IL NEO ARCIVESCOVO DI MILANO MARIO DELPINI INIZIA IL SUO MANDATO CON L’ACCUSA AVER CERCATO DI COPRIRE UN PRESUNTO CASO DI PEDOFILIA DA PARTE DI UN PRETE DELLA DIOCESI

da Rete l’ABUSO

IL NEO ARCIVESCOVO DI MILANO MARIO DELPINI

INIZIA IL SUO MANDATO

CON L’ACCUSA AVER CERCATO DI COPRIRE

UN PRESUNTO CASO DI PEDOFILIA

DA PARTE DI UN PRETE DELLA DIOCESI

luglio 18, 2017
Sta ormai circolando da diversi giorni, tra gli addetti ai lavori, che molto probabilmente il neo nominato Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, sarà presto sentito nella Sezione Quinta Penale del Tribunale di Milano, come persona informata sui fatti che vedono imputato don Mauro Galli per il reato di abuso sessuale ai danni di un ragazzino nella parrocchia di Rozzano, fatti risalenti al 2011 quando Mons. Delpini era il vicario del suo predecessore Cardinale Angelo scola, vicario episcopale appunto della zona dove è avvenuto il fatto.
Il caso di don Mauro Galli sta infatti travolgendo con impeto l’appena nominato Arcivescovo della Diocesi più grande al mondo, Mons. Mario Delpini, poiché si apprende da alcune fonti che proprio il nuovo Arcivescovo, già Vicario Generale, avrebbe personalmente raccolto la confessione di don Mauro Galli pochi giorni dopo il fatto (dicembre 2011), il quale ammetteva niente di meno di aver portato nel suo letto matrimoniale il ragazzino (atteggiamento che già di per sé costituisce un abuso).
Mons. Delpini era stato avvisato della gravità della situazione tempestivamente dal Parroco della Parrocchia di Rozzano, Don Carlo Mantegazza (molto probabilmente verrà ascoltato in Tribunale anche il parroco per confermare tale circostanza), ed aveva quindi deciso di verificare personalmente l’attendibilità della segnalazione raccogliendo la confessione direttamente dall’imputato.
Le indiscrezioni raccontano che lo stesso Delpini sarebbe stato interrogato dalla Procura a seguito della denuncia da parte del ragazzo e che abbia dichiarato, sotto giuramento, di aver saputo direttamente da don Mauro, pochi giorni dopo l’accaduto, che quest’ultimo aveva trascorso la notte con il minore nel suo letto matrimoniale nel dicembre 2011.
Sempre Delpini, incalzato dagli investigatori, avrebbe riferito che lui stesso aveva deciso l’immediato trasferimento nella parrocchia di Legnano con l’incarico (scelto da Delpini stesso) di seguire la pastorale giovanile di ben 4 oratori frequentati dai bambini di tutto l’oltresempione. Trasferimento che è avvenuto a metà anno dopo che da soli pochi mesi don Mauro era stato ordinato sacerdote e incaricato a Rozzano.
 
La comunicazione ufficiale che avrebbero scelto per non dare scandalo ai fedeli sia delle parrocchie di Rozzano sia per quelle di Legnano, che prontamente hanno annunciato a tutte le Messe (come fece lo stesso parroco don Carlo Mantegazza) è a dir poco imbarazzante .
Come anche il successivo altrettanto imminente trasferimento da Legnano a Milano è quantomeno creativo, trasferimento voluto dal Cardinale Angelo Scola sentiti i suoi più stretti collaboratori per valorizzare i precedenti studi di chimica farmaceutica di don Mauro… Per questo ha lasciato dopo pochi mesi e ancora una volta a metà anno i ragazzini degli oratori dell’oltresempione?!? che dire, un prete chimico è certamente prioritario, e sopratutto urgente dato che i nuovi studi universitari sarebbero incominciati a Roma ben nove/dieci mesi più tardi!!!
Imbarazzante è anche la casuale circostanza temporale: il 24 settembre 2017 il Vescovo Delpini farà il suo ingresso ufficiale nell’arcidiocesi di Milano iniziando il suo nuovo importantissimo incarico ai vertici della Chiesa, a seguito della nomina di Papa Francesco che lo ha voluto promuovere come guida pastorale della Metropoli e solo pochi giorni prima, tre per l’esattezza, il 21 settembre 2017 ci sarà la prossima udienza del processo penale dove probabilmente verranno interrogati i primi testimoni.
Pare che la stampa ed alcune televisioni vogliano seguire il caso con attenzione data l’importanza e la gravità di quanto verrà dibattuto, vedremo se il nuovo Arcivescovo Mario Delpini sarà interrogato in tale circostanza o in un’udienza successiva, ascolteremo dalla sua viva voce se confermerà di aver saputo dal parroco prima, e dall’imputato poi, della circostanza in cui il prete aveva portato nel suo letto nella casa parrocchiale di Rozzano il minore: capiremo se l’arcivescovo Delpini pur sapendo della grave circostanza ha deliberatamente scelto di non segnalare il caso, di non avviare un’indagine interna ma semplicemente di spostare il prete in un altra parrocchia ancora a contatto con i minori.
Certo è che, se fosse confermato il quadro che si sta lentamente delineando, c’è da domandarsi se è moralmente accettabile per la Chiesa che un Vescovo possa insabbiare un così grave caso di abuso, per altro con estrema consapevolezza avendo egli stesso appurato la circostanza, (per ora limitandosi a considerare anche solo il fatto di aver portato a letto un minore), e contemporaneamente governare quindi una Diocesi così grande e complessa come quella di Milano; o ancor più c’è da domandarsi se è accettabile per il Santo Padre, che proclama di voler estirpare la piaga della pedofilia introducendo, o meglio precisando in forma di Motu Proprio, il reato di omissione da parte dei vescovi prevedendo la rimozione degli stessi, che davanti ad un fatto come quello che riguarda Mons. Delpini, possa effettivamente essere il pastore di così tante anime che vogliono e si aspettano una Chiesa credibile.
QUALI SAREBBERO DIVERSAMENTE LE CIRCOSTANZE RICONDUCIBILI AD UN PROVVEDIMENTO SERIO ED URGENTE DI RIMOZIONE DI UN VESCOVO PREVISTE DALLA SANTA SEDE PER QUESTI SPECIFICI CASI?
Va riconosciuto a Delpini che ha dichiarato in questi giorni di sentirsi inadeguato mentre il Cardinale Scola lo avrebbe definito maldestro come si legge in una sua lettera da noi pubblicata recentemente, ma un conto è essere inadeguato e maldestro, un altro conto è proteggere un presunto pedofilo (attenderemo l’esito del lavoro della magistratura per questo).
C’è da domandarsi poi se la Santa Sede era all’oscuro di tutto, se non è quindi mai stato avviato un procedimento canonico prima della nomina del nuovo Arcivescovo, e in quel caso perché e di chi è la responsabilità?
C’è da domandarsi quali provvedimenti prenderà la Santa Sede se venisse confermato il comportamento delittuoso di omissione del Vescovo che, va ricordato, non è imputato nel procedimento relativo all’abuso ma coinvolto in quanto persona informata sui fatti.
C’è infine da domandarsi se almeno in questo caso la Chiesa riuscirà ad essere credibile, a dar seguito ai proclami contro la pedofilia all’interno del clero e iniziare finalmente un’importante inversione di rotta liberandosi pubblicamente di personaggi ambigui ed insidiosi.
Va comunque ribadito: sempre se verranno confermate le circostanze della gravissima gestione da parte della Diocesi e della Parrocchia che, ricordiamo, fino ad ora si proclamano ufficialmente con una nota stampa riportata anche dal quotidiano Avvenire in data 7 giugno 2017 per questo specifico caso, assolutamente scrupolose e coscienziose.
Curioso anche il particolare dell’articolo di Avvenire che nel ricostruire sommariamente la vicenda rispetto al trasferimento da Rozzano a Legnano (trasferimento che vedremo in questo procedimento penale se effettivamente deciso da Mons. Delpini) omette probabilmente non a caso di scrivere che don Mauro viene incaricato della pastorale giovanile delle parrocchie di Legnano, l’avvenire si limita a scrivere:
“ …il sacerdote era stato inviato nella parrocchia di Sant’Ambrogio, a Rozzano con l’incarico di coadiutore. Era stato poi trasferito in altre sedi e ad altri incarichi, quindi gli era stato chiesto di iniziare a svolgere la sua missione pastorale, come cappellano, presso l’ospedale Niguarda di Milano in attesa di recarsi a Roma…”
Sappiamo ormai bene quali siano questi “altri incarichi”!
Attendiamo quindi l’ingresso ufficiale in diocesi del nuovo Vescovo Mario Delpini il prossimo 24 settembre e, appena prima, la prossima udienza del procedimento penale prevista per il 21 settembre.
L’ufficio di Presidenza

 

3 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    Faccio seguito al mio precedente commento, osservando quanto segue:
    1) essere sentito come persona informata dei fatti non significa nè esserne responsabile, nè esserne necessariamente al corrente.
    Capita infatti che si possa essere indicati erroneamente da altri come persone informate, ma in realtà di non saperne alcunchè, o di essere solo indirettamente informati, come persone non presenti nelle circostanze di tempo e di luogo in esame, ma a conoscenza di quanto riferito da terzi.
    2) “avrebbe personalmente raccolto…”: quel condizionale dice tutto.
    Non a caso non è ustato l’indicativo, modo verbale della certezza, ma il condizionale, che quindi, per ammissione implicita dello stesso articolista, riconduce al mondo delle mere illazioni ed ipotesi.
    In altri termini, indica alcune non meglio precisate fonti, ma perchè usa il condizionale, se è certo della loro attendibilità.
    Ovviamente perchè non ha siffatte certezze, ma, senza affrontare il tema non solo della loro attendibilità, neppure cita quali sarebbero queste fonti, ed in tal modo neppure è possibile un contraddittorio con le medesime, assenza che impedisce, penalmente, la formazione di elementi di prova.
    3) Si cita invece espressamente un teste, don Mantegazza, ma, ancora una volta, si dà per scontata la verità di quanto affermato, mentre tale assunto deve passare al vaglio dell’attendibilità del teste, tema semplicemente omesso.
    Ho già spiegato in altra occasione quali moventi potrebbe avere per mentire.
    4) indiscrezioni dicono che…ancora una volta nessuna certezza..almeno si degnasse, l’articolista, di dire da dove provengono siffatte “notizie”, di cui neppure egli è sicuro, dal momento che usa il condizionale.
    5) trasferimento: ho già spiegato che motivi diversi da quelli presunti dall’articolista possono stare alla base della decisione.
    Peraltro il comunicato in oggetto non cita Delpini, ed anche il parlare di stretti collaboratori non dice nulla di certo.
    Anche perchè risulta un po’ contraddittorio che Scola consideri quanto meno maldestro il medesimo, e poi si avvalga del suo giudizio per decisioni delicate.
    Che si tratti di decisione riguardante Delpini è quanto meno dubbio, e ancora più dubbie sono le relative motivazioni.
    6) Non si capisce cosa centrino le date dell’insediamento ufficiale del nuovo arcivescovo con quelle delle udienze penali.
    Pura casualità, non vedo il nesso…
    7) …vedremo cosa dirà Delpini……appunto, ed allora l’articolista contraddice se stesso in modo palese, dal momento che ha attribuito certezza alle dichiarazioni degli altri testi.
    Invece questo…vedremo…significa che neppure lui è sicuro della dinamica dei fatti e di quanto saputo o non saputo dai soggetti processualmente coinvolti.
    8) la scelta del vescovo da parte del vaticano: evidentemente si considera tuttora valevole quella presunzione di non colpevolezza, per il papa, che invece l’articolista vorrebbe trasformare in presunzione di colpevolezza.
    9) in quali casi, domanda l’articolista, il vescovo dovrebbe essere rimosso?
    Evidentemente quando vi siano prove di certi fatti, non mere accuse o ipotesi che, lo voglio sottolineare una volta di più, in uno stato di diritto non sono prove, ma teorie.
    10) credibilità della chiesa: ognuno può credere in quel che gli pare.
    La sola cosa in cui credere, in uno stato di diritto, è la presunzione di non colpevolezza…
    11) se verranno confermate circostanze…….come per l’articolista, che a quanto pare è più informato di altri, anche per la chiesa i fatti saranno accertati dopo la sentenza, non prima, e quindi in assenza di prove precedenti, contano i provvedimenti presi ex post, non ex ante.
    12) cosa centra la ricostruzione dei fatti operata da un giornale con i fatti medesimi?
    La ricostruzione può essere anche molto diversa dai fatti, ma questo nulla ha a che fare con decisioni ecclesiastiche e giudiziarie, pertanto la questione riguarda il giornale o il giornalista, non altri.
    13) la fimra ufficio di presidenza: ma perchè non il coraggio di firmare invece: il presidente tal dei tali?
    Forse perchè non si suole assumere la paternità di quanto scritto?

  2. GIANNI ha detto:

    Non sempre ho tempo e modo di scrivere commenti sufficienti a spiegare le motivazioni della mia opinione.
    Per il momento, confermando quanto già detto a proposito di tali accuse in altri commenti, mi limito a dire che, ancora una volta, nulla si dimostra da parte dell’articolista e, anzi, ulteriori contraddizioni ed ipotesi indimostrate si sommano a quelle precedenti.
    Spiegare le motivazioni richiede di averne tempo e modo, ed al momento, quindi, non posso che formulare tale commento…diciamo interlocutorio….rinviando ad appena ne abbia il tempo di motivare i vari punti……rinvio quindi ad un prossimo commento…

  3. Giuseppe ha detto:

    Chi ben incomincia …

Lascia un Commento

CAPTCHA
*