Omelie 2020 di don Giorgio: SECONDA DI QUARESIMA

8 marzo 2020: SECONDA DI QUARESIMA
Es 20,2-24; Ef 1,15-23; Gv 4,4-42
Cogliere l’essenzialità del dialogo
Il racconto dell’incontro di Gesù con la donna di Samaria è forse, senza forse, una delle più belle pagine non solo del quarto Vangelo, ma di tutto il Nuovo Testamento. Sono stati scritti commenti a iosa, ma mi sembra che pochi abbiano colto l’essenziale, ma (e questo è un altro aspetto caratteristico del racconto), l’essenzialità viene colta non eliminando i particolari, come potremmo pensare, ma interpretandoli alla luce della essenzialità.
Per essere più chiaro: l’essenzialità mi aiuta a leggere i particolari del racconto nel loro insieme, nell’intento di trovare quel senso unico che mi porta a illustrare ancora meglio l’essenziale.
Diciamo subito che l’essenziale sta nel Dono di Cristo, che è la Grazia. Dire Dono, dire Grazia è dire quel mondo divino, che è la Gratuità assoluta, ovvero sciolta da ogni interesse. In altre parole, il Dono di Cristo esce dalla stessa Vita divina senza fare ritorno, se non sotto forma di un ringraziamento, di cui Dio non ha assolutamente bisogno.
Dire grazie a Dio è in un certo senso offendere la sua Gratuità, che si dona senza un perché. Qui siamo in piena Mistica.
Se la religione è un modo, talora ipocrita, di ringraziare Dio in vista di ottenere un di più di grazie, ed è quanto succede tra gli esseri umani (tra di noi succede così, e ciò naturalmente al di fuori di quella gratuità del donante che non vuole neppure essere ringraziato), la Mistica invece è la scoperta della Grazia di Dio in sé, nella sua purezza di Gratuità che si dona perciò sovrabbondantemente là dove c’è lo spazio libero. La Grazia di Dio esige un vuoto assoluto, ed è allora che agisce occupando quel vuoto.
“Horror vacui” è una locuzione latina che significa letteralmente “terrore del vuoto”. Nell’arte definisce l’atto di riempire completamente l’intera superficie di un’opera con dei particolari finemente dettagliati. Dio, viceversa, non ha paura del vuoto, perché solo il vuoto gli dà la possibilità di riempirlo di se stesso.
L’essenzialità, dunque, che dobbiamo cogliere nel dialogo tra Gesù e la samaritana è il Dono della Grazia.
I particolari del racconto: l’ora sesta
Ma il racconto è ricco di alcuni interessanti particolari, da interpretare nel loro insieme, per avere una maggiore opportunità di cogliere al meglio l’essenzialità, che è il Dono della Grazia.
Anzitutto, Giovanni precisa l’ora dell’incontro: l’ora sesta, ovvero mezzogiorno. Don Primo Mazzolari ha una pagina davvero stimolante a proposito dell’ora dell’incontro. Scrive: «Un’ora bruciata nell’Oriente: la più soffocante, la più pericolosa. L’ora del demonio meridiano… Un’ora bruciata è pur sempre un’ora di Grazia. Gli accanimenti del male e i suoi colmi discoprono le divine possibilità del bene e le sue misteriose preparazioni. Il male sta al bene come l’ombra alla luce. Chi fissa l’occhio unicamente sulle ombre, ne rimane sgomento: ma se l’occhio supera la zona oscura, avverte che l’ombra è la conveniente cornice della luce. Il male è irreparabile solo nell’inferno: quaggiù, per quanto sia pauroso, non solo ha dietro di sé il bene, ma può essere l’opportunità di un bene più grande che se avessimo trovato sgombra e piana la strada. L’ora sesta è l’ora colma della nostra povertà quando la Grazia trova almeno una incrinatura. In ogni ora della mia vita mi allontano e mi restituisco a Te, Signore: mi divincolo dalle tue braccia e ne sono continuamente riafferrato: fuggo e Tu mi vieni più vicino. Sul quadrante della mia giornata, Tu non segni che ore di misericordia. Niente è più bello delle Tue misericordie, Signore».
Il pozzo
Ed ecco il pozzo. Anche il pozzo è un particolare del racconto. Un particolare che ha una sua grande importanza. Senza il pozzo l’incontro non ci sarebbe stato. Gesù ha atteso quella donna samaritana, perché sapeva che sarebbe venuta al pozzo ad attingervi acqua. Il pozzo poi nella Bibbia ha una importanza che merita attenzione: il pozzo come sorgente di acqua per le greggi, il pozzo come la vita di un villaggio, il pozzo come luogo di incontri amorosi: si combinavano fidanzamenti, ecc.
Ma al di là di questi aspetti, anche interessanti, Gesù vede il pozzo come qualcosa di più simbolico, altamente mistico. Il pozzo dà l’idea di qualcosa di profondo, e già questo fa pensare alla profondità del nostro essere. I Mistici medievali parlavano continuamente del fondo dell’anima, e il fondo dell’anima è lo spirito, ovvero la realtà più profonda dell’essere umano. Quindi, il pozzo richiama il nostro essere; in fondo al pozzo, nel fondo del nostro essere, c’è lo spirito, che è la realtà che può unirci al mondo del Divino, alla realtà dello Spirito santo.
L’acqua
Un altro particolare è l’acqua del pozzo. Ed è sull’acqua che si svolge tutto il dialogo fortemente dialettico tra Gesù e la samaritana. Anche qui, come per il pozzo, potrei soffermarmi sull’elemento fisico dell’acqua, nei suoi vari aspetti, ma, come per il pozzo, Gesù è andato oltre, passando dall’elemento fisico all’elemento simbolico o mistico. Ed è questo che ci deve interessare, per cogliere quell’essenzialità che è il cuore dell’incontro tra Gesù e la samaritana.
L’acqua simboleggia la Grazia, che è l’Essenzialità dell’Incontro, come dicevo all’inizio. La simbologia dell’acqua è molto ricca, ma misticamente richiama lo Spirito. C’è un legame profondo tra l’acqua e lo Spirito. Ricordiamo sempre le prime parole della Genesi: “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. E ricordiamo le parole di Gesù, verso il termine dei giorni della Festa delle Capanne: «Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Commenta subito Giovanni: «Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui».
Almeno una breve riflessione
Gesù, ed è una cosa sconvolgente, ha fatto le sue più alte affermazioni alle persone più umili e anche più malfamate. Noi preti abbiamo paura a parlare di cose divine pensando che: “Tanto la gente non capisce!”. Ma credo che ci sia di più. Rivelare il Mistero di Dio agli umili si evita il rischio di farsi fraintendere. Non è che la samaritana non avesse anche discusso animatamente con Gesù, quasi litigando, ma ha recepito che in quel fondo del pozzo c’era un’acqua del tutto speciale, che avrebbe dissetato la sete di ogni essere umano.

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