Occorre togliere l’obbligo del celibato

matrimonio preti

di don Giorgio De Capitani
Certo, non si pretende che domenica mattina il papa, affacciandosi al balconcino di piazza San Pietro, proclami a tutto il mondo: “D’ora in poi i preti cattolici e le suore si potranno sposare!”.
Ce n’è ancora di strada da fare. Si è appena all’inizio. Forse non si è nemmeno partiti.
Ma il problema è sempre lo stesso: la Chiesa aspetta sempre troppo tempo, prima di decidersi. E, quando lo fa, è perché è costretta. Anche i preti che se ne vanno perché hanno deciso di fare famiglia fanno riflettere, e prima o poi metteranno la gerarchia di fronte al dilemma: “Che facciamo?”.
Il crollo delle vocazioni dipende solo dall’edonismo o dalla mancanza di fede? E il gravissimo fenomeno della pedofilia non ha proprio alcun legame con il fatto che ai preti è proibito di amare una donna o un uomo? Come si spiega l’estensione che ha avuto la pedofilia del clero? Ora può bastare che il papa la condanni, prendendo magari un bastone? A che servirebbe? Come al solito, non si va alla radice.
Ma non avete mai pensato che uno dei più grossi crimini (rovinare l’innocenza dei piccoli) sia stato compiuto proprio dai preti o dalle suore, che hanno un rapporto speciale con Dio? Preghiere, confessioni, digiuni, penitenze, sacramenti ecc. ecc. a che cosa sono serviti? E allora qual è la vera causa? Come uscire da questa spirale?
Ho una mia teoria, ma non credo che sia solo mia e sia solo una teoria. La Chiesa, nella sua gerarchia, ha sempre cercato di coprire il marcio, canonizzando santi e sante, offrendo forti ideali di vita. Comunque, non mi pare che tutti i santi e tutte le sante siano stati o state persone “equilibrate”, tali da essere un modello comune di fede e di vita. Gente talora costretta a disumanizzarsi per evadere da questo mondo, dove il corpo era visto come peccato, perciò da demonizzare. Gente “squilibrata” a tal punto da chiederci se non avessero problemi di carattere neurologico. Quanti drammi vissuti nei conventi! Quante depressioni psichiche dovute a una disciplina veramente disumanizzante! Ogni pensiero di donna o di uomo represso fino al limite della follia!
Certo, la Chiesa aveva nel passato buone motivazioni dalla sua: il matrimonio mistico, l’amore eterno, il regno dei puri di cuore! E così si reprimeva, si reprimeva, si reprimeva. Il corpo veniva trattato come il corpo di Cristo flagellato dalla soldataglia! Flagellare il corpo fino a farlo sanguinare, il tutto per evitare che ci fossero pensieri sul sesso considerati impuri, che ci fossero stimolazioni o erezioni naturali, che si godesse anche solo spiritualmente pensando alla bellezza dell’amore umano. No! Tutto proibito!
Come si poteva pensare che, continuando con questi stillicidi, il clero o il mondo religioso femminile mantenessero a lungo i propri equilibri? E la Chiesa gerarchica, pur sapendo (anche perché essa stessa coinvolta in prima persona!), faceva finta di non sapere, oppure intensificava la propria opera di repressione, con autoflagellazioni d’ogni tipo. Dal masochismo al sadomasochismo! Chi può negare che ogni potere abbia incluso questa forma di perversione nel far soffrire gli altri? Che dire allora di chi aveva delle responsabilità di comando negli ordini maschili e femminili? Godere nel far soffrire gli altri, giustificandosi di agire così, solo per la maggior gloria di Dio! Cavoli! Quale maggior gloria di Dio? Come si può far soffrire una persona, solo perché bisogna attenersi agli ordini o alle regole. La disciplina! Cavoli, quanto male ha procurato alle persone più semplici! Pensate alla obbedienza, imposta come virtù!
Tutto questo mondo di repressioni, fisiche e psichiche, in nome delle virtù stabilite dalla Chiesa-struttura per autodifendersi e per autoalimentarsi, ha procurato un mondo di repressi, di castrati, di sottomessi. E chi si ribellava, aveva il resto!
Ecco, bisognava castrarsi per sopravvivere nella religione. Ma questo sistema repressivo sembrava risparmiare, ma solo in parte, il popolo di Dio. In realtà anche il popolino non aveva vita facile. L’amore coniugale aveva le sue regole, aveva i suoi ritmi, aveva i suoi canoni, naturalmente stabiliti dalla Chiesa. Il tutto in vista di fare figli. Solo in funzione della copula. Sì, eccitarsi per produrre lo sperma generativo, ma possibilmente senza godere. Era proibito godere!
Oggi le cose in parte, ma solo in parte, sono cambiate, anche perché tra il popolo più nessuno obbedisce alle direttive ecclesiastiche nel campo sessuale. Finalmente! Ognuno agisce secondo la propria coscienza, dando privilegio all’amore più che all’atto creativo. E se parliamo di preservativi, oggi la gente, anche quella più cattolica, ne fa uso che vuole. Finalmente!
E il clero e il mondo religioso femminile? Credo che, superato quel momento critico del più losco medioevo, ha imparato ben presto a convivere con la propria sessualità. Davanti alla legge, in un modo, e, poi, nel privato, in un altro. Non c’erano solo amanti segrete, ma purtroppo si arrivò alle perversioni più criminose. E la Chiesa taceva, esigendo solo che si salvassero le apparenze. Tutto divenne “mere penalis”, espressione della teologia morale che, in poche parole, significa: “Se non ti beccano, allora tutto va bene; ma se ti beccano, allora preparati a pagarne il prezzo!”.
Taci oggi taci domani, copri e copri, alla fine il bubbone scoppiò. E oggi siamo qui tutti quanti a scandalizzarci, quando tutti quanti, chi in un modo chi nell’altro, abbiamo taciuto, collaborando con i vertici ecclesiastici.
Ma non si tratta solo del fenomeno pedofilia (comunque, è fuori discussione la sua gravità), si tratta più in generale anche del diritto all’amore umano, che la Chiesa ancora oggi fa di tutto per reprimere tra il suo clero e il mondo religioso femminile. La Chiesa finalmente ha condannato la pedofilia, promettendo ogni collaborazione nel reprimerla, ma non ha ancora condannato la violazione al diritto all’amore per ogni essere umano, anche per i suoi ministri e le sue ministre.
Ognuno deve avere il diritto a fare la sua scelta. Non si è obbligati a sposarsi, ma credo che tutti abbiano il diritto di voler bene ad una persona. E non si dica più che l’0amore universale è superiore all’amore per il singolo. Smettiamola con queste contrapposizioni.  
da la Repubblica

Papas Jani Pecoraro:

“Io, prete sposato e padre,

riesco a capire meglio i problemi dei fedeli”

prete pecoraro
Parla un prete cattolico sposato, uno di quelli di rito greco: “Noi sacerdoti di rito orientale possiamo prendere i voti dopo le nozze. Giusto che Francesco ascolti il sentire del popolo
di ALESSANDRA ZINITI
“Il celibato dei sacerdoti è una tradizione, non è un dogma. Se, come dice papa Francesco, ci deve essere un “sensus”, un sentire della fede del popolo, forse è ora di dargli più ascolto. Perché c’è tanta gente che dice: “È un bene che anche i preti possano essere sposati””.
Papas Jani Pecoraro è uno di loro, un prete cattolico sposato, uno di quelli di rito greco- bizantino all’interno della grande casa della Chiesa cattolica. “Io sono un sacerdote cattolico a tutti gli effetti – spiega – ho una moglie, due figlie e vivo con grande serenità e normalità la mia vocazione e il mio lavoro”.
Che, in questo momento, è pure di grande responsabilità visto che, dopo il “commissariamento” dell’eparchia di Piana degli Albanesi da parte di Papa Bergoglio, papas Jani Pecoraro è il vicario della cattedrale di Piana degli Albanesi, l’enclave di origine greco-albanese a pochi chilometri da Palermo.
Papas Pecoraro, il Pontefice pensa ad una soluzione al problema del celibato dei sacerdoti.
“Ben venga questa che mi sembra una bella apertura nei confronti di una questione che potrebbe cambiare i rapporti della Chiesa cattolica non solo con il mondo laico ma anche con le altre chiese. Bisogna leggere i segni dei tempi e non c’è dubbio che oggi la società ci pone davanti a situazioni che un sacerdote sposato potrebbe affrontare sicuramente meglio”.
Lei, ad esempio, come vive il suo sacerdozio con una famiglia normale che l’aspetta a casa?
“Appunto, con assoluta normalità. Mia moglie è impiegata al Comune di Palermo, ho due figlie di 15 e 19 anni che frequentano il liceo e non c’è dubbio che l’esperienza della quotidianità della mia vita familiare e di relazione, le problematiche genitoriali, mi danno un bagaglio di esperienza prezioso per affrontare con realismo il mio sacerdozio e l’approccio con i nostri fedeli. Perché poi, non è che la gente che ci conosce e ci segue vede noi sacerdoti sposati in modo diverso da quelli celibi”.
Lei crede che senza l’obbligo del celibato, il problema della pedofilia nel clero potrebbe essere più circoscritto?
“Non vedo un collegamento diretto. La causa di questo scandalo è la società sempre più libertina che investe tutte le sue componenti, purtroppo anche la Chiesa. Certo, il prete celibe sente probabilmente una carenza affettiva e una incompletezza che può indurre a queste orribili pratiche”.
Lei da quanti anni è sacerdote, marito e padre?
“Io ho 53 anni, mi sono sposato a 30, poi ho fatto tre anni di seminario e nel 96 sono diventato sacerdote. Il codice di diritto canonico per le chiese orientali promulgato nel 1990 da Giovanni Paolo II prevede che prima ci si sposi e poi si prendano i voti. E io mi sto avvicinando, con totale soddisfazione, ai vent’anni di sacerdozio. In Sicilia siamo quattro o cinque i preti sposati. Penso che se dovesse cadere l’obbligo del celibato per i sacerdoti di rito latino saremmo molti di più”.

 

 

24 Commenti

  1. PietroM ha detto:

    “Tutto questo mondo di repressioni, fisiche e psichiche, in nome delle virtù stabilite dalla Chiesa-struttura per autodifendersi e per autoalimentarsi, ha procurato un mondo di repressi, di castrati, di sottomessi. E chi si ribellava, aveva il resto!”
    Mi pare uno dei punti più centrati tra le riflessioni di don Giorgio. Occorre riconoscere come conclamato che la maggior parte delle devianze sessuali derivino dalla repressione forzata degl’impulsi erotici che la natura, il DNA o quello che volete, include nell’essere umano.
    Vivere la propria sessualità in modo sereno non dovrebbe essere un’utopia. Già la vita è difficile per tanti altri aspetti. Tuttavia, celibato o non celibato vanno intesi come inalienabile scelta personale, con possibilità di revoca da parte dell’interessato. Non siamo tutti uguali, virtuosi allo stesso modo ed allo stesso grado. C’è magari il virtuoso sulle tentazioni sessuali, ma non nel rubare, giudicare o maltrattare il prossimo. Nessuno ponga le proprie regole di vita come se fossero Vangelo per tutti.

  2. dioamore ha detto:

    Il matrimonio, dal mio punto di vista, è un contratto al servizio della Proprietà Privata che serve soltanto a tutelare una stirpe di persone e i suoi beni (compresi i futuri figli, considerati beni per eccellenza).

    Non ci potrà mai essere la Chiesa finché ci sarà anche solo una famiglia, una tribù, un popolo, un partito, un movimento, una congregazione, una chiesa, ecc, perché la Chiesa è Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

    La Famiglia esclude la Chiesa e la Chiesa esclude la Famiglia.
    Chiesa e Famiglia si escludono a vicenda.

    Spiace dirlo. Ma io devo ripeterlo: i figli della luce non si ammogliano e non si maritano. Là dove due o tre sono riuniti nel nome di Gesù, Gesù è in mezzo a loro.

    Cosa vuol dire essere uniti nel nome di Gesù? Gesù non fa distinzioni sessuali tra omosessuali o eterosessuali o distinzioni di razza. Pone la sua persona al centro e non pone la Legge e tanto meno il Codice civile.

  3. alessio ha detto:

    si al matrimonio dei preti ,si al divorzio si all’aborto,si a l’eutanasia,si a tutto,,,
    e dai …si vive una volta sola. che palle queste regole.
    vi ricordo che si può anche scegliere di non fare il prete,se non se ne è convinti.
    troppo bello avere la botte piena e la moglie ubriaca.
    FATE TUTTO QUELLO CHE VI PIACE.

  4. Edoardo ha detto:

    Concesso che il celibato non è un dogma ma frutto della tradizione, non concordo sul fatto che “i preti se ne vanno” perché non possono sposarsi.
    Non avevano accettato il celibato con un giuramento?
    Accettiamo lo spergiuro?
    E allora accettiamo il divorzio “religioso”?
    E poi la pedofilia è una aberrazione, come già detto, presente in tutta la società. E’ arbitrario legarla al celibato.
    Se questo celibato è insopportabile, ci sono sempre le prostitute che non fanno differenza fra preti e laici!
    Chiamiamo le cose con il loro nome, per favore!

    • Patrizia ha detto:

      Edoardo, hai mai sentito parlare dell’innamoramento???
      Sai è quella cosa che ti fa battere forte forte il cuore e per la quale vuoi mettere in mano della persona amata il tuo cuore per il resto della tua vita!
      Come puoi confondere sesso a pagamento con sentimenti di amore???
      E poi, finitela di sostenere che il prete sapeva cosa sceglieva al momento dell’ordinazione, perché grazie al buon Dio l’uomo non è stato progettato senza sentimenti e può darsi che al momento della scelta al sacerdozio non amava nessuno, ma poi, con il tempo, si è innamorato!!!
      Quindi, visto che Dio ci ha lasciato la libertà di scelta, e soprattutto non ci ha progettato come macchine, cioè prive di sentimenti, chi è l’uomo che vuole sostituirsi a Dio nel negare una cosa (AMORE) che egli ha creato “per il bene dell’uomo” e non contro di esso???
      “Non è bene che l’uomo sia solo….” è un passo della Bibbia: TI DICE NIENTE???

      • Edoardo ha detto:

        Cara Patrizia,
        so benissimo cosa sia l’innamoramento. Ho sposato mia moglie nel lontano 1961 e siamo ancora insieme. Abbiamo quattro figli e sette nipoti e se tornassi indietro non vorrei fare altro. So anche cosa sono le tentazioni. Non credi che in 75 anni di vita ne abbia sofferte molte?
        I miei genitori, povera gente di campagna, mi dicevano sempre: Il valore di un uomo si vede dal modo in cui mantiene le proprie promesse, di qualunque tipo esse siano.
        Non credi che lo stile di vita (laica o religiosa) si possa giudicare in base a questo concetto?
        Non posso ignorarlo neppure parlando del giuramento dei preti o del giuramento del matrimonio.
        Certo che le situazioni possono cambiare, ma se tu contrai un debito con qualcuno, lo devi pagare anche le “condizioni” sono cambiate a meno che tu non sia una banderuola che segue il vento.
        Hai mai provato ad andare in Banca e dire al direttore: voglio annullare quel mutuo ventennale che ho contratto cinque anni fa perché i soldi della rata ora mi servono per altre cose!
        Non credo proprio sia un esempio fuori luogo. Meglio sarebbe stato non contrarre alcun debito!
        Se poi vogliamo togliere l’obbligo del celibato per il clero, bene ma per i prossimi preti. Non si cambiano le regole in corsa.

        • PietroM ha detto:

          Se un uomo contrae un debito, gode di un prestito, viene studiato, radiografato, esaminato come una cavia e, infine viene accreditato. Ma cosa succede se la sua azienda fallisce e chiude? Non sarà più solvibile ! Allora, per rispettare i patti e per coerenza e fede dovrà solo suicidarsi …O no!?

      • Edoardo ha detto:

        Nel risponderti ho volutamente ignorato I riferimenti “al buon Dio” che ha creato l’uomo con i Sentimenti, con l’Amore e con la libertà di scelta. Questo vale per le persone fortunate, lasciami aggiungere, che credono nel Dio cristiano e che sono convinte nel suo coinvolgimento nella vita di ogni giorno.
        E dove si pratica la poligamia e la poliandria non contemplata dal Cristianesimo?
        E in India dove costringono le bambine di 9-10 anni a sposare uomini di 60 anni?
        E nel mondo musulmano dove si taglia la mano destra ai ladri e la testa agli assassini e dove si lapida l’adultera o la presunta tale?
        Io vedo le cose da un punto più ampio del tuo e considero il giuramento come la base del vivere civile che ci siamo scelti in 200.000 anni di evoluzione vivendo su un piccolo pianeta di una piccola stella ai margini di una piccola galassia lontana miliardi di anni luce da altre galassie.
        Certo le regole di questo vivere civile possono essere cambiate ma annullare queste regole sarebbe, a mio parere, un segno di imbarbarimento e non di progresso.
        Con stima. Edo

  5. Valentina ha detto:

    Sono favorevole al matrimonio dei sacerdoti. Mi sembra giusto che anche il sacerdote possa vivere una storia d’amore e che possa contare sulla presenza di una donna fedele e affezionata che lo affianchi e lo sostenga nel suo ministero. Anch’io credo che il tragico fenomeno della pedofilia nella Chiesa abbia una relazione con l’obbligo del celibato per i religiosi e con la repressione della loro sessualità. La natura si riprende sempre ciò che le viene tolto. La sessualità, sempre così malvista e demonizzata da molte religioni, è semplicemente una componente naturale di ogni individuo. Non dico assolutamente che tutti i sacerdoti siano destinati a diventare pedofili o che la repressione della sessualità generi sempre la pedofilia. Ma sono convinta che la pedofilia sia causata in gran parte dalla castità forzata. Permettere ai sacerdoti di vivere normalmente la loro sessualità sarebbe certamente una cosa giusta.

    • Edoardo ha detto:

      Cara Valentina, non leggi i giornali?
      I pedofili sono il più delle volte gente sposata!

      • Valentina ha detto:

        Sì, Signor Edoardo, io leggo i giornali e anche i libri, oltre a seguire diversi notiziari. Sono parecchio informata sull’attualità e so benissimo che la pedofilia esiste anche fra la gente sposata. Ma questo cosa c’entra, scusi? Qui si è accennato alla pedofilia nella Chiesa e io mi attengo strettamente all’argomento in oggetto quando esprimo i miei commenti. In caso contrario si creerebbe solo confusione e si perderebbe il filo del discorso, cosa che a me non piace. La saluto, Signor Edoardo.

        • Edoardo ha detto:

          C’entra in quanto si mette in relazione (anche se in modi sfumato) il rapporto fra celibato e pedofilia.

          • Valentina ha detto:

            E allora vede bene che non c’entra niente. Qui si è accennato appunto al rapporto tra celibato e pedofilia e parliamo della pedofilia nella Chiesa. Se le persone che possono avere una normale vita sessuale possono comunque essere esposte alle deviazioni di tipo sessuale, pensi quanto possono essere più esposte le persone che sono innaturalmente obbligate a reprimere la loro sessualità. Torno a dire, la natura, meravigliosa e tremenda, si riprende sempre ciò che le è stato tolto. E la sessualità è una componente naturale dell’essere umano.

  6. Giuseppe ha detto:

    Abbiamo già affrontato l’argomento in altre occasioni e, manco a dirlo, mi trovo d’accordo con don Giorgio. Sono sempre più convinto che la “chiesa istituzione” abbia cercato in tutti i modi di far prevalere quei precetti (più che altro norme di comportamento che poco hanno a che fare con la fede) che riteneva più opportuni sulla stessa parola di Gesù, vale a dire sul messaggio evangelico che, invece, dovrebbe essere la base dei suoi insegnamenti. Quanto poi all’aspetto morale, specialmente per quel che riguarda la sessualità (argomento che spesso finisce per essere l’unico di questo aspetto) non è mai riuscita a darsi una linea di coerenza attendibile, visto che i suoi stessi ministri sovente erano (e sono tuttora) i primi a contraddire le rigide norme imposte ai fedeli. Quella dell’obbligo per i religiosi di non contrarre matrimonio è una delle panzane più incredibili e immotivate che gli esimi principi della chiesa siano riusciti ad inventarsi. È vero che ci sono delle ragioni (forse anche valide) alla base di questa scelta, ma ce ne sono almeno altrettante per contraddirla. E la testimonianza di Papas Jani Pecoraro è illuminante al riguardo. Del resto non credo che sia l’abito, né tantomeno lo stato civile, a fare di una persona un buon cristiano. Oltretutto non dobbiamo dimenticare che preti, frati e monache sono prima di tutto esseri umani e, come tali, soggetti alla fragilità, alle debolezze, agli slanci affettivi e alle passioni tipiche della nostra umanità, per questo trovo disumano ed insensibile un divieto così perentorio. Ciò non toglie che, a maggior ragione, ho (e avrei comunque) il massimo rispetto per chi liberamente si sente in grado di poter rinunciare ad una vita affettiva di coppia e a formare una famiglia. L’importante, però, è che qualsiasi decisione assunta al momento di prendere i voti, non venga considerata irrevocabile e definitiva, perché ciascuno di noi, nelle diverse fasi della vita ha diritto di operare delle scelte, a volte anche tornando sui suoi passi se necessario.

  7. GIANNI ha detto:

    Mi pare che l’articolo sollevi temi diversi, di cui in parte abbiamo già parlato.
    Intanto, il tema della pedofilia.
    Le più recenti ricerche evidenziano come vi sia un’espansione di questo fenomeno in tutti gli ambienti frequentati da bambini, comprese famiglie ed associazioni giovanili, anche non religiose.
    Probabilmente, quindi, il rapporto tra chiesa e pedofilia è legato più a questo, che non ad un nesso di causalità con il celibato o il nubilato.
    Anche perchè, diversamente, questa forma di parafilia allora non avrebbe ragione di esistere o diffondersi in altri tipi di ambiente, o nell’ambito di persone sposate.
    Peraltro, a prescindere dalle dure parole del pontefice, non vanno dimenticate le norme di diritto canonico, sostanziale e processuale, che colpiscono gravemente i pedofili, quindi il tema è stato affrontato.
    Che poi alcuni ecclesiastici si rendano complici, è altro discorso ancora, e porterebbe lontano.

    Quanto all’obbligo di celibato e nubilato, direi che è uno di quei temi che evidenzia la differenza di tradizioni tra le diverse confessioni.
    Del resto, se esistono diverse confessioni, è essenzialmente perchè esistono diverse posizioni sugli stessi temi.
    AL riguardo può essere interessante notare come la maggior parte, se non proprio la totalità, delle posizioni del cosiddetto cattolicesimo progressista, oggi si trovi ad essere condivisa, probabilmente, sopratutto nella chiesa anglicana.
    In tal senso, il sacerdozio, e da qualche giorno l’episcopato concesso alle donne, il non credere a dogmi mariani ed ai santi, il non riconoscere il ruolo papale, ed altre posizioni ancora.
    Tuttavia, abbracciare una confessione protestante creerà sempre dei problemi per chi sostenitore indefesso del libero arbitrio.
    Credo quindi sia per questo motivo che molti sacerdoti cattolici,pur condividendo su certi temi più le posizioni protestanti, che quelle cattoliche, preferiscano rimanere nel cattolicesimo, fermo restando che il codice di diritto canonico per le chiese orientali consente il matrimonio dei sacerdoti, ma non quello dei vescovi.
    A prescindere da queste differenze, personalmente quello che mi ha sempre convinto, non di un dogma, che tale non è, ma del celibato sacerdotale, a parte considerazioni d’ordine teologico, riconduce sopratutto a due questioni, che già abbiamo trattato.
    Mi limito quindi a richiamarle,senza ripetere le note già espresse in altra occasione:la concezione metafisica di certe funzioni sacerdotali, ed il significato di missione totale che assume il ruolo sacerdotale secondo talune concezioni.

  8. Patrizia ha detto:

    Tutti i veri cristiani preferiscono essere fedeli all’insegnamento di Cristo e rigettano le invenzioni umane, attenendosi all’avvertimento di S. Paolo che dice: “Quand’anche noi, od un angelo del cielo vi annunziassimo un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema” (Galati, 1:8)

    A proposito dell’imposizione del celibato ecclesiastico…

    E’ il 1079 quando papa Gregorio 7° introduce il CELIBATO DEI PRETI. Ma nel Nuovo Testamento si dice l’esatto contrario, ovvero secondo
    Paolo il “vescovo” DEVE avere famiglia, in quanto:

    “…bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente,dignitoso, ospitale, capace diinsegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene lapropria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?” (1a Epistola a Timoteo, cap. 3)
    Pietro, secondo la Chiesa Cattolica Romana, era vescovo e primo Papa, però la Bibbia dice che era sposato (Matteo 8:14; 1 Corinzi 9:15). Questo mostra chiaramente che il celibato del clero non è un comandamento di Dio. Esso fu imposto al clero da alcuni sinodi (Elvira, Orange, Arles, Agde, Toledo) e dal Concilio Lateranense del 1139. Fu una decisione sbagliata perché molti preti non riescono a vivere tutta la vita senza il rapporto sessuale, e Dio considera le relazioni tra persone non sposate come peccato estremamente grave (1 Corinzi 6:9-10,18; Atti 15:28-29; Apocalisse 21:8). I poveri preti che non riescono a resistere e cadono in peccati sessuali hanno una più severa condanna da Dio e scandalizzano molti. Oggigiorno la grande maggioranza dei preti vorrebbe essere libera di sposarsi, ma finora questa decisione sbagliata, presa tanti secoli fa, non è ancora stata corretta. Forse perché solo i Papi hanno autorità di cambiare questa regola della Chiesa Cattolica Romana, e di solito essi sono molto vecchi!

    Non stiamo dicendo che tutti i preti e tutti i pastori devono sposarsi, ma che sposarsi o no deve essere una decisione personale, conforme all’insegnamento della Bibbia.

    Infatti, l’apostolo Paolo non era sposato, ma Pietro sì!

    Infine non molti conoscono alla perfezione quest’altro passo della Bibbia, perchè forse non conviene farlo conoscere!

    1Timoteo 4:1-4
    1 Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, 2 sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. 3 Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. 4 Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie.

    • Edoardo ha detto:

      Pietro era sposato, ma non c’è scritto da qualche parte che lasciò la famiglia per seguire Cristo?
      Vuol dire qualcosa questo?

      • Patrizia ha detto:

        Se ti riferisci alla Bibbia è scritto il contrario di quello che sostieni!!!

        1Corinzi 9,4-5

        4 Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere? 5 Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?

        Ma poi vi pare possibile che la bontà del figlio di Dio poteva mai applicare una crudeltà simile, cioè di far lasciare le mogli SOLE e nella disperazione, che a quei tempi oltremodo sarebbe stata durissima per loro la sopravvivenza???
        Un Dio così me lo avreste dipinto un Dio buono???
        Non sarebbe stato mai possibile per Gesù applicare una crudeltà simile.
        Quindi è ovvio che le mogli erano a seguito!!!

      • PietroM ha detto:

        Per Pietro Apostolo, sì.

      • PietroM ha detto:

        La mia risposta si riferiva alla domanda posta da Edoardo su San Pietro.

    • alessio ha detto:

      senza polemica.
      disse anche di non mangiare il frutto di un albero…
      metafora per dire che non si può sempre fare come si vuole.
      le scelte impongono delle regole si può scegliere diversamente.

  9. Filippo ha detto:

    In linea di massima, concordo, ma non posso non tener conto che don Milani (in vari passi e, chiaramente in Lettera a una Professoressa) considerava un valore irrinunciabile il celibato. Così’, per cronaca.

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