I preti “amanti” sfideranno la Chiesa eunuca?

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di don Giorgio De Capitani
Premetto subito che, di proposito, mi sono messo momentaneamente in pausa, in questi giorni in cui i vescovi sono riuniti a Roma a discutere sulla famiglia e problemi connessi. Tranne i titoli (non li puoi evitare) – e già questi fanno capire quanto sia opportuna la mia scelta – non voglio leggere quanto dicono i giornalisti, e nemmeno i vaticanisti di mestiere. Ognuno vorrebbe anticipare lo Spirito santo! Ma lo Spirito santo non anticipa mai se stesso.
Se uno dovesse dar retta ai mass media, entrerebbe in uno stato di depressione: oggi dicono positivo, domani negativo. O, meglio, ogni giorno è un continuo sali scendi, su e giù per le strade contorte di una Chiesa che non sa più che pesci pigliare. Da una parte ci sono forti pressioni di Umanità, dall’altra forti vincoli sull’Umanità.
Per cui, aspetto la relazione finale, ovvero le decisioni ufficiali della gerarchia. Vedremo. Già l’ho detto: non mi aspetto nulla di autenticamente nuovo. Ci sarà una “apparente” apertura, fatta di slogan, di parole equivoche, di gesti illusori, di proclamati atti di accoglienza che lasceranno ancora la bocca amara, anche se, ne sono convinto, lo Spirito prima o poi farà irruzione nella Chiesa, e ribalterà ogni schema. Ma Egli aspetta che noi facciamo la nostra parte: mai smettere di contestare ciò che non va, di gridare in nome dell’Umanità ancora repressa, di disobbedire agli ordini dis-Umani della gerarchia, di sfidare l’impossibile ecclesiastico, e così via.
La Chiesa ha progredito con la disobbedienza dei suoi figli, più che con l’obbedienza di devoti ciechi e stupidi. I ribelli o dissidenti o eretici hanno sempre dato una scossa salutare alla Chiesa. Hanno avuto solo un difetto: vedere troppo lontano, oltre le strutture. E per questo hanno sempre fatto paura alla gerarchia, abituata a camminare piano. E a furia di camminare piano, la Chiesa è rimasta troppo indietro. Se è vero che la tecnologia va troppo veloce, lasciando l’anima indietro, e perciò bisognerebbe che talora si fermi ad aspettare l’anima, è altrettanto vero che la Chiesa è rimasta indietro, e dovrebbe accelerare il passo per riprendersi l’anima che è avanti. 
È indiscutibile: la coscienza universale ha messo in crisi l’immobilismo della Chiesa-religione. Il dramma della Chiesa è la sua religiosità-struttura. Oggi assistiamo a questa lotta: tra la coscienza Umana e la chiesa-Struttura. Per quanto tempo resisterà ancora la struttura-religione?   
Leggendo l’articolo di Filippo, prete felicemente sposato, sono rimasto un po’ perplesso per la sua insistenza nel chiedere Misericordia. Sinceramente, questa parola mi sta irritando. Chiedo misericordia quando sbaglio, e mi rendo conto di aver sbagliato. La misericordia richiama il perdono. Ma perché dovrei chiedere misericordia e perciò perdono, se ritengo giusto ciò che faccio? È come se una persona incontrasse l’amore della sua vita, e poi andasse a confessarsi o chiedesse misericordia a Dio! Non sarebbe “offendere” Dio che prima ci offre un dono, e poi dice che è proibito? Ma scherziamo? Che concetto abbiamo di questo mondo, dei valori umani, di Dio stesso?
Il problema non sta in me, non sta nei valori umani, ma il grosso problema sta in una Chiesa che fa di questi valori ciò che essa vuole, li manipola a suo piacimento: essa stabilisce se tu puoi amare, come devi amare, come usare o non usare il sesso, indicando le canoniche posizioni del tuo corpo, evitando di godere troppo, proibendo i preservativi, ecc. ecc. Già questo è pauroso per le famiglie normali! Ma la Chiesa preferisce forse famiglie anormali?
Sentiamo bellissimi discorsi sull’amore umano, il dono più meraviglioso di Dio, l’Amore di tutti gli amori, e poi, che succede? La Chiesa proibisce ai suoi ministri di amare, trasportando il piano umano sul piano sovrumano, che in realtà è un mondo “etero”,  dove si parla solo il linguaggio degli esclusi dalla terra.
La legge del celibato obbligatorio non è che una castrazione addirittura mentale: ogni pensiero va sradicato, ogni desiderio è peccato. E succede che questi ministri di Dio, castrati mentalmente, insegnano alle coppie sposate che cos’è l’amore umano, naturalmente secondo le direttive canoniche di una Chiesa sessuofoba.
L’amore umano è una meraviglia, tranne per me, ministro del Dio Amore. Questo come si chiama? Normalità?
Ecco perché eviterei di appellarmi alla Misericordia. Casomai mi appellerei alla Giustizia divina. La Chiesa deve restituire ciò che finora ha tolto. La Chiesa deve lasciare libertà di scelta, e l’amore è libertà, non imposizione. Certe rinunce, fatte quando si è giovani, non possono impegnare per tutta la vita. Non si può rinunciare all’amore per sempre. Se rinuncio, mi assumo le mie responsabilità. Secondo la mia coscienza. Caso per caso. Momento per momento. Ma nessuno mi deve dire: se vuoi essere ministro di Cristo, rinuncia ad amare una donna per sempre. È contro-Natura!
È triste sapere che un prete soffra perché non può avere ciò che è giusto avere, ovvero un amore umano, e viva di sotterfugi e altro, e sia costretto ad abbandonare il ministero pastorale, se vuole vivere con gioia il suo amore. Ma è proprio così impossibile conciliare l’amore umano del prete e il suo ministero sacerdotale?
Filippo, non chiamare in causa la Misericordia. Chiama in causa la Giustizia divina. È la Chiesa che deve chiedere perdono a tanti preti che si sono rovinati la vita, dilaniati da un amore umano proibito.
***
da filippocecala

Pensieri sul Sinodo Straordinario 2014

Pubblicato il ottobre 15, 2014 di filippocecala
Ho letto tanto in merito alle linee che sono emerse nel confronto sinodale e finalmente l’auspicata parresia richiesta da Papa Francesco sembra avere avuta la meglio.
La linea della Misericordia ha inesorabilmente avuto la meglio, almeno così sembra.
Il confronto sincero e franco ha permesso sicuramente a tutti di mettere in luce vari aspetti che prima erano tabù.
Tuttavia vorrei muovere una critica costruttiva.
Non riesco a capire perché nessun sinodale si sia soffermato sulla condizione delle famiglie dei sacerdoti sposati. Mi chiedo come mai la stessa misericordia usata nei confronti dei fratelli e delle sorelle divorziati risposati e dei gay non può essere abbondantemente donata anche alle famiglie dei sacerdoti sposati?
Purtroppo un sacerdote sposato dopo avere ottenuto la dispensa dagli obblighi dell’ordinazione incorre in molti divieti che lo relegano ai margini della comunità cristiana.
Mi chiedo, perché non valutare da caso a caso e permettere al sacerdote sposato di spendersi insieme alla sua famiglia al bene della parrocchia. Perché considerare il sacerdote sposato un traditore da radiare dalla Comunità cristiana e tenerlo volutamente a debita distanza? Quale male potrebbe arrecare?
La sua preparazione intellettuale non potrebbe essere una ricchezza da condividere?
Ed ancora perché non pensare ad una riabilitazione nel ministero?
Quante domande, quante richieste sistematicamente ignorate e snobbate.
Purtroppo la tanto declamata Misericordia non è per tutti, la chiesa purtroppo dosa la Misericordia come se fosse qualcosa di sua proprietà.
La Chiesa ha il compito di usare misericordia verso tutti ed indistintamente perché il messaggio della Misericordia non è un favore che elargisce a suo piacimento, è un dono ricevuto da Dio che va donato e non centellinato a suo piacimento.
Nell’attesa di ricevere ed accogliere la misericordia della Chiesa ci lasciamo abbracciare dalla tenerezza infinita di colui che usa misericordia incondizionatamente verso i suoi figli senza infliggere punizioni a vita.

 

28 Commenti

  1. dioamore ha detto:

    La Chiesa deve farsi famiglia. Ogni uomo deve potersi sentire “a casa” nella Chiesa. Questo è un concetto che mi pare sia stato ribadito nel Sinodo. Bene! Che lo si concretizzi.

    Mi fa tristezza invece leggere diversi slogan provenienti dai padri sinodali sul canale Vaticanit di Youtube dove si esalta la famiglia umana con slogan, a mio avviso ipocriti, come: “la famiglia luce dell’amore di Cristo”. Con questi slogan la Chiesa finisce all’ospizio. Alla parola “famiglia” dello slogan sostituirei la parola “Chiesa”.

    Altrimenti la Chiesa cosa ci sta a fare in questo mondo se poi è la famiglia e non la Chiesa la luce dell’amore di Cristo?

    Nel momento in cui un uomo o una donna o anche un sacerdote sente il bisogno di sposarsi e farsi una famiglia propria vuol dire, a mio avviso, che la Chiesa fallisce sia come famiglia, sia come strumento di salvezza.

    La Chiesa è la Famiglia e dovrebbe avere un respiro eterno. La famiglia umana, invece, oggi c’è e domani non c’è più. Che senso ha sposarsi, legarsi ad un uomo o ad una donna, farsi una propria famiglia se poi il coniuge etero o omo prima o poi si separa o muore, i figli naturali o adottivi vanno per la loro strada e ci si ritrova vecchi, soli e ghettizzati in un ospizio, dove si tendono le mani, un altro ci veste e ci porta dove non si vuole andare?

    Quello è il destino di chi vuole farsi una propria famiglia omo o etero per quanto grande possa essere, rinunciando a seguire Cristo, rinunciando ad essere Famiglia per tutti. Pazienza, ad ognuno le proprie scelte.

  2. GIANNI ha detto:

    Più volte il tema dei preti sposati è stato dibattuto su questo sito, e rimango convinto che un valido angolo di visuale sia ancora una volta, come in altri casi, offerto dalla logica.

    Il presupposto del mio ragionamento è il seguente:
    che cos’è il peccato?
    La violazione di una norma morale.
    Ma il peccato, che sarebbe insito nel matrimonio di un sacerdote, se non autorizzato, è solo una conseguenza di qualcosa che, ovviamente e cronologicamente, viene prima.
    Nel senso che, logicamente, qualunque matrimonio è preceduto dalla conoscenza, dall’innamoramento e dal fidanzamento che si crea, appunto, tra i nubendi.
    E’ cioè solo l’ultimo passo di un percorso.
    Ora, vorrei far notare che quindi, anche nel caso di un sacerdote, la cosa non cambia.
    Ma la relazione con una donna già violerebbe l’ordine canonico, sarebbe quindi un peccato.
    Questo cosa significa?
    Che, appunto, un sacerdote che abbia una relazione con una donna, secondo la vigente dottrina, già commette un peccato.
    Quindi, il problema in realtà non si pone eticamente, perchè o si è convinti che la dottrina che lo prevede come peccato sia errata ( e vale il giudizio innanzi a Dio per il fedele) o si ritiene che il peccato sia effettivamente tale, e già sussisterebbe prima del matrimonio.
    Il decidere di sposarsi sarebbe solo un qualcosa in più.
    Il problema, quindi, sono perfettamente concorde che non riguarda la misericordia, anche a fronte dei rilievi di cui sopra.
    Il problema. semmai, è un altro.
    Mi riferisco al sacerdote che, una volta sposato, intenda continuare ad esercitare le sue funzioni.
    Ebbene, credo che il problema si porrebbe diversamente, se esistesse solo la confessione cattolica.
    Esistendo altre chiese, credo sarebbe opportuno che, prima di divenire sacerdote, uno pensasse bene alla possibilità di sposarsi e, quindi, di divenire sacerdote in una chiesa che lo consenta.
    Ad esempio trovo molto vicina alle posizioni cattoliche la chiesa ortodossa che, peraltro, consente ai preti di sposarsi, e continuare ad esercitare la loro missione.
    Quanto ai risultati del sinodo, potrebbe succedere di tutto, aperture, riformismi, conservatorismi o innovazioni solo formali.

    • zorro ha detto:

      Il celibato dei preti e’ stato inserito nel 1000 dopo cristo fino ad allora si potevano sposare

      • GIANNI ha detto:

        Si, certo, lo sapevo….
        Il tema è sempre lo stesso: vince la gerarchia, anche se un vero fondamento teologico è quanto meno dubbio.
        Ma il discorso del peccato, resta ugualmente, nel seguente senso:
        il cattolicesimo ha nel suo DNA quello di costruire, o meglio di consentire ad alcune strutture gerarchiche di costruire, di elaborare la cosiddetta dottrina.
        Questo a differenza del protestantesimo, che predilige maggiormente il rapporto tra fedele e Dio (vedasi la bibbia sui comodini degli alberghi di paesi protestanti):
        Dunque, è nella storia del cattolicesimo, anzi, a mio avviso è la sua caratteristica principale, quella di un’elaborazione gerarchica della dottrina, delle norme e, per sintetizzare, della teologia, sia essa dogmatica che morale.
        Questa direzione è stata accentuata con il dogma dell’infallibilità papale.
        Ne consegue che si tratti di chiesa eminentemente gararchica, nel senso che la gerarchia definisce ed il fedele percepisce…per usare un eufemismo, qualcuno potrà correggerlo..volendo…in…subisce.
        Sarà che io di queste cose sono sempre stato fissato, unitamente ad altre, che centrano o meno con il discorso religione, ma direi che, praticamente da quando ho iniziato a studiare religione e teologia, questa sopra indicata mi è parsa la singolarità più evidente del cattolicesimo.
        Ad esempio: chi ha stabilito che il corpo della Madonna sarebbe stato assunto in cielo?
        Da quando lo decise lo stesso pontefice del dogma dell’infallibilità pontifica in materia di fede e morale.
        Da allora, non si può considerarsi cattolici se non si crede anche in questo, ad esempio.
        Intendo dire che potrebbe anche accadere che tanti aspetti, sopratutto dogmatici e strutturali nella dottrina cattolica, non siano così apporofonditi da alcuni, che magari aspirano a divenire sacerdoti, per cui qualcuno….pensa che le cose siano diverse, poi…..
        Stesso discorso per il divieto di matrimonio del sacerdote.
        Le ragioni storiche riconducono, ancora una volta, ad una decisione ecclesiastica, appunto attorno a quel periodo dell’anno mille, e come decisione presa gerarchicamente, per ragioni pare economiche, cioè per evitare che un sacerdote privilegiasse la famiglia nella successione patrimoniale.
        Ora, se uno sa che cattolicesimo significa questo, cioè anche supina obbedienza, probabilmente non accede al sacerdozio, a meno che non si tratti di soggetto asessuale, quindi come tale sostanzialmente sicuro di non avere certi desideri.
        Invece alcuni sacerdoti,….ne ho conosciuti diversi…..
        mi hanno detto che non avevano capito che il cattolicesimo fosse questo…
        devo dire che allora mi domando a cosa sia servito andare in seminario……..
        Non erano abbastanza maturi da capire, mi dissero…
        Il fatto è sempre lo stesso: nella dottrina, sia essa teoretica o morale, nella catechesi, e via dicendo, esiste un ordine gerarchico, la cui autorità tende a trasmettersi nel tempo.
        Esistono anche tentativi di romperlo, in base ad una diversa visione di chiesa, e ovviamente i sacerdoti che ambiscono a sposarsi lo desiderano.
        A mio avviso si fa prima a cambiare confessione, che ad assistere a rivoluzioni su questo punto.
        E così vale anche per il matrimonio dei preti.
        Anticamente non era previsto il divieto, ma poi questo fu gerarchicamente istituito.
        La preservazione di questa autorità, di questo potere gerarchico, difficilmente accetterà di fare cambiamenti.
        In fondo, sono le stesse parole del pontefice a dirlo, quando dichiara che 10 secoli di esperienza hanno un certo valore.
        Non è la gerarchia che difende se stessa?
        Io direi di si, e quindi la vedo difficile.
        Per inciso anche queste parole mi fanno ritenere sostanzialmente conservatore il pontenfice attuale.
        Più facile seguire un percorso diverso, ad esempio nella chiesa ortodossa.
        Peraltro faccio osservare che la chiesa ortodossa si chiama così, proprio in polemica con il cattolicesimo, ritenuto responsabile di aver deragliato dalla giusta via.

  3. un cittadino credente ha detto:

    Eo il testo della lettera che un cittadino ha invato alla curia milanese.

    “A sua Eminienza, il cardinale di Milano Angelo Scola.

    Le scrivo per segnalare le continue intemperanze di un suo sacerdote, Don Giorgio De Capitani, ex-parroco di Monte, il quale, non contento di esprimere e diffondere tesi e posizioni assolutamente insostenibili per un cristiano e contrarie allo spirito e alla forma del Santo Vangelo, non esita spesso ad apostrofare chiunque la pensi in modo diverso da lui con insulti e volgarità non degne di un sacerdote. Per questo motivo, ha subito varie querele, ma non demorde. La cosa si ripete un po’ troppo spesso, e costui non accenna a darsi una regolata, con una saccenza che va assolutamente contro l’umiltà cristiana e lo spirito di dialogo che dovrebbe caratterizzare ogni persona dotata di un minimo di educazione.

    Approfitto per salutarLa caramente.

    • Don Giorgio ha detto:

      Vediamo se ti risponde, dal momento che non risponde a nessuno. Non sei il primo, né sarà l’ultimo. Qualche mattino mi alzo un po’ demoralizzato, ma quando incontro gente come te, subito mi passa e indosso l’armatura del combattente. Per questo ti ringrazio, oggi mi hai fatto rivivere.

    • Don Giorgio ha detto:

      Mi dimenticavo. Non sapevo che eri un vigliacco! Nemmeno ti firmi.

      • un cittadino credente ha detto:

        Primo: non sono UNO ma siamo UN GRUPPO di cittadini, che quando incontrano gente del tuo SCARSO livello cambiano strada e parrocchia a causa della puzza..Secondo: attenzione a non farti male con quell’armatura, potresti finire infilzato (simbolicamente, ovvio) da qualche lettera di sospensione “a divinis”. Terzo: ti svegli demoralizzato e rivivi quando incontri gente come noi? Pensa che io e tutti gli altri non ci sentiamo mai demoralizzati, e appena leggiamo le tue cretinate ci sentiamo rivivere e confeermati nella giustezza delle nostre strade di adesione alla Fede (che sono varie)…E la vigliaccheria è di chi, approfittando di una carica sacerdotale da cui, se Scola fosse più deciso, sarebbe stato da tempo sollevato, spreca l’8 X 1000 che anche noi diamo dicendo idiozie a tutto spiano. E non trae le conseguenze, andando a LAVORARE e spretandosi..Infine, stai certo che si è trovato un altro modo per fargli avre questa lettera…non via mail, ma tramite amici in comune

        • zorro ha detto:

          Ma vi rendete conto di che cosa state innescando?Sembrano guerre di religione.Voler dimostrare a tutti costi la superiorita’ di una fazione rispetto a un altra?Ma voi il vangelo lo leggete?Voi siete il popolo prescelto?Io sono credente ma per fortuna non sono assimilato a nessun gruppo ed e’ meglio cosi’.Gesu’ disse scagli la prima pietra chi e’ senza peccato.Allora non siate ipocriti e siate tolleranti,dopo tutto le anime non li salva nessuno sulla terra ne’ i cilellini ne i cattocomunisti x farla breve.

          • Patrizia ha detto:

            E’ per gente come questo “sedicente gruppo” che la chiesa non ha saputo tenere la gente al suo interno, facendola andare in altre confessioni!!!
            E’ ne siete responsabili uno per uno TUTTI quelli che guardano a queste “forme” piuttosto che alla sostanza del messaggio evangelico!
            Mi farebbe piacere sapere in cosa siete impegnati nel sociale “sedicente gruppo”!!!
            Mi farebbe piacere sapere in cosa vi sporcate le mani “sul campo” per alleviare le tante sofferenze presenti nel mondo!!!
            Mio spassionato consiglio, ammesso che avete l’umiltà di accettarlo: sappiate che OGNI TIPO DI SOFFERENZA MERITA RISPETTO E MERITA CHE CI SI ADOPERI PER AIUTARE CHIUNQUE SOFFRA PER QUALSIASI MOTIVIVO, SENZA SE E SENZA MA!!!
            Quindi se volete essere utili, invece di scrivere lettere DA ANONIMI, apprezzate il lavoro sporco che fa Don Giorgio, perché è facile fare i moralisti quando non si scende sul campo ed è anche facile fare i preti tutti agghindati per le feste e per le pubbliche apparizioni, il difficile è sporcarsi le mani e metterci la faccia, andando controcorrente, proprio come fa Don Giorgio, rischiando di trovare sul cammino gente come voi che invece di apprezzarlo, ha come unico scopo distruggere chi ha le palle per fare questo sporco lavoro!!!
            Che poi è un lavoro sì sporco, ma anche pulitissimo e nobilissimo ED E’ QUELLO DI FAR RISVEGLIARE LE COSCIENZE, ovviamente non a voi che credo che la coscienza nemmeno l’avete, oltre, ovviamente a non sapere cosa significhi averla!!!

  4. Valentina ha detto:

    Sono completamente d’accordo con Don Giorgio e trovo molto toccante la testimonianza riportata. Io non ho alcuna fiducia in un cambiamento da parte della Chiesa Cattolica, che è sempre stata intransigente e insensibile, ostinatamente ferma sulle sue posizioni assurde e retrograde, anche a costo di restare isolata. Ma allora poi non si lamenti se tanti fedeli l’abbandonano: è un abbandono più che meritato! Tutta la mia solidarietà va alle persone che soffrono ingiustamente a causa di questo atteggiamento della Chiesa Cattolica. E confermo quanto ho sempre sostenuto: pur non essendo credente, ritengo comunque la Chiesa Protestante molto migliore, più aperta e umana della Chiesa Cattolica.

  5. Giuseppe ha detto:

    Penso che Filippo chieda misericordia per un atto di profonda umiltà. L’essere umano è peccatore a prescindere a causa della sua fragilità congenita, e tutti anche quando riteniamo di fare delle scelte giuste e appropriate siamo soggetti a commettere degli errori. La cosa che più mi dà fastidio, e che ho potuto personalmente toccare con mano diverse volte, è l’insistenza con cui i prelati di un certo rango (e a volte anche gli altri, purtroppo) tendano a farci sentire in difetto. Chi ha avuto una educazione all’ombra delle parrocchie e delle istituzioni ecclesiastiche lo sa bene: spesso inculcare il senso di colpa è parte fondamentale dell’educazione stessa. Quanto al sinodo, temo che don Giorgio abbia ancora una volta ragione, se qualche apertura o cambiamento ci sarà, la sostanza rimarrà comunque la stessa. L’ho già scritto in un’altra occasione, ho l’impressione che buona parte dei vescovi e dei cardinali siano affetti da “gattopardismo” e potrebbero condividere in pieno il pensiero del principe di Salina: “a volte è necessario cambiare tutto per non cambiare niente”.

  6. zorro ha detto:

    Oggi i farisei esistono ancora e proliferano in tutti gli ambienti.Il credere prima di tutto e’ personale poi sfocia nella chiesa(comunione dei credenti) Pertanto un prete sposato un gay etc non dovrebbe preoccuparsi piu’ di tanto se non e’ accettato nella chiesa ufficiale,la medesima non e’ chiesa di Dio in quanto non accogliente difatto discrimina gli umani su temi marginali e solo organizzativi.Gli emarginati possono a mio modesto avviso avere i sacramenti poi un domani davanti a DIO riceveranno il giudizio che non e’ conosciuto fino al momento del medesimo.Sulla terra siamo di passaggio e possiamo fare poco x salvare l’anima di santi ne sono esistiti pochi moltissimi qui sulla terra si sono persi,ed e’ solo la misericordia di Dio che salva.Vi ricordate sul golgota cosa e’ successo a barabba?

  7. Edoardo ha detto:

    Don Giorgio, abbiamo colonizzato un piccolissimo pianeta situato in un angolo di una galassia, minuscola fra i miliardi di galassie esistenti. Lei crede veramente che esista uno Spirito santo che fra sette miliardi di esseri umani sulla terra e fra miliardi di essere umani esistenti (probabilmente) nell’universo possa darsi da fare per i vescovi della Chiesa Cattolica fregandosene del resto? O lei crede veramente che altri Gesù Cristo si siano “fatti uomo” sui numerosissimi pianeti dell’universo su cui certamente c’è vita evoluta?

    • Don Giorgio ha detto:

      Non rompere le palle con queste domande. Ma hai letto l’articolo? Ho detto cose serie e tu mi vai a parlare di spirito santo, che era una battuta? Porca troia, ma quando imparerete a capire il senso delle mie parole e ad approfondire i miei pensieri o le mie convinzioni? Cazzo!

    • Patrizia ha detto:

      Ma è mai possibile che non capite che dietro questi argomenti che anche don Giorgio sta cercando di far conoscere ai più, c’è tanta sofferenza da parte dei nostri fratelli e sorelle che chiedono solo di poter AMARE alla luce del sole!?!?!?
      Ma che caspita avete al posto del cuore, da non poter provare un minimo di empatia verso il prossimo che soffre???
      Ma voi, che aspettate la minima scusa per attaccare chi si adopera per il prossimo, lasciamo stare che non siete cristiani, fratelli di quel Gesù che è venuto perché non soffrisse più nessuno, vi ritenete “umani”???
      IO SONO BASITA DAVANTI A TANTA POCHEZZA E TANTO MENEFREGHISMO!!!!!!!

      • Edoardo ha detto:

        Cara Patrizia, il “prossimo che soffre” è ben altro! Vai all’Istituto dei Tumori a Milano e fai un giro al piano di oncologia infantile fra i piccoli senza capelli come mi è toccato di fare ieri visitando la figlia (12 anni) di un mio amico!
        Oppure visita il reparto Alzheimer di una Casa di Riposo come devo fare io e molti altri a trovare persone di 90 anni che piangono gridando: Perché mia mamma non viene più a trovarmi… e i miei bambini dove sono?
        Queste sono le persone che soffrono fisicamente e psicologicamente, non preti innamorati che si vogliono sposare!

      • Edoardo ha detto:

        Un altro commento, se don Giorgio permette.
        Tu sostieni che un prete che si innamora dovrebbe potersi sposare, ed io sono d’accordo. Per coerenza allora dovresti anche accettare il divorzio senza condizioni in quanto anche le persone sposate (magari anche i preti sposati) si possono innamorare di un altro/a senza preoccuparsi degli eventuali figli che così potrebbero soffrirne.
        Se accetti che i preti si sposino, accetteresti anche che possano divorziare. Lo accetteresti?
        Non è una provocazione la mia, ma un probabile evento da considerare quando si parla di queste cose.

        • Patrizia ha detto:

          E solo per il fatto che ci sono tante altre sofferenze nel mondo, delle quali io nel mio piccolo cerco ANCHE di adoperarmi facendo molto volontariato per anziani e bambini disabili, è giusto non adoperarsi per altri tipi di sofferenze, anzi magari mettendoci il carico perché ti piace vederli soffrire???
          Io penso che OGNI TIPO DI SOFFERENZA MERITA RISPETTO E MERITA CHE CI SI ADOPERI PER AIUTARE CHIUNQUE SOFFRA PER QUALSIASI MOTIVIVO, SENZA SE E SENZA MA!!!
          Per quanto riguarda il fatto che potrebbero anche i preti divorziare, se anche divorziano o meno, non sta né a te, né a me, né a nessuno giudicare!!!
          Il buon dio usa quella grande misericordia che vedo essere sconosciuta anche solo come parola da parte di molti “umani”!!!

          • Edoardo ha detto:

            Sono d’accordo che ogni sofferenza vada rispettata, ci mancherebbe altro, e sono anche d’accordo che non bisogna giudicare nessuno. Io dicevo tuttavia un’altra cosa: Se un impegno solenne quale un matrimonio religioso (non divida l’uomo ecc…- fin che morte non vi separi ecc…) oppure l’accettazione della consacrazione sacerdotale con le relative restrizioni possono essere sciolti, ebbene si deve anche accettare, oltre il matrimonio dei preti, anche il divorzio e modificare l’indissolubilità del matrimonio religioso. A meno che un prete si possa sposare solo col rito civile, ma questo fatto mi sembra fantascienza.
            Come vedi questi sono i problemi seri da affrontare e da dibattere al di là delle emotive enunciazioni sull’amore e sulla sofferenza degli innamorati. Non ti pare?

  8. Paolo ha detto:

    Anche se non commento spesso, seguo ciò che pubblica.
    Da non credente (meglio agnostico) mi ritrovo spesso a condividere quello che dice.
    Oggi, leggendo quanto ha scritto, mi sento di doverLe chiedere, quando dice che “lo Spirito prima o poi farà irruzione nella Chiesa”:
    si può affermare o sperare che il buon senso faccia irruzione nella chiesa?
    Se sì, c’è una sostanziale differenza tra ciò che Lei chiama spirito e ciò che io chiamo semplicemente buon senso?

    • Don Giorgio ha detto:

      Si tratta di due modi diversi di intendere il buon senso che, per la Chiesa, non basta, dal momento che finora l’ha lasciato da parte, per cui per un credente non rimane altro che invocare lo Spirto santo.

      • Edoardo ha detto:

        Avevo letto l’articolo e i suoi commenti e mi era sembrato di dire cose sensate. Filippo parla di Misericordia “che sembra abbia avuto la meglio” e lei parla di Giustizia divina. Ebbene io ritengo siano entrambe invenzioni filosofiche su cui poggia la gerarchia cattolica. Facevo un serio commento sul fatto che nell’universo questo Dio possa o voglia “guardare” esclusivamente un insignificante pianeta quale il nostro.
        Non volevo certo mancare di rispetto ai credenti come lei o altri.
        Sono d’accordo che il celibato dei preti sia una restrizione fuori dai tempi, ma lo considero come tante altre norme stabilite dall’organizzazione “Chiesa Cattolica” per gestire i suoi appartenenti. Niente di più. È normale che ci siano opinioni contrastanti, ma le dispute relative, a mio parere, non sono altro che beghe interne come ce ne sono nei partiti o in altre organizzazioni.
        Lo ripeto, non voglio offendere nessuno ma mi sembra accettabile esprimere le mie opinioni.

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