora succubi, vittime di un complesso di inferiorità nei confronti di chi sa esercitare con arte il proprio potere (anche e soprattutto nel campo mediatico), e i boss locali (nel senso padrieterni) se ne approfittano offrendo apparenti “spazi di confronto” che servono però a creare confusioni, utili alla causa degli stessi boss locali (ovvero caporioni): una causa che non si sa esattamente cosa sia, perché in realtà in sé non esiste: esiste solo la presunzione di sentirsi “qualcuno” di potente, senza mai sporcarsi le mani al contatto con la realtà, quella “vera”, e non quella che è l’immagine della propria presunzione di superiorità fine a se stessa.
Ribellarsi a questo “gioco” di deformazione della realtà non è facile: la gente non capisce dove sta l’inganno, e si lascia infinocchiare dai “deformatori” della realtà.
Ti mettono da parte, ti isolano, ti tolgono ogni spazio di parola, ti denunciano.
Non ho mai visto, neppure nel passato più drammatico (mi riferisco al periodo fascista!) una così supina impotenza da una parte, e dall’altra una così demenziale deformazione culturale.
Quando la dittatura fascista e quella stalinista perseguitavano anche con la forza bruta i dissidenti, c’era chi si ribellava, tenendo viva la fiaccola della libertà.
Oggi la ribellione a un potere strafottente, a partire dai boss locali (supponenti padri eterni), sembra il vizio di gente spaesata, e ci si chiede a che cosa sia servito aver dato anche il sangue per la patria, se ora questa patria è ridotta ad un insieme di rottami vaganti nel buio.
Ma c’è di più. Ancora di più. Sarà per un altro articolo. Finché mi resterà un po’ di tempo da vivere e qualche sprazzo di lucidità d’Intelletto, mi aggrapperò alle mie risorse, per continuare a tenere accesa almeno una fiammella di speranza.
 

 

2 Commenti

  1. Luigi ha detto:

    La parola “regime” è appropriata. Basta vedere Merateonline che sta mettendo a “regime” (con un certo intervallo di tempo) fenomeni del passato (per giustificare il presente?) come rispolverare i podestà (i boss locali, regionali e adesso pure nazionali) o altre storie simili: la nostalgia del passato (Se stava begn con se stava pesch). D’altronde i creduloni sono facile preda dei boss colti. Chi ha il controllo delle mafie sono religiosissimi cattolici e uomini colti, vedi i camorristi Cutolo e Alfieri. E’ ovvio che una voce scomoda come don Giorgio che “rompe le uova nel paniere” dia fastidio. Non potendolo scoraggiare con i metodi del passato (olio di ricino o violenze fisiche o minacce di morte anche se li ha avute) si cerca di farlo attraverso le querele. Don Giorgio la ammiro. Il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare. Se credo ancora nei preti, è grazie a quelli come lei. Per questa ragione mi sento più non credente che ateo.

  2. Elia ha detto:

    Caro don Giorgio, dovresti leggere (se ne hai il tempo e la voglia) il libro “Fake News” di Enrica Perucchietti. Tratta di come il potere controlla i media e fabbrica l’informazione per ottenere il consenso.
    E’ molto istruttivo.

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