Tra la verità, gli insulti e le minacce, scelgo di dire la verità

L’EDITORIALE
di don Giorgio De Capitani

Tra la verità, gli insulti e le minacce,

scelgo di dire la verità

Ci scandalizziamo quando succedono certe oscenità, rimaniamo profondamente scossi davanti a certe tragedie, non riusciamo a sopportare un mondo di ingiustizie, e poi non ci accorgiamo di ciò che alberga nell’inconscio dell’essere umano, se non quando si rompe qualche argine, e allora viene fuori di tutto: l’aspetto più feroce di noi stessi.
Me ne sono reso conto in quelle occasioni in cui ho toccato qualche casta ecclesiastica o militare. La gerarchia della Chiesa scatena un mondo di repressioni, accompagnate da duri provvedimenti disciplinari. E poi invoca la libertà religiosa nel mondo, soprattutto là dove l’islamismo fondamentalista pone limiti e usa violenza, dimenticando di ciò che ha fatto nel passato, con le Crociate e l’Inquisizione. Almeno un po’ di pudore! Almeno un mea culpa sincero! E le caste militari? Reagiscono scatenando le loro minacce più assurde.  E la gente che gira attorno che fa? Scatena i suoi istinti più feroci.
C’è qualcosa che sfugge alla razionalità, appena si esce dalla normalità. E la normalità è ordine, pubblica opinione standardizzata, omogeneità di pensiero. Tu credi di pensare liberamente, ma in realtà sei dominato da una specie di massa informe di istinti peggiori: l’uno tira l’altro, via via verso una follia incontrollabile.
Aver semplicemente scritto ciò che penso sulla vicenda dei due marò, che attualmente si trovano nelle carceri indiane, accusati di aver ucciso due pescatori indiani (colpevoli o no, spetterà alla giustizia competente stabilirlo), mi sono trovato sommerso da una tale melma di insulti e di minacce da sentirmi sul momento quasi soffocato.
Mi sto ancora chiedendo: da quale parte salta fuori tutta questa selvaggia irrazionalità?
E magari queste persone “irrazionali” le incontri tutti i giorni: al bar, al mercato, in chiesa,  tra i volontari del tuo paese, magari tra i compagni del tuo partito. Gente apparentemente normale, anzi fin troppo normale. Fanno cose normali, ragionano del più e del meno senza irritarsi, sono anche composte, addirittura risolvono le liti, ridono e scherzano su tutto, e nessuno penserebbe che, davanti al computer, quando sono su facebook, si svestono di ogni dignità, dando via libera ai peggiori istinti, come essere in uno stadio inferocito, dove anche i santi bestemmierebbero il loro dio se l’arbitro favorisse la squadra avversaria.
Quando uno pensa agli insulti, pensa a qualche occasionale ingiuria, che può uscire dalla normalità. Non crede che si possa andare oltre un triviale linguaggio comune. Ma non sto parlando di trivialità, ma di insulto che ferisce la persona, e che proviene da quell’andazzo oramai comune per cui: tu sei prete, e allora sei pedofilo, sei del vaticano, mangi a ufo, ecc. ecc. Che c’entra, mi chiedo? Nulla, ma questo è l’insulto gratuito che gira sulla bocca di questi allucinati, il cui cervello funziona solo quando si tratta di collegare meglio un insulto all’altro, facendo una catena omogenea che si allunga per contagio.
Mentre la razionalità vuole una certa privacy, e prima di esporsi ci riflette più volte, l’irrazionalità è come un fiume in piena: travolge anche l’evidenza più solare.
Che dire? Ci si rende conto che l’animo umano è anche questo mondo di irrazionalità inconsce, pronte a scatenarsi al primo urto con la realtà.
Chi è convinto delle proprie idee, sa affrontare anche questi rischi, senza pensare troppo alle conseguenze.
7 settembre 21014
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

6 Commenti

  1. Giuseppe ha detto:

    Mi rendo conto che viviamo in tempi convulsi e difficili, in cui la “normalità” sta rischiando di diventare un’eccezione, perché nella nostra società serpeggia un malessere insidioso che alimenta i peggiori istinti della nostra natura, d’altronde già molto fragile di per sé. A volte basta poco, anche solo una parola, per provocare reazioni aggressive e inconsulte che, sempre più spesso, appaiono come l’unica via per sfogare le nostre frustrazioni e la rabbia accumulata per le ingiustizie e le sopraffazioni quotidiane. E così è sempre più difficile poter assistere a un dialogo sereno o a una discussione priva di acredine e di ingiurie, la maggior parte delle volte immotivate. Sembra quasi che si sia perso il piacere del confronto delle idee e il gusto della dialettica, sostituiti man mano dal sospetto, dalla sfiducia nel prossimo e dal desiderio frenetico di far valere le proprie ragioni, anche a costo di doverle imporre agli altri. Ogni tanto sarebbe opportuno attendere un attimo e riflettere prima di reagire, anche solo usando la parola, basta provarci, potrebbe valerne la pena.

  2. Cattolico ha detto:

    don Giorgio dice la verità e la Chiesa dice menzogne? Il “non prevealebunt”, che cosa signific per l’apostolo don Giorgio?

  3. Edoardo ha detto:

    Non voglio entrare nel merito della faccenda se non ribadendo che è scandaloso che due persone siano ancora trattenute in India contro la loro volontà e senza che fino ad ora siano stati formulati dei precisi capi d’accusa. Neppure la magistratura italiana, notoriamente lontano dalla perfezione, ha mai fatto una cosa simile.
    Quello che volevo aggiungere ad un mio commento precedente è una considerazione:
    Negli Stati Uniti dove attualmente mi trovo, la stragrande maggioranza della popolazione ha un profondo rispetto per le loro forze armate. Certo ci sono critiche se qualcosa non viene gradito ma il rispetto per questa istituzione non viene mai meno.
    Da noi in Italia c’è una forma di antimilitarismo da stadio di calcio. Non la pensi come me? Sei uno stronzo e basta. Le forze armate sono ritenute guerrafondaie per natura e tutto parte da questo. Ci siamo dimenticati dei milioni di giovani che hanno sacrificato la loro vita per rendere l’Italia libera. Chissà cosa penserebbero coloro che hanno combattuto nelle guerre d’Indipendenza se tornassero in vita per un attimo!

  4. Rosetta ha detto:

    Un sacerdote, e lei lo è, è ponte tra l’umanità bisognosa e Dio.E’ tramite salvifico mediante il quale a per mezzo del sacramento dell’Ordine porta la salvezza alle anime.Il sacerdote , Cristo in terra, riceve da Dio la capacità e la sacralità di trasformare il pane e il vino in presenza REALE di Cristo in mezzo al suo popolo.
    Lei, reverendissimo Don Giorgio, sente di essere tutto questo, si risponda pacificamente dopo aver chiesto aiuto allo Spirito Santo. Io da parte mia vedo in lei, superficilità, confusione, acredine, giudizio, sospetto, tutte cose prettamente umane certo ma che un sacerdote di Cristo dovrebbe combattere.Le verrà chiesto il conto di quante anime si sono salvate e di quante si sono sperse a causa delle sue parole e dei suoi atteggiamenti! com’è la conta Don Giorgio? Crede ancora, che fuori dalla Chiesa non vi è salvezza? io lo spero per lei! se così è si sente in sintonia con il magistero della Santa Madre Chiesa in contrasto con essa? Se in sintonia non può continuare a dire a fare ciò che fa, se non lo è allora si auto riduca allo stato laicale o si butti in politica magari, visto che crede più all’impegno sociale che a quello “divino”! Dio le usi carità e misericordia!

  5. Raffaella ha detto:

    “Aver semplicemente scritto ciò che penso sulla vicenda dei due marò, che attualmente si trovano nelle carceri indiane, accusati di aver ucciso due pescatori indiani (colpevoli o no, spetterà alla giustizia competente stabilirlo), mi sono trovato sommerso da una tale melma di insulti e di minacce da sentirmi sul momento quasi soffocato.” Credo che prima di esprimere liberamente un pensiero occorrerebbe comunque documentarsi. La frase che ho riportato sopra contiene due macroscopici errori che denotano una totale superficialità di informazione. I Fucilieri non sono in carcere e dopo oltre due anni non sono ancora accusati di nulla non essendo emersa alcuna prova fino ad oggi. Sono fra coloro che hanno commentato i suoi post e non ho lasciato comunque insulti. Forse una maggiore informazione se non una maggiore sensibilità cristiana avrebbero giovato senza tirare in ballo caste inesistenti.

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