Questi idioti francesi che fanno inutili polemiche, e poi si lamentano degli attentati terroristici

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Naturalmente gli stupidotti leghisti corrono dietro agli stupidotti francesi e vorrebbero proibire il burkini anche in Italia. La Lega è sempre pronta a cavalcare ogni occasione per mostrare che sotto il loro vestito c’è il vuoto demenziale.
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da L’Unità
Maddalena Carlino
18 agosto 2016

Alfano sostiene il No al divieto di Burkini:

“Serve buon senso, c’è libertà di culto”

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ai microfoni di Radio Rtl 102.5 interviene nella polemica sull’uso del burkini
Mentre in Francia a sostegno dei divieti al Burkini interviene il premier francese Valls, definendo il costume femminile islamico “incompatibile con i valori della Francia” in quanto “espressione di una ideologia basata sull’asservimento della donna”, in Italia il Ministro Alfano chiarisce la linea del governo e del Paese Italia.
“La nostra bussola è sempre stata il buon senso. Noi siamo severi, facendo controlli, arresti e espulsioni, ma non facciamo provocazioni su questioni che non investono l’ordine pubblico, realizzate come atto ideologico e che possono apparire come provocazioni che possono attirare reazioni violente”. Spiega il ministro dell’Interno  a Rtl, intervenendo in merito alle polemiche sul Burkini. Si tratta anche, ha sottolineato Alfano, “di un fatto pratico. Non c’è violazione di legge. Io ho grande rispetto per i francesi, ma finora L’Italia è stata un paese sicuro anche perchè la comunità nazionale non ha mai avuto comportamenti che hanno fatto pensare ad una crisi di rigetto per i musulmani”.
“Avete incontrato su vostre spiagge decine o centinaia di donne in Burkini? – chiede poi il responsabile del Viminale – Qui non si tratta di esprimere un giudizio su quel che c’è dietro: quando non c’è violazione di legge, né dilagazione del fenomeno”.
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Quanto alla posizione espressa dal primo ministro francese Manuel Valls, “io ho grande rispetto per la Francia e per le lacrime che purtroppo sono state versate, ma l’Italia è l’Italia, finora un Paese sicuro”. E questo, “in un contesto in cui il rischio zero non esiste, “è dovuto da un lato al lavoro di prevenzione; dall’altro a una comunità che non ha mai dato luogo a comportamenti” da interpretare come “crisi di rigetto”. Il ministro ha poi ricordato che “la nostra Costituzione riconosce la libertà di culto”. L’atteggiamento assunto finora, ribadisce Alfano, “ha fatto sì che fin qui l’Italia fosse un Paese sicuro: vorrei che tutti continuassimo su questa strada”.
Ad intervenire nel dibattito anche  mons. Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana: “Dobbiamo imparare a vivere insieme, e questo vuole dire anche conoscenza dei simboli di altre culture e loro accettazione quando non ledano le esigenze della sicurezza. La paura dell’abbigliamento delle musulmani mi appare strumentale. Se posso permettermi: coglierei questa cirocstanza per alzare un po’ il tono del confronto che, in alcune cirocstanze, m’è parso un tantino mortificante nei toni e nelle parole”.
Sul costume integrale indossato da alcune donne musulmane sulle spiagge europee. “ci vuole anche buonsenso- prosegue il monsignore al Corriere della Sera – è difficile immaginare che una donna che entra in acqua stia realizzando un attentato”.
Quanto al velo, “penso alle nostre suore, penso alle nostre mamme contadine che lo portavano fino a ieri e alcune lo portano ancora oggi. Lo stesso, si capisce, deve valere per un cattolico che voglia portare la croce o per un ebreo che indossi la kippà. Ogni persona ha diritto a mostrare la propria fede anche nell’abbigliamento, se lo ritiene opportuno. Si vigili che non vi siano usi strumentali dei simboli religiosi, ma se ne garantisca la piena libertà, legata alla libertà di coscienza, alla libertà di opinione e alla libertà religiosa”.
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da Repubblica

Burkini, presidente giovani musulmani:

“La libertà non si misura dai cm di pelle scoperta”

“La Francia sta semplicemente impedendo a molte donne di andare al mare”. Così Nadia Bouzekri, presidente dei giovani musulmani italiani, commenta la posizione di alcuni comuni francesi di vietare il burkini nelle spiagge. Posizione sostenuta anche dal premier francese, Manuel Valls, che ha parlato di “espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna”. Per Bouzekri si tratta di tutelare una libera scelta: “Sono molti i paesi musulmani, Arabia Saudita a parte, dove non esiste l’obbligo. Andate a visitarli”
L’intervista di Federico Bitti

 

Perché le suore sì?

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11 Commenti

  1. Federico ha detto:

    Nel valutare un fatto occorre considerarlo da tutti i punti di vista altrimenti si fa della semplice, anche se lecita, propaganda.
    Il presidente francese ha detto che il burka (o burkini per le spiagge) è un simbolo di una ideologia basata sull’asservimento della donna all’uomo e come tale non compatibile con i valori della Francia.
    Si può non condividere ma non si può ignorare.
    Altra cosa è ovviamente il vestito intero delle suore non vi pare?

    • Don Giorgio ha detto:

      Semplicistico è il tuo ragionamento, e quello di Hollande. Fate pena!

      • Federico ha detto:

        Sono d’accordo che il mio discorso è semplice (non semplicistico se mi permette), ma per capire le cose è necessario non complicarle artificialmente. Il burka, dato di fatto, è un simbolo della donna musulmana come lo sono l’obbedienza cieca al marito e l’obbligo di accettare fino a quattro mogli se il marito lo vuole e può mantenerle, come del resto accade fra i Mormoni.

  2. Patrizia ha detto:

    Un paradosso che noto è che oggi come oggi le donne che vanno mezze nude non le guarda nessuno, quelle con il burka si girano tutti scandalizzati.
    Mi sa che c’è qualcosa che non torna.

    • Federico ha detto:

      Patrizia, è la storia dell’uomo che morde il cane a fare la notizia e non l’opposto!

    • Federico ha detto:

      Patrizia, volevo aggiungere qualcosa e credo di poterlo fare in quanto ho vissuto per cinque anni in Arabia Saudita a Jeddah alla fine degli anni ’90. Le spiagge erano divise in pubbliche e private. In quest’ultime, cintate e non accessibili al pubblico, era permesso un bikini purché abbastanza castigato. Alcune famiglie di sauditi le frequentavano e le mogli vestivano semplici costumi da bagno interi, con il permesso del marito si intende. Nelle spiagge pubbliche invece tutte le donne dovevano portare quello che noi ora chiamiamo “burkini” che tuttavia non aveva il viso nascosto da maschere. Questa era la legge decisa dalle autorità saudite e come tale nessun “occidentale” la discuteva. Certo c’erano lamentele sottovoce che tuttavia venivano commentate in questo semplice modo: se non ti va tornatene a casa tua; se vuoi invece rimanere perché qui guadagni buoni soldi sei il benvenuto ma rispetta la nostra legge.
      Ti sembra un ragionamento sbagliato? Perché alcuni musulmani in Europa, e lo dico con simpatia, contestano alcune nostre leggi definendole discriminatorie e razziste?

  3. Giuseppe ha detto:

    Pur di fare polemica e alimentare la già pericolosa deriva anti islamica, c’è chi non riesce a fare a meno di cercare cavilli di ogni tipo, ricorrendo, se necessario, anche ai luoghi comuni dell’immancabile gossip. Diciamola tutta, la Francia sarà pure stata la patria di una rivoluzione epocale e la sua gioventù ha sempre manifestato una sensibilità spiccata nel recepire i movimenti di protesta e di avanguardia provenienti da oltreoceano, ma come nazione e governanti non ha saputo (o voluto) mai rinunciare ad uno sciovinismo preoccupante e ottuso, nonostante una storica integrazione multirazziale con le persone provenienti dai “territori d’oltremare”.
    Insomma, a mio modo di vedere, la polemica sul burkini oltre ad essere ridicola è evidentemente pretestuosa. Viviamo in un’epoca in cui, sia nell’abbigliamento quotidiano che in quello da spiaggia, si vede di tutto e, anzi, l’originalità viene spesso incoraggiata ed apprezzata. Ma non si capisce perché se una donna si denuda quasi integralmente, lasciando nascoste sole parti minime del proprio corpo viene ammirata ed imitata, mentre se per comodità, tradizione o altri motivi del tutto personali tende a coprirsi il più possibile viene additata al pubblico ludibrio, fino addirittura a dover subire divieti insensati. La costante e progressiva rivoluzione culturale, tuttora in atto, ed il progresso sociale cercano da anni di liberarci da preconcetti e pregiudizi nei confronti degli usi e i costumi dei diversi popoli, anche se potremmo faticare a capirli e condividerli, ma evidentemente lo zoccolo duro del razzismo e dell’intolleranza non demorde, eppure mi sembra che si siano cose più importanti e pericoli più seri a destare preoccupazione.
    Quanto a Salvini, ormai lo sappiamo che pur di farci conoscere le sue sciagurate “opinioni” sarebbe perfino capace di criticare il gioco della briscola o quello delle bocce…

  4. Pasquale ha detto:

    Suore in bikini subito!

  5. GIANNI ha detto:

    Francamente, penso che siamo all’assurdo, in una situazione palesemente contraddittoria, oltre che infondata giuridicamente.
    Vediamo perchè.
    Una volta ci si lamentava, in genere, in Europa, o quanto meno in alcuni paesi europei, di costumi o nudità che violavano il cosiddetto comune senso del pudore, inteso quindi come valore da preservare, arrivando anche a sanzioni penali.
    Insomma, si era contro chi faceva vedere troppo.
    Il valore, quindi. mi verrebbe da domandare, si è ribaltato?
    Oggi bisogna sanzionare chi fa vedere troppo poco?

    Altra cosa assurda.
    Si dice, o meglio…taluni dicono, che questi costumi sono imposti alle donne, e le donne che li scelgono liberamente?
    Ed allora, perchè non sanzionare chi porta costumi simili?
    O anche solo una muta da subacqueo?

    Peraltro, giuridicamente, sarei curioso di capire cosa dicono espressamente le norme che vietano tali costumi.
    Cioè come vengono identificati?
    E come, appunto, vengono distinti da altri simili, o anche solo da una muta subacquea?

    Come si vede, siamo all’assurdo, ma si sa, a volte i politici fanno questo mestiere, perchè non hanno trovato di meglio da fare..o perchè incapaci, magari mentalmente, di fare altro…e visto che in politica sembra talora valere quello che normalmente è illogico…
    Oltre tutto, siamo in ambito di palese incostituzionalità, visto che sopratutto la Francia esalta certi valori di libertà e di scelta individuale, figli della rivoluzione e dell’illuminismo.

    Certo che qui, a parlare di illuminismo, si rischia di prendere l’oscar per il miglior comico del mondo.
    Ed infatti la cosa si presta anche a risvolti comici, se non ci fossero di mezzo implicazioni relative anche al terrorismo.
    E cioè: se è logico vietare di coprire il viso per motivi di sicurezza, in quanto si celano i connotati dell’individuo, impedendone l’indentificazione, appunto come dicevo…come dovrebbe essere redatto un articolo di legge o regolamento che vieti siffatti costumi?…
    Già mi vedo il tecnico, giurista, al lavoro per confezionare la norma richiesta dal politico…e si domanda..ma che faccio …dico che è vietato il burkini, espressamente indicandolo per nome…?
    Ma non posso farlo, se non ne fornisco una definizione….
    E come lo definisco….?
    Ah già..come quel costume identico ad una muta, solo che non è fatto di materiale gommoso, ma di stoffa???
    Ah no, perchè somiglia troppo a quello delle nostre suore…ma ecco la soluzione, ed ecco l’articolo:
    è vietato indossare il burkini..( non lo definisco, tanto si sa di cosa parliamo), ma facendo attenzione che ad indossare un costume di quel tipo non sia una suora cattolica o una appassionata di moda…perchè allora il divieto non vale…
    domandare all’interessata da parte degli agenti (si spera conoscano anche le lingue straniere..).

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