Il Cristo storico, il Cristo mistico e la Trinità

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Il Cristo storico, il Cristo mistico e la Trinità

Premetto che sono riflessioni personali, anche se in parte risentono dei miei recenti approfondimenti sulla fede cristiana. Non ne faccio una sintesi, ma qualcosa di mio, per cui tutto è suscettibile di discussione tra spiriti liberi o oppure di rinnegamento da parte della dottrina della Chiesa ufficiale. Quello che è mio me lo tengo caro, pur lasciando all’autorità il diritto di contestarmelo.
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La Risurrezione di Cristo è la più grottesca contraddizione di una Chiesa-religione che si è costruita tutta una pomposità di riti, forse per tentare di coprire il Mistero di un corpo sparito nel nulla. La Liturgia pasquale non è forse la celebrazione di una Tomba vuota? Ma che significa tomba vuota?
Eppure, è proprio qui il più grande Mistero per un credente: un Mistero che i primi cristiani spiegavano inventando le più ridicole apparizioni del corpo tornato in vita del Cristo storico alle fortunate e meritevoli donne e agli apostoli che, pur graziati dal loro Maestro, sono rimasti per parecchio tempo in una tale confusione eccitante da accusarsi a vicenda, con l’intento anche di scaricare sugli altri le proprie paure, rimanendo chiusi in casa.
D’altronde, come potevano i primi cristiani cogliere subito il Mistero della Risurrezione che, proprio perché uno dei più grandi Misteri della fede cattolica, richiedeva quella “interiorizzazione” che, dopo duemila anni, è rimasta ancora di pochi prediletti o di quegli esseri “spirituali” che non si sono lasciati ingannare dalla Chiesa-religione?
La Chiesa non solo è rimasta alle suggestioni visionarie del Cristo Risorto, ma – una prova sono le pompose celebrazioni pasquali – non è ancora riuscita a capire il Mistero della Tomba vuota. Non è vuota perché il cadavere di Cristo è risorto, o perché quel corpo esanime è sparito nel nulla (per fortuna, altrimenti il mondo oggi sarebbe ancora pieno delle sue reliquie) ma perché si è compiuto il grande Passaggio (pasqua vuol dire appunto “passaggio”) dal Cristo storico al Cristo della fede o mistico. Il Cristo della fede o mistico come potrebbe sopportare le apparizioni umane o tutto ciò che richiama ancora, in qualsiasi modo, il Cristo storico? 
Eppure la Chiesa, fin dall’inizio, non farà che presentare il Cristo risorto come un cadavere redivivo, e farne l’oggetto della propria fede. Qui sta tutto l’equivoco-abbaglio e tutto l’inganno di una religione, quella cattolica, che si è costruita, lungo i secoli, una tale struttura cadaverica, invocando in continuazione lo Spirito, dimenticando che Cristo, mentre muore, dunque prima di morire, ci ha donato lo Spirito, anticipando così la Risurrezione.
Tra il Cristo storico morto sulla croce e il Cristo risorto c’è un tale passaggio sostanziale che solo la fede può colmare. Chiariamo: per fede s’intende quella realtà “spirituale” che non ha nulla a che fare con il sensibile.
Recentemente, grazie stavolta a Angelo Scola, sono venuto a conoscere quanto ha scritto  J. Ratzinger-Benedetto XVI, nel suo libro “Gesù di Nazaret”: «Nella resurrezione è avvenuto un salto ontologico che tocca l’essere come tale, è stata inaugurata una dimensione che ci interessa tutti e che ha creato per tutti noi un nuovo ambito di vita, dell’essere con Dio» (J. Ratzinger-Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, 2011, 304).
Ecco, che cosa significa “salto ontologico”? Vorrei chiederlo a Ratzinger. Mi sembrano parole forti, che vanno nel senso da me indicato, che tuttavia la Chiesa non vuole approfondire, forse per paura di mettere in discussione tutta la propria struttura o impalcatura dogmatica e morale. 
Qualcuno potrebbe obiettare: i Vangeli che cosa sono allora? Rispondo: di certo i Vangeli non sono narrazioni puramente cronachistiche e neppure storiche nel senso che noi moderni diamo alla parola “storia”. I vangeli, cioè, non si limitano a raccontare fatti e parole di Cristo. Ma la vera domanda è questa: chi è quel Cristo di cui gli evangelisti narrano fatti e parole? Si tratta del Cristo puramente storico, oppure non è già il Cristo risorto, ovvero il Cristo della fede? Se fosse così, allora i fatti (i miracoli) e le parole (discorsi e parabole) per non parlare poi della sua passione e della sua morte, assumerebbero un altro senso. Altro che farne un’appurata esegesi del testo o del contesto, e così via. Si richiede di più: un salto di qualità.
Che i Vangeli non siano una pura biografia di Cristo, su questo tutti siamo d’accordo. Ma c’è di più. I Vangeli sono una contemplazione mistica (il Vangelo di Giovanni è la prova più che evidente) della vicenda storica di Cristo, per cui storia e fede, storia e mistica si armonizzano talmente da non potersi distinguere. La vera esegesi va lasciata ai mistici e non ai dotti interpreti del testo e contesto che al massimo arrivano a compiere il passaggio dal senso letterale al senso teologico. Non basta. Il passaggio è molto più radicale: il Cristo storico va letto e interpretato in senso mistico, che è qualcosa di più profondo del senso allegorico. Anche il senso allegorico non basta. Da interpretare, ripeto, non sono i miracoli o le parabole di Gesù, ma lo stesso autore, che è Cristo.
Ed ecco la domanda che mi aspetto: che significa, in poche parole, quando parlo del Cristo della fede o del Cristo mistico? Non ho che una semplice risposta: è il Cristo dello Spirito della libertà interiore, lo stesso Spirito che Cristo ha donato esalando l’ultimo respiro. Mentre Cristo muore, dona lo Spirito santo. La morte fisica di Cristo pone fine al Cristo storico, il quale non rivivrà nella Risurrezione.
Il  Cristo mistico o il Cristo della fede è lo Spirito del Cristo risorto. Non è, dunque, lo Spirito a se stante, come la terza Persona della Santissima Trinità. Ma è il Cristo mistico o della fede: dunque, una nuova realtà che scombussola il Mistero rigidamente dogmatico della Santissima Trinità.
Dopo la Risurrezione, parlare semplicemente di incarnazione del Figlio di Dio o dell’umanità di Cristo o del Cristo storico risorto non ha più senso; il senso ce l’ha solo se parliamo del Cristo della fede o del Cristo mistico o dello Spirito di Cristo.
La seconda persona della Santissima Trinità non è più il Figlio di Dio fattosi Uomo: con la Risurrezione, è avvenuto qualcosa di diverso, di “ontologicamente” diverso. Con la Risurrezione, il Figlio di Dio fattosi Uomo non è tornato ad essere semplicemente Figlio di Dio, ma neppure ad essere il Cristo storico redivivo. C’è sempre una incarnazione di mezzo, ma “spiritualizzata” a tal punto da mantenere l’Umanità ma disincarnata dalla sua storicità. Ed è questo che dà l’a-storicità o la meta-storicità all’Evento del Risorto, che è qui, e non è più qui, è ora e non è più ora. L’errore più grossolano della Chiesa è l’essersi fermata alla storicità del Figlio di Dio fattosi Uomo, senza capire che è solo nella fede e nella mistica che l’incarnazione del Figlio di Dio è dentro e fuori della storia, ci riguarda da vicino nella nostra realtà esistenziale, ed è profondamente dentro di noi, dove l’essere vive dello Spirito divino, che per noi cristiani è il Cristo della fede.
16 aprile 2016
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

5 Commenti

  1. Luigi ha detto:

    Penso che il “devozionalismo” alla Madonna, ai santi o ai personaggi famosi oggetti di “devozione”, papa compreso, sia il guaio maggiore che abbia il cattolicesimo. Lo vedo anche verso papa Francesco (non capisco il suo incontro con i “lefrebviani”). Lo si vede nelle parrocchie e specialmente nei santuari mariani. Le molte gite che si fanno a Medjugorje, nonostante si dica che non servono alla fede. Prendo una citazione che usava con forza una mistica e santa famosa dottore della chiesa, Teresa di Lisieux: “Io ho desiderato di non vedere quanto altri desidera di vedere”. Non è il contrario di ciò che i devoti e le devote sono alla ricerca?

  2. andrea ha detto:

    Agostino mistico. folgorato al cuore dalla tua parola ti amai,ed ora il cielo e la terra e tutte le cose in esse contenute ecco che mi dicono di amarti!ma cosa amo quando amo Dio..non una bellezza corporea non una grazia temporale non lo splendore della luce non le dolci melodie non la manna ed il miele e neanche le membra accette agli amplessi della carne..eppure quando amo Dio amo una specie di luce e di odore e di cibo e di amplesso..l’amplesso dell’uomo Interiore che è in me ove splende alla mia anima una luce non avvolta nello spazio ove risuona una voce non travolta dal tempo ove olezza un profumo non disperso dal vento ove è colto un sapore non attenuato dalla voracità ove si annoda una stretta non interrotta dalla sazietà! ..

  3. zorro ha detto:

    Il messaggio evangelico deve essere semplice per i semplici che sono la maggioranza dell’ umanita.Il misticismo e’ gia’ speculazione filosofica e dialettica.Rimane sempre la strada da seguire che e’ il discorso della montagana pronunciato da Gesu’.Comunque la pensiate vedere le immagini dell’ universo attraverso hubble sconcerta noi siamo meno della polvere fisicamente e spiritualmente il cosmo e’ infinito e potentissimo

  4. Luigi ha detto:

    Nel libro di don Angelo Casati “L’alfabeto di Dio” a pag. 278/279 c’è una frase presa dagli Atti degli Apostoli che ogni papa dovrebbe avere sempre presente: “… sto rendendomi conto “ dice Pietro “che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga” (At 10,34-35) e a pag. 280 conclude il capitolo dal titolo il “Vento” con una frase che sento anche mia: “Segui le vie del vento e vedrai lentamente, sorprendentemente, rifiorire angoli di terra. Vicini e lontani. “Mandi il tuo Spirito” è scritto nel salmo “e rinnovi la faccia della terra” (Sal 104,30). Augurio alle donne e agli uomini del vento. Questa mattina svegliandomi presto mi son fatto baciare dal “soffio del vento” mentre ascoltavo il canto gioioso degli uccelli e il canto di un gallo. Mi son ricordato della canzone di Bob Dylan “Blowing in the wind” (Soffia nel vento). Alla sua risposta di ogni interrogativo: “Amico, vola via nel vento”. Vorrei solo aggiungere il finale del salmo 113 di padre David M. Turoldo: “A te, o Padre gloria, a te o Figlio, amore, a te Spirito il canto. Si ripete nel canto due volte “a te Spirito il canto.” E’ questo che manca. Padre David ha composto il libro “La nostra preghiera” liturgia dei giorni edito da Servitium. Stava per essere utilizzato nelle chiese italiane, ma è stato bloccato, se non ricordo male, dall’allora Cardinal Siri. Che peccato! Solo alla comunità del priorato di S. Egidio a Fontanella si possono ascoltare o cantare. Buona domenica.

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