Omelie 2012 di don Giorgio: Festa della Immacolata Concezione

8 dicembre 2012: Festa dell’Immacolata

Gen 3,9a.11b-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28

Tutti sanno che l’Immacolata concezione di Maria è un dogma, ovvero una verità contenuta nella rivelazione divina e manifestata nelle Sacre Scritture o nella tradizione della Chiesa. Il dogma viene proclamato da un concilio o dal papa in prima persona, e impegna tutti i cristiani a credervi per fede. Può in seguito essere chiarito ed elaborato, ma mai negato.
I dogmi finora proclamati dalla Chiesa sono dieci:  al settimo posto troviamo l’Immacolata Concezione, proclamata verità di fede da Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
Perché preservata? Gesù Cristo avrebbe anticipato alla Madre la sua redenzione. In breve, anche Maria, la madre di Gesù, è stata salvata dal Figlio. In anticipo. Ecco perché è privilegiata. E con questo è garantita la redenzione universale di Cristo. Cristo ha salvato tutti, anche Maria.
Non entro nel merito di questo che io chiamerei escamotage, una trovata per salvare capra e cavoli, come si dice. Non mi costa assolutamente nulla accettare come dogma l’Immacolata concezione di Maria. Tuttavia, se mi è lecito fare qualche considerazione, avrei preferito una donna reale in tutti i sensi. Dire che è una donna eccezionale, nel senso che esce dalla realtà umana, mi fa piacere sì e no. Sì, perché a noi piace estremizzare gli eroi o le eroine tanto fa renderli super in tutto; no, perché li sentiamo staccati dalla nostra vita reale. In fondo, Maria non è in tutto una di noi.
Non riesco ancora oggi a capire come potrebbe essere lo stato dell’essere umano senza il peccato originale. Non è che la Bibbia ci aiuti molto. Tutti gli esegeti moderni sono concordi nel dire che i primi racconti della Genesi, riguardanti la creazione del mondo e il peccato originale sono dei miti, perciò da prendere non nel senso letterale. È chiaro che dietro ai miti, che non sono delle leggende o racconti puramente fantastici, ci sono delle verità. Il problema sta nel cogliere almeno in parte queste verità che l’autore sacro ha voluto o, meglio, Dio attraverso l’autore sacro ha inteso manifestarci. Per gustare il gheriglio, che è la parte interna commestibile della noce, bisogna rompere il guscio. Il genere letterario, ovvero il modo con cui l’autore sacro esprime una verità, e la esprime talora attraverso racconti e miti, è come il guscio.
Ecco la domanda: qual è la verità contenuta nel genere letterario, ovvero nel racconto o nel mito? Il mito parla di un giardino terrestre, chiamato Eden (che significa “luogo del piacere”), collocato in oriente (indicazione molto vaga). Più che un luogo fisico, l’eden va inteso come stato o condizione di armonia dell’uomo prima del peccato. Anche l’oriente non indica uno spazio fisico. Nel mezzo di questo paradiso di delizie il racconto biblico dice che, tra una lussureggiante vegetazione, c’erano due alberi: l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male. Anche qui, non si tratta di due piante da intendere in senso strettamente vegetale. Stanno a indicare qualcos’altro, di più allegorico. Che cosa? Qui sta il punto.
Gli esegeti hanno scritto volumi e volumi per tentare di capire almeno qualcosa. Dio proibisce ad Adamo ed Eva, i nostri progenitori (anche qui tutto da chiarire), di mangiare dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male. Tentati dal serpente (altra immagine dietro cui c’è la presenza di una forza antitetica a Dio), disobbediscono e mangiano il frutto proibito. La storia della mela non si sa da che parte sia saltata fuori. Perché hanno ceduto alla tentazione? Il serpente, ovvero la forza malefica, su che cosa ha agito per illudere Adamo ed Eva? Possiamo rispondere a questa domanda se conosciamo che cosa rappresentava l’albero della conoscenza del bene e del male. Gli esegeti parlano di una conoscenza che riguardava il potere di decidere ciò che è bene e ciò che è male, che è una prerogativa di Dio. In poche parole, il demonio, sotto le vesti di un serpente incantatore, avrebbe detto ai nostri progenitori: se voi mangiate del frutto di quell’albero che è vi è stato proibito anche voi potrete essere come Dio: decidere da soli ciò che è bene e ciò che è male. È una interpretazione molto affascinante. Del resto, non è questo che l’uomo ancora oggi vorrebbe fare: decidere lui ciò che è bene e ciò che è male? Il potere che cos’è? Lo Stato che cos’è? La religione che cos’è? La Chiesa che cos’è? In nome della legge e in nome di Dio, si stabilisce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è legale e ciò che è illegale, ciò che è morale e ciò che è immorale. Non è forse così?
Dio punisce Adamo ed Eva per la loro disobbedienza. Avevano preteso di essere come Dio. Come punizione, ecco la sofferenza e la morte. Una punizione (anche qui tutto da chiarire) che riguarderà l’intera umanità futura. Fino alla fine del mondo. Ci vorrebbe troppo tempo per discutere su queste cose. Una cosa è certa: il mito ha un suo fondamento nella realtà. L’uomo, ogni essere umano, di qualsiasi fede religiosa, politeista o monoteista, fin dall’inizio si è sempre posto la domanda: come mai c’è la sofferenza e come mai c’è la morte? Il mito ha cercato di trovare qualche risposta. All’inizio dell’umanità si è verificato qualcosa che ha scatenato tutto questo: la tentazione è partita al di fuori dell’essere umano, e ha riguardato prima la donna, che a sua volta ha sedotto l’uomo.  La donna, dunque, per punizione sarà sottomessa all’uomo. Bella invenzione, questa, per giustificare il maschilismo!
Per l’autore sacro, che anche lui ha attinto dai miti antichi anche se li ha purificati in senso monoteista, il peccato originale sarebbe un peccato d’orgoglio: essere come Dio! Ripeto, non voglio entrare – ci vorrebbe troppo tempo – nel merito del mito, per capire ciò che l’autore sacro intendeva dire. Penso che neppure lui avesse idee chiare. Forse Dio si terrà questo segreto chissà fino a quanto tempo.
La cosa che più da vicino ci interessa è la promessa biblica: “Io porrò inimicizia tra te (il serpente) e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa, e tu le insidierai il calcagno”. Bastava tradurre bene queste parole, e non sarebbero sorti quegli equivoci che ancora oggi perdurano, anche nelle raffigurazioni della Madonna che schiaccia la testa del serpente che vorrebbe morderle il calcagno. Secondo la Bibbia è la stirpe della donna a schiacciare la testa della stirpe del serpente. Poi, chi sia questa donna che lotterà con il serpente non è chiaro. Qualche esegeta intende l’umanità in genere: l’Umanità migliore, quella vincente, di cui tutti possiamo fare parte.
La Chiesa ha inteso invece che si tratta di Maria, madre di Gesù. In ogni caso, a schiacciare la testa del serpente è il figlio Gesù. Con questo non voglio sminuire l’importanza della Madonna. Solo che forse dovremmo riscoprire in quella “donna” della Genesi, più che Maria, la madre del messia, qualcosa che va oltre, ovvero quella rivincita della donna in sé di cui Maria è la migliore espressione ma non in senso esclusivistico.
Ed è qui che il dogma della Immacolata Concezione trova qualche mia riserva. Almeno non facciamo di Maria una divinità. Se il mito parla di Eva come tentatrice dell’uomo maschio, forse qui potrebbe esserci il segreto della rivincita dell’Umanità sul male: la donna, nella sua migliore qualità geniale, porterà l’Umanità alle sue origini paradisiache. Quando avverrà? Non basta dire che in Maria il sogno si è già realizzato. Il mito biblico parla di stirpe della donna, ovvero di figli e di figlie dell’Umanità migliore, che insieme contrasteranno la presenza del male. Non basta, dunque, neppure la rivincita della donna sul maschio, ricuperando il potere finora sottratto. L’Umanità migliore, uomini e donne insieme, potrà ritrovare la via della salvezza. In Cristo, che è il migliore assoluto della stirpe umana.

3 Commenti

  1. gab ha detto:

    Perche’ non passa al protestantesimo se la Chiesa Cattolica Romana le sta stretta?

    • Claudio ha detto:

      Perche’ dovrebbe? Mica ha rifiutato il Dogma dell’Immaccolata, ma semplicemente certe derive che ne farebbero della Vergine quasi la ‘quarta persona della Trinita’ (che e’ quello che i protestanti ci rimproverano).
      Per il resto,le riflessioni sul ruolo ‘escatologico’ dell’Umanita’ sono interessanti, e assolutamente non protestanti (al massimo Pelagiane) e il Dogma dell’Immacolata e’ un buon punto di partenza, dato che De Maria numquam satis

  2. Gianni ha detto:

    Il peccato originale, la corruzione dell’uomo, l’ereditarietà della colpa….
    Quanti temi, da cui sono nate tradizioni ed esegesi diverse….
    Anche l’interpretazione del serpente…..
    Forse il diavolo è un’interpolazione di tarda età, piuttosto nel serpente altri vedono la divinità idolatrica,il cui culto avrebbe tradito quello divino autentico..
    Poi ricordiamo la separazione tra concezione protestante e cattolica sulla salvezza…ma sin qui, non credo che un’omelia possa spiegare tutto..
    Tanti anche che vanno a messa non distinguono neppure tra dogma dell’immacolata e della nascita verginale di Cristo, per non parlare dell’assunzione…..
    Insomma, ecco che da un testo antico nascono tradizioni molto diverse, basate su esegesi diverse.

    Io vorrei dire la mia:
    intanto, storicamente, mi permetto di dubitare, stando a quello che dicono dogmi e magistero della chiesa, che teologicamente si possa interpretare comunque il cristianesimo, ed in particolare il cattolicesimo, come religione monoteista.
    Se Maria, madre di Gesù, era una donna terrena, la sua assunzione in cielo ne fa comunque una divinità.
    Non era forse la resurrezione la principale festa del cristianesimo, una volta?
    Resurrezione in quanto prova della divinità del Cristo.
    Ma allora, anche la resurrezione di Maria, non dovrebbe rappresentare una prova della sua divinità?
    Per non parlare degli angeli e dei demoni, divinità del bene e del male, sia pure subordinate alla divinità onnipotente, Dio.
    Ma in questo non c’è un ritorno al politeismo di altre culture, ad esempio dei greci?
    Zeus (Dio), poi gli altri dei…..
    In tal senso, le osservazioni di taluni teologi.

    A parte l’aspetto teologico, vorrei però far presente, in un’ottica del non credente, quale potrebbe essere il significato di tutto questo.
    Si, esiste anche un’interpretazione che non ha proprio nulla di metafisico o di trascendente.
    Non lo dico, ovviamente, perché necessariamente convinto di questo, ma perché, culturalmente, va dato atto anche ad una cultura non metafisica di aver affrontato il tema.
    Partiamo dal fatto che dei testi sacri possono esistere interpretazioni laiche…
    Per queste ultime, i testi sacri sono soprattutto simbologie, ammantate di divino, ma che riflettono fatti storici, materiali.
    Come la condanna e la vendetta sulle città di Sodoma e Gomorra, forse attacchi da guerra nucleare con extraterrestri?

    Comunque, torniamo al tema:
    premessa fondamentale la seguente.
    Quello che le religioni definiscono Dio, sarebbe in realtà una civiltà extraterrestre, che conduceva esperimenti genetici.
    Nell’ambito di questi, ecco nascere l’uomo e forse anche altre specie animali.
    Dopo la creazione, vi fu, e forse esiste tuttora, un controllo da parte extraterrestre (divina) sull’uomo.
    Essendo ovviamente tale civiltà extraterrestre più antica della sua progenie terrestre, la medesima aveva elaborato propri principi morali, e ovviamente aveva una propria cultura anche scientifica, simbolicamente rappresentati dall’albero della conoscenza del bene e del male, e dall’albero della vita……
    Come specie subordinata e meno evoluta, l’uomo avrebbe dovuto rimanere subordinato ai propri progenitori, ma ci fu un’altra razza extraterrestre, rappresentata dal serpente, che istigò l’uomo contro i propri progenitori.
    Del resto, archeologicamente ci sarebbero prove di razze extraterrestri somiglianti a rettiloidi umani…..
    Talora vengono presentate anche foto di questi esseri, come fossero ancora tra di noi…….
    Lìuomo quindi avrebbe cercato di imposessarsi delle conoscenze dei propri progenitori, in accordo con i rettiloidi, e quindi i progenitori avrebbero scacciato la propria creazione umana dalla condizione di beneficio di cui godeva.
    Invece di condurre lìuomo lungo un discorso preordinato ad un certo progresso, legato alla sua evoluzione guidata dall’alto, lo avrebbero lasciato al suo destino, per cui il peccato ereditato sarebbe il minor tasso di evoluzione della specie umana, rispetto a quello che ci sarebbe stato in assenza della colpa originale.

    Che dire?
    Certo che di prove archeologiche ce ne sarebbero, non fosse che per le rappresentazioni delle divinità come astronauti.
    Ognuno può credere in quello che vuole.

    Culturalmente, mi limito ad osservare che esistono anche interpretazioni di testi sacri in un’ottica tutt’altro che teologica, ed ovviamente con il massimo rispetto di tutte le fedi.

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