Il Sinodo dei vescovi: tutto o quasi come prima, al di là delle apparenze

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Il Sinodo dei vescovi:

tutto o quasi come prima, al di là delle apparenze

Che cosa mi aspetto dal Sinodo dei vescovi che, nei prossimi giorni, discuteranno sulla famiglia? E, parlando di famiglia, dovranno affrontare temi scottanti: il divorzio, l’aborto, i contraccettivi, i matrimoni civili, il problema della recezione dei sacramenti (confessione e comunione) da parte dei divorziati risposati e dei conviventi, i diritti civili per le coppie di fatto, il matrimonio degli/delle omosessuali, e altri ancora. Spero anche che discuteranno sul celibato dei preti.
I vescovi si confronteranno a viso aperto, con scontri vivaci e dialettici tra progressisti e tradizionalisti. Ne sono certo. Ma alla fine prevarranno i soliti compromessi. Dico di più: l’opinione pubblica, che è fatta anzitutto dai soliti mass media qualunquisti, sempre pronti a venerare le apparenze, penserà che la Chiesa finalmente si sia liberata da tanti tabù. Ma non sarà così. Vorrei credere in una coraggiosa apertura della Chiesa al mondo moderno, ma non ci spero più di tanto. Siamo ancora in una fase di transizione. Ma il passaggio sarà lento. Richiederà anni e anni.
So bene che da parte della Chiesa ridiscutere la legge sull’aborto e sul divorzio sarà impossibile, come sarà impensabile accettare le unioni gay. Il tema più caldo sarà quello sulla comunione ai divorziati risposati, ed è qui che arriverà un compromesso, che per me sarà ridicolo. Semplicemente ipocrita!
Ma è proprio così assurdo per la Chiesa ammettere la liceità dei contraccettivi? È proprio un tabù intoccabile tutto ciò che riguarda il sesso? Perché continuare a dire che è peccato la masturbazione? E sui diritti civili per le coppie di fatto, come si può rimanere tanto ottusi e disumani?
No! No! No! Saranno questi i diktat dei vescovi, pur tra sorrisini a destra e a manca, con qualche carezza ai poveri cristi, con qualche compassionevole concessione ma di carattere prettamente spirituale.
No! No! No! E così non si vedranno nuovi orizzonti aperti, se non vie spianate piene di crocifissi in vista del paradiso celeste, con tutto il carico pesante di solitudini, di tragedie, di incomprensioni.
Forse la Chiesa si dimentica che tutti, a partire dai gerarchi, siamo esseri umani che hanno bisogno di essere sostenuti già qui in terra, e non tanto consolati per la vita eterna.
Perché poi rendere ancor più complessa e difficile una esistenza, a cui basterebbe poco per sentirsi un po’ sollevata: evitare di dire che tutto il sesso in sé è male, ed è pericoloso; che l’amore è una prerogativa della Chiesa, la quale ne stabilisce le regole?
Alla fine, i vescovi diranno che la Chiesa è amorevole, comprensiva, sempre disponibile al perdono. Perdono di che? Il perdono richiede che ci sia un peccato. Togli il senso del peccato che tu, Chiesa, hai creato, per auto-alimentarti nella tua struttura, e non ci sarà più bisogno di quel perdono o condono, di cui il potere si arroga il diritto di concessione.
Inoltre, la Chiesa dovrà pur cedere, non so fra quanti anni, di fronte al celibato dei preti. Un obbligo puramente ecclesiastico, senza alcun fondamento divino, imposto nell’alto medioevo. Fino a quando durerà? Perché la Chiesa non lascia possibilità di scelta: se sposarsi oppure no da parte dei suoi preti? E che cosa sento? Prediche vibranti sull’amore umano, come un riflesso della stessa Bellezza divina! E poi si vieta ai preti di viverlo come altro essere umano? Queste assurde contraddizioni non le sopporto!
No! No! No! Avanti così, cara Chiesa, e ti troverai fuori dal mondo. L’attuale consenso per questo papa è solo una illusione. Del resto, in questi ultimi anni, nella Chiesa che cosa è cambiato? Tutti citano le parole del pontefice, appena parla, e poi ciascuno fa gli affari propri. Se all’interno della Chiesa c’è fermento, ma non più di tanto, è solo per qualche diritto civile in più, per qualche ulteriore concessione sacramentaria, ma non vedo e non sento quell’ansia profetica che, nel passato, aveva spinto la Chiesa a uscire da immobilismi paurosi.
Oggi tutto è fermo. C’è solo tanto fumo, e questo è ancor più deleterio di qualsiasi eresia.
5 ottobre 2014
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

1 Commento

  1. klement ha detto:

    Il matrimonio civile e la convivenza di fatto (registrata o no) hanno a che fare con il matrimonio sacramentale quanto la registrazione all’anagrafe ha a che fare col battesimo.
    La questione è se il matrimonio sacramentale si possa estendere agli omo e se possa essere sciolto, magari con dispensa del Vescovo, in modo che resti chiaramente un’eccezione accertando l’impossibiità di continuarlo per gravi incompatibilità o comunque problemi seri, ma senza giustificare i ripensamentisu impegni che devono essere per sempre, altrimenti diventerebbe una farsa.
    Ai diritti civili lasciamo ci pensi Alfano.

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