Una Chiesa fuori dello Spirito, ovvero dell’essere umano

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Una Chiesa fuori dello Spirito, ovvero dell’essere umano 

Più che il fondamentalismo becero di una Chiesa ancorata ad una tradizione cadaverica , temo quel buonismo che illude non solo gli allocchi, ma anche certe menti che sembrano acute. 
Questa è l’ora del’inganno di satana con la faccia d’angelo!
Quando nella Chiesa viene meno la capacità di giudizio tra la carne e lo spirito, allora c’è da temere il tracollo dell’essere umano.
Voi dite ciò che volete, e giudicatemi pure un bastian contrario magari astioso per partito preso, ma non per questo cesserò di dire che questa Chiesa, così dolciastra come una melassa buona per ogni appetito del tipo sensoriale o appena sotto la pelle, mi dà nausea e mi irrita a tal punto da invidiare, paradossalmente, i tempi delle grandi Inquisizioni che, se non altro, se ci sono state, è perché c’erano spiriti talmente liberi da scatenare la reazione anche feroce della gerarchia.
Oggi tutto è così accondiscendente da sembrare che la Chiesa si sia finalmente liberata di ogni forma di chiusura e perciò di autodifesa da ogni dissidenza pericolosa. Almeno per due ragioni: o perché la Chiesa ha imparato l’arte di saper convivere con i propri nemici o presunti tali, senza perciò doverli sopprimere, oppure perché (seconda ragione) la Chiesa li deride, ritenendoli impotenti o, comunque, non in grado di competere con il suo potere, suffragato da un consenso quasi mondiale. Ma c’è anche una terza ragione: probabilmente, in  realtà,  gli spiriti liberi oggi sono quasi del tutto scomparsi o, se ci sono, sono stati manovrati a tal punto da essere dirottati nei vari campi, dal sociale all’assistenziale, ottenendo così un duplice vantaggio per la Chiesa: farle fare una bella figura davanti al mondo, ed evitare quella dissidenza all’interno che le ha sempre procurato seri guai.
Per amor del cielo, non intendo nemmeno ora mettere in dubbio l’opera preziosissima, e talora coraggiosa, degli operatori nel campo sociale e assistenziale, o di chi lotta per la giustizia. Ma vorrei dire che ben pochi contestano la Chiesa nella sua reale manchevolezza, quella che definirei una quasi totale deficienza d’essere.
Ed è qui per la Chiesa il suo vero problema, che costituisce quel male che si può anche chiamare menzogna strutturale, o di fondo. Ma se è così, come parlare di inganno? Se la Chiesa per la sua stessa costituzione è portata ad agire all’esterno dell’essere umano, come può essere cosciente di essere diabolica, ovvero, come dice il termine diavolo, di separare lo spirito dal corpo fisico, compresa la psiche?
Ma se la Chiesa fosse del tutto incosciente, perché parla così frequentemente di Spirito santo? A meno che non sappia che cosa sia lo Spirito santo!
Eppure, basterebbe leggere bene il Vangelo di Giovanni, che è una testimonianza più che evidente – tanto più che è, come dice la stessa Chiesa, divinamente ispirato da quello stesso Spirito che si fa perciò garante di se stesso! – di quanto fosse originariamente il vero messaggio di Cristo: il Logos, ovvero la Ragione divina, ha assunto un corpo ed una psiche, per risvegliare in ogni essere umano la presenza del Divino. E noi credenti, tanto stupidi da farci prendere, anima e corpo, dalla alienazione più totale, ci siamo aggrappati al Cristo corpo/Cristo storico, dimenticando il Logos, ovvero la generazione del Figlio nel nostro essere. Scrive Giovanni: il Logos, il Pensiero di Dio, prese dimora non in mezzo a noi, ma “in noi”.
E allora perché il Figlio di Dio, il Logos eterno, si sarebbe incarnato? Avrebbe forse usato il corpo, ovvero l’umanità carnale, solo come un’apparenza o come uno strumento per dirci cose che avrebbe potuto benissimo rivelare senza per forza incarnarsi, con il rischio, che si è poi attuato, di farsi strumentalizzare da una Chiesa che da duemila anni non fa che riferirsi unicamente al Cristo storico?
Il Vangelo di Giovanni rilegge profeticamente, ovvero misticamente, la realtà dello Spirito, di quello Spirito, dono del Cristo storico mentre muore definitivamente sulla croce.
E allora che cos’è il Cristo storico, se non il paradigma di ciò che è la nostra esistenza che, mentre muore a se stessa, ovvero alla propria entità fisica mortificante lo spirito, ritrova il suo vero essere interiore, che rinasce ogniqualvolta si fa fecondare dallo Spirito divino?
Se il Cristo resta solo quello storico, non è che un insieme di belle parole e di significativi gesti, ma che non vanno oltre le nostre capacità umane. A che mi servirà sapere che Cristo ha detto questo o quello o che ha fatto questo o quello, se poi resterò ancora ai margini del mio essere? Il vero cristianesimo, quello del Cristo mistico, non è qualcosa di sola ascesi o di etica superiore a quella delle altre religioni (supposto che lo sia!). È ben altro: mi tocca nel mio essere interiore, là dove il mio spirito ha sete di divinizzazione, che avviene solo nell’incontro del mio spirito con lo Spirito divino.
Ecco, la Chiesa è rimasta al Cristo storico, ed è per questo che non ha capito nulla della incarnazione del Logos come causa e concausa della nostra generazione e rigenerazione divina, nello spirito più profondo del nostro essere umano.
La Chiesa ha fatto del Cristo storico il fondamento della sua esistenza, e anche l’inconsistenza della sua finalità o, meglio, la pretesa di essere un fine, quando invece non è che un mezzo così come, in un certo senso, un mezzo è stata la storicità di Cristo.
E, allora, anche se la Chiesa non fa che parlare di anima, non si accorge d’intendere per anima quella che Cristo ha invitato ad odiare, se si vuole ottenere la vita immortale?
La Chiesa è caduta nell’equivoco, ed è rimasta finora, dopo duemila anni di alienazione, di pretendere di salvarci l’anima ai danni dello spirito.
17 giugno 2017   
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