L’agonia (psicologica) del cardinale Angelo Scola

di don Giorgio De Capitani
L’agonia pastorale del cardinale Angelo Scola dura da cinque anni, da quando nel 2011 ha preso in mano le redini della diocesi ambrosiana.
In realtà, cinque anni fa la diocesi non era ancora in agonia, ma la pastorale del nuovo vescovo, subentrato a Dionigi Tettamanzi per un colpo di testa dell’allora papa Benedetto XVI, non era per nulla promettente, anzi già fallimentare nei suoi primi passi.
E lo si è visto man mano passavano i giorni, i mesi, gli anni: la diocesi deperiva, languiva, soffriva, in altre parole entrava in agonia, nonostante le energie tuttofare dei praticoni meneghini, nonostante gli appoggi incondizionati di collaboratori in perenne genuflessione, nonostante il clero che, quando vede la mal parata, si ritira a riccio nel proprio orticello inventandosi un fai da te tipico dei preti ambrosiani…
Cinque anni di ipocrisie, cinque anni di malumori taciuti per coniglismo, cinque anni di invenzioni pastorali da far ridere anche i polli, nonostante grandi parate da ricordare quelle fasciste. Noi ambrosiani siamo esperti nel lucidare santi e santini, e nell’esporli alla venerazione di tutti. Abbiamo un corpo/organismo talmente muscoloso che battiamo i migliori culturisti di questo mondo. E magari ci vantiamo di essersi spogliati anche del superfluo, sì ma per mostrare ancor meglio nella loro nudità i muscoli ingrossati a tal punto da chiedermi fino a quando sopporteremo una simile oscenità.
E voi credete che  in questi cinque anni qualcuno si sia alzato in piedi, per denunciare tale oscenità? No, o, meglio, qualche prete ha sì tentato di dire mezza parola, ma poi è sparito nel nulla.
Che devo dire? Sono passato per pazzo, uno che vede solo il negativo, e che quasi si diverte nel fare il bastian contrario. Ma vorrei porre una semplice domanda: in questi ultimi anni, la diocesi milanese è migliorata o è peggiorata, oppure è entrata in quella inevitabile fase di stallo che prelude a qualcosa di spaventoso?
Beh, se nessuno risponde, allora ho un’ulteriore conferma delle mie sensazioni, che a questo punto non sono più solo sensazioni, ma realtà. E la realtà, certo, dà fastidio, meglio perciò nasconderla, e continuare a fare lo struzzo.
Ora, in questi ultimi giorni il cardinale Angelo Scola è in ansiosa e trepidante attesa del successore. Oramai è stanco di aspettare: vuole correre a Imberido, vicino a Oggiono (Lecco), e là finalmente dedicarsi a tempo pieno ai suoi studi, nella pace della ridente Brianza, in un angolino di paradiso protetto dalla borghesia leghista.
Ma i tempi si allungano, qualcosa di strano sta stressando l’attesa del cardinale ciellino, che è entrato in una fase che si potrebbe chiamare di stress psicologico, con riflessi anche sulla curia milanese che non sa più che pesci pigliare.
Questa attesa non fa bene né alla psiche del cardinale né ad una diocesi che subito avrebbe bisogno di risorgere.
Il papa che fa? Forse è indeciso, forse sta ancora scegliendo, forse non trova la persona giusta, forse… Sta di fatto che la diocesi milanese langue, soffre, anche se, naturalmente, tutto apparentemente sembra girare per il verso giusto. Nella solita routine meneghina. Ed è per questo che il neo eletto dovrà soffrire, tirar fuori le palle se le ha e scommettere sul migliore Spirito santo. Mi raccomando: signor vescovo, entri in punta di piedi, non faccia lo show principesco alla ravasi, dica poche cose, apra bene gli occhi, valuti bene le persone come suoi collaboratori, e parli di quello Spirito che può animare anche i sassi.  
  

 

8 Commenti

  1. carlo dalla ha detto:

    Ho sentito il discorso di Mons Mario Delpini: mi piace quest’uomo e credo farà grandi cose

  2. luciano ha detto:

    Ormai è ufficiale; Mario Delpini è il nuovo arcivescovo di Milano.
    Non c’è stato quel sussulto di apertura verso nuovi orizzonti ma si è preferito continuare nel solco avviato.
    Papa Francesco avrebbe dovuto smentire la proposta dei tre nominativi tra cui scegliere avuta dalla diocesi, per effettuare un’altra scelta. Ciò non è avvenuto e la proposta della diocesi non poteva non essere che di questo tipo. E’ un vero paccato ? Non lo sò, conosco solo il fatto che “a pelle” non mi piace, e anche quando parla non riesce a infervorarti anzi sembra che ti vogli nascondere qualche cosa. Spero però che il nuovo incarico e la responsabilità acquisita sappiano trasformarlo radicalmente rendendolo prima di tutto un Pastore che stia in mezzo al popolo e che sappia ascoltare i bisogni veri. A volte accade .

  3. Giuseppe ha detto:

    Amara constatazione di una fase di stallo che non fa bene alla vocazione apostolica e missionaria della chiesa cattolica. Domande legittime di un presbitero che ha cuore la propria diocesi e non nasconde le sue preoccupazioni riguardo al futuro, anche a causa della pochezza del presente. E, purtroppo, altri Shuster, Montini , Martini e Tettamanzi non si vedono all’orizzonte, anche se, qualora ci fossero, probabilmente manterrebbero un profilo basso e lontano dal chiacchiericcio mondano e pettegolo degli uffici del vicario.

  4. Francesco ha detto:

    Nuovo Cardinale è Mario Delpini!

  5. marco da vimercate ha detto:

    Il TG3 Lombardia stasera ha dato per certo Delpini come successore di Scola.
    L’annuncio, sempre secondo il TG3, domani a mezzogiorno.

  6. luciano ha detto:

    COS’ IERI PUBBLICAVA LA STAMPA
    Delpini arcivescovo di Milano, venerdì 7 luglio l’annuncio
    Il vicario generale della diocesi ambrosiana succede al cardinale Scola, che ha chiesto di accelerare la nomina e si ritira in una parrocchia del lecchese. L’ingresso ufficiale in settembre

    Mario Delpini, il nuovo arcivescovo di Milano

    Pubblicato il 05/07/2017
    Ultima modifica il 06/07/2017 alle ore 11:46
    andrea tornielli
    milano

    L’annuncio, salvo ormai improbabili sorprese dell’ultima ora, sarà dato a mezzogiorno di venerdì 7 luglio: Mario Delpini, 66 anni a fine mese, attuale vicario generale della diocesi di Milano, è il nuovo arcivescovo e succede al cardinale Angelo Scola, in carica dal 2011 alla guida della diocesi ambrosiana. La scelta di Papa Francesco è dunque caduta sul candidato che la consultazione interna nella diocesi aveva indicato come favorito. È probabile che Scola come già aveva fatto il predecessore Dionigi Tettamanzi – le cui condizioni di salute si sono aggravate in questi giorni – si congedi da Milano l’8 settembre, e che Delpini faccia il suo ingresso ufficiale in uno dei successivi fine settimana dello stesso mese.

    Il processo che ha portato alla nomina di Delpini ha subito un’accelerazione negli ultimi due mesi. È stato infatti lo stesso cardinale Scola a chiedere esplicitamente al Papa che il successore fosse annunciato entro l’inizio dell’estate, senza prolungare le attese, così da cominciare l’anno pastorale con il nuovo arcivescovo già insediato. Peraltro Delpini conosce già la diocesi, nella quale ha vissuto per tutta la sua vita, e dunque il passaggio di consegne sarà alquanto semplice.

    Nato a Gallarate, è entrato in seminario nel 1967 ed è stato ordinato prete nel 1975 dal cardinale Giovanni Colombo (arcivescovo di Milano dal 1963 al 1979). Si è laureato in lettere all’Università Cattolica, ha ottenuto la licenza in teologia e poi il diploma in Scienze patristiche all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma. Ha insegnato greco e patrologia nei seminari milanesi. È stato rettore del liceo del seminario di Venegono, quindi è diventato rettore nel quadriennio teologico e dal 2000 al 2006 rettore maggiore. Il cardinale Dionigi Tettamanzi lo ha nominato vicario della Zona pastorale VI di Melegnano e nel 2007 lo ha consacrato vescovo ausiliare. Nell’aprile 2012 l’arcivescovo Scola lo ha scelto come vicario generale della diocesi e due anni dopo gli ha affidato anche la formazione permanente del clero.

    La sua nomina rappresenta una scelta di continuità ma allo stesso tempo originale. È di continuità, perché Delpini è stato stretto collaboratore degli ultimi tre arcivescovi di Milano, da Martini, che lo volle rettore del seminario, a Tettamanzi che l’ha voluto suo ausiliare, fino a Scola che l’ha scelto come numero due della diocesi. È originale, perché non è ascrivibile a nessuna cordata e perché ha vissuto tutta la sua vita di prete e di vescovo in diocesi di Milano: l’ultima volta questo è accaduto più di mezzo secolo fa, con la nomina di Colombo, anch’egli rettore maggiore del seminario e poi vescovo ausiliare della diocesi, scelto da Paolo VI poche settimane dopo l’elezione al pontificato come suo successore sulla cattedra ambrosiana.

    Chi conosce bene Delpini lo descrive come un uomo «molto spirituale, umile ma non remissivo, grande lavoratore, lontano dall’identikit del vescovo-manager, molto attento al rapporto personale con i preti». Vive alla Casa del Clero, insieme ai sacerdoti anziani e in città si muove in bicicletta, con caschetto e giubbotto catarifrangente. Nel 1998 ha pubblicato un libro intitolato “Reverendo che maniere! Piccolo Galateo Pastorale”, con appunti «affettuosi e scanzonati» nei quali invitava a liberarsi «dalle zavorre di un certo clericalismo e dell’efficientismo manageriale». Delpini predica spesso usando aneddoti, racconti, storie di vita, e ha appena ripubblicato un libro intitolato “E la farfalla volò” (Ancora Editrice), contenente 52 brevi apologhi, piccole fiabe per bambini ma capaci di parlare agli adulti.

    La scelta di un arcivescovo con questo identikit, invece di puntare su altre figure di vescovi di diocesi vicine o su giovani outsider (in una diocesi che negli ultimi cent’anni di outsider importanti ne ha avuti parecchi, dal beato Alfredo Ildefonso Schuster al beato Montini fino a Martini, tutti e tre non ancora vescovi al momento della designazione al vertice della Chiesa di Milano), sta a indicare quelle che Papa Francesco considera priorità per la diocesi ambrosiana. E s’inserisce nella stessa scia che ha portato alla nomina di Angelo De Donatis a Vicario di Roma, anch’egli ausiliare e molto vicino ai sacerdoti. Non ha invece fondamento l’indiscrezione secondo la quale molti sacerdoti milanesi, durante la discussione in consiglio presbiterale, avrebbero chiesto un nuovo arcivescovo proveniente da fuori: su un centinaio di interventi in quel senso si sono espresse solo poche voci isolate. Mentre il principale elemento come identikit ha riguardato l’auspicio che si trattasse di un uomo di fede.

    Alla vigilia della visita di Francesco a Milano, Delpini aveva detto al quotidiano “Repubblicaˮ: «La nostra Chiesa per quanto generosa, organizzata, intraprendente, è qualche volta segnata da ansia, tristezza, preoccupazione, dal pensiero di non farcela, di non avere abbastanza risorse per far fronte ai tanti problemi. La gioia del Vangelo è proprio uno di quei messaggi di cui abbiamo bisogno. C’è una fonte della gioia che il Papa conosce e che noi abbiamo dimenticato, la gioia non viene dal successo o dall’avere tante risorse, ma da una più profonda spiritualità, una comunione col Signore più abituale». Parole significative che indicano l’approccio peculiare di Delpini, il quale, si può azzardare sulla base del suo profilo, si preoccuperà meno sulle strutture contrastando sia il neo-clericalismo sia l’efficientismo che vede i preti trasformarsi in manager, per puntare maggiormente sul rapporto con i preti e sulla vita ordinaria delle parrocchie.

    La visita pastorale che Scola ha condotto negli ultimi tempi, come pure la visita di Papa Francesco a Milano, hanno segnato il cammino della diocesi. L’arcivescovo uscente ha scritto nelle scorse settimane una lettera a conclusione di questa esperienza: «Non dobbiamo più racchiuderci tristi in troppi piagnistei sul cambiamento epocale, né ostinarci nell’esasperare opinioni diverse rischiando in tal modo di far prevalere la divisione sulla comunione. Penso qui alla comprensibile fatica di costruire le comunità pastorali o nell’accogliere gli immigrati che giungono a noi per fuggire dalla guerra e dalla fame. Ma, con una limpida testimonianza, personale e comunitaria, con gratitudine per il dono di Cristo e della Chiesa, siamo chiamati a lasciarlo trasparire come un invito affascinante per quanti quotidianamente incontriamo». Quasi una road map per il successore.

    SPERO CHE CI0′ NON ACCADA …MA NUTRO FORTI DUBBI.
    TEMO IN UNA ULTERIORE INVOLUZIONE DELLA DIOCESI.
    PECCATO !!

  7. GIANNI ha detto:

    Evidentemente, i parametri possono essere molto diversi, per valutare gestione di una diocesi e risultati.
    Se si puntava a formalismi esteriori e manifestazioni varie, diciamo che non sono mancate.
    Talora, forse, si sono avuti anche raduni numerosi, ma la crescita interiore, spirituale?
    Probabilmente questa ha fatto difetto, anche se comunque va detto che, per come impostata, la chiesa cattolica non può abdicare a certe caratteristiche.
    Perchè il papa non si decide?
    Probabilmente, in parte ci sono gli echi dei guai giudiziari, che sappiamo, e per altro verso, forse non scorge una figura dotata dei necessari requisiti.
    Può quindi darsi che stia meditando non sul meglio, ma sul meno peggio.

Lascia un Commento

CAPTCHA
*