Una scintilla capace di bruciare il mondo intero

di don Giorgio De Capitani
Se qualcuno pensasse che, con l’età che avanza implacabilmente verso il tramonto e che perciò non può non incidere anche sul mio fisico, di conseguenza anche il mio morale o la forza d’animo o il mio spirito ribelle potrà debilitarsi o cedere alle stregonerie di una bastardaggine di ideologie, veri deliri di pagliacci idolatrati da gentaglia incancrenita nella mente e nel cuore, ebbene, quel tizio o caio o sempronio si sbaglierebbe di grosso.
Certo, non sono un carro armato che procede sparando a zero contro giganti che sembrano invulnerabili, ma ho dalla mia una forza ben più potente di una bomba atomica.
No, non mi ritengo un dio contrapposto al dio delirante di una ideologia malefica.
Mi ritengo un essere umano normale, ma che cerca fortemente di attingere la propria normalità dal pozzo del Divino, di quel Divino che apparentemente tace all’esterno del pozzo, ma che fa lievitare “potenzialmente” tutta la materia.
Chi manovra la storia con il medesimo successo di colui che possiede un esercito di scimmie addomesticate a mordere, in fondo – e ne sono più che convinto – non crede nel divino potere quanto colui che pone perdutamente fiducia in un piccolissimo seme deposto da Dio in un ventre verginale.
C’è un fecondare che va al di là di ogni legge strettamente biologica, ed è quella gestazione dello Spirito che “eternizza” ogni respiro dell’essere umano, anche se, nella nostra carnalità, siamo come pietrificati dal tempo e dallo spazio, in un duello anche drammatico, appunto, tra spirito e materia.
Se lottassi fuori del mio essere, quasi un super-eroe omerico alle prese con divinità titaniche, sarei sempre un perdente in partenza, un presuntuoso alla pari di ogni burlone che si crede un devoto paladino al servizio di sua maestà, l’onnipotente della corte celeste.
È l’Idea che mi sostiene nella mia lotta di cavaliere errante.
Sì, l’Idea, che è l’immagine di una Realtà indistruttibile, ovvero del Bene Sommo. Immagine: ovvero non-idolo coseificato (il che rimanderebbe alla tentazione diabolica!), ma scintilla dello stesso Bene Assoluto.
La mia forza sta nella scoperta di questo Riflesso divino, e da questa scoperta ha origine quella rivoluzione d’essere, capace di capovolgere il mondo dell’avere e dei suoi cultori.
Ho nulla di “mio”, nel senso egoico di chi fa del riflesso divino un idolo o immagine dell’anti-Dio.
Anzi, quasi mi verrebbe da dire che il risveglio in noi della scintilla divina potrebbe bastare a spegnere il fuoco fatuo di un mondo coseificato da speudo-immagini del mondo del Divino: una scintilla divina tale da scatenare il più grande fuoco sulla terra.
Gesù disse: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49).
Gesù disse, in quanto Parola vivente: Parola che si trasforma nel fuoco divoratore di ogni paglia d’avere, di potere, di sapere, ovvero di un mondo incancrenito, privo dunque dello Spirito in perenne gestazione.
Io sono una scintilla di quel Fuoco!
Ognuno di noi è una scintilla di quel Fuoco!

 

6 Commenti

  1. Patrizia ha detto:

    Dio si manifesta ed agisce dove è la debolezza, e non ha bisogno di eserciti sterminati per vincere, gli basta solo il bambino Davide contro il gigante Golia.
    Stiamo vivendo un momentaccio, ma non facciamoci prendere dallo sconforto, ce la possiamo fare.

  2. Giuseppe ha detto:

    È vero, il fuoco distrugge, e quello che sta succedendo a Notre Dame sembra fatto apposta per dimostrarlo, ma allo stesso tempo il fuoco fortifica, illumina e riscalda. Non per niente è uno dei simboli dello Spirito Santo, fiamma inestinguibile d’amore e di saggezza, e viene benedetto nella veglia pasquale durante il rito della luce. Per questo il cero che viene acceso in quell’occasione simboleggia la luce del Cristo risorto che vince le tenebre della morte e del male per la salvezza dell’umanità.

  3. Luigi ha detto:

    L’ospedale di Merate è dedicato a Leopoldo Mandic. Pochi sanno chi fosse. Era un padre cappuccino dalmata. Ad un giovane studente sedicenne che gli narrò la sua vita ordinaria disse: “Senti figliolo, ti do un consiglio: cerca di vedere Dio, tutto Dio (guarda che è difficile tutto Dio: il Dio del giorno e della notte, della gioia e del dolore, del bene e del male!) in tutti e dappertutto (anche vederlo in tutti è difficile: in quelli che ti vogliono bene e in quelli che ti fanno del male, che ti lodano e ti biasimano, oppure ti condannano, nei simpatici e negli antipatici!). Se riuscirai a veder così, allora capirai molte cose, e tu sarai sempre sulla strada buona, la strada di Dio”. Quando uscì dal confessionale il sedicenne era come ubriaco e non capiva più niente. Ma da allora cominciò a guardare con occhi liberati le cose e i giorni e le facce degli uomini e si sentiva tutto liberato. Questo giovane avrà “il fuoco della parola”. Le grandi direttive nei quali si muoveva erano: l’unità di Dio, la centralità dell’uomo, la custodia del creato, una libertà sempre da costruire, l’attenzione ai poveri. A tutti i giovani che entrano nei confessionali a raccontare la loro vita ordinaria auguro che se ne escano “con occhi liberati”. Al sindaco e agli amministratori di Calolziocorte e a chi è come loro e si vantano di essere cattolici “escludendo” gli stranieri: “e lo straniero protegge il Signore” (salmo 146 o 145 versetto 9). Don Giorgio le auguro una buona settimana santa e una buona pasqua ringraziandola per l’ospitalità che mi ha dato sul suo blog.

  4. Enrico ha detto:

    Complimenti Don Giorgio. Bellissime parole. Attraverso lei capisco cosa significa “credere”.

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