Angelo Scola applica subito con Berlusconi l’”Amoris laetitia”!

berlusconi comunione
di don Giorgio De Capitani
Non credevo proprio che Angelo Scola avesse un tale coraggio da applicare al volo con Silvio Berlusconi l’apertura ai sacramenti per divorziati e conviventi: apertura che è presente, benché in modo del tutto da decifrare, nell’Esortazione apostolica, “Amoris laetitia”, di papa Francesco, di recente pubblicazione.
Durante la Messa di domenica scorsa, 17 aprile 2016, celebrata dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, presso la sede espositiva di Rho Fiera a conclusione del 55ennesimo “Salone del Mobile”, presenti tra l’altro Silvio Berlusconi e Maurizio Lupi – una Messa poco partecipata, come si vede dalle foto, contrariamente a quanto scrive la cronista della Curia che parla di “affollata Messa” – proprio Silvio Berlusconi riceveva dalle mani di un sacerdote, di cui vorrei conoscere il nome, l’Ostia consacrata.
Già, siamo nell’Anno di Grazia del Giubileo! Probabilmente sarà arrivato da Roma un “missionario della misericordia” tutto speciale, ubriaco di Spirito santo, con l’incarico apostolico di confessare Berlusconi, condonandogli ogni colpa e ogni pena e concedendogli anche un’infinità di indulgenze, tante quante (toties quoties) sono stati i peccati commessi, umanamente incalcolabili. Pensate (se riuscite a sopportare l’oscenità) alle numerose baldracche, giovanissime, giovani e anche meno giovani, stese sul lettone di Arcore, consumate a piacere, fino a esaurimento della carica erotica.
Pardon, scusate, forse sta qui l’escamotage per la riammissione ai sacramenti. Acqua passata, tutto condonabile, ora però non è più virile, per cui quel coso che ha saputo attrarre un harem di donnette, non si eccita più. È in pausa permanente! Tra lui e la Pascale, tutto a posto, canonicamente parlando: convivono nella pace dei sensi.
Torniamo ad essere seri. Credo che bisognerebbe valutare dal punto di vista morale il caso Berlusconi nel suo complesso. Berlusconi è ancora un caso di immoralità che non si può liquidare eventualmente con una bella confessione privata. Privatamente, è Dio che sa giudicare le coscienze, ma pubblicamente entra di dovere in scena un giudizio morale-sociale che non si liquida a quattr’occhi. 
Anticamente, esisteva solo la confessione pubblica per peccati pubblici e di una certa gravità  (omicidio, ecc.) – la confessione privata entrò più tardi nella prassi ecclesiastica come invenzione della Chiesa stessa – ed esisteva un pubblico riconoscimento-pentimento dei peccati commessi, con altrettante dure penitenze che duravano anni.
Non mi pare che Silvio Berlusconi abbia fatto una pubblica auto-accusa, e tanto meno un giorno di penitenza!
Certo, tutto può cambiare nella prassi della Chiesa, soprattutto con papa Francesco che sembra in balia di promesse di cambiamenti radicali, che però non arrivano mai. Beh, le eccezioni nella Chiesa ci sono sempre state, soprattutto quando si trattava di ricchi che come frutto delle loro penitenze costruivano ospedali, scuole, cattedrali e santuari. Si può dire che tutto l’apparato materiale ecclesiastico – ovvero chiese, monumenti d’arte, istituzioni benefiche e assistenziali, ecc. – sia una elargizione di ricchi macellai. Ma Berlusconi non ha fatto nulla di tutto questo! Forse qualche mancia, forse neppure quella!
Ma non è questo che importa: cadrei anch’io nella banalità oscena di chi vuole raggirare un ricco, farlo piangere per qualche ora dei suoi peccarti, per poi strappargli un assegno. Naturalmente, sempre a fin di bene!
Il problema è serio. Conosco parroci che non sanno più come comportarsi di fronte a casi di famiglie, cosiddette “irregolari”, che desiderano ardentemente di accostarsi ai sacramenti, tradite anche questa volta, dopo la pubblicazione dell’”Amoris laetitia”. Ed ecco che sotto gli occhi di Angelo Scola, Silvio Berlusconi, noto come l’Immondo d’Arcore (evito di dire Porco, per non offendere gli animali!) riceve l’Ostia consacrata.
Poveri parroci, scrupolosi a tal punto da trovare qualche lecita scappatoia per i poveri cristi che non hanno il privilegio di chiamarsi Silvio Berlusconi.
Vorrei lanciarvi un invito: d’ora in avanti, fate ciò che ritenete più giusto, mandando a fanculo tutte le precauzioni dei casi contemplati dal Papa. Disobbedite, e giudicate solo in base all’unica realtà che vale, ovvero l’amore tra due persone, senza badare alla loro situazione oggettiva, che la Chiesa ancora condanna, ritenendola superiore all’amore. 

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8 Commenti

  1. antIsatana ha detto:

    È lei una persona immonda (non la chiamo prete perché i veri preti appartengono al popolo di Dio…. lei decisamente no). Per “merito” di stupidi relativisti come lei il popolo di Dio si sta allontanando dalla fede…. VERGOGNA.. SI PENTA FINCHÉ È IN TEMPO..

    • Don Giorgio ha detto:

      Uno che si chiama antisatana! Con questa gente idiota per forza vince il male! Per fortuna il popolo di Dio si allontana dalla vostra Chiesa di bastardi figli di put…

  2. Luca A. ha detto:

    Sono d’accordo, però non immagino la possilità che un sacerdote nel distribuire il Pane Consacrato ai fedeli in fila possa negarlo a uno dei fedeli, così sul momento, sulla base di una conoscenza della persona che ha dai giornali e non essendo minimamente a conoscenza dello stato di grazia o meno della persona, o del fatto che quel fedele (di cui lui non sa nulla) possa aver intrapreso un percorso penitenziale (di cui i giornali non sanno) e/o ricevuto una assoluzione magari mezz’ora prima e quindi avere l’anima immacolata come un bimbo apena battezzato. Lo dico ovviamente con amara ironia, trattandosi del personaggio che tutti conosciamo… Non so cosa dica il Diritto Canonico, ma personalmente non ho mai visto un prete negare l’Ostia consacrata a qualcuno in fila… ho visto ricevere la Comunione innumerevoli coppie conviventi, divorziati risposati eccetera, anche noti come tali in parrocchia e quindi conosciuti dal prete celebrante. Altri “irregolari” vanno a Messa nel paese vicino pur di non creare imbarazzo o pettegolezzi. Forse avranno fatto un percorso, chi vede non sa, come può giudicare? Penso che ciascuno prendendo la Comunione sia responsabile davanti a Dio e alla propria coscienza “reo del corpo e del sangue del Signore come dice Paolo!); può un prete mettersi in mezzo? Ho dei dubbi, quantomeno nel modo in cui un prete possa pubblicamente farlo. Il signor B. eventualmente avrà un sacrilegio in più di cui rispondere a suo tempo davanti a Dio misericordioso.
    Perché l’Arcivescovo con tutti gli impegni pastoralmente importanti che ha, sia andato a dir messa per quei quattro gatti (ma di razza), questo è un mistero (o forse no) ma è un altro discorso…

  3. Luigi ha detto:

    Guardando la foto di Berlusconi che fa la comunione e che con l’altro politico famoso Lupi hanno partecipato alla messa dell’ Arcivescovo di Milano Scola tenuta a Rho, mi sono venute due considerazioni. La prima di carattere politico: perché l’Arcivescovo di Milano Scola celebra messa proprio a Rho fiera e alla presenza di personaggi come Berlusconi e Lupi? Semplice. Dare un chiaro messaggio all’elettorato cattolico milanese e in particolare ai “ciellini” quale candidato votare per le prossime elezioni del sindaco di Milano. Come dire: votate Parisi. C’è con noi anche la “Passera” come nuovo acquisto(ironia personale). Fallito il suo tentativo di diventare papa. Ad esaurimento quello di Arcivescovo. Che pensa di fare lo Scola? Cercare di contare ancora con l’elezione di un candidato che può essergli comodo, non si sa mai. Spero gli vada buca come nell’elezione a papa. Tra parentesi, opinione personale, non è che Sala sia meglio. Ma almeno è sotto controllo da parte dell’elettorato che lo voterà. La seconda di carattere religioso: perché a Berlusconi sì e agli altri divorziati no? Avrei una storia da raccontare, ma ve la risparmio. Nel film “Il marchese del Grillo” interpretato magistralmente da Alberto Sordi c’è la risposta: “Io sono io, voi non contate un c…”. Non è stato così in quest’ultimo ventennio? E’ giusto resistere e disobbedire. “L’obbedienza non è più una virtù” aveva detto don Milani.

  4. zorro ha detto:

    Conversione del peccatore niente di nuovo dopo una vita di eccessi in gioventu si pente e si prepara alla dipartita che dire niente affari suoi chi e senza peccato scagli la prima pietra

  5. Giuseppe ha detto:

    Al di là della facile ironia, secondo me addirittura fin troppo facile in un caso del genere, ritengo l’episodio comunque significativo. Per certe persone evidentemente le regole non valgono, o sono “altre”. Del resto il Silvio nazionale è sempre stato invischiato in qualche modo nell’ambiente ecclesiastico. Ricordo a braccio il compiacimento e l’eco suscitati dalla sua cospicua elargizione alla scuola dei gesuiti che aveva frequentato da giovane. E che dire della collaborazione e l’amicizia con il discutibile guru del San Raffaele, don Luigi Verzé, e con altri prelati più o meno conosciuti e chiacchierati. E se non ricordo male, ma potrei anche sbagliarmi, si era già accostato all’eucarestia, da divorziato, al funerale di Raimondo Vianello, senza che nessuno trovasse qualcosa da ridire. Chissà perché mi viene da pensare a tutte quelle persone che, essendo incappati in confessori fin troppo zelanti, e poco misericordiosi, si sono viste rifiutare l’assoluzione. Non riesco ad immaginare di quale colpa talmente grave si possano essere macchiati, considerato che santa madre Chiesa è riuscita a perdonare fior di assassini e manigoldi… Forse perché potenti e/o benefattori? Anche se, a dire il vero con piccolo sforzo di fantasia, posso azzardare che quei peccati imperdonabili abbiano qualcosa a che vedere con la pratica sessuale che, come noto, rappresenta un po’ il “ponte degli asini” dell’apparato ecclesiastico e nell’incertezza è meglio condannare, a meno che non ti chiami Silvio Berlusconi.

  6. don ha detto:

    Sottoscrivo tutte le tue considerazioni don Giorgio … aggiungo solo che l’esortazione apostolica del Papa è quanto di più ambiguo si possa pensare proprio su questo punto dell’ammissione ai Sacramenti per i divorziati risposati. Mai come ora rimpiango la chiarezza di Benedetto XVI!

  7. GIANNI ha detto:

    Avendo letto, sia pur senza approfondire nei minimi particolari, la Amoris laetitia, a me pare (forse erro..) che più o meno dica le cose che la dottrina ufficiale diceva prima, e cioè che chi subisce senza colpa separazione o divorzio possa accedere ai sacramenti, ma con una differenza forse fondamentale…dico forse, perchè non sono sicuro dell’interpretazione ufficiale data al documento.
    Prima, comunque, era condizione impeditiva la presenza di una nuova unione o relazione more uxorio, e quindi, comunque, chi separato o divorziato si trovava in una nuova unione non poteva accedere ai sacramenti.
    Parrebbe, uso necessariamente il condizionale, che questo non sia più, forse, un impedimento assoluto e che, quindi, il giudizio sia lasciato ai singoli casi.
    Ma, se fosse solo per questo, per Berlusconi le cose non sarebbero diverse, nel senso che vivendo diciamo..fraternamente, da quel che mi pare di aver capito, sotto tale profilo il discorso non sarebbe diverso.
    Diversa è, invece, la questione della confessione.
    Anche qui, se non erro, praticamente con la dottrina di prima mentre chi viveva una nuova relazione non poteva accedere, ma poteva invece accedere perfino l’omocida confesso e dichiaratosi pentito, ora appunto questo fatto di una nuova unione non sarebbe strettamente impeditivo.
    Resta però un problema grosso come una casa.
    Quando uno si confessa, e magari si dichiara pentito, solitamente il confessore come dire…lo assolve, e peraltro mi risulterebbe che neppure l’omicidio rientri tra i peccati più gravi, che debbano essere assolti dal vescovo o dal pontefice.
    Pertanto, ferma restando quella che possiamo definire una realtà ontologica, di base, in tali questioni, nel senso che se ci fosse qualche errore da parte della chiesa, certo la cosa non sarebbe comunque valida di fronte a Dio, comunque mi domando come, con quella che a me pare incoerenza, si possa ammettere e ritenere di condonare gravi fatti, come appunto quello citato, quasi automaticamente, ma si possa, invece, discettare in caso di ulteriore unione, negando talora l’accesso ai sacramenti.
    Può un sacerdote capire meglio un omicidio, che una nuova unione?
    A me non pare.
    Pertanto, credo si dovrebbe ammettere ai sacramenti come dire…in base a criteri oggettivi, tralasciando quella soggettività, che il nuovo documento parrebbe consentire.
    Nel senso che uno, nella medesima situazione, potrebbe quindi essere ammesso dal sacerdote A, ma non dal sacerdote B.
    D’accordo che anche in ambito laico, lo stesso caso, deciso da giudici diversi, può dare luogo ad esiti diversi, ma certo, in fatto di sacramenti, si crea una sostanziale incertezza.
    Almeno con la precedente posizione, mi pare di capire che in caso di nuova unione il principio fosse assolutamente lo stesso per tutti: no e basta.
    Ora, peraltro, appunto non vorrei che la situazione dei singoli fosse valutata diversamente, anche secondo il ceto sociale o altri elementi, che con le condizioni morali del fedele nulla dovrebbero aver a che fare.
    O in base al più o meno largo metro di giudizio del sacerdote.

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