Il “buon” cittadino

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Il “buon” cittadino

Sentiamo parlare spesso del “buon” cittadino; sembra quasi che ci si riferisca al dovere di essere un bravo membro della comunità civile, ligio ai propri doveri di osservare le leggi e di pagare le tasse.
Ma, come del resto succede per ogni parola, anche “bontà” ha assunto diversi significati, dimenticando quello importante, primario, essenziale.
Bontà deriva dal latino “bonum”, ovvero bene.
Ad esempio, Dio è buono non tanto nel senso che è misericordioso, generoso, pronto al perdono. Gli antichi filosofi greci parlavano di Dio come del Bene Assoluto.
Allora, il “buon” cittadino è colui che vuole e tende al bene comune della comunità civile. Così il “buon” amministratore, così il “buon” politico.
Ma che cos’è il bene di un paese o, allargando, il bene di una nazione o, allargando di più, il bene dell’umanità?
“Bonum”, bene, essenza divina, essenza umana: è tutto ciò che in realtà “siamo”; sì, in realtà, anche se poi ci distacchiamo dalla realtà, ovvero dal nostro essere, aggrappandoci alle apparenze, ovvero a qualcosa che “sembra” buono o bene, ma che è una copertura o una immaginazione distorta della realtà.
Ciò che è nostro dovere consiste nell’adeguare il più possibile il nostro agire al nostro essere interiore, tenendo presente che, fuori dal nostro sé interiore, c’è tutto un mondo di “apparenze”.
Un “buon” cittadino, dunque, è colui che è coerente con la propria coscienza interiore, solo così vede e cerca il bene della comunità, a cui appartiene.
E, essendo bene ideale l’Assoluto, sciolto cioè da ogni legame particolaristico, il “buon” cittadino non può che sentirsi cittadino del mondo.
15 febbraio 2020
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

2 Commenti

  1. antonio ha detto:

    Concordo con questa tesi, penso inoltre l’imitazione di Gesù sia l’unica via d’uscita dal dominio alienante e labirintico delle illusioni, perché la loro natura mimetica e cangiante le rende irriconoscibili e indistinguibili a priori. Letta senza il velo dell’orgoglio umano, la metafora del buon pastore è in questo senso molto logica e razionale, solo chi conosce riconosce.

  2. Come al solito,da conservare sul marque page e da rileggere di tanto in tanto e da meditare.GRAZIE DON GIORGIO.

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