Un ministro che non parla, ma agisce. Benvenuta Lamorgese

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14/09/2019

Un ministro che non parla, ma agisce.

Benvenuta Lamorgese

Mario Lavia Giornalista
È toccato a un ministro non politico segnare il primo punto del governo Conte 2. La nuova titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, ha trovato il modo per bypassare con intelligenza e senso dello Stato il famigerato decreto sicurezza bis di Salvini, ponendo così fine all’odissea della Ocean Viking, i cui 82 passeggeri-migranti verranno sbarcati a Lampedusa.

Siamo dinanzi al primo passaggio dell’era post-salviniana. Nei contenuti, nell’approccio al problema, nello stile di governo. Non parla, Lamorgese: fa. È il pregio degli “indipendenti”, tanto più quando si tratta di altissimi funzionari dello Stato. È una boccata d’ossigeno. La concretizzazione della famosa discontinuità, che non è una categoria dello spirito ma un modo di governare completamente diverso da quello dei gialloverdi (e se Di Maio lo capisce, meglio).

Ma come ha fatto, la neoministra dell’Interno? Non ha sfoggiato un gioco di prestigio, e neppure escogitato una di quelle soluzioni fantasiose tipiche di certa politica italiana. È che, essendo in via di maturazione un accordo generale europeo sulla ripartizione dei migranti, ecco che il governo italiano ha ottenuto che Francia e Germania aprissero le loro porte ai migranti (25% ciascuna), e che l’Italia abbia ad ospitarne il 10%: 8 o 9 persone. I restanti verranno accolti da altri Paesi che daranno la loro disponibilità. È la prova generale dell’atteggiamento che l’Italia intende assumere davanti ad ogni soccorso di migranti effettuato da navi umanitarie nel Mediterraneo che poi chiedono l’assegnazione di un porto sicuro.
Pare l’uovo di Colombo. Accogliere, e cooperare nello sforzo di ospitalità. Pare l’antipasto della famosa revisione del trattato di Dublino che infatti è uno dei punti di forza del programma illustrato da Conte in Parlamento. Ma come è diventato possibile ciò che fino a un mese fa era utopia? Senza retorica: è la politica, bellezza.
Quando l’Italia salviniana brandiva la clava propagandistica  dei “porti chiusi” e aizzava il Paese contro una fantasmagorica “invasione”, si trovava di fronte un’Europa sorda e chiusa e, diciamolo pure, tutt’altro che in colpa a cospetto delle danze dell’apprendista stregone del Viminale. Ma appena il vento è cambiato Bruxelles, Parigi e Berlino hanno mutato atteggiamento. Salvini vede in questo la riprova dell’asservimento italiano, non comprendendo che questa è politica. Sono cambiati i rapporti di forza. Per fortuna, anche, dei disgraziati che vengono a cercare la vita e la libertà nella vecchia Europa.

 

1 Commento

  1. bartolomeo palumbo ha detto:

    Era ora che le cose cambiassero e lo dico con sollievo.Mi sento in dovere di ripetere:abbasso salvini.

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