Ancora una volta ci sono cascato!

iltempocop
di don Giorgio De Capitani
Sì, lo riconosco: sono stato nuovamente un ingenuo, ci sono cascato per l’ennesima volta.
Ecco i fatti. Giovedì, 4 settembre, verso sera mi fanno sapere che una persona vuole mettersi in contatto con me. Ci sentiamo. Si presenta come una giornalista de IL TEMPO di Roma. Mi chiede un’intervista sulla vicenda dei due marò. Sul momento rimango un po’ perplesso, anche perché in mattinata avevo rifiutato di farmi intervistare da Giuseppe Cruciani, il conduttore de La Zanzara, di Radio 24. 
Grazia Maria Coletti, così si chiama la giornalista, mi supplica di accettare, quasi le togliessi il pane di bocca se avessi rifiutato, anche perché – così dice – il suo direttore le stava col fiato sul collo. Per cui, cedo.
Appena inizia a pormi domande, intuisco che qualcosa non funziona: per certo, l’intervistatrice si rivela del tutto incompetente nel campo ecclesiastico. Crede addirittura che Scola sia già morto. Annota le mie parole, me le fa ripetere, salta di palo in frasca. E io cerco di chiarire quei concetti che ritengo fondamentali, per evitare che “quella” scriva inesattezze o che mi metta in un altro guaio, tale da peggiorare la situazione già tesa. Infine, mi chiede alcune foto.
L’articolo-intervista doveva comparire sul giornale IL TEMPO il giorno dopo. Ma, sul tardi, “quella” mi avverte che l’uscita sarebbe slittata a sabato. Mi viene già qualche dubbio. E temo il peggio.
Sabato, 6 settembre, tento di comperare il giornale, ma non lo trovo nelle edicole, per cui entro in internet, ma, senza riuscire a leggere tutto l’articolo (la versione online è a pagamento), rimango colpito dal grosso titolo, e inorridisco: “I fucilieri? Che marciscano in cella”. Parole virgolettate! Ma chi ha detto queste cose? Io no!
Più tardi, finalmente posso leggere l’articolo su Google. Verso la fine dell’intervista, trovo scritte queste mie parole: “Non dico che debbano marcire in India…”. Esattamente il contrario del titolo! Cavoli!
E così inizia la mia rabbia, che porto ancora addosso. Prendo il telefono, e ripetutamente cerco la Coletti, finché non mi risponde. Non vuole proprio rendersene conto del male che mi ha fatto, e delle conseguenze che avrei subito.
Sì, lo so che i titoli normalmente li fanno i Direttori dei giornali. Ma come può una giornalista accettare che il suo pezzo venga strumentalizzato dal Direttore? E poi, dove è andata a finire tutta la mia disponibilità ad accettare quella intervista?
Ma “quella, quasi serafica, mi ripete che io… che io… Io che cosa? C’è scritto ben chiaro che ho detto il contrario. Ma “quella”: Sì, però, lei ha contestato il governo per aver messo il caso marò tra una delle sue priorità! Ed io: E questo che c’entra con il titolo? Ma “quella” non riesce o non vuole proprio capire. Alla fine mi propone: Be’, faccia una rettifica, e il giornale senz’altro la prenderà in considerazione. Ed io: Scusi, ma quel titolo non si potrà più cancellare, oramai sta girando su internet, la mia rettifica verrà messa in un angolino. E “quella”: Il mio direttore usa mettere le rettifiche bene in vista!
Stendo con calma la rettifica e poi la invio alla Coletti, tramite email, facendo una premessa.    
Chiedo gentilmente a lei, signora Coletti, di inviarmi una scansione tramite e-mail (il giornale non è in vendita da queste parti) della mia lettera di precisazione, nel caso in cui venisse pubblicata.
Ecco la lettera.
Egregio Signor Direttore de IL TEMPO
Appena ho letto l’articolo, apparso oggi, sabato 6 settembre 2014, che riportava l’intervista da me rilasciata alla giornalista Grazia Maria Coletti, sono rimasto di stucco nel notare il titolo: “I fucilieri? Che marciscano in cella”. Queste parole non le ho mai dette, e tanto meno pensate. Nei giorni scorsi avevo rifiutato altre interviste, per il solito timore di essere frainteso. Ora sinceramente mi pento di aver ceduto con voi, riproponendomi per il futuro di avere una maggiore attenzione.
Se il titolo è da querela, ci sarebbe tanto da ridire anche sul contenuto dell’intervista. Alcune domande sono state riformulate in maniera pretestuosa per adattare le mie risposte. Lo so che non è facile raccogliere una lunga conversazione telefonica, metterla ordinatamente e obiettivamente per iscritto, senza tradire il pensiero dell’intervistato. Ma quando si tratta di temi scottanti e di forte dialettica, in più con il rischio che gli animi si surriscaldino, e quando in realtà la tensione è così forte da degenerare in una marea di insulti, anche un titolo fuorviante contribuisce a esacerbare la situazione, intensificando ancora di più le minacce.
Non sto parlando in generale, ma del mio caso personale, per cui vi chiedo di pubblicare questo mio intervento, in caso contrario sarei costretto a procedere alla querela.
Aspetto una risposta.
Saluti
Don Giorgio De Capitani
La giornalista non mi rispose più. La contattai di nuovo per telefono. Invano. Sparita nel nulla! Inviai lo scritto anche al direttore de IL TEMPO: sono qui ancora in attesa. L’ho messo come commento sotto l’articolo: invano! Non è stato approvato!
Dopo qualche giorno, sono riuscito a fotocopiare l’articolo dal giornale. Ho potuto notare un altro particolare. L’occhiello recita: FERMATE QUEL PARROCO. Una minaccia?
Mi hanno incastrato bene. In mala fede! Questo è l’andazzo della maggior parte dei mass media italiani! Prima che a voi, lo dico a me stesso: Attenzione! Non credere più alla buona fede dei giornalisti! Vadano tutti a…
Qui se volete leggere l’intervista online.

tempo marò

 

 

23 Commenti

  1. Nino ha detto:

    Per 10 giorni di fila guardate attentamente la gente mentre legge il giornale: vi accorgerete che tutti leggono il titolo e l’eventuale sottotitolo e poi passano avanti.
    E confrontate questa osservazione con uno spezzonde di film di Gian Maria Volontè. Le due cose associate fra loro ci danno un’idea ben chiara del meccanismo.

    http://www.youtube.com/watch?v=O6jpp3Or96I

  2. Nino ha detto:

    Io non ci sono cascato!

  3. fdrk ha detto:

    Cari “giornalai servi” e boccaloni al seguito, PRECISIAMO: mercenari al servizio di una nave petroliera che hanno sparato per uccidere (avrebbero potuto mirare alle gambe). E per le famiglie dei due poveri pescatori nessuno si rammarica?!?!
    Se l’India opera in modo scorretto, sia dal punto di vista dei diritti umani che delle pratiche giudiziarie IO SONO CON VOI per protestare. Diversamente, attendiamo la chiusura dell’iter e accettiamo la sentenza.

  4. alessandro ha detto:

    Caro Don, mi dispiace per l’inganno in cui è caduto, ed ha perfettamente ragione a lagnarsene.
    Vede, la tanto deturpata ideologia di un tempo è oggi passata di moda, ma era un valido, seppur limitato,strumento per leggere la realtà. Se l’avesse usata avrebbe sicuramente diffidato, non si sarebbe fatto infinocchiare e non avrebbe concesso alcuna intervista ad un giornale come il Tempo.

  5. Patrizia ha detto:

    Cosa vuole farci, don Giorgio, Lei è un uomo, questi sono quaqquaraquà, la calunnia è l’unica arma di cui possono disporre. Coraggio passerà anche questa.

  6. Giuseppe ha detto:

    Ho imparato parecchio tempo fa a diffidare dei giornali e dei giornalisti in genere. Ricordo che in un periodo di forti agitazioni sindacali, in cui alcune centinaia di persone rischiavano di perdere il posto a causa di una non meglio specificata ristrutturazione aziendale, cercai vanamente di contattare diversi giornali, tra cui “Il Manifesto” e “La Repubblica” che hanno sempre sostenuto di essere schierati dalla parte dei lavoratori. Ho capito allora che nessun giornale è realmente indipendente e di conseguenza neanche i giornalisti lo sono, anche perché sono tenuti a seguire una linea editoriale ben precisa, di solito “suggerita” dalla proprietà, e devono rispondere comunque del loro operato al caporedattore e al direttore responsabile. I quali, a volte, con la scusa della correzione delle bozze o per problemi di impaginazione, intervengono sui testi modificandoli, se serve anche in maniera sostanziale. Se a questo aggiungiamo che tra loro vegeta una bella schiera di furbetti che farebbero di tutto pur di vedere pubblicato un articolo, ecco spiegato il quadro desolante che offre la stampa italiana.
    Insomma, caro don Giorgio, fidarsi è bene, ma spesso -purtroppo- non fidarsi è meglio. Mi auguro di cuore che tu possa riuscire a far valere le tue sacrosante ragioni.

  7. marcello ha detto:

    MI dispiace molto caro don giorgio, c’è poca serietà in giro, per vendere due giornali in più si imbroglia la gente. Poveri noi.

  8. zorro ha detto:

    Caro don giorgio la stampa e’ il 5 potere per cui se accetti interviste rispondi alle loro domande x iscritto e mandale via PEC o raccomandata cosi’ se divulgano inesattezze li citi con gli avvocati e magari ti prendi un po’ di soldi.La stampa sseconda sempre il potere condiviso sono i tromboni dello status quo

  9. GIANNI ha detto:

    Aggiungo che certi giornali dovrebbero fare maggior attenzione all’esattezza dei contenuti.

  10. Patrizia ha detto:

    La prossima volta DEVI rilasciare l’intervista pretendendo le domande per iscritto.
    Poi tu rispondi a quella domande che riporterai ad uno ad uno dove sotto ognuna di esse, scriverai le risposte.
    Alla fine firme congiunte, tua e del o della giornalista.
    SOLO COSI’ POTRAI DIMOSTRARE COSA HAI RISPOSTO E A QUALI DOMANDE!
    Comunque pubblico la tua rettifica sulla pagina di CRONACHE ECCLESIALI di Facebook.
    Ciao.

    • PietroM ha detto:

      Condivido appieno questo suggerimento di Patrizia. Vi sono troppi mercenari, lanzichenecchi e pennivendoli in giro che, pur di guadagnarsi la pagnotta e fare carriera (come ci tengono alla carriera, alla fama ed alla visibilità narcisa!) vendono la propria coscienza per un piatto di lenticchie!

  11. Marco ha detto:

    Don Giorgio,le avevo già’ scritto a riguardo dei Maro’,dissentendo con Lei, ma su questo devo ammettere che la giornalista non si è’ comportata onestamente e mi dispiace………..in tutte le cose ci vuole obiettività”……..poi si può’ dissentire con le opinioni altrui……ma l’obiettività deve esistere altrimenti cade tutto……Distinti saluti,Marco…..

  12. GIANNI ha detto:

    I giornali talora difformano la realtà, anche per fini sensazionalistici.
    Anche per questo dobbiamo fare attenzione a non dare loro l’occasione per farlo.
    Il legislatore comunque accorda diritto di rettifica e prevede anche se ne sussistono i presupposti vi sia reato di diffamazione.
    Che nel caso in questione don Giorgio abbia detto esattamente l’opposto risulta inequivocabilmente dal testo dell’intervista, ma, si sa, mettere in bocca agli altri cose non detto capita talora nelle interviste.
    Solo un consiglio: d’ora in poi se un giornalista richiede informazioni su quanto oggetto di articolo, lo si inviti a trarre ogni informazione dall’articolo stesso.

  13. pierluigi ha detto:

    Sì don Giorgio, purtroppo c’è cascato, in futuro, dove esisterà già una sua posizione su un qualsiasi argomento, dica ai giornalisti di attenersi a quanto già scritto. Comunque una diffida penso la possa mandare a “Il Tempo”.

  14. giovanni ha detto:

    concordo con lei sul caso marò. questi due hanno sì o no ucciso delle persone? adesso poi non vivono in cella ma presso l’ambasciata italiana

  15. Giulio ha detto:

    Si il titolo è un pò fuorviante e forzato, ne convengo, come condivido il fatto che i giornalisti italiani sono una brutta razza, è vero lei don giorgio quella affermazione l’ha negata a chiare lettere in un primo momento, ma poi da un punto di vista concettuale, e sottolineo concettuale, l’ha affermata in un secondo, sia pur indirettamente. Cercherò di spiegarlo in breve, dunque la giornalista le chiede: Così fa intendere che a lei non gliene importa se marcissero..

    « Diciamo che è un caso che dovremmo lasciar fare all’India».

    Con questa risposta ha fatto intendere proprio questo, che per lei potrebbero marcire benissimo in galera, perchè se partiamo dal presupposto che lei la vicenda l’ha seguita fin dall’inizio, avrebbe intuito molto bene quali sono state le intenzioni dell’india fin dall’inizio, non certo quelle di voler un processo equo e imparziale o di far emergere la realtà, si sono sempre rifiutati di farlo e dubito che qualcosa potrà cambiare successivamente.
    E’ evidente che la loro decisione più “benevola” sarà quella di farli marcire in galera, visto che si è paventata addirittura la possibilità della pena di morte. Se in quasi tre anni l’india ha mostrato una assoluta fermezza nel tenere in ostaggio i nostri ragazzi, nota bene, senza mostrare mai la minima prova della loro colpevolezza, sarà difficile credere che abbiano intenzione di fare un processo equo e giusto dove si possa accertare la verità e dove si potrà soprattutto far valere il diritto internazionale. Non oso poi immaginare in quel paese quali diritti saranno garantiti alla difesa, meglio non saperlo.
    Insomma per farla breve, la sua risposta sibillina
    « Diciamo che è un caso che dovremmo lasciar fare all’India». è il tipico atteggiamento alla Ponzio Pilato.

    • Don Giorgio ha detto:

      Tu hai la mente contorta, come il partito in cui militi. Le galline hanno una intelligenza notevolmente più grande della tua. Poveretto! Non è colpa tua. Sei nato male!

      • Giulio ha detto:

        Dal momento che lei in questo articolo si è dato del POLLO da solo, prenderò il suo paragone con la gallina con leggerezza, i suoi insulti da asilo mariuccia li prendo tranquillamente col sorriso.
        Per quanto riguarda gli insulti al movimento in cui milito (anche se non vedo cosa c’entri con questa discussione) quelli mi gratificano, sono felice che lei abbia in tasca una tessera molto diversa dalla mia.

    • fdrk ha detto:

      Secondo te “l’India tiene in ostaggio i nostri ragazzi” ?! Siamo noi i polli che abbiamo lasciato agli USA giudicare i responsabili del Cermis, che ora sono liberi pur avendo ammazzato tante persone !!!

  16. Comportamento assolutamente indecente, altro non saprei dire…

  17. fausto ha detto:

    E caduto nella trappola! Per un giornale berlusconiano come “Il Tempo” a suo tempo diretto anche da Gianni Letta è stato come andare a nozze! Il giornalismo in Italia fa pietà.
    Non entro nel merito della vicenda marò poichè è un tipico caso in cui di tutto si parla meno dei fatti che sono realmente accaduti e che probabilmente non sapremo mai….

  18. Patrizia ha detto:

    Ma la ha fatta un denuncia + risarcimento danni????
    E se no, che aspetta?

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