Mario Delpini, fa’ un gesto nobile: vattene da Milano! Ma non lo farai: la tua mediocrità non te lo permetterà.

di don Giorgio De Capitani
   
Tutti i nodi stanno venendo al pettine!
Da tempo lo sto dicendo: siamo nelle mani di un vescovo che mi fa paura per la sua mediocrità pastorale, senza aggiungere altro.
Ora giura anche il falso, pur di nascondere la verità dei fatti, ma la verità sta venendo prepotentemente a galla.
Comprendo il magnanimo cuore del buon pastore che cura le pecore ferite, e che vuole bene anche ai suoi preti peccatori, ma non accetto che un vescovo lasci gli agnellini in balìa dei lupi rapaci.
Comprendo lo spirito paterno di un buon pastore che non lascia nessun prete in balìa dei propri vizi, e che cerca di redimerli, aiutandoli a uscire dal fango in cui sono caduti, ma non accetto che un vescovo faccia delle preferenze, e le fa in modo talmente disgustoso e ingiusto da proteggere i responsabili di delitti imperdonabili, abbandonando invece alla loro disperazione le vittime dei delitti dei suoi preti.
E che dire dell’atteggiamento per nulla degno del buon pastore da parte di un vescovo che protegge i suoi preti pedofili, emarginando a tempo indeterminato gli spiriti liberi?
Ma ci sono alcune domande che vorrei fare a proposito del caso di don Mauro Galli, prete milanese.
Se Mario Delpini sapeva che sarebbe prima io poi scoppiato lo scandalo a causa anche del suo comportamento “legalmente scorretto”, perché ha accettato la nomina a vescovo di Milano?
Ma c’è un’altra domanda: papa Bergoglio sapeva o non sapeva nulla del caso don Mauro Galli? Se lo sapeva, perché ha nominato Delpini vescovo di Milano? E se non lo sapeva, ora che vorrà fare? 
In ogni caso, a questo punto, senza voler fare tanta dietrologia, una cosa mi sembra fuori discussione: Mario Delpini deve dare le dimissioni, e andarsene da Milano!
Se continuerà a negare i fatti e a rimanere sulla cattedra di Sant’Ambrogio, prima o poi la pagherà caramente, e a pagarla sarà anche l’intera diocesi milanese.
A dire la verità, in fondo in fondo la diocesi milanese si merita un “tale” vescovo, ancor meno che mediocre, considerando nel suo insieme la povertà pastorale di un clero borghese e ideologicamente berlusconiano e leghista, e la povertà culturale di un popolo meneghino di bifolchi, la cui arte consiste nel coniugare culinariamente il sacro con la più oscena dissacrazione della dignità dell’essere umano.
Una chiesa che neppure si pone il problema della coerenza cristiana, preoccupata solo di ammansire il bestione che sta occupando con la sua mole carnale e la sua stupidità mentale ogni angolo della diocesi.
Un pastore che dire buono è offendere la figura del buon pastore evangelico.
Un clero intento solo ad accarezzare e a pettinare i peli del grosso animale.
La diocesi milanese, perché celebri degnamente la Pasqua nella Risurrezione di Cristo, ha urgentemente bisogno di un nuovo pastore.
Mario Delpini, fa’ un gesto nobile: vattene da Milano!
Ma non lo farai: la tua mediocrità non te lo permetterà.
***
da www.ilgiornale.it

Il prete pedofilo,

la Curia e il fondo per zittire le vittime

Sacerdote accusato di abusi lasciato a contatto con i bimbi. Il ruolo dell’arcivescovo Delpini: “Decisione che presi io”
di Luca Fazzo
 09/03/2018
Fondi riservati della Curia milanese per azzittire le vittime dei preti pedofili. È questa la cruda realtà che emerge dal processo a don Mauro Galli, il sacerdote imputato di violenza sessuale ai danni di un giovane parrocchiano.
Centocinquantamila euro di risarcimento sono stati versati alla vittima perché ritirasse la sua querela. Non certo da don Galli, che risulta nullatenente. A officiare l’accordo è stato Mario Zanchetti, difensore dell’Arcivescovado. Tra le clausole imposte alla famiglia: non rivelare la provenienza dei quattrini.
Ieri, nella nuova udienza del processo al prete, appare con chiarezza – nel racconto di altri due sacerdoti – il motivo che avrebbe spinto la Curia all’esborso. Sia don Alberto Rivolta che don Carlo Mantegazza, entrambi in servizio nella parrocchia di Rozzano dove si svolsero i fatti, hanno raccontato di avere informato immediatamente il vicario episcopale dell’epoca, ovvero l’attuale arcivescovo Mario Delpini. «Noi pensavamo che don Mauro andasse spostato a livello prudenziale non in un contesto di pastorale giovanile», ha raccontato il parroco, don Mantegazza: l’importante era tenere il prete lontano dai bambini. Invece don Galli venne trasferito a Legnano, proprio alla pastorale giovanile. A deciderlo, emerge dagli atti, fu Delpini: «Questa decisione l’ho presa io», ammette il prelato in una conversazione.
Ieri in aula, i due preti-testimoni raccontano di avere appreso subito quanto era accaduto la notte del 19 dicembre 2011: don Mauro che invita il ragazzo a dormire a casa sua con il consenso della famiglia, ma invece che nella camera degli ospiti lo fa dormire insieme a lui nel letto matrimoniale. E nel cuore della notte allunga le mani. «Quando chiedemmo spiegazioni, ci disse che il ragazzo aveva avuto un incubo e lui lo aveva afferrato per non farlo cadere dal letto».
Solo più tardi, il ragazzo (allora quindicenne) aggiungerà di essere stato violentato dal prete. Ieri si apprende che comunque, fin dall’immediatezza dei fatti, Delpini aveva saputo che don Galli si era portato a letto il ragazzino. Ma si guardò bene dall’accogliere la richiesta dei suoi sottoposti di allontanare don Mauro da ulteriori tentazioni.
Anzi è lui stesso ad avvisare don Mauro dell’esistenza di una indagine a suo carico, e ad organizzargli la difesa. La prima circostanza è ammessa dallo stesso Delpini nel suo interrogatorio: «In quell’incontro dissi a don Mauro che c’era probabilmente un procedimento penale a suo carico»; e nelle intercettazioni don Galli parlando con un amico dice «ho ricevuto una mail da Delpini che diceva telefonami, scrivimi che ho bisogno di vederti”.. l’ho chiamato subito e mi ha detto non è il caso che parliamo per telefono, vieni qui che poi ti spiego, poi dobbiamo stare molto attenti”». Anche della seconda circostanza ci sono tracce chiare nelle intercettazioni: il 4 settembre 2014 don Mauro chiama l’avvocato Zanchetti: «Mario Zanchetti si presenta a Mauro dicendo di essere l’avvocato, gli dice che monsignor Delpini gli ha scritto due righe dicendo che Mauro lo avrebbe chiamato, gli chiede se voleva vederlo per una cosa un po’ delicata». Eppure un mese più tardi, interrogato dalla Mobile, Delpini dichiara: «L’avvocato Zanchetti non ha con me alcun tipo di contatto».
Cosa fosse accaduto davvero quella notte, lo racconta ieri in aula la ragazza della vittima: «A. era andato a casa di don Mauro, si era confessato, una confessione lunga e profonda. Si era esposto, era vulnerabile, avrebbe fatto qualunque cosa. Don Mauro l’ha fatto andare nel suo letto, sono andati a dormire e nella notte A. si è svegliato urlando. Lo aveva abbracciato da dietro».
***
da Rete L’Abuso
9 marzo 2018

Diffamazione aggravata

e diffusione di notizie false,

querelato il portale della Chiesa di Milano

e tre testate giornalistiche

Depositata ieri presso gli uffici della Questura di Milano una querela nei confronti del portale CHIESADIMILANO.IT, il giornale cattolico Avvenire, il Corriere della Sera e Vatican Insider.
L’oggetto della querela si riferirebbe allo scorso 16 dicembre quando dopo la prima udienza che vede imputato con l’accusa di abusi sessuali a danno di un minore un prete milanese, don Mauro Galli, sul portale della CHIESADIMILANO.IT veniva pubblicato un comunicato stampa dal titolo “un comunicato per aiutare a comprendere la verità dei fatti”
il cui contenuto non tendeva a minimizzare, ma era integralmente falso e paradossalmente smentito dalla deposizione rilasciata agli inquirenti dallo stesso arcivescovo di Milano, Mario Delpini.
Poche ore dopo, a riportare lo stesso comunicato, alcune testate nazionali nei confronti delle quali si è pensato subito ad una leggerezza giornalistica, quella di non aver sentito la controparte e verificato la notizia.
La Rete L’ABUSO, che sta assistendo la presunta vittima ed i suoi familiari, ha immediatamente provveduto in loro tutela ad informare le testate responsabili, del contenuto gravemente diffamatorio, oltre che totalmente falso, chiedendo di esercitare il diritto di replica e fornendo il materiale a sostegno della contestazione . Parallelamente, l’avvocato Fulvio Gaballo che difende la presunta vittima nel processo Galli ha provveduto a diffidare il portale della CHIESADIMILANO.IT chiedendo la rimozione del comunicato, ancora oggi è online.
Non è servito molto tempo per rendersi conto che anche le testate giornalistiche che avevano riportato l’articolo diffamatorio, probabilmente non erano vittime di una leggerezza perché non solo non hanno ottemperato in alcun modo al diritto di replica del nostro associato, ma pur sapendo, non hanno neppure tentato di riparare l’errore ai danni della vittima che ieri, essendo prossimo il termine di 90 giorni previsto per denunciare questo tipo di reati, ha sporto regolare querela.
L’Ufficio di Presidenza
***
Leggere anche: Udienza choc al processo per abusi – Il vescovo di Milano sapeva del caso
***
da Rete l’Abuso

Abusi su un minore a Milano,

ecco gli audio che incastrano l’Arcivescovo

9 marzo 2018
A Fanpage parla la madre di un ragazzo che sarebbe stato abusato da don Mauro Galli,  a processo a Milano. La storia risale al dicembre del 2011: don Galli, all’epoca impegnato nella pastorale della parrocchia di Rozzano, avrebbe dormito con il minore e, secondo quanto racconta Fausto, nome di fantasia, cercato di sodomizzarlo. La famiglia del ragazzo, appena scoperto il fatto, ha chiesto l’intervento del parrocco di Rozzano che ha poi interpellato monsignor Mario Delpini, oggi arcivescovo di Milano e all’epoca dei fatti vicario episcopale. Don Galli viene trasferito: per la famiglia dovrebbe stare lontano dalla presenza dei minori, ma si trova invece a Legnano, sempre in pastorale. I genitori di Fausto, sconcertati, chiedono l’intervento dell’allora arcivescovo Angelo Scola e vengono ricevuti prima da monsignor Pierantonio Tremolada (ora vescovo di Brescia e all’epoca responsabile della formazione nei primi cinque anni di ordinamento dei sacerdoti) e poi da Delpini. Registrano gli incontri, alcuni degli audio sono contenuti nel video, e scoprono che sono stati i due alti prelati a spostare don Galli a Legnano e insabbiare la storia. In particolare, la decisione è stata presa da Delpini che, pur sapendo del presunto abuso  – come dichiarato in un verbale della polizia datato 24 ottobre 2014 (in quel momento  è partito l’iter investigativo) – ha destinato il prete accusato nuovamente a contatto con i minori.

 

2 Commenti

  1. SImone ha detto:

    Delpini se fosse stato UMANO dopo il primo incontro con la famiglia avrebbe dovuto prendere sotto braccio la madre e il padre e accompagnarli dai Carabinieri. Perchè non c’è modo più vigliacco che tentare di gestire se non insabbiare un abuso.
    La smetta di parlare di prudenza o di raccontare storielle; doveva consigliare ai genitori di denunciare l’abuso. Talmente tanto convinti del loro operato che scuciono 150.000 € per farli stare zitti. Comunque alla Nunziatura era stato trasmesso l’intero dossier relativo al processo interno; come poi siano riusciti a nominare Delpini arcivescovo e Tremolada vescovo è ancora più stucchevole. Potrei pensare che anche queste scelte siano state fatte per metterli in una posizione più forte per difendersi. Ma è solo un mio pensiero. In ogni caso tanta tanta tanta vergogna. Chi tenta di coprire un abuso ne diventa complice.

  2. don ha detto:

    La cosa più squallida è offrire dei soldi per far tacere la famiglia….sempre le Curie pensano che con il culto di Mammona si possa mettere tutto a tecere

Leave a Reply

CAPTCHA
*