La buona fede tra obiettività e soggettività

L’EDITORIALE
di don Giorgio

La buona fede tra obiettività e soggettività

La mia innata antipatia verso qualsiasi struttura, sempre tale che sia sociale o politica o religiosa, forse mi fa chiudere ogni porta anche verso quella particolare disposizione interiore che si chiama “buona fede”.
Uno è in buona fede, quando crede di agire bene comportandosi in un certo modo, perché lo ritiene giusto.
E succede che sulla stessa cosa si abbiano posizioni o vedute diametralmente opposte tra loro. Ma la buona fede sembra quasi giustificare qualsiasi comportamento, addirittura mettendo sullo stesso piano il bene e il male.
Si parla così di obiettività e di soggettività: l’obiettività è il bene o il male in sé, la soggettività è il mio modo di vedere il bene o il male. E allora: conta di più l’obiettività o la soggettività?
Entrano in gioco anche: l’intelletto, la volontà, l’amore, la misericordia, il perdono, la prudenza, il compromesso, il discernimento, ma senza andare oltre quel rispetto per qualsiasi opinione altrui, evitando di offendere la cosiddetta “persona”.
Al di là del fatto che ognuno possa agire in buona fede o con le migliori buone intenzioni, ci si deve fermare e non insistere eccessivamente sulla obiettività del bene e del male.
Il soggetto o la “persona” costituisce quasi un freno alla ricerca della Verità in sé, o della Giustizia in sé o del Bene in sé.
Ogni ricerca della Verità o della Giustizia o del Bene comporta un dissidio (ovvero si può essere dissidenti), e ciò procura condanne, isolamenti, crisi di coscienza, soprattutto quando l’Intelletto divino illumina la Verità, o la Giustizia, o il Bene, e ogni chiusura ci fa star male, se facciamo finta di nulla, per paura di offendere la “persona” di chi la pensa diversamente, proprio perché non è illuminata dall’Intelletto.
La buona fede, dunque, giustificherebbe chi è illuminato e chi non è illuminato dall’Intelletto.
Ma il vero problema sta quando la struttura impone una concezione del bene o del male in opposizione alle mie vedute del bene o del male, e lo stato o la religione non rispettano la mia eventuale buona fede.
Lo stato impone con leggi restrittive e anche punitive il suo modo di vedere la società, così la Chiesa istituzionale, e di conseguenza la mia coscienza viene violentata.
Uno stato dogmatico, o una religione dogmatica sono sempre stati un freno alla ricerca della Verità, o della Giustizia, o del Bene. Almeno rispettassero la buona fede del cittadino o del credente!
No!
Ma il vero problema è che non si tratta tanto di buona fede, quanto invece di quella obiettività, per cui la Verità, o la Giustizia o il Bene vengono traditi dal dogmatismo statale o religioso.
Lo spirito libero, che per la sua stessa natura vive al di fuori di ogni istituzione, sia civile che religiosa, è colui che la paga sempre, proprio perché “vede” al di là della struttura dogmatica, e si sente tradito o isolato, o addirittura fatto fuori.
Non si tratta più di dover rispettare la buona fede, ma quella ricerca da spirito libero della Verità che ogni dogmatismo blocca e punisce.
Orgogliosamente mi sento di dire che ho una condizione privilegiata: star fuori di ogni norma strutturale, proprio perché il mio essere interiore mi fa ”vedere” la realtà in tutta la sua nudità o essenzialità.
E, ripeto, non mi appello alla mia buona fede, ma a quella obiettività che è tensione verso la Verità in sé. Non mi devo accontentare della buona fede, anzi la buona fede è una giustificazione quasi passiva o immobile del mio non voler cercare la Verità nella sua essenzialità.
Per cui dogmatismo e buona fede sono un freno alla ricerca della Verità.
Sta qui la tragedia di una società e di una religione: il loro dogmatismo troppo rigido, o la loro tolleranza verso qualsiasi buona fede.
Lo spirito libero che “vede” al di là di ogni dogmatismo, senza dover per salvarsi aggrapparsi alla buona fede, si troverà sempre a disagio, giudicato irrispettoso, appunto dissidente, perché irritante e scomodo.
È il costo che si paga per essere spirito libero!
18 settembre 2021
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

2 Commenti

  1. Luigi Egidio ha detto:

    Nella Chiesa gli spiriti liberi sono i cercatori di Dio. Don Giorgio insiste sul “conosci te stesso e conoscerai Dio”. I sapienti insistono sul sapere di non sapere che è la sorgente dei cercatori. In principio o sulla Sapienza o sulla Sofia divina o sul Logos o sul Sermo (Erasmo da Rotterdam) o … L’importante è cercare e non fermarsi. Mi ha colpito un cercatore di Dio al quale la Chiesa gli aveva proibito l’insegnamento, le pubblicazioni di libri, tutto insomma. Era un frate cappuccino (Ortensio da Spinetoli) al quale un amico gli aveva chiesto come faceva ad essere sereno dopo che la Chiesa oltre alle proibizioni lo avesse sottoposto al Sant’Uffizio con lo stile inquisitorio praticato nell’Unione Sovietica: “Non mi hanno proibito di pensare!” Ecco. Allo spirito libero non potranno proibire di pensare come hanno fatto con i Giordano Bruno, i Gioacchino da Fiore … Se non ci si proibisce di pensare si aprono spazi immensi di trascendenza, profondità infinite di immanenza e si potrà incontrare quel Dio che è e che più che esistere insiste perchè lo andiamo a cercare …

  2. Martina ha detto:

    Questa “buona fede” che frena, che è di ostacolo alla ricerca della Verità.
    Sappiamo anche che le opinioni sono come l’epilessia per dirla come gli antichi filosofi. Tutto ciò è pericoloso proprio per il fatto di trovare sempre delle giustificazioni anche dove non ci sono. Oggi è tutto basato su opinioni e questo è un dramma.
    Non credo sia facile spiegare questi concetti ma, come sempre, illuminante don Giorgio.
    Lo spirito libero paga proprio e anche solo perché È.

Lascia un Commento

CAPTCHA
*