“ADESSO BASTA: DA CHE PARTE STAI?”

ADESSO BASTA: DA CHE PARTE STAI?”

["Adesso basta: da che parte stai?" è il titolo di un mio articolo pubblicato qualche giorno fa su Antispecismo.Net, un articolo in cui cerco di decifrare determinati atteggiamenti politici.]
Con le ultime manifestazioni di protesta animaliste sono venuti al pettine quei nodi politici che già hanno avuto modo di presentarsi in altri ambiti del movimento antagonista.
E' del tutto evidente che negli ultimi anni un numero sempre più crescente di attivisti ha optato per il taglio “apolitico” di molte manifestazioni e cortei; ciò si rileva soprattutto in sede di divulgazione degli eventi, quando sembra quasi che gli organizzatori degli stessi (sicuramente al solo scopo di far numero, dunque in apparente buona fede) si affannino nel sottolineare la loro estraneità a qualsiasi schieramento politico.
Questa volontà è in realtà figlia di un deleterio atteggiamento molto in voga da almeno vent'anni: i burattinai e i governi più o meno sotterranei di questa società hanno operato per dirigere l'opinione della gente verso una docile, gestibile e pacifica apoliticità, verso una finta democrazia che -altrettanto per finta- si porrebbe come scopo quello di lasciar spazio e libertà a tutti (tranne che al pensiero…).
Il frutto immediato di tale speciosa operazione è un fair-play deteriore che nulla c'entra con la non-violenza, la tolleranza, il pacifismo, la democrazia. Anzi, questo forzato e bislacco “tutti-assieme-appassionatamente” ha fatto sì che aumentassero le tensioni sociali e le violenze, e che molti dei termini e dei punti di riferimento utilizzati fino a qualche anno fa finissero in un confuso archivio sociale dei tabù e dell'impronunciabile: impegno, ideologia, compagno/a…
I gerarchi degli odierni movimenti nazifascisti hanno compreso che il diffuso dissolvimento dell'appartenenza politica, l'idiosincrasia per lo schierarsi e la conseguente assenza di terreno sotto i piedi di moltissimi, è linfa per i loro progetti, e ovviamente si affrettano ad assicurare che destra e sinistra non esistono più: ma quante volte abbiamo sentito persone comuni e attivisti per i diritti umani e animali ripetere la medesima affermazione?
Ironia della sorte, il rifuggire quei poli dialettici ha purtroppo originato una società quasi completamente di destra, ove naturalmente gli apolitici sono in numero elevatissimo. Ecco perché essi son da considerarsi a tutti gli effetti individui di destra.
Ed è per assecondare costoro, cioè il sentire comune, che si è smarrita la sana abitudine di mettere in chiaro le cose prima; la brama di quieto (e insulso) vivere degli apolitici impone a molti attivisti l'accettazione di ambigui personaggi che fino a pochi anni fa sarebbero stati cacciati da certi contesti: non certo con violenza, ma con determinazione, quello sì.
E' questa determinazione che manca oggi, una mancanza di rigore intellettivo (inteso come capacità di discernere) e di intransigenza che immancabilmente si ripercuote anche sugli antispecisti che indicono la manifestazione. Un buon numero di questi si professano anarchici, ma in realtà utilizzano questa etichetta solo per mascherare il proprio essere apolitici, quando invece essere anarchici ha dei precisi ed intensi significati politici.
E ancora: quale futuro può mai avere un gruppo, un movimento di protesta, se al proprio interno è più forte e sentita la spinta anticomunista di quella antifascista?
Molti attivisti, soprattutto i più giovani, vedono soltanto una confusa contrapposizione che si perde nelle nebbie di un passato lontano; annoiati e irritati, esclamano: “Ma basta con destra e sinistra, comunisti e fascisti, fascismo e antifascismo!”; in realtà essi si esprimono così perché non hanno (o non possono avere) una memoria storica, una coscienza storica, sicché non si sono accorti che il crollo del muro di Berlino altro non è stato che un pretesto per erigerne un altro, di muro, ben più alto e spesso, un muro che spezza in due la linea del tempo e della storia, e che ha lasciato in eredità a chi si è formato in anni recenti un anticomunismo viscerale e un antifascismo da operetta.
L'antifascismo è invece un valore fondamentale della democrazia, una pratica quotidiana che funge da spartiacque ideologico: la democrazia è antifascista per definizione.
Quegli antispecisti che nei comunicati (sia di presentazione a un corteo che di commento allo stesso) non fanno menzione del termine antifascismo, forse senza saperlo e contrariamente a ciò che pensano, si danno una ben precisa connotazione politica. E quando nei comunicati di chiamata a una manifestazione si insiste quasi ossessivamente sul fatto che non vi debba essere alcun simbolo politico e di partito, e non si specifica nemmeno la propria adesione incondizionata all'antifascismo, si spalancano le porte a una moltitudine di apolitici, che, come si è visto in più di un'occasione, non si preoccupano nemmeno più di celare i loro, di simboli (fiamme varie, celtiche assortite, ecc.).
Non si è voluto far nulla quando si sarebbe potuto: perché allora lamentarsi oggi dei danni causati da chi doveva essere allontanato a suo tempo da certi contesti?
18 luglio 2012

3 Commenti

  1. Francesco Ferrari ha detto:

    Per completezza mi sono visto anche il secondo video di Steve Best riguardante il suo intervento alla Sapienza di Roma il 5/9/2012 ed ecco il mio commento.
    Per i primi venti minuti Steve elenca una serie di fatti ormai incontestabili che portano a questa conclusione : l’intelligenza umana sta modificando in peggio, forse irreversibilmente, la natura e finirà per distruggerla con l’inquinamento di aria, acqua e suolo, con la estinzione di una “specie vivente ad ogni battito di ciglia” e con il surriscaldamento globale.
    Poi introduce il concetto di “universalizzazione dei diritti” che, un tempo prerogativa dei bianchi, deve comprendere i neri, gli omosessuali e i transessuali e i disabili (bella scoperta; pensavo che questi concetti non fossero ormai da tempo in discussione !) fino ad allargarsi agli NHA (Non Human Animals).
    Poi continua:
    “Gli Animali Non Umani appartengono alla nostra comunità e noi alla loro perché la nostra capacità di pensare deriva dalla loro attraverso la evoluzione. Noi tuttavia siamo gli unici animali che stanno distruggendo l’ambiente in cui vivono. Nessun essere intelligente lo ha mai fatto. L’Homo Sapiens è diventato Homo Rapiens (violentatore) e meritiamo l’estinzione. Ogni animale o insetto che si estingue è un danno per la biosfera, solo l’uomo quando sarà estinto porterà sollievo e vantaggi per la natura! 100 anni dopo che l’uomo si sarà estinto gli alberi e gli animali riprenderanno possesso delle nostre città e la natura riprenderà a rifiorire!”

    Non ci sono molte obbiezioni da fare, se non quella che forse non siamo ancora al punto di non ritorno e che abbiamo ancora un po’ di tempo (anche se non molto) per fermarci e deviare dal precipizio verso cui stiamo andando.

  2. Francesco Ferrari ha detto:

    Volevo aggiungere una cosa. Mi sono sorbito i 48 minuti di Steve Best nel video di http://www.antispecismo.net . Ebbene anch’egli ha parlato di tutto e di niente senza alcun serio collegamento fra gli argomenti trattati. Ha parlato saltando dall’attivismo animalista alla schiavitù umana e animale, ai movimenti per i diritti civili, ai movimenti contro la proprietà privata, al riscaldamento globale, all’abolizionismo globale, ai movimenti antinucleare, ai movimenti pacifisti, a Malcom X e cose del genere in modo talmente confuso per poi concludere che dovremmo tutti diventare prima di tutto “vegani radicali”, ma non vegani come certi movimenti odierni, per poi ribellarci con tutte le nostre forze boicottando con ogni mezzo anche violento il capitalismo e la globalizzazione. Solo così salveremo il mondo.
    Ma è mai possibile sostenere seriamente che se diventassimo tutti vegani liberando tutti gli animali dalla loro schiavitù all’uomo il problema del riscaldamento globale sarebbe risolto?

  3. Francesco Ferrari ha detto:

    Ciò che dice questo articolo non lo capisco proprio. Ovvero lo capisco benissimo, ma mi sembra sia aria fritta, con tutto il rispetto per chi lo ha scritto.
    Se una persona o una organizzazione vuole distruggere la biosfera che (per ora) ci mantiene in vita, lo fa e basta. Non si avvale di un colore o una collocazione politica e sociale. Anche chi al contrario sta lottando con tutte le proprie forze per salvare Aria, Acqua e Terra dalla tragedia dell’inquinamento è al di sopra di tutto e non deve fare alcuna scelta di campo. La sua scelta è la Natura e basta.
    La vita di ogni essere vivente (uomo, animale e pianta) va in ogni caso rispettata perché sacra anche quando mangiamo della verdura, un pesce o un pezzo di carne. Noi fortunatamente possiamo scegliere il cibo che ci mantiene in vita e possiamo decidere di limitarci ai vegetali, ma ci sono popolazioni che non hanno questa scelta, tipo gli esquimesi che hanno solo pesci e foche. Per la loro cultura (quella vera e non quella degeneratasi nel consumismo moderno) dopo aver ucciso un animale per cibarsene ringraziano la Madre Terra per quanto ha loro donato e non uccidono mai più del necessario per vivere e così preservano la natura.
    A mio parere il vero ecologista (e un animalista ne dovrebbe far parte) protegge la biosfera e ne utilizza le risorse in quantità tale da permettere alla natura stessa di ripristinare ciò che è stato dall’uomo utilizzato, sia esso vegetale o animale. Questo è un atteggiamento equilibrato. Il resto è solo propaganda, per l’appunto, di parte e come tale sempre manipolabile e quindi deleteria.

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