Omelie 2018 di don Giorgio: SESTA DI PASQUA

6 maggio 2018: SESTA DI PASQUA
At 26,1-23; 1Cor 15,3-11; Gv 15,26-16,4
Tre parole essenziali per ogni credente
Il brano del Vangelo secondo Giovanni della Messa odierna di nuovo ci immerge, anche con una certa emotività, nell’atmosfera dell’Ultima Cena del divin Maestro insieme ai suoi discepoli.
Tre sono le parole che non possono non colpire la nostra attenzione: Spirito, verità e testimonianza.
Diciamo subito che la verità è strettamente unita allo Spirito santo, è la stessa natura dello Spirito. In altre parole: la verità è lo Spirito santo.
Inoltre, la testimonianza è anzitutto la missione dello Spirito santo, che, essendo la verità, dà testimonianza della verità. Non è un gioco di parole.
A questo punto, bisognerebbe chiarire meglio la parola “testimonianza”, a causa proprio della sua importanza nei Vangeli.
Quando pensiamo alla testimonianza, il nostro pensiero va ai processi giudiziari, ma soprattutto, anche per l’enfasi con cui presentiamo per esempio il sacramento della Cresima, a qualcosa di esteriore, a qualche gesto che fa parte del nostro agire, del nostro comportamento di esseri umani e di credenti. Dunque, una testimonianza di parole dette e di fatti compiuti.
Ma è qui che occorre chiarire, per evitare di cadere negli equivoci.
Prima, la testimonianza dello Spirito santo
Partiamo dalle parole di Gesù: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».
Dunque, prima della nostra testimonianza, c’è quella che lo Spirito santo dà a noi proprio in riferimento al Cristo risorto. In questo caso, che significa testimonianza? Lo Spirito santo ci dice che cosa noi dobbiamo testimoniare, ovvero la verità di Dio, in quel Cristo risorto che agisce proprio attraverso il suo Spirito.
Le solite obiezioni
Conosco l’obiezione di alcuni, tanti, forse troppi, quando sentono parlare di cose simili. “Che stai parlando? Sei fuori di testa! In che mondo vivi? Siamo concreti: abbiamo i nostri problemi quotidiani, che fanno parte della nostra vita di esseri umani in carne ed ossa. C’è il problema del pane, del lavoro, della casa, delle emergenze umanitarie che tolgono la nostra libertà, la nostra pace, il nostro benessere, sottraendo perfino la nostra aria e rendendola anche irrespirabile, e tu vieni qui a parlare di spirito, di libertà che appartiene a un altro mondo. Ci sono ancora guerre in corso, c’è la Siria, ci sono follie planetarie, e tu ci parli del mondo interiore, dell’essere…».
Potrei continuare. Conosco a memoria queste litanie di gente che vorrebbe un mondo diverso, migliore, ma su misura delle loro pretese, per non parlare di quell’egoismo di massa che sembra essere la molla della politica odierna.
Si parla di pace e, appena all’orizzonte si vedono splendori di missili che vanno a bombardare punti strategici, così almeno si dice, che sono la fonte di violenze e di disordini, allora i soliti pacifisti del momento si stracciano le vesti, e gli stessi sono coloro che, nella loro vita privata, lanciano ogni giorno altri missili: di odio, di vendetta, di violenze, di menefreghismo, per non parlare d’altro.
Che cosa rispondere?
Come al solito, nel senso che da anni ripeto le stesse cose, sostengo e lotto perché la gente rinsavisca, si riprenda il dono dell’intelletto, torni nel proprio essere interiore, e qui ricuperi la propria umanità, che è essenzialmente spirito prima che corpo. O meglio, lo spirito interiore è la sorgente a cui attingere per dare anche al nostro corpo la sua anima.
Non ci sarà possibilità di ravvedimento per questa società, di cui volere o no facciamo parte, se non ci sarà una radicale conversione, che consiste nel ridare allo spirito interiore del proprio essere il suo primato, il che non significa, ed è qui il punto dolente, togliere alla nostra esistenza quotidiana l’essenziale per vivere.
Il pane, il lavoro, la casa, i problemi quotidiani di convivenza,  la pace internazionale, ecc. non troveranno la loro migliore soluzione, solo appagando gli istinti di un corpo senza lo spirito.
Non ci siamo ancora accorti che siamo trottole impazzite, in balìa di eventi impazziti. L’unica via è fermarci, riprenderci lo spirito interiore, e ridare un senso al proprio vivere.
Scusate questa lunga parentesi, ma era doverosa.
Torniamo alla testimonianza dello Spirito, e di conseguenza alla nostra
Commenta don Angelo Casati: «Questa precedenza della “testimonianza che lo Spirito dà a noi”, non è un particolare ininfluente, su cui si può sorvolare. La testimonianza nostra per Gesù suonerebbe vuota, artefatta, sarebbe solo esibizione, se non nascesse “dentro” di noi. Dall’ascolto dello Spirito che, dentro di noi, testimonia per Gesù: una testimonianza che tu ascolti nello spazio segreto dell’anima. È dentro questo spazio invisibile, continua don Angelo, che nasce una testimonianza autentica: se no, siamo parolai, affabulatori, venditori di dogmi, ma non abbiamo il volto luminoso, appassionato, dei testimoni».
Dunque, aggiungo io, il volto luminoso della testimonianza, di cui parla don Angelo, è dato dallo spirito interiore, che è verità, perciò luce.
Certo, la testimonianza poi rifletterà la verità radiosa dello Spirito nel mondo in cui viviamo, a partire dal nostro ambiente di vita. Ma qui può succedere una cosa paradossale: è Gesù che ci avverte. Le persecuzioni più aspre verranno, come è successo per Gesù, dagli uomini religiosi. Dice infatti ai discepoli: «Viene l’ora in cui chi vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio». Pensate quante persecuzioni nella storia, credendo di dare culto a Dio!
Ma la cosa ancor più paradossale è che non solo in nome di un certo dio (o dei cristiani o degli ebrei o degli islamici) ci si combatte, ci si odia e ci si uccide, ma all’interno della propria religione. Ma in nome di quale dio?

 

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