I dipinti di Martina Viganò
Credo che, per la sua capacità di esprimere quel Bello che è emanazione del Bene Assoluto, tanto assoluto da essere sciolto da ogni altro, tranne dalla gratuità del Dono, l’Arte nella sua genuinità più pura sia un valore estremamente educativo, in grado di estrarre da ogni uomo, o semplicemente addormentato o alienato da una carnalità soffocante lo spirito, quelle migliori potenzialità presenti nell’essere, in quanto assimilazione al Logos divino, che si genera e si ri-genera in ogni grembo, pronto a farsi ingravidare dallo Spirito santo.
Si dice che c’è arte, e arte. Non sono d’accordo. C’è solo l’Arte per eccellenza, altrimenti è un surrogato, che è quel pretendere di esprimere in ogni forma stravagante e paradossale il Bello, che in realtà è una deformazione, o quell’apparenza che è la peggiore forma di un inganno, che diseduca a tal punto da far apparire come Bello il volto di un Brutto della peggiore carnalità, che attira e poi respinge, crea orgasmi di piaceri e poi una nausea per un vuoto d’essere, che sottostà a un sistema appoggiato appunto sulla carnalità più illusoria.
Non tutti i dipinti o le sculture sono Arte, espressioni del Bello divino. Possiamo invece dire che sono espressioni di una carnalità ingannevole.
Dico solo che ultimamente rimango colpito, diciamo meravigliato, davanti ai dipinti di Martina Viganò, che “vede” al di là di un evento, soprattutto se si stratta di un evento evangelico, cogliendo quella intimità mistica, da cui è avvolto il Vangelo del Risorto o del Cristo della fede.
E, se Martina “vede” il Bello come emanazione del Bene Assoluto, è perché, entrando nel sé del proprio essere, è attirata da un mondo, quello dello Spirito divino, che non dà spazio che a se stesso.
E così, ammirando l’incontro di Maria, incinta di Gesù, con la cugina Elisabetta, incinta di Giovanni (il futuro precursore), si rimane estasiati da una scena elevatamente mistica, che dice nulla di carnale, ma tutto di divinamente spirituale.
DON GIORGIO
INCONTRO DI MARIA
CON LA CUGINA ELISABETTA
Dal Periodico “Risollevatevi e alzate il capo” (mese ottobre 2020)
“Quando don Giorgio mi ha proposto di dedicare al Periodico ben sette pagine per far conoscere alcune delle mie opere artistiche, sono sincera nel confessare di essere rimasta un po’ perplessa, dovendo anche affrontare il giudizio di un pubblico, che è particolarmente esigente nei riguardi di un’Arte, che ha avuto nel passato una serie di grandi Geni, che hanno reso il nostro Paese famoso in tutto il mondo.
Dando all’umiltà il senso più mistico, sento il dovere di far conoscere ciò che produco, anche perché ritengo l’Arte una Luce divina, che non può non illuminare una società immersa in una carnalità, che sembra abbrutire la bellezza del mondo dello spirito del nostro essere interiore. E c’è di più.
Il mio timore è anche quello di proporre un’Arte mistica, che non sembra tanto di moda, e perciò facilmente intuibile dalla massa e perfino dai critici d’arte. Ma la scoperta della Mistica medievale, che sta sempre più coinvolgendo la mia vita, non mi permette di accarezzare nemmeno l’ombra di una riservatezza, che ritengo quella specie di paura di affrontare l’opinione pubblica.
Sotto, potete ammirare un dipinto su tela a olio, con cui ho voluto rappresentare in modo mistico l’incontro di Maria di Nazaret, incinta, con la cugina Elisabetta, incinta. Lascio a voi ogni commento.
MARTINA VIGANÒ
LA VISIONE DELLE DUE VALLATE
La “Visione delle ossa aride” del profeta Ezechiele” (capitolo 37,1-14) è rimasta per troppo tempo dimenticata, quasi cancellata dalla mente, forse perché è stata sempre intesa in senso politico, riguardante cioè la storia del popolo ebraico, esule a Babilonia.
Rileggere la “Visione” del Profeta in chiave mistica è sempre di grande attualità, se vogliamo non solo capire il contesto storico in cui viviamo, ma anche e soprattutto credere nella potenza dello Spirito di Dio, l’unico in grado di ridare vita alle “ossa aride”, naturalmente simbolo di esseri umani, il cui spirito è stato sepolto sotto un mucchio di macerie.
Rappresentare pittoricamente la “Visione” di Ezechiele è stato per me una bella sfida: infatti, non dovevo limitarmi a decorare un testo letterario, ma, attraverso i dipinti, cercare di aiutare il lettore a elevarsi oltre un racconto già di per sé suggestivo.
Con una sequenza di quattro immagini ho inteso cogliere i momenti più salienti del testo di don Giorgio.
Ma c’è di più. Anche in questo caso, non sono venuta meno alla mia Arte, che, per la Scoperta della grande Mistica, non può non attingere alla Sorgente del Divino, che è dentro ciascuno di noi, e che nello stesso tempo mi sento chiamata a “manifestare” con quel dono che Dio mi ha dato, ovvero di dipingere.
L’Arte in sé già educa alla Bellezza, a maggior ragione l’Arte che attinge alla Mistica: la Bellezza è il riflesso del Bene Sommo.
Ho realizzato i quattro dipinti a olio su tela.
Vorrei infine invitare a leggere il testo, scoprendo quel bisogno di rinnovamento o di ri-nascita che è già presente nella “Visione” di Ezechiele, e che è il desiderio di quanti si impegnano per una società più giusta e più bella.
MARTINA VIGANÒ
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