L’essenziale e l’inutile…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

L’essenziale e l’inutile…

Anche io anni fa in parte me la prendevo quando sentivo dire, soprattutto dalla Sinistra: “C’è ancora tantissima gente che non arriva alla fine del mese”.
Sapevo che era un modo di dire, perché in realtà la gente andava oltre la fine del mese, e come occidentali eravamo capaci anche di vivere a lungo.
Ora, a contatto con situazioni realmente precarie, mi sto accorgendo che per tanti per troppi è veramente un problema superare la fine del mese, rimanendo “onesti”.
Sì, l’onestà aggrava il problema di arrivare alla fine del mese. Con i sotterfugi si va oltre la fine del mese.
La cosa paradossale è questa: ha minori problemi economici chi impara a convivere con la disonestà, e per disonestà intendo quel saper arrangiarsi in tutti i modi, naturalmente compromettendosi con la propria coscienza, la quale a poco a poco viene meno, lasciando via libera alla disonestà che diventa un “modo di vivere” senza più rimorsi.
E questo che cos’è se non una mentalità borghese o capitalista che si appropria di beni altrui? Sì, perché la disonestà allarga i propri confini, andando a occupare beni di altri, senza porsi problemi di coscienza, anzi facendone una virtù.
Forse in antecedenza non abbiamo mai visto una società come quella di oggi così ladra, così disonesta, così criminale e pubblicamente spudorata, mettendosi come modello di disonestà legalizzata.
Sì, si ha la spudoratezza di sentirsi e di proclamarsi onesti, brave persone, gente generosa e altruista, sempre pronta ad aiutare i poveri, gente che si dice credente, devota, magari santa. Si diventa benefattori con la propria disonestà, e così si pensa di acquistare punti per prenotare nell’aldilà il paradiso, inteso come la moltiplicazione infinita degli attuali paradisi artificiali. I leghisti sono convinti che nell’aldilà finalmente la pancia sarà sempre piena!!!
Idioti!
Chi è realmente onesto non potrà mai arricchirsi, dunque chi è ricco è già per natura disonesto, ladro, criminale.
Forse non valgono più le parole di quel Cristo che ha detto: “Non potete servire Dio e Mammona (il dio della ricchezza)”?
A dimenticarle per prima è stata la Chiesa istituzionale, la quale ha pure smesso di predicare bene, perché si è accorta che è più comodo anche predicare male. Almeno si è coerenti!
Chi è il ricco? È colui che ha troppo, oltre il dovuto stabilito dalla destinazione universale dei beni. Sant’Ambrogio diceva: chi possiede oltre il dovuto e se lo tiene per sé è un ladro!
Così i grandi Padri della Chiesa dichiaravano apertamente che la terra è di tutti, dunque non è proprietà di nessuno. Noi siamo “amministratori” della terra, e non proprietari!!! L’ha detto anche Benedetto XVI in un famoso messaggio quaresimale.
Non sono contro la proprietà privata di beni personali, ma contro quel concetto che siccome ho i soldi allora posso comperare un intero paese. I soldi che tu hai non ti danno il diritto di violare la destinazione universale dei beni. In teoria, ogni abitante della terra dovrebbe avere il diritto di amministrare un piccolo pezzetto di terra. Ma se tu ricco comperi anche solo due pezzi di terra, togli a un altro il suo diritto di avere un pezzetto per sé, sempre da amministrare e non come proprietà.
E qui bisognerebbe rivalutare la concezione sociale della terra che avevano gli antichi ebrei. Il giubileo serviva anche per restituire la terra all’antico proprietario che l’aveva venduta costretto per necessità finanziarie. E così gli ebrei volevano evitare il cosiddetto latifondismo. I latifondisti sono i più ladri e criminali della storia. Rubano il diritto di un altro ad avere il suo pezzetto di terra: da amministrare e non da possedere in proprio.
E qui bisognerebbe allargare il discorso, educando già i poveri a chiedere i diritti per una essenzialità di beni, senza andare oltre.
I più ricchi ladri e farabutti di oggi provengono dal mondo dei poveri, educati male. E i primi colpevoli sono i sindacalisti che hanno sempre inculcato negli operai diritti fasulli: avere come i padroni.
Ed è successo che un ricco farabutto e ladro è sceso in politica, Silvio Berlusconi, che ha inculcato nella mente di milioni e milioni di italiani l’idea che possono avere tutto: cento donne, cento ville, cento ferrari. Così gli operai hanno cambiato strada: da comunisti (per necessità) sono diventati Berlusconi (per interesse).
Idioti!
Bisogna iniziare a educare il popolo, se è ancora possibile, all’essenziale. Se tu, pinco pallino qualsiasi, fai un passo più lungo della gamba (fidandoti del buon attuale stipendio, tuo e della moglie, dimenticando che oggi c’è e domani potrebbe venir meno) e comperi una villa o un’auto di lusso, oltre dunque l’essenzialità facendo mutui ecc, alla prima crisi economica, che ti fa perdere il posto di lavoro, come farai a pagare il mutuo? Chiedendo l’elemosina?
Imbecille!
Non ce l’ho solo con i ricchi ladri e farabutti, ma con un popolo imbecille che si lascia incantare dall’idea di poter avere come un ricco.
Bisogna già educare i poveri all’essenziale, e bisogna partire dai piccoli educandoli all’essenziale.
Quanti genitori coglioni e imbecilli!
Certo, anche sull’essenziale ci sarebbe un lungo discorso da fare. Che cos’è in realtà l’essenziale? Oggi è diventato di moda, anche da parte della Chiesa gerarchica, parlare di essenzialità, fraintendendo ancora le parole di Cristo.
L’essenzialità richiede un lavoro di distacco, quello mistico. Togliere, togliere, togliere ogni cosa inutile. Ma che cos’è l’inutile? Altre idee confuse. Nella gente di oggi si sta allargando la convinzione, naturalmente favorita da una politica bastarda, che tutto sia utile e necessario.
E allora che cos’è l’essenziale e che cos’è l’inutile?
Più allargo il concetto di ciò che è l’essenziale, più l’inutile si fa necessario.
Don Primo Mazzolari ha scritto cose stupende sul “di più”. E dice: Cristo ha ritenuto un di più la sua stessa esistenza fisica, donandola per noi, ed è morto su una Croce.
E io aggiungerei: Cristo, mentre moriva fisicamente, ci ha donato il suo Spirito. Ed è proprio lo Spirito di Cristo a educarci a ciò che è essenziale e a ciò che è inutile. Già la parola ”spirito” dovrebbe dirci pur qualcosa. Più di qualcosa!
Infine, se tutti vivessero di essenziale, non ci sarebbe più nessun povero!
Tutto vivremmo meglio, e felici.
Per saperne di più

“Destinazione universale dei beni”: che significa?

qui

 

 

2 Commenti

  1. Zorro ha detto:

    Tema interessante analisi precisa e coerente ma si dovrebbe spiegare anche i comportamenti della società moderna un utile aiuto per me arriva da Umberto galimberti don Giorgio sarebbe utile avere un confronto in un video tra voi due

  2. MaM ha detto:

    Un bellissimo editoriale! Parole illuminanti e vere e che in questo mondo in cui viviamo non vengono capite perché toccano sul vivo. Sembra infatti al contrario che uno più ha da mostrare e più si sente qualcuno. È l’avere sempre che emerge e che è lo stesso che non può proprio condividere niente con l’essere.
    Bellissimo editoriale veramente! Da prenderne atto e iniziare a rifletterci sopra. Come sempre, don Giorgio, illumini.
    Già nel 2014… ribadivi questi concetti e guarda oggi come ci ritroviamo!!
    Grazie.

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