Il Viminale non paga più la “Bestia” di Matteo Salvini. E risparmia mezzo milione di euro

da L’Espresso
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Il Viminale

non paga più la “Bestia” di Matteo Salvini.

E risparmia mezzo milione di euro

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese si libera dello staff scelto dal leghista suo predecessore e opta per una squadra molto più ridotta. Che costa un quinto
di MAURO MUNAFÒ
10 gennaio 2020
Mezzo milione di euro l’anno. Anzi, anche di più: 560mila euro per essere precisi. È questo quanto si risparmia grazie alle scelte della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese rispetto a quanto Matteo Salvini spendeva per i suoi fedelissimi.
Il leader della Lega aveva portato con sé al Viminale, negli uffici di diretta collaborazione del ministro, quattordici persone tra segreteria politica e ufficio stampa e comunicazione. Uno squadrone che alle casse statali costava 718mila euro l’anno e che comprendeva, tra i suoi elementi, alcuni degli uomini della cosiddetta “bestia”, il team dedicato alla comunicazione attraverso i diversi canali sui social network di Salvini.
La nuova ministra Luciana Lamorgese, che non ha neanche una pagina Facebook, ha preferito invece un approccio radicalmente differente come si può vedere anche dal numero di persone che ha assunto nel suo staff. Al momento risultano infatti solo due i professionisti incaricati direttamente da Lamorgese, per un costo complessivo di 152mila euro l’anno.
Quanto costava la squadra di Salvini
Grazie al doppio incarico di ministro dell’Interno e di vicepremier del primo governo Conte, Matteo Salvini ha potuto assumere con il budget dell’esecutivo quattordici persone al Viminale per un costo complessivo di 718mila euro, a cui si devono aggiungere altre sette persone presso gli uffici della Presidenza del Consiglio per un importo di 538mila euro l’anno. In totale fanno oltre 1,2 milioni di euro l’anno per la sua squadra.
Agli uffici della vicepresidenza del Consiglio Salvini aveva portato Susanna Ceccardi come consigliere per i programma di governo: 65mila euro l’anno che Ceccardi ha lasciato una volta eletta all’Europarlamento. Gli altri staffisti erano: Alessandro Amadori, consigliere per l’analisi politica e sociale (65mila euro), Lorenzo Bernasconi, segretario particolare (100mila euro) Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche internazionali (65mila euro), Iva Garibaldi, storica responsabile stampa del leghista (120mila euro), Massimo Villa, consigliere per l’esame delle questioni attinenti alle funzioni esercitate dal Vicepresidente (65 mila euro) e il capo di gabinetto Paolo Visca (35mila euro oltre al compenso come consigliere parlamentare).
Al ministero dell’Interno Matteo Salvini ha costruito una squadra ancora più corposa: Stefano Beltrame, consigliere diplomatico (95mila euro), Gianandrea Gaiani consigliere per le politiche sulla sicurezza (65mila euro) e i collaboratori Giuseppe Benevento, Luigi Peruzzotti e Andrea Pasini (41mila euro ciascuno). A questi si aggiungono Gennaro Terraciano che ha svolto l’incarico a titolo gratuito e Cristina Pascale, collaboratrice di lungo corso del ministero dell’interno, retribuita 30mila euro.
Un discorso a parte lo merita la già citata “Bestia”, in parte gestita da professionisti retribuiti con i fondi ministeriali (altri sono invece a libro paga dei gruppi parlamentari della Lega). Durante la sua permanenza al Viminale, Salvini ha assunto il suo responsabile dei social network Luca Morisi come “consigliere strategico per la comunicazione” per 65mila euro l’anno, a cui si aggiungono gli 85mila euro annui per Andrea Paganella, capo della segreteria di Salvini e socio di Morisi nella società di comunicazione Sistema Intranet Srl, al lavoro dal 2014 per Salvini. Nell’ufficio stampa del ministero dell’Interno sono stati assunti come collaboratori Leonardo Foa (figlio del presidente della Rai Marcello), Daniele Bertana, Fabio Visconti e Andrea Zanelli, ognuno con un contratto da 41mila euro l’anno.
Tutti i contratti citati, trattandosi di uffici di diretta collaborazione con personale scelto a chiamata dal ministro, sono ovviamente decaduti con la fine del mandato governativo di Salvini.
Il mini staff di Lamorgese
Rispetto ai numeri di Matteo Salvini, la ministra Lamorgese ha optato per una squadra assai ridotta. A cinque mesi dal suo insediamento, la titolare del Viminale ha nominato solo il giornalista del Corriere della Sera Dino Martirano come suo portavoce e capo ufficio stampa (120mila euro annui), e ha riconfermato la collaboratrice e già citata Cristina Pascale (con un lieve aumento di stipendio a 32mila euro l’anno).

 

1 Commento

  1. Giuseppe ha detto:

    Povero Matteo, come avrebbe fatto senza la loro preziosa (e costosa) collaborazione? Viste le retribuzioni lui quanto prendeva? E tutto a spese nostre?
    P.S. Posssibile che ci sono volute tutte queste persone solo per inveire e mandare messaggi d’odio?

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