Freghiamocene, e tiriamo diritto per la nostra strada!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Freghiamocene,

e tiriamo diritto per la nostra strada!

Più passa il tempo o, meglio, più il neo vescovo di Milano, Mario Delpini, scalda  il sedere sulla cattedra di Ambrogio e Carlo, più mi convinco che Bergoglio abbia veramente punito la diocesi milanese o, meglio, che ci abbia preso per i fondelli.
All’inizio avevo sì più di un pregiudizio che, in realtà, era un giudizio risalente al 2013, in conseguenza di una mia esperienza negativa: un incontro gelido con Delpini, allora Vicario generale della stessa Diocesi, di cui ora è l’arcivescovo.
Un giudizio negativo, comunque, durato per ben quattro anni: quattro anni di silenzi punitivi.
Ora, man mano che il tempo passa, i miei pre-giudizi trovano una progressiva conferma. Eppure, un aspetto positivo lo avevo trovato, ascoltando o leggendo qualche omelia di Delpini. Ora mi ricredo anche su questo.
Certo, ognuno ha il suo stile comunicativo. C’è un modo e un tono che accalorano e ti prendono dentro, e c’è un modo e un tono più sommessi, ma che allo stesso modo ti avvincono.
Mario Delpini né accalora né ti prende. Annoia, e basta. Per di più, irrita quel suo stucchevole modo di intercalare le solite parole o frasi che tornano come ritornelli, certo con l’intento innocente di battere su alcuni concetti, ma che alla fine si fanno odiare.
La cadenza poi è quella che è, e non cambia se l’oratore ci prende gusto, senza porsi nemmeno un dubbio se non sia il caso di migliorarla. Io credo che anche i suoi dubbi abbiano la stessa cadenza della sua voce.
Ma non è questo il vero problema. Ogni esteriorità di gesti o di parole può essere superata, se però c’è qualcosa di valido da proporre: ovvero, le parole arrivano al cuore degli uditori, quando nascono da un pozzo profondo.
Non ho avuto finora l’impressione che Mario Delpini, neo vescovo di Milano, attinga le sue parole dal mondo dello Spirito interiore. Sembrano parole stampate sui libri di scuola o del maestrino che rispolvera parole e concetti già preconfezionati, cadendo anche in banalità non degne della cattedra di Ambrogio e Carlo.
All’inizio, lo confesso, lo giudicavo anche dalla statura e dai suoi modi un po’ goffi di camminare, di tenere il pastorale, di salutare in processione per la Messa la gente presente in duomo.  Ora c’è di più, c’è ben altro che preoccupa.
Sì, siamo ancora alla luna di miele. Ma temo che ne vedremo delle belle, man mano il tempo passa.
Che fare? Nulla! Forse sarebbe il caso di ignorarlo e di fare ciò che dobbiamo fare, indipendentemente da un vescovo-ombra, che si sta avviando verso il nulla.
Ma sarà possibile far finta di nulla? Sarà possibile fare a meno del nulla? Sarà possibile agire, nonostante il nulla?
Non c’è che una via: tirar fuori le risorse da una diocesi che ha radici che affondano nel passato di grandi vescovi, che hanno fatto la storia “migliore” di Milano.
Un vescovo o due non bastano a distruggere la migliore Milano. Anzi, forse servono perché ciascuno si riprenda le proprie responsabilità assopite, impegnandosi a trovare la via migliore.
E oggi non c’è che una via: quella di riscoprire la nostra vera identità, nel profondo del  nostro essere. Qui sta l’anima della Milano migliore.
Freghiamocene di questo vescovo, che sembra un manichino, messo sulla cattedra di Ambrogio e Carlo, da un papa che si diverte a fare deserto attorno al suo ego planetario.
Freghiamocene anche di questo papa populista, che sembra un burattino di un consenso mai sazio di godersi lo spettacolo.
Freghiamocene anche di questa Chiesa, che non sa più dove sbattere la testa, anche se è dura come dura è la roccia su cui da millenni sta seduta a governare e pontificare nel vuoto.
La vera Chiesa siamo noi, purché, ecco il vero problema, tiriamo fuori il meglio del Divino che è nell’essere di ciascuno.
Provate a immaginare se ciascuno fosse se stesso! Il mondo sarebbe diverso! La Chiesa universale sarebbe diversa! La Chiesa di Milano sarebbe diversa! La società politica sarebbe diversa!
Pardon! Ho sbagliato: non se ciascuno fosse, ma se ciascuno “è”!
18 novembre 2017
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
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