“Non c’è pace senza Politica”

L’EDITORIALE
di don Giorgio

“Non c’è pace senza Politica”

Già dire: “Non c’è pace senza Politica” farebbe seriamente pensare, ma il fatto di pensare richiederebbe quel Pensiero di Politica, che anticamente, presso il mondo greco, era così elevato che noi siamo qui ancora oggi a chiederci: “Come mai dalle vette sfidanti il Cielo si è precipitati negli abissi di tale bassezza o mediocrità da rischiare seriamente la dannazione eterna?”.
Ma porre le domande era di una filosofia nobile e pura, oggi le domande sono svanite nella nebbia della banalità, che può chiamarsi: stupidità infinita, omologazione supina, obbedienza cieca all’ordine costituito o legale, paura di metterci la faccia, ficcare la testa nella sabbia più sterile, perdita di quella misura senza misura che si chiama senso del Divino.
Non si vuole essere realisti: si vorrebbe vivere o vegetare di utopismo del ridicolo, e nessuno se ne accorge, perché vittima di quell’inganno che irride ogni inquadramento ideologico.
Ma non vorrei far credere che la massa abbia a che fare con qualcosa che richiama l’intelletto.
Dire ideologia potrebbe farlo credere.
Non illudiamoci: oggi c’è una tale bassezza d’essere da non permettere un benché minimo atto di pensare.
Pensare non solo è proibito, ma impossibile, essendo l’intelletto del tutto spento, volutamente spento, felicemente spento (ci si gode di non pensare).
In fondo, gli italiani stanno bene così. Con tanta pancia da riempire, e con poco o nessun pensiero in testa.
Forse i pensieri ci sono, e sono numerosi, ma il parto di un intelletto “passivo”, come lo chiamava Aristotele, imbevuto di cose e di tante cose.
Coseificati perfino nell’anima!
14/05/2022
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