Digiuno e preghiera per la pace: quanta ipocrisia!

 

di don Giorgio De Capitani

So che sarò criticato, e che magari resterò solo a pensarla così. Ma sono stanco delle ipocrisie. Veramente stanco.

Premetto che sostengo ciò che sta dicendo Papa Francesco a proposito della pace. E credo che gesti forti in favore della pace siano anche necessari, per scuotere la coscienza. Ma la coscienza di chi?

Qui c’è già la prima ipocrisia. La pace è minacciata solo dai cosiddetti potenti della terra? E noi che responsabilità abbiamo? Ci diamo a fare, ma solo a parole, quando c’è in vista una guerra mondiale. Chiaro: la guerra non ci fa comodo, tanto meno ai nostri interessi, tanto meno al nostro quieto vivere, tanto meno al nostro egoismo. La parola guerra risuona in noi come una minaccia a noi stessi!

E allora, smettiamola di usare le solite frasi fatte, di urlare pace mentre in primo piano c’è il nostro orticello da salvare. Credo nei profeti e nei testimoni della pace, ma non credo nella massa di illusi che urleranno “abbasso la guerra!” con la bandiera della pace in mano. Finora tu che cosa hai fatto per promuovere la pace? A iniziare dal tuo piccolo, a iniziare dal tuo condominio, a iniziare dal nostro Paese? Forse che in Italia c’è la pace? Dove? Solo litigi, lotte tra partiti, lotte per il potere, lotte per una promozione, lotte per salvare il proprio regno di interessi.

E sabato digiunerai per che cosa? Un giornalista, leggete il secondo pezzo che vi offro, parla addirittura di sciopero della fame. Ma cosa hai capito di ciò che il Papa ha promosso? Sciopero della fame? Questo è la prerogativa di Pannella, ma non penso che Pannella quando scioperava pensasse al digiuno secondo le intenzioni del Papa.

Digiuno, e per che cosa? A che serve? Il vero digiuno, dicevano gli antichi profeti, consiste nel promuovere la giustizia (soccorrere i poveri, gli orfani, le vedove ecc.), e tu che digiuni che concetto hai di giustizia?

Digiuno, come se il digiuno risolvesse tutto. Casomai, digiunare per togliersi di dosso il superfluo, quel superfluo che grida vendetta alla fame nel mondo. Ma non per una giornata, o solo per alcune ore. A che serve? Ve lo chiedo con tutta schiettezza: a che serve? Servirà, se mentre digiuno rifletterò sul mio egoismo, sulla mia avidità, sulle mie prepotenze sui diritti sacrosanti degli altri.

Anche pregare, a che serve? Noi abbiamo una brutta concezione di Dio. Secondo noi Dio è sempre distratto, noi lo assilliamo e lui si sveglia, allora manda una illuminazione particolare o un suo angelo perché i potenti della terra non schiaccino il bottone famoso per lanciare i missili. Questa è la concezione che abbiamo di Dio?

A che serve pregare? Me lo chiedo. Rispondete voi. Facciamo un cavolo per tutta la vita, ce ne freghiamo di Dio e dei santi, però ogni tanto, quando capita l’emergenza, quando qualcuno ci mette paura, allora pensiamo a Dio, ma lo pensiamo perché ci eviti almeno lui la guerra. Ma che cavolo di preghiera è mai la nostra?

E poi, esiste solo la guerra tra qualche Stato in questo mondo? Certo, temiamo quelle guerre che possano scatenare l’inferno su tutta la terra. Ma la terra non è un inferno quotidiano per le migliaia di guerre e di violenze che colpiscono gli innocenti? Di questi nessun ricordo?

Io non digiunerò sabato, perché tutti i giorni digiuno. Pregherò come al solito, perché il mio Dio è un po’ diverso dal dio ipocrita di una certa Chiesa e anche di quei falsi credenti che si ricordano di Dio quando fa loro comodo.

In occasione del referendum sull’acqua, è stato indetto un giorno di digiuno e di preghiera per tutti i preti e suore d’Italia, in piazza San Pietro. Volete sapere in quanti eravamo? Quattro gatti, tra l’indifferenza del vaticano. Addirittura inizialmente ci era stato proibito di entrare nella Piazza. Tirate voi le conclusioni. La mia è questa: siamo tutti ipocriti! Ci scanniamo tutti i giorni per i nostri piccoli interessi, scanniamo in nome di dio e della sua religione chi è scomodo e vorrebbe una Chiesa diversa, e poi parliamo di pace?

A nessuno di noi, neanche a me piace la guerra, e non piacciono nemmeno le cosiddette “missioni di pace”, quelle protette con le armi da mercenari, ovvero da soldati professionisti pagati per fare quello. E allora? Apriamo gli occhi una buona volta, e smettiamola di fare gli ipocriti.

Domani, sabato, farò ciò che tutti i giorni faccio, ovvero il mio dovere. Né più né meno. E il mio dovere è quello di stimolare la coscienza di tutti, a partire dai miei parrocchiani, nelle omelie festive e nel condurre la parrocchia in modo più aperto all’Umanità. Che dovrei fare di più?  

 

da Vatican Insider

 /09/2013

Il grido del Congo: "Sabato pregate anche per noi"

L’appello del vescovo di Goma, Theophile Kaboy. La regione dei Grandi Laghi è l’epicentro del conflitto più cruento dopo la Seconda guerra mondiale, spesso dimenticato dai media

DAVIDE DEMICHELIS

ROMA
L’appello del vescovo di Goma, Theophile Kaboy. La regione dei Grandi Laghi è l’epicentro del conflitto più cruento dopo la Seconda guerra mondiale, spesso dimenticato dai media.

“In nome di Dio, lasciateci vivere!”. E’ l’appello lanciato il 24 agosto dal vescovo di Goma, monsignor Theophile Kaboy. La giornata di preghiera per la pace di sabato, arriva esattamente due settimane dopo quella invocazione. E allora il vescovo di Goma si rivolge a quanti aderiranno all’iniziativa: “Non dimenticatevi della nostra gente, che convive con la guerra da vent’anni ormai. Noi preghiamo sempre per la pace. Sabato la invocheremo in una celebrazione speciale, nella cattedrale”.

L’ultima tregua del conflitto è stata violata a dicembre. Periodicamente poi si sono registrati scontri, anche violenti, fra i ribelli dell’M23 ed i soldati governativi. Si combatte intorno alla città, anche nei campi che ospitano le decine di migliaia di sfollati fuggiti dai villaggi. Il 22 e il 24 agosto alcune bombe sono esplose nel centro cittadino, provocando almeno cinque morti e decine di feriti. Diverse organizzazioni umanitarie hanno dovuto abbandonare i villaggi occupati dai ribelli dell’M23.

“Noi facciamo tutto il possibile per assistere la nostra gente tramite la Caritas, ma non sempre abbiamo i mezzi, anche perché questa guerra non finisce mai”. Monsignor Kaboy si aggrappa all’unica speranza che gli rimane: “Raddoppiamo il nostro impegno nella preghiera, non vogliamo cadere nella trappola di chi vuole creare una confusione totale a Goma, portando via i cittadini ed i loro beni”.

Circa sei milioni di morti in vent’anni di scontri, il conflitto più cruento dopo la Seconda guerra mondiale, combattuto molto spesso da bambini soldato. Sono almeno una trentina le diverse formazioni di ribelli che scorrazzano fra la foresta ed i villaggi dei monti Virunga, dove i casi di violenza sessuale hanno assunto le forme di una vera e propria emergenza. Violazioni dei diritti umani, esecuzioni sommarie, torture (spesso i malcapitati vengono bastonati a morte) eppure troppo spesso la guerra dei Grandi Laghi passa sotto silenzio.

“Tutta la diocesi è sotto il fuoco, per un conflitto che ha radici fuori dall’Africa. Le multinazionali che vogliono sfruttare le nostre miniere, spingono per una guerra che solo loro potrebbero fermare”. Il vescovo di Goma ricorda quante delegazioni straniere ha incontrato, per favorire la pace, ma ancora oggi sono sempre le armi a dettare legge. L’unica vera speranza, rimane la preghiera: ecco perché è tanto importante la giornata di sabato, anche per i congolesi.

E così, il nuovo appello di monsignor Kaboy, è rivolto al mondo intero: “Scuotiamo le coscienze anche per Goma. Nelle invocazioni di sabato, ma anche dopo, non dimenticatevi di noi”.

da L’Unità

Editoriale di Claudio Sardo

Sabato il digiuno per la pace

05 settembre 2013

Sì al digiuno del sabato per la pace. Accogliamo e rilanciamo l’appello di Papa Francesco, diventato ormai un evento mondiale. Bisogna fermare la guerra in Siria.
Bisogna impedire che un attacco occidentale inneschi una reazione devastante e ingovernabile, nel Medio Oriente e non solo. Bisogna aprire un negoziato per arrivare a una soluzione politica e affrontare l’emergenza umanitaria. Il digiuno è carico di forti significati religiosi. Sabato prossimo sarà una preghiera comune di uomini di diverse fedi. Ma il digiuno è anche una protesta civile, laica. Che testimonia i valori della non violenza, della solidarietà, dell’unità. Chi vuole la pace deve farsi da subito costruttore di pace. È il momento di alzare forte questo grido. E di gridare insieme. Donne e uomini di fedi, di culture, di Paesi distanti e diversi. La guerra non sarà mai la soluzione. Anzi, nel nostro tempo può generazione distruzione e morte ben al di là di ogni pianificazione strategica.
L’appello del Papa è diventato in queste ore – mentre a San Pietroburgo si riuniscono i leader del G20 – il più grande contrappeso mondiale alla guerra. Può essere l’innesco pacifico di un’opinione pubblica senza frontiere, che desidera la pace e vuole operare per essa. La guerra in Siria, come le altre nel Mediterraneo, sono cresciute e hanno seminato decine e decine di migliaia di morti anche per l’incapacità dell’Occidente e dell’Europa di farsi promotori di sviluppo e di coesistenza. È ora di cambiare strada. Il tempo è adesso. Il digiuno non esonera certo le responsabilità specifiche dei governanti, ma un po’ della responsabilità dobbiamo prendercela noi.

 

Da Articolo21.org

Siria: sabato a San Pietro contro la guerra

di Vincenzo Vita

Noi ci saremo. In piazza S. Pietro a Roma sabato prossimo contro la guerra in Siria. E raccogliamo volentieri l’appello di Papa Francesco, aderendo anche allo sciopero della fame. Siamo ad una tragica svolta della vicenda del Medio Oriente, relegata agli ultimi posti del dibattito pubblico e politico italiano. Non basta limitarsi ad esprimere dubbi e perplessità sull’intervento degli Stati Uniti e della Francia. Con motivazioni, tra l’altro, assai deboli, legate non ad una reale cultura della pace, bensì al groviglio dei problemi, alla complessità… Invece in Libia o in Iraq era tutto chiaro…  No, dobbiamo dire un NO secco ed inequivoco, perché solo la via diplomatica e negoziale può restituire qualche speranza e un futuro ad un’area fondamentale e delicatissima del villaggio globale. Mantenere logiche imperialiste (?) e coloniali , utilizzando la guerra come modalità di soluzione dei conflitti, e’ la premessa per uno scontro mondializzato. Una linea di pace non è importante solo dal punto di vista umanitario, ovviamente essenziale. È una diversa e alternativa linea internazionale, fondata sul dialogo e sul rilancio delle Nazioni Unite. E se ne parli anche nel Parlamento, come e’ avvenuto in Gran Bretagna. Non si devono subire gli eventi in modo rassegnato. A Roma, ad Assisi, in tutta Italia si terranno iniziative pacifiste. Sarà un lungo girotondo contro la Morte, contro il riarmo della Siria che ha come protagonista proprio l’industria bellica italiana, contro il corto circuito “tirannia-guerra-nuova tirannia”. Papa Francesco ci richiama tutti -credenti e non credenti- alla mobilitazione morale. La politica, se vuole riabilitarsi, non ha il diritto di parlar d’altro.
5 settembre 2013

 

Da AVVENIRE

3 settembre 2013
 
"MAI PIU' GUERRA"

La crisi in Siria: «Gridiamo la pace»

Sarà papa Francesco in persona a presiedere la Veglia di preghiera in occasione della giornata di digiuno e preghiera per la pace nel mondo, e in Siria in particolare, da lui indetta in tutta la Chiesa cattolica. L’appuntamento è per sabato 7 settembre dalle 19 alle 23 in piazza San Pietro. L’ingresso, a partire dalle 16,30, sarà aperto a tutti, senza necessità di biglietti di invito. E per le confessioni saranno disposti alcuni confessionali sotto il colonnato e al Braccio di Costantino. L’arrivo del Pontefice sul Sagrato è previsto appunto per le 19. Dopo l’intronizzazione dell’immagine della Salus populi Romani e la recita del Rosario, il Papa terrà una meditazione, quindi seguirà la recita dell’Ufficio delle letture e la benedizione eucaristica.

Oggi dopo l'udienza del mercoledì il Papa ha ricordato nuovamente l'appuntamento di sabato, quando "vivremo una speciale giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero. Anche per la pace nei nostri cuori – ha aggiunto -, perché la pace incomincia nel cuore". Francesco ha invitato "tutta la Chiesa a vivere intensamente questo giorno e già da ora – ha proseguito – esprimo riconoscenza agli altri cristiani, ai fedeli di altre religioni e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà" che vorranno unirsi all'evento. "Esorto in particolare i fedeli romani e i pellegrini – ha detto ancora il Papa – a partecipare alla veglia" che si svolgerà in Piazza San Pietro dalle 19 alle 23. "Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace", ha esortato. "Cari fedeli di lingua araba – ha detto inoltre Francesco salutando i gruppi provenienti dall'Iraq, dalla Giordania e dall'Egitto – unitevi sempre a Cristo edificando il suo Regno con la fraternità, la condivisione e le opere di misericordia". "La fede – ha ricordato Francesco – è una forza potente capace di rendere il mondo più giusto e più bello!". "Siate – ha esortato infine il Pontefice – una presenza della misericordia di Dio e testimoniate al mondo che le tribolazioni, le prove, le difficoltà, la violenza o il male non potranno mai sconfiggere Colui che ha sconfitto la morte: Gesù Cristo. A tutti voi imparto la Benedizione
Apostolica!".

La forte iniziativa pontificia per cercare di placare i venti di guerra che minacciano il mondo lanciata domenica con toni drammatici, non si limita all’aspetto religioso ma ha anche importanti implicazioni diplomatiche. In vista della giornata di digiuno e di preghiera, la Segreteria di Stato infatti ha invitato gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede a un briefing che si svolgerà domani mattina, 5 settembre, per informare il Corpo diplomatico sui significati dell’iniziativa. «La Segreteria di Stato – ha precisato il "portavoce" vaticano padre Federico Lombardi – oltre ad invitare gli ambasciatori per il briefing di giovedì, ha contattato tutte le Conferenze episcopali del mondo per dare informazioni sull’iniziativa di papa Francesco e assicurarsi che siano state recepite le sue indicazioni».

 

da AVVENIRE

5 settembre 2013

LETTERA A PUTIN

"I Grandi si impegnino per la pace in Siria"

A Sua Eccellenza Il Sig. Vladimir Putin,
Presidente della Federazione Russa

Nell’anno in corso, Ella ha l’onore e la responsabilità di presiedere il Gruppo delle venti più grandi economie mondiali. Sono consapevole che la Federazione Russa ha partecipato a tale Gruppo sin dalla sua creazione e ha svolto sempre un ruolo positivo nella promozione della governabilità delle finanze mondiali, profondamente colpite dalla crisi iniziata nel 2008. Il contesto attuale, altamente interdipendente, esige una cornice finanziaria mondiale, con proprie regole giuste e chiare, per conseguire un mondo più equo e solidale, in cui sia possibile sconfiggere la fame, offrire a tutti un lavoro degno, un’abitazione decorosa e la necessaria assistenza sanitaria.

La Sua presidenza del G20 per l’anno in corso ha assunto l’impegno di consolidare la riforma delle organizzazioni finanziarie internazionali e di arrivare ad un consenso sugli standard finanziari adatti alle circostanze odierne. Ciononostante, l’economia mondiale potrà svilupparsi realmente nella misura in cui sarà in grado di consentire una vita degna a tutti gli esseri umani, dai più anziani ai bambini ancora nel grembo materno, non solo ai cittadini dei Paesi membri del G20, ma ad ogni abitante della Terra, persino a coloro che si trovano nelle situazioni sociali più difficili o nei luoghi più sperduti. In quest’ottica, appare chiaro che nella vita dei popoli i conflitti armati costituiscono sempre la deliberata negazione di ogni possibile concordia internazionale, creando divisioni profonde e laceranti ferite che richiedono molti anni per rimarginarsi. Le guerre costituiscono il rifiuto pratico a impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data, quali sono, per esempio, i Millennium Development Goals.

Purtroppo, i molti conflitti armati che ancora oggi affliggono il mondo ci presentano, ogni giorno, una drammatica immagine di miseria, fame, malattie e morte. Infatti, senza pace non c’è alcun tipo di sviluppo economico. La violenza non porta mai alla pace condizione necessaria per tale sviluppo. L’incontro dei Capi di Stato e di Governo delle venti maggiori economie, che rappresentano due terzi della popolazione e il 90% del PIL mondiale, non ha la sicurezza internazionale come suo scopo principale. Tuttavia, non potrà far a meno di riflettere sulla situazione in Medio Oriente e in particolare in Siria. Purtroppo, duole costatare che troppi interessi di parte hanno prevalso da quando è iniziato il conflitto siriano, impedendo di trovare una soluzione che evitasse l’inutile massacro a cui stiamo assistendo.

I leader degli Stati del G20 non rimangano inerti di fronte ai drammi che vive già da troppo tempo la cara popolazione siriana e che rischiano di portare nuove sofferenze ad una regione tanto provata e bisognosa di pace. A tutti loro, e a ciascuno di loro, rivolgo un sentito appello perché aiutino a trovare vie per superare le diverse contrapposizioni e abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare. Ci sia, piuttosto, un nuovo impegno a perseguire, con coraggio e determinazione, una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato tra le parti interessate con il sostegno concorde della comunità internazionale.

Inoltre, è un dovere morale di tutti i Governi del mondo favorire ogni iniziativa volta a promuovere l’assistenza umanitaria a coloro che soffrono a causa del conflitto dentro e fuori dal Paese. Signor Presidente, sperando che queste riflessioni possano costituire un valido contributo spirituale al vostro incontro, prego per un esito fruttuoso dei lavori del G20. Invoco abbondanti benedizioni sul Vertice di San Pietroburgo, su tutti i partecipanti, sui cittadini di tutti gli Stati membri e su tutte le attività e gli impegni della Presidenza Russa del G20 nell’anno 2013. Nel chiederLe di pregare per me, profitto dell’opportunità per esprimere, Signor Presidente, i miei più alti sentimenti di stima.

Papa Francesco

 

9 Commenti

  1. Paolo ha detto:

    Solo lo scontro genera crescita.

  2. Pietro ha detto:

    Ho letto i vari commenti e, con una certa fatica il lungo commento di Gianni. Non sono un esperto di armamenti e di strategie militari, ma vorrei soffermarmi un momento a riflettere sulla ineluttabilità di eventi catastrofici prodotti dall’uomo, dal suo inesplicabile DNA.
    G.B. Vico parlava di “CORSI E RICORSI STORICI”, quasi a voler rimarcare la ciclicità dei percorsi storici, della concatenazione insita in certi avvenimenti che, si presume, contengano la propria escatologia, disegnando periodicamente l’itinerario del divenire da bestia a persona.
    HOMO FABER FOTUNAE SUAE! Fino ad un certo punto, direi.
    Ricordo il dopoguerra come un periodo di miseria, ma ricco di speranze, ottimismo, fiducia nella bontà della vita, il fervore della faticosa ricostruzione e tanta attesa per un futuro migliore del passato.
    Tutto ciò, spiega che dalle guerre l’uomo ne esce rigenerato, rimette giudizio, portando nel corpo e nell’anima i segni delle nefandezze e l’orrore vissuto, con la promessa di non più ricadere in simili abiezioni.
    Pian piano però, nel tempo riaffiorano gli egoismi,
    riemerge l”homo homini lupus”, l’insensibilità satanica di sottomettere il proprio simile alla propria voglia di potere, di successo, di ricchezza e di tutti i mali annessi e connessi.
    Che dire?
    Non vorrei proprio che fosse così. Anzi, sognerei volentieri per l’umanità un cammino di perfezionamento senza regressioni, senza bisogno di digiuni.

  3. Paolo ha detto:

    Francamente perchè ai Cristiani (dico Cristiani e non Cattolici Italiani) dovrebbe interessare di più questa guerra che non le migliaia di guerre sparse in tutto il mondo ogni giorno da millenni? Perchè forse dovremmo pregare Dio oggi di più dell’altro ieri quando a essere minacciati erano solo i diritti dei palestinesi, forse che Dio non è lo stesso per tutti i popoli? O forse perchè il nostro Dio protegge solo a noi occidentali, mentre gli altri figli della terra ne hanno uno diverso?

    Se crediamo che Dio è unico, allora pregarlo oggi perchè la minaccia al mondo occidentale è maggiore è solo un modo per affermare il contrario.

  4. Patrizia 1 ha detto:

    DOn Giorgio ha ragione quando parla delle nostre ipocrisie ed anche aggiungo io, delle nostre miserie, che non sono poche, ma quando tutti i nostri sforzi umani non riescono, non ci rimane che pregare, con la certezza che la misericordia di Dio è di gran lunga superiore alle nostre miserie,e quindi non stanchiamoci mai di chiedere.
    Io aderisco all’appello di Papa Francesco.

  5. trevize ha detto:

    Un aforsima di Gopala Uppaluri Krishnamurti.

    Voi non mettete mai in discussione le soluzioni. Se lo faceste, dovreste anche mettere in dubbio coloro che vi hanno dato queste soluzioni. Ma il vostro sentimentalismo vi impedisce di rigettare non solo le soluzione ma anche quelli che le soluzione ve l’hanno fornite. Mettere in dubbio ciò, richiede un tremendo coraggio da parte vostra. Voi potete avere il coraggio di scalare una montagna, attraversare a nuoto un lago, andare con una zattera dall’altra parte del pacifico o dell’atlantico. Sono cose che, con un pizzico di follia, chiunque può fare, ma il coraggio di essere voi stessi, di stare ben saldi sui vostri piedi, è qualche cosa che non vi può essere dato da nessuno. Ne potete liberarvi da quel peso provando a sviluppare tale coraggio. Se vi liberate dal peso dell’intero passato del genere umano, allora ciò che rimane è coraggio.

  6. Giuseppe ha detto:

    Qualche sera fa ho visto una lunga intervista a Cecilia Strada, che gestendo una organizzazione non governativa come Emergency, è molto più informata di noi sui fatti e, nel soccorrere i feriti non si mette a fare distinzioni tra colpevoli e innocenti e non esamina preventivamente il colore della loro pelle, mettendosi a indagare a quale gruppo, clan o etnia appartengano o se siano dalla parte dei “buoni” o dei “cattivi”. Non c’era certo bisogno della sua testimonianza per avere la conferma di quanta ipocrisia sia intrisa la politica internazionale i cui responsabili si scandalizzano a comando, quando vengono toccati i loro interessi o quando non ne possono più fare a meno per non perdere la faccia, ma sentirlo dalla viva voce di chi lavora sul campo, spesso in condizioni disperate, è ancora più sconvolgente. Una cosa è certa: la pace non esiste. Esiste un’attività politico-diplomatica che attraverso un equilibrio tra le nazioni più potenti e influenti ha evitato altre guerre mondiali come quelle del secolo scorso, ma allo stesso tempo ha favorito il proliferare di piccoli (solo da un punto di vista geografico) conflitti che stanno facendo più vittime delle due grandi guerre messe insieme. In questo momento specialmente tra il continente asiatico e quello africano si sta combattendo un numero infinito di guerre, guerre sporche, sanguinose, combattute all’arma bianca o con armi non convenzionali, armi spesso fornite da paesi che, in teoria, rifiutano la guerra e si considerano alfieri della pace universale, ma che soprattutto fanno molte più vittime nella popolazione civile. Le motivazioni di questi conflitti sono le più disparate e, forse, avrebbero anche potuto essere risolte con una reale e convinta mediazione diplomatica da parte degli organismi sovranazionali, ma si è preferito fingere di non interferire nei loro affari interni, perché le industrie che producono morte e i loro ricchi rappresentanti commerciali che la distribuiscono, non entrassero in crisi. E tra queste armi ci sono anche quelle chimiche e batteriologiche di cui si parla tanto oggi fingendo uno sdegno di circostanza, ma che in passato sono state usate senza scrupoli anche da eserciti regolari, senza badare ai “danni collaterali” che avrebbero falcidiato moltissime vittime innocenti.
    Il richiamo di papa Francesco è forte ed autorevole e il suo rifiuto della guerra per dirimere le controversie è pienamente condivisibile, così come l’invito alla preghiera. Per quanto riguarda invece la questione del digiuno, ho timore che ci sia molto opportunismo da parte di chi sta cogliendo la palla al balzo per aderirvi, visto che è uno strumento molto utilizzato in politica specialmente da chi lo attua per le proprie esigenze personali, magari per risolvere i propri problemi di metabolismo e di disintossicazione da sostanze tossiche, dalla cui dipendenza è sempre più difficile liberarsi.

  7. lina ha detto:

    Scusate, per un errore di battitura, ho scritto poche anzichè poco per niente.

  8. lina ha detto:

    A che serve pregare, quando nel nostro quotidiano con i nostri comportamenti continuiamo ad essere egoisti ed a fare la nostra volontà spesso meschina, dimenticandoci di Dio? Pregare e digiunare secondo me serve; perlomeno nella giornata in cui pratichiamo la preghiera ed il digiuno rivolgendoci a Dio facciamo un atto di umiltà, riconoscendo la nostra miseria e impotenza. Sempre meglio fare poche che niente, e poi…non mettiamo limiti all’azione di Dio, nel cuore degli uomini. Falsi credenti? Nella massa alcuni lo saranno, altri no. Nella zizzania c’è anche il buon grano. Nonostante l’inferno che ci circonda faccia pensare al peggio, rifiuto tanto pessimismo, qualunque cosa succeda voglio continuare a credere nella forza della preghiera che può scardinare anche i cuori più induriti. L’inferno ci circonda è vero, ma non ha ancora preso il sopravvento, proprio grazie agli uomini di buona volontà che, anche se apparentemente deboli agli occhi degli stolti, continuando a credere nella carità e nella giustizia, rappresentano la vera forza che sostiene il mondo. Goccia a goccia si scava anche la roccia, afferma un famoso proverbio latino.

  9. GIANNI ha detto:

    Hai perfettamente ragione, don Giorgio.
    Tutto o quasi di questa situazione internazionale si basa su ipocrisie.
    Vediamo perché.
    Anche per dare un certo ordine a questo commento, mi fisso dei punti:
    · cosa ha significato la guerra per l’Europa
    · perchè c’è molta ipocrisia rispetto alle armi chimiche ed ai diritti civili
    · perchè gli USA vogliono attaccare ora, e perchè la Russia si contrappone.

    Dico subito che molte stupidaggini, o meglio molte bugie stanno raccontando i media riguardo alla situazione, ma andiamo con ordine.

    Intanto, va premesso, per capire meglio la realtà, che la famiglia degli Asad ha dato vita ad una specie di regime nazista, analogo alle germania hitleriana.
    Il partito al potere, il Baath, è del tutto analogo al partito nazista tedesco.
    Fu infatti fondato da gerarchi nazisti durante la seconda guerra mondiale.
    Il regime che ne è derivato è un regime nazista.
    Punto.
    Tutte le altre interpretazioni lasciano il tempo che trovano.
    Da molti anni questo regime è al potere e gli USA ed altri se ne sono infischiati.
    Il perchè lo spiego di seguito, unitamente ad altre questioni.

    COSA HA SIGNIFICATO LA GUERRA PER L’EUROPA:
    RISPONDO SENZA TANTI GIRI DI PAROLE: liberà e benessere.
    Senza la guerra, forse sarebbero ancora al potere i fascisti in Italia ed i nazisti in Germania.
    Negli altri paesi probabilmente ci sarebbero ancora regimi nazisti fantoccio, come quello di Vichy in Francia.
    Senza la guerra, probabilmente non sarebbero cadute nè la germania nazista, nè l’italia fascista.
    Ancora la guerra, cosiddetta fredda, questa volta, ha garantito con il suo equilibrio del terrore, la pace tra NATO e Patto di Varsavia, sino alla implosione dell’URSS e dei suoi paesi satellite.
    La seconda guerra mondiale fu di liberazione dal nazifascismo, e la minaccia di guerra atomica incarnò il si vis pacem para bellum.
    Per cui credo che volere la pace a tutti i costi sia ipocrita.
    Chi la pensa diversamente, si ponga questa domanda:
    se non ci fosse stata la guerra, chi avrebbe abbattuto Hitler e Mussolini?

    E’ una domanda che attende ancora risposta.

    DIRITTI CIVILI ED ARMI CHIMICHE:
    da quando va avanti la repressione dei diritti civili in Siria?
    Da quando esiste il partito Baath, cioè almeno alcuni decenni.
    Qualcuno ha sentito gli USA dire che bisognava fare una guerra per i diritti civili?
    No.

    Armi chimiche:
    lo sapete che le armi chimiche fanno meno morti di quelle da soffocamento per sollevamento polveri?
    Cioè sono di più i morti perchè, ad esempio, durante un’avanzata di carri si sollevano polveri che non consentono di respirare.
    Oppure tende a far maggior morti l’uso di armi termobariche, che bruciano tutto l’ossigeno di una certa area.
    Qualcuno dice qualcosa?
    No.
    O ancora: sono maggiormente devastanti certe armi convenzionali, che squarciano il corpo, di altre, eppure nessuno dice niente.
    Comunque:
    chi è esperto di armi chimiche, come il Sarin, tra le più note, sa che queste armi hanno certi effetti, effetti che non si vedono sui cadaveri.
    Perchè?

    Come se questo non bastasse, sappiamo bene che l’uso di queste armi, per avere certi effetti, deve essere usato in certi scenari, e diversamente l’efficacia rischia di disperdersi.
    Quindi, l’effetto in certi scenari, dovrebbe essere molto contenuto.
    In pratica, chi realmente esperto di quelle armi, sa che difficilmente si sarebbero usate in certi contesti.
    Altro elemento:
    le immagini mostrano corpi vestiti.
    Ma sappiamo che sopratutto certe armi chimiche impregnano sopratutto gli abiti, e quindi la prima cosa che si fa, è togliere i vestiti e lasciare nudi i cadaveri, per evitare che medici o chi comunque avvicina queste persone, sia intossicato a sua volta.
    In sintesi: esistono molti elementi che fanno pensare che l’uso delle armi chimiche sia una balla.

    E allora,
    PERCHE’ ORA GLI USA SONO INTERESSATI A COLPIRE?
    Non certo per difendere i diritti civili siriani, che non hanno mai difeso.
    Non certo per fare ritorsione verso chi userebbe armi chimiche, che se uno è esperto militare, domanda:
    dove sono le prove?
    Visto che tutti gli elementi raccolti dimostrano che, anzi, armi chimiche non sarebbero state usate.
    La faccenda è un po’ diversa.
    Dobbiamo sapere che USA e Russia da sempre si contendono il primato della vendita di armi a livello mondiale.
    Solo che si sta verificando che gli armamenti USA pare non siano efficaci al di fuori dello scenario europeo della NATO.
    Sarà anche per questo motivo, ma la Russia sta superando gli USA nel commercio mondiale di armi.
    Non solo:
    la Russia sta dimostrando di avere sistemi d’arma che neutralizzerebbero quelle USA.
    Lo ha dimostrato anche durante la guerra dei balcani, durante la quale, nonostante i bombardamenti dell’aviazione USA, i russi erano riusciti a raggiungere gli aeroporti.
    Praticamente, erano riusciti a superare e baypassare l’avanzata USA.
    Non solo.
    Pare, ad esempio, che i russi abbiano mezzi per neutralizzare missili USA come il Tomahawk.
    Quindi, il vero motivo della guerra è che gli USA si trovano in questa situazione:
    o dimostrano che hanno ancora la superiorità militare su certi fronti, oppure perdono la leadership commerciale nella vendita delle armi a livello mondiale, poichè i russi riuscirebbero ad imporre la loro, visto che al di fuori del contesto NATO pare che gli USA non abbiano armi e strategie efficaci.
    Cioè efficaci chirurgicamente si, ma di fronte a scenari bellici diversi da quelli relativi alla guerra fredda, quindi scenari di vasti fronti, pare che vincerebbe la supremazia russa.
    Del resto, i russi hanno sempre dovuto fronteggiare scenari bellici su fronti molto diversificati, europa, cina, giappone, mentre nel secondo dopoguerra gli USA hanno sopratutto dovuto fronteggiare la minaccia sovietica in Europa, con scenari più limitati e basati sull’impiego quanto meno di armi tattiche.
    Ecco quindi cosa c’è in gioco:
    se gli USA non attaccano, si sarà portati a pensare che hanno ragione i russi e che quindi gli USA possono essere fermati dai russi come e quando questi vogliono.
    Conseguenza: si acquista dai russi e non più dagli USA.
    Se invece attaccano e sono fermati dai sistemi russi, ancora peggio, in quanto si avrebbe la testimonianza diretta, la prova sul campo, che le cose sono come dicono e già hanno dimostrato altre volte i russi.
    Del resto, si sono mai visti gli USA preoccupati prima dei diritti civili dei siriani?
    Non mi pare.
    Sarebbe quindi una guerra molto distruttiva, perché gli USA dovrebbero dimostrare che possono battere i sistemi d’arma russi, ed i russi che possono resistere agli attacchi.
    No, non sarebbe una guerra di liberazione, come la seconda guerra mondiale, ma per la supremazia commerciale nella vendita di armi.
    Quanto alla Francia, anche lei qualcosa vende, in campo militare,….
    E scommetto che se invece degli USA, la minaccia di attacco proveniva da un qualsiasi paese che non conti nulla nella vendita delle armi, la Russia si sarebbe del tutto disinteressata alla questione.
    In conclusione, non possiamo ritenere ogni guerra ingiustificata, ma questa non sarebbe di certo giustificata.
    Sia perché le armi chimiche non sono le più devastanti, sia perché di armi chimiche non esiste traccia, anzi esistono indizi in senso contrario.
    E non sarebbe la prima volta che si realizzano messe in scena, che nulla dimostrano.
    Ma la guerra sarebbe ingiustificata, anche perché la vera posta in gioco non è la difesa dei diritti umani, ma la dimostrazione della superiorità di qualcuno in campo militare, per avere la leadership nel commercio delle armi.

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