Omelie 2015 di don Giorgio: Seconda dopo Pentecoste

7 giugno 2015: Seconda dopo Pentecoste
Sir 16,24-30; Rm 1,16-21; Lc 12,22-31
La vera Legge è la Sapienza divina
Il primo brano della Messa è tratto dal Libro del Siracide, così chiamato dal suo autore, “Gesù, figlio di Sira”, vissuto tra il terzo e il secondo secolo a.C. Il libro non ha uno schema ben preciso, ma tratta temi molto diversi tra loro: l’amicizia, la morte, l’avarizia, il creato e i suoi elementi, il prestito, il governo, le donne, l’uso della lingua, il giuramento, l’adulterio, la libertà, i figli, la salute, il vino, i banchetti, gli schiavi, i viaggi, il lavoro intellettuale e quello manuale. Come vedete, è una specie di antologia, dove ognuno può trovare ciò che desidera. Non dobbiamo, comunque, aspettarci gli interrogativi angosciosi del libro di Giobbe, né atteggiamenti provocatori presenti nel libro di Qoelet. Il Siracide presenta in genere una visione serena del mondo e della vita, sorretta dalla presenza di Dio e dalla bontà della sua provvidenza. In sintesi: se tu vuoi, Dio può renderti felice. Se non lo sei, vuol dire che non osservi la legge di Dio.
Ma, ecco la domanda del credente: che cos’è la legge o l’ordine di Dio presente nel creato? Per il pio ebreo non era tanto la Torah o il decalogo, e tanto meno i numerosi precetti della religiosità ebraica: la vera Legge era la Sapienza di Dio, presente nella realtà creata.
La Sapienza unisce l’Universo nella sua interiorità
La Sapienza divina, che i precetti umani tentano di esprimere, ma che ben volentieri offuscano, è qualcosa di talmente profondo, dentro la realtà, che difficilmente riusciremo a coglierla, a scoprirla, a vederla, se rimaniamo fuori, in superficie. Noi confondiamo la sapienza divina con la saggezza umana, che tenta di scoprire la realtà restando fuori della realtà. Qui non è questione di credere in Dio o di non credere, di essere religiosi o non religiosi. Tutto dipende dal Dio in cui crediamo. Il vero Dio della nostra fede è quello presente nella interiorità del creato: un Dio, dunque, che non si può racchiudere in una religione. Vorrei ancor meglio chiarire ciò che sto dicendo, perché lo ritengo essenziale, anche per dare una svolta radicale alla società, per un futuro diverso da quello che noi pretendiamo, pur con tutti gli sforzi magari lodevoli della politica e della religione.
L’Universo, che comprende il creato e l’umanità intera, contiene nel suo fondo, nel suo dna, la Sapienza ovvero quell’Anima vivente che nessuno potrà mai cancellare. Solo che noi esseri umani facciamo di tutto per nasconderla. L’Anima c’è, ed è talmente profonda che fatichiamo a vederla. È per questo che i nostri sforzi umani per dare un futuro diverso alla società non possono continuamente restarne fuori.
La Scienza oltre il meccanicismo
Tutti parlano di pace, di giustizia, di libertà, di fratellanza, ma non si accorgono che parlano a vuoto, che usano parole senza senso, parole che non hanno consistenza. Le vere parole sono quelle che si agganciano alla Sapienza interiore, presente nella realtà costituiva dell’universo. Perché siamo sempre al punto di partenza, anzi sembra che regrediamo, anche se chiamiamo progresso le conquiste nel campo della tecnica o della scienza?
Il vero progresso sta nel discendere nel profondo, e qui scoprire qualcosa della Sapienza divina e non nel risalire le vette delle scoperte tecnologiche. La vera scienza è quella che scopre la sapienza che unisce, in ogni suo elemento anche fisico, la realtà cosmica. La scienza sta capendo che il mondo non è come una macchina che funziona con delle leggi puramente fisiche. Ultimamente la scienza sta abbandonando quella concezione meccanicistica che aveva dominato per secoli e secoli. C’è un disegno mistero che unisce la scienza e la spiritualità dell’essere umano. Cogliere l’unità nel profondo della realtà dà alla vita una visione cosmica, ci porta a vivere sentendoci uniti l’uno con l’altro.
Giustizia e idolatria secondo la Bibbia 
Il secondo brano della Messa è tolto dalla Lettera che San Paolo ha scritto ai cristiani di Roma. Si parla di giustizia divina e di ingiustizia umana. La giustizia divina è l’originario disegno armonioso dell’universo, mentre l’ingiustizia umana è ogni attentato a questo disegno di Dio. Allora il giusto chi è, per la Bibbia? È colui che rispetta e fa rispettare l’armonia cosmica. Il brano termina al versetto 21. Se leggiamo i versetti seguenti, 22 e 23, troviamo alcune affermazioni di San Paolo che meritano un’attenzione particolare. L’Apostolo parla dei politeisti che si credono sapienti, ma che in realtà sono stolti, in quanto confondono la vera immagine divina, adorando le creature umane, animali e piante. Qui vorrei dire la mia. Stiamo attenti: anche gli antichi, pensate ai filosofi greci Platone e Aristotele, avevano una concezione così alta della divinità da fare arrossire noi cristiani moderni. Noi sì che siamo i veri idolatri. Pensiamo al modo con cui viviamo la nostra fede, tra magie e superstizioni. Altro che adorare piante e animali: oggi adoriamo il dio progresso, il do tecnologico, il dio consumistico, il dio ventre. Siamo sommersi ogni giorno da una marea di idoli, che hanno ormai sostituito il vero Dio. La stessa immagine di Dio che la religione, lungo i secoli, si è costruita che cos’è se non il culto di un idolo?
E a proposito del culto degli antichi politeisti che adoravano il sole, la luna, il cielo, le piante, gli animali, i sassi come se fossero delle divinità, vorrei dire solo questo: avevano una concezione così sacra della natura, che a noi moderni manca. Noi moderni trattiamo la natura che ci circonda come se fosse solo una cosa da sfruttare, o da distruggere. Prendiamo un po’ in giro coloro che abbracciano le piante per sentirne il calore, i suoni, le parole, o coloro che annusano i fiori per carpirne il profumo della vita, o coloro che evitano di tirare calci ai sassi. San Francesco non parlava forse con gli uccelli? Gli antichi non esageravano nel vedere la divinità nel Creato. Siamo noi che abbiamo perso la presenza di Dio nel Creato. È questo un tema che andrebbe approfondito. Talora mi chiedo se gli antichi politeisti non fossero i veri credenti, mentre noi, dopo duemila anni di Cristianesimo, siamo diventati peggio delle pietre, che se non altro un’anima ce l’hanno.
Questa sì che è Mistica
Passiamo al brano del Vangelo. Gesù mette a confronto la vita libera, serena e fiduciosa degli uccelli e dei fiori con la nostra povera esistenza umana, oppressa da inutili stress. Ogni giorno siamo assillati dai problemi esistenziali del cibo e dell’acqua, del lavoro e della casa, per non dire di “quel di più” che fa parte di un falso benessere materiale, che quando non c’è crea ansie e affanni, come dice Gesù, e quando c’è, non è mai abbastanza, creando ansie e affanni.
Vogliamo vivere, e poi non sappiamo in realtà che cosa significhi vivere nella pienezza del nostro essere. Il nostro essere più è nudo, più sta bene, vive in libertà. Se capissimo il limite, oltre il quale non desiderare e non volere il di più! Già l’ho detto: le crisi economiche creano disagi di ogni tipo, ma in particolare crisi di astinenza per quel mondo inutile di superfluo che ci siamo creati quando si stava bene.
Saper vivere di essenzialità: questa è saggezza. Perché star male con il di più, o perché c’è e non è mai abbastanza, o perché ci è venuto meno, togliendoci un modo di vivere senza senso?
Se la osserviamo, la natura è bella nella sua essenzialità. Avete sentito un fiore o una pianta o un uccello lamentarsi, perché vorrebbero essere ancora più belli o più ricchi o più gaudenti? Essi si godono la vita, per quella che vale. E se la natura si lamenta, è perché noi la calpestiamo, vogliosi di quel di più che ci toglie l’essenzialità della vita.
Gesù, alla fine del brano, ci dice una cosa interessante e paradossale: «Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose (cibo, acqua, lavoro, casa, ecc.) vi saranno date in aggiunta». Sarei veramente curioso di poter conoscere che cosa intendesse dire Gesù con l’espressione “in aggiunta”. Potrei anche intuire la risposta. Prima c’è il regno di Dio, e da qui parte tutto il resto, anche la soluzione dei nostri problemi esistenziali. Ma che significa regno di Dio? Consiste nel suo originario disegno armonico dell’universo, quel disegno che è rimasto nel creato, ma che il mondo umano ha in parte rovinato. Viviamo in una società dove tutto è capovolto, e più la società viene capovolta, più essa si complica nella propria esistenza. Anche i meno addetti ai lavori della politica o della Chiesa si accorgono di essere come un in circolo vizioso. Per uscirne, occorre tornare alla essenzialità, che è armonia, che è l’equilibrio dove a bilanciare le cose è l’essere, e non l’avere.

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