Il bene e… il male

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Il bene e… il male

Che il tempo passi inesorabile, trascinando con sé e frantumando ogni imbecillità non mi basta per gioirne, assistendo allo spettacolo di un giudizio della storia che precede quello divino.
Non mi basta, perché non vorrei mai essere così masochista da godere del male, senza pensare oltre il male.
È vero che talora si fatica a vedere oltre il male, essendo il male lo spettacolo quotidiano di una esistenza che ha a che fare con una società, “occupata” dal male, in tutte le sue forme più carnali.
Se guardo a sinistra, ecco il male; se guardo a destra, ecco il male; se guardo in qualsiasi direzione, ecco il male.
Ma il male allora che cos’è?
Ecco la domanda che tutti dovremmo fare, ma che ben pochi si pongono.
Che cos’è il male?
Potremmo trovare mille risposte, e tutte porterebbero a dire che il male è questo o è quello, che è esteriore o che è interiore, che è socio-politico e che è anche religioso.
Risposte anche di comodo, perché in fondo il male lo vediamo altrove, mai in noi.
Gli altri sono il male, noi siamo bravi, buoni, giusti, perfetti, in ogni caso siamo meno cattivi degli altri. E già questo non è forse un male?
C’è di più. Noi sosteniamo quel male che ci fa comodo alla nostra tendenza, che è dominata dal male, che è quell’amor sui, ovvero amore di se stessi, che condiziona ogni nostro pensare e ogni nostro agire.
Ma che cos’è il male?
Non basta dire che è amor sui, se per sui intendiamo noi stessi dominati dall’ego. L’ego a che cosa ci spinge? Che significa amor sui?
Chi siamo se non siamo? Può esistere un ego senza l’essere?
È possibile amare noi stessi, se non siamo? Se siamo, ci amiamo in quanto siamo, e allora l’amore è quel Bene che è emanazione divina.
Non possiamo amare ciò che non siamo: ci ameremmo come nulla.
C’è dunque qualcosa di paradossale in noi, così paradossale da rasentare quel nulla, per cui ameremmo un corpo che non esisterebbe senza lo spirito.
E allora il male non esiste!
Non può esistere in quanto male, perché il male in sé non è una entità possibile, dunque il male non è reale.
Quando diciamo ”male” e pensiamo a qualcosa di male, pensiamo male, ovvero pensiamo nel vuoto.
Sant’Agostino aveva capito che il male in sé non esiste, ma che è un bene che non si realizza perfettamente.
Il male, dunque, è un bene mancante o mancato.
Se fosse così, ed è così, il male non solo sarebbe più diffuso di quanto si pensi: il male è tutta la realtà di questo mondo e dell’universo intero.
Tutto è male, perché è un bene da realizzare, e in quanto non ancora realizzato è un male.
Il nostro impegno contro il male è l’impegno di realizzare il più possibile il bene, a cui dare forma.
Il male non è fuori di noi, ma dentro di noi, perché siamo sempre in fieri, alla ricerca di quel Divino che purtroppo viene bloccato o dalla nostra pigrizia o da una religione che parla di peccato, senza sapere che il peccato è già una parola che dice “mancanza”.
Peccare dunque significa “venir meno” al dovere di compiere un bene.
Il male è relativo al bene, non è un ente a se stante in contrapposizione al bene. Quando si parla ancora oggi di dualismo, bene e male, si dice una grande castroneria.
Senza il bene, il male non esisterebbe.
Di per sé esiste solo il bene; il male è un bene, a cui manca di essere realizzato in pienezza.
Il male è quel qualcosa che manca al bene, perché sia perfettamente bene.
E allora tutto è bene e tutto è male.
E allora più prendiamo coscienza del bene, più prendiamo anche coscienza del male.
Più si tende al bene, più ci rendiamo conto di essere ancora lontano dal Bene Sommo, e dunque prediamo coscienza del male che sta appunto in tale lontananza.
06/11/2021
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