Coerenza, coscienza, il Meglio e il Bene Sommo

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Coerenza, coscienza,

il Meglio e il Bene Sommo

Oggi – mi riferisco all’Italia: all’estero è ancora peggio, tranne che vi è una tale copertura omertosa che anche il vuoto assoluto sembra opera di un genio rinsecchito – non esiste nemmeno l’ombra di un grande Pensiero libero, nemmeno l’ombra di un’Arte nobile, nemmeno l’ombra di un senso del dovere che significa coerenza che si adegui al Meglio, e non a una promessa o a una parola data asettica e sterile, che solitamente è un inganno per catturare voti nelle campagne elettorali.
Chiariamo. La coerenza non è da intendere come qualcosa di assolutamente fisso nel tempo, senza tener conto di circostanze che potrebbero capitare, costringendoci a cambiare ciò che si era detto o promesso in precedenza.
Mantenere sempre la stessa idea o ideologia o posizione o le parole o promesse, indipendentemente da ciò che potrebbe succedere, è da imbecilli, in quanto l’intelligenza illumina la coscienza per scelte inerenti al Meglio, che va ben oltre l’immobilità perfino delle proprie convinzioni.
Il Meglio non può essere legato ad una coerenza legata al tempo. È la coerenza che deve adattarsi alle novità imprevedibili.
E allora che cos’è la coerenza?
È la coscienza che si apre alla verità che si allarga nel tempo, cogliendo l’Eterno presente.
Quando sento dire: “Io sono coerente perché non cambio mai idea”, rispondo: ”A parte il discorso sull’opportunismo di cambiare casacca o partito o religione o altro, che qui non considero perché non avrei parole da aggiungere oltre a una dura condanna per simili  comportamenti, vorrei invece parlare di cose serie, e far capire a quel tizio che la coerenza è relativa al Bene Assoluto, diciamo a quel Meglio che, quando si scopre o anche appena lo si intuisce, mette in crisi ogni coerenza precedente a un bene o a un meglio che si pensava fosse l’Assoluto. In altre parole, la coerenza è sempre mutevole perché deve adattarsi alle nuove situazioni che mettono in crisi il mio concetto precedente di bene o di meglio. È chiaro che non succede ad ogni istante, e finché non cambia qualcosa in meglio resterò fedele, ovvero coerente, in rapporto alle mie attuali convinzioni.
So benissimo di esprimere cose, non facili da capire e da accettare. Ma vorrei dire che certe coerenze fini a se stesse fanno danni più di certe incoerenze, che solitamente riguardano l’agire.
E vorrei ancora chiarire che le proprie convinzioni di per sé non cambiano, casomai si approfondiscono a contatto con una verità che è infinita. Non cambio le mie idee di fondo, ma non permetto che rimangano stagnanti, ovvero fisse entro un circolo che non mi permette di avvicinarmi di più alla Verità.
Ma se compatisco una certa coerenza cocciuta, per il motivo che non si ha alcuna attrazione per il Divino, non sopporto quel fondamentalismo, chiamato stupidamente coerenza, di credenti che dovrebbero spostare la propria coerenza sempre in avanti verso il mondo dello Spirito, e non tenersi come cozze attaccati ad un tradizionalismo che fa paura. Il Vangelo è sempre Buona o Bella Novella. Novella significa Novità. Cristo stesso aveva detto all’inizio del suo ministero pubblico: “Metanoèite”, cambiate mentalità. E che significa cambiare mentalità? Non si cambia mentalità una volta o due volte nella propria esistenza, ma ogni giorno. La coerenza ha senso in quel “metanoèite!”.
8 agosto 2020
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