Lettera aperta ai cittadini di Santa Maria Hoè (Lc)

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La lettera pubblica che, nei giorni scorsi, ho rivolto al vostro sindaco, in realtà non era diretta solo a lui, ma anche a voi, cittadini di Santa Maria.
Scrivendola, qualche dubbio l’avevo che l’interessato la leggesse, o ne desse qualche importanza. Ma il mio intento era anche quello di stimolare l’intera popolazione perché si rendesse conto che perdere il treno oggi significherebbe perdere una grande opportunità.
Con questo non è mia intenzione obbligare nessuno di voi a soggiacere alle decisioni degli altri due paesi che, nelle loro amministrazioni, hanno scelto di intraprendere il cammino della fusione. Ciò che mi sento in dovere di fare è di invitare voi, cittadini di Santa Maria, a riflettere e a ponderare bene la scelta di aderire o no alla fusione con Perego e Rovagnate.
Riflettere e ponderare, ovvero pensare e discutere seriamente, al di là sopra di ogni partito preso o di quel campanilismo d’altri tempi che rischierebbe di mortificare il vero progresso del vostro paese.
Costituire un Comune unico in tutta la Valletta non significa perdere la propria identità, o almeno non dovrebbe, e nemmeno significa venir meno all’amore per la propria comunità. Siamo sinceri: chiediamoci quale sia oggi l’interessamento della gente comune alla politica locale, pur restando isolati. Non mi sembra di notarlo, anche se il discorso andrebbe allargato oltre il caso specifico di Santa Maria. Senz’altro, in caso di fusione dei tre Comuni, le cose cambieranno nella gestione amministrativa, ma credo anche che ci sarà un maggior stimolo per cercare da una parte il progresso del proprio paese e nello stesso tempo di unire le forze, sempre in vista di quel Bene comune che è l’armonia delle differenze.
Ho notato, anche con una certa meraviglia e sorpresa, che le reazioni delle tre comunità amministrative sono significativamente differenti l’una dall’altra: il Comune di Rovagnate appare compatto, maggioranza e minoranza, nel dire sì alla fusione; Perego invece è diviso, nel senso che solo la maggioranza è d’accordo; Santa Maria si trova addirittura in una situazione un po’ paradossale: la maggioranza da sola ha deciso per il no, escludendo, oltre alla popolazione, la stessa minoranza, che probabilmente la pensa allo stesso modo della maggioranza, ma che in questo momento ha buon gioco di farsi sentire, anche con l’intento di fare i propri giochi politici, al di fuori del vero progresso del paese.
Non discuto che ci possano essere delle buone ragioni per porre qualche dubbio sulla fusione dei Comuni, ma ciò che mi sconcerta è quel volersi arrampicare sui vetri, avanzando accuse che farebbero ridere anche un bambino dell’asilo. Non sto a elencarle. Sono comparse sui giornali locali. La minoranza ad esempio di Perego non so in quale mondo viva. Certo che con questa gente che non sa fare politica, pur restando dalla parte avversaria, è la prima che discredita la fiducia della gente, la quale, appena se ne rendesse conto, diserterebbe le urne nella prossima campagna elettorale, se ci fosse. Per questo, soprattutto Perego ha bisogno di uscire da uno stallo amministrativo che, stando così le cose, non prometterà nulla di buono per il futuro. Se non si arriverà alla fusione e perciò si dovrà andare a votare l’anno prossimo per le amministrative, io non ci andrò e farò di tutto per invitare i cittadini di Perego a disertare.
Voi di Santa Maria, pur in una situazione amministrativa diversa, non potete però illudervi di camminare da soli per lungo tempo. Meglio prevedere e anticipare che aspettare il peggio. I tempi cambiano, e bisogna vedere oltre il proprio naso.
don Giorgio De Capitani (Cereda, frazione di Perego)

 

3 Commenti

  1. Paolo ha detto:

    Sono un cittadino di S. Maria di 66 anni nativo e residente. Raccolgo con piacere la “provocazione” di don Giorgio e propongo a mia volta qualche riflessione personale a proposito del progetto di unificazione dei tre comuni della Valletta.

    L’evolversi verso la fusione delle amministrazioni appare chiaramente inevitabile, forse necessaria, probabilmente ottimale almeno per gli aspetti di costo e risorse.
    Con tutto il rispetto per le persone e per le posizioni politiche espresse o conosciute, dei vari gruppi amministrativi, a mio parere, emerge una certa carenza generale nella analisi della realtà e nella proposta progettuale che paiono prive di una visione ampia e strategica del concetto e del tipo di comunità che si vuole costruire.
    Da una parte sembra che non siano “maturi i tempi”: la gente non capisce, ci sono troppi “anziani” che ricordando il “ventennio” quando si era tutti di S. Maria di Rovagnate e le “cose” non andavano bene perché “comandavano quelli di Rovagnate…”, si trascuravano o ignoravano le esigenze e i bisogni delle periferie. Dall’altra, il prevalere delle opinioni e dei progetti di fusione dei ”politici”, non supportati (in termini di diffusione) da adeguate analisi oggettive e prospettive di grande respiro, fanno apparire la fusione come una sorta di imposizione che “farà finire tutto nel calderone” in cui le “priorità ufficiali” saranno l’unico metodo di governo.
    Forse però la realtà è ancora un’altra, probabilmente un po’ tutti siamo in difficoltà a pensare e guardare un po’ più avanti, in prospettiva, per individuare e tracciare nuovi itinerari di cammino.
    E’ vero anche che la nostra natura di brianzoli ci porta ad essere piuttosto individualisti nella impostazione della vita, anche se generosi quando “chiamati o coinvolti” in attività di condivisione ed i solidarietà; ma è il momento di pensare diversamente, è necessario raccogliere le “provocazioni” del nostro tempo per “aggiustare anche il nostro tiro” dato che il bersaglio è cambiato e continua a cambiare.
    Considerando “l’ineluttabilità” di certe evoluzioni gestionali-amministrative, mi domando: non è il caso di prepararci ed imparare a gestirle, anziché continuare a combatterle e respingerle? “Perché ho paura del nuovo che avanza? Forse perché non lo conosco, non mi interessa! Oppure mi appare “mostruoso” e quindi mi mette in crisi; mi fa scappare a nascondermi dietro le “certezze” delle mie convinzioni che per tanti anni mi hanno rassicurato e protetto …! Non è che l’altro lo respingo non tanto perché è diverso o perché è cattivo, ma perché mi costringe ad allargare il mio tavolo, a preparare un’altra sedia e soprattutto a condividere il “MIO pezzetto”.
    Se ci pensiamo bene, la difficoltà a convivere con altri (a qualsiasi livello), non è solo un atteggiamento egoistico, ma spesso è prodotto dalla opinione “troppo grande” che si ha di se stessi.
    Anche io vengo da quella “formazione”; in passato molte volte ho sentito in casa mia e in paese queste opinioni che non ritengo affatto errate, se considerate per il tempo e per le ragioni che le hanno originate; ma questi sono altri tempi con altre persone, ora si deve andare avanti, siamo richiesti di elaborare nuove opportunità per nuovi percorsi, magari tenendo conto di quelle esperienze ancorché rilette e valutate.
    In qualche misura occorre fare la pace con quei limiti perché la realtà e le necessità sono nuove, inedite; si deve imparare a leggere il nuovo che nonostante noi e la nostra storia, si sviluppa e cresce.
    Unico requisito essenziale, che è quasi una ‘unica condizione: Ci si deve mettere in gioco personalmente! “Esco da casa, ascolto, conosco, elaboro e insieme ad altri faccio il mio pezzetto, quello di cui sono capace e che posso fare”.
    In altre parole: “se ci sono, conto anch’io, se mi do da fare, se sono disponibile, anche il mio parere serve. E quindi non perdo la mia originalità e le tradizioni del mio paese, anzi ho la possibilità di condividerle con gli altri”.
    Nella Valletta ci sono diverse esperienze di unione avviate e che camminano come un’unica entità, una di queste, alla quale partecipo, è quella del Gruppo Intercomunale di Volontari di Protezione Civile formatosi nel Novembre 2011.
    A quel tempo, la fusione dei gruppi esistenti è stata forzata anche se funzionavano benissimo da separati. Accantonati i malumori e i mal di pancia, il nuovo gruppo si è dato rapidamente una struttura organizzativa, dei metodi gestione e soprattutto degli obiettivi chiari, concreti e condivisi. Oggi opera sul territorio dell’Unione come la Protezione Civile per tutti e riconosciuta da tutti. Per i volontari, il bisogno di affermare o far prevalere le idee o le impostazioni personali, viene spesso mediato ed utilizzato per progetti ed iniziative di gruppo. In pratica, il ritrovarsi e il decidere per uno scopo condiviso, ci ha fatto superare le difficoltà “congenite”.
    Naturalmente non tutto è perfetto e non tutti si sentono ancora parte dell’unico progetto, qualcuno ha scelto di stare a guardare, “non sono d’accordo e basta!” Evitando il confronto, fanno come i cittadini che non vogliono l’unificazione dei comuni semplicemente perché “io non sono d’accordo, non la vedo e la penso così!”
    Nel gruppo, il filo conduttore è chiaro: offrire un servizio alla comunità, elaborando ed operando anche piacevolmente, integrati nel sistema dell’Unione.

    Evidentemente la gestione di un comune o di più comuni è diversa e più complessa, ma ciò che mi interessa comunicare è che dobbiamo un po’ tutti cambiare testa e quindi il pensiero, l’approccio e la partecipazione, perché queste ci consentono di cogliere l’opportunità concreta per ridisegnare nuove esperienze di comunità.
    Grazie
    Paolo Riva

  2. GIANNI ha detto:

    Per capire meglio, anche da parte di chi non è residente, forse sarebbe opportuno, come immagino siano state dibattuti “in loco”,riassumere i motivi per cui votare si o no alla fusione.
    Così anche chi è del luogo potrà meglio decidere “a ragion veduta”.

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