Che la Provvidenza ci dia una mano!

di don Giorgio De Capitani
Sarei tentato di scrivere ogni giorno articoli e di fare video, incazzato come sono per  una politica a dir poco bastarda, ma nello stesso tempo mi trattengo, nauseato anche dal ripetere le solite cose, vergognandomi pure di trascendere con un linguaggio per nulla politicamente ed ecclesialmente corretto.
Non è che, in realtà, me ne vergogni: solo che le parole, anche le più politicamente ed ecclesialmente scorrette, non servono più, perché cadono a terra come foglie colpite da una forte tempesta.
Sì, non è che mi vergogni di urlare anche parolacce, ma arrossisco quando resto solo a chiedermi il perché di una simile situazione politica ed ecclesiale, oramai ridotta allo sbando, a causa di un lurido marciume che infetta i vertici e le radici di una società nelle mani di burattinai senza vergogna.
E il marciume è lì, sotto gli occhi di tutti o, meglio, sotto il naso di tutti: ogni giorno lo senti, lo tocchi, appena leggi una notizia o vedi il telegiornale, e vieni a sapere che questi bastardi mercenari politicanti di oggi scorrazzano ovunque per l’Italia, per l’Europa e anche più lontano, spargendo fango sul nostro Paese.
E quasi quasi non m’incazzo più, di fronte ad una degenerazione politica che sta diventando una norma, un’abitudine, un “comune” modo di vedere e di fare così da togliermi perfino il pensiero, che vorrebbe farsi domande: perché si è arrivati a tanto? fino a quando durerà questa oscenità che si sta coprendo tutta quanta di merda?
Anche le parolacce hanno perso la loro efficacia, così come non serve più scandalizzarsi entro i limiti del buon senso.
Finirà questa barbarie? Scoppierà la pancia degli italiani? Assisteremo al tracollo generale?
Prima ci speravo, ora non più.
Non credo che solo con le nostre forze potremo distruggere questa masnada di mentecatti, di barbari e di criminali dei valori democratici.
Inutile scendere in piazza: siamo italiani, ovvero un popolo di coglioni.
Inutile lamentarci: siamo italiani, ovvero un popolo di menefreghisti, sempre rassegnati al peggio del peggio.
Inutile protestare per un’Italia migliore: siamo italiani, ovvero un popolo di puttanieri sempre pronti a tradire.
Non ci resta che invocare il proprio Dio (ognuno ha il suo) perché intervenga, e faccia Lui ciò che dovremmo fare noi, ma che noi non faremo mai: siamo italiani, ovvero un popolo di minchioni.
Urge un intervento deciso, forte e violento.
Che intervenga Lui!
Lui conosce le vie migliori, per toglierci di mezzo qualche indemoniato.
Finalmente potremo assistere ad un prodigio, ispirato da un Dio che normalmente lascia fare, lasciando al tempo e alla storia di compiere i loro passi.
Che l’Onnipotente la smetta di chiedere il sangue di innocenti!
Lo so che il sangue di idioti e di barbari non onora Dio quanto il sangue dei giusti, ma potrà liberarci dalla schiavitù, onorando la libertà e la giustizia. 

 

3 Commenti

  1. Patrizia ha detto:

    Io don Giorgio comincio a pensare che il dondolio del Rosario nelle mani della Madonna di Pompei non sia un caso, e che se non tracolliamo stavolta, vuol dire che non ci riuscirà mai nessuno.
    Questa gente, punta sulla percezione delle cose non sulla realtà, ma la seconda è ben diversa da quello che si vuol far credere. Questa è l’Italia del 2018 e non quella di cento anni fa, e penso che da queste macerie si può ricostruire una Italia ed un Europa migliori.
    Coraggio don Giorgio!!!
    P.S. Non si faccia spaventare dalle piazze piene, esistono molti modi per riempirle…

  2. Giuseppe ha detto:

    Hai ragione, hai mille volte ragione. C’è stato un tempo, non molti anni fa, che se introducevi argomenti di cronaca e/o di politica in una conversazione, gli interlocutori erano disposti a discuterne e a dire la loro opinione, anche se differiva dalla nostra. C’ è stato un tempo in cui, almeno idealmente, combattevamo per i nostri valori e cercavamo di rintuzzare il qualunquismo imperante, da sempre il nemico giurato della condivisione degli interessi e della voglia di realizzare obiettivi sani e concreti.
    Oggi, invece, appena si accenna a parlare del grigiore maleodorante di questi tempi sciagurati, c’è sempre qualcuno che con aria annoiata invita a parlare d’altro, oppure appare addirittura seccato e non ne può più di “sentire sempre i soliti discorsi”. Purtroppo i nostri politici, a parte casi eccezionali, sono sempre stati piuttosto lontani dalla gente, come se automaticamente appena decidevano di “scendere in campo” diventassero cittadini di un altro mondo, un universo a sé stante, i cui interessi raramente coincidevano con i nostri. Adesso invece che il populismo di chi ci governa sostiene, a parole, di voler essere vicino alla cittadinanza, lo scollamento è totale e quasi nessuno se la sente di contestare ed alzare la voce per rivendicare la libertà di pensiero e di partecipazione. E questa “stanchezza” sta diventando contagiosa…

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