Liliana Segre nominata senatrice a vita, fu deportata ad Auschwitz

da Democratica
19 gennaio 2018

Liliana Segre nominata senatrice a vita,

fu deportata ad Auschwitz

La nomina di Sergio Mattarella, l’apprezzamento di Gentiloni
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato Liliana Segre senatrice a vita, la quarta donna nella storia della Repubblica a ricoprire questo incarico. Il premier Paolo Gentiloni ha commentato su Twitter: “La vita di Liliana Segre testimonianza di libertà. Da senatrice ci indicherà il valore della memoria. Una decisione preziosa a 80 anni dalle leggi razziali”.
Il Presidente della Repubblica ha informato telefonicamente la neo Senatrice a vita della nomina.
Per la presidente Ucei Noemi Di Segni la nomina «risponde alla profonda esigenza di assicurare che l’istituzione chiamata a legiferare abbia a Memoria quanto avvenuto nel passato e sappia in ogni atto associare al formalismo della legge anche l’intrinseca giustizia e rispondenza ai fondamentali principi etici, in un contesto sempre più preoccupante nel quale l’oblio rischia di divenire legge oltre che fenomeno sociale».
Chi è Liliana Segre
Nata a Milano nel 1930 in una famiglia ebraica ma laica, venne espulsa dalla scuola a causa delle leggi razziali fasciste nel 1938. Arrestata insieme al padre mentre cercava di fuggire in Svizzera (venne  catturata dai gendarmi del Canton Ticino e rispedita in Italia dove, il giorno successivo, fu tratta in arresto a Selvetta di Viggiù,Varese). Dopo sei giorni nel carcere di Varese venne trasferita prima a Como e alla fine a San Vittore, dove rimase detenuta per 40 giorni. Quindi venne deportata nel 1944 al campo di concentramento di Auschwitz.
Ad Auschwitz
Il  30 gennaio 1944 venne deportata con il padre, partendo dal “Binario 21” della Stazione Centrale di Milano. Raggiunto il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, fu internata nella sezione femminile. Non rivedrà mai più il padre, che morirà nel campo di concentramento in Polonia il 27 aprile 1944. Anche i suoi nonni paterni, arrestati a Inverigo (Como) il 18 maggio 1944, furono deportati ad Auschwitz, ove furono uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno. Alla selezione, le venne imposto e tatuato sull’avambraccio il numero di matricola 75190. Durante la sua permanenza nel capo di concentramento fu impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni “Union”, di proprietà della Siemens, lavoro che svolse per circa un anno.
Riuscì a sopravvivere e venne liberata l’anno successivo.
Qui il lungo racconto di Liliana Segre di quella terribile esperienza.

 

1 Commento

  1. Giuseppe ha detto:

    Non si fa altro che parlare dei soliti quattro imbecilli, insulsi e pericolosi, che calcano il palcoscenico della scena politica del nostro paese, specialmente in questi giorni di campagna elettorale, in cui ci stando mostrando il peggio di sé, ricordandoci costantemente di che pasta sono fatti.
    Per nostra fortuna, però, c’è chi come il presidente Mattarella, in questo scenario raccapricciante riesce a mantenersi vigile non rinunciando alla propria integrità e indipendenza. La nomina di Liliana Segre a senatore a vita, a pochi giorni dalla giornata della memoria dell’Olocausto perpetrato dai nazifascisti, è forse un riconoscimento un po’ tardivo, vista l’età della signora Liliana, ma è comunque un segnale di civiltà che va esaltato, proprio perché arriva in un momento così carico d’odio e di intolleranza, che sta risvegliando stati d’animo e sensazioni di cui non avremmo più voluto sentir parlare.
    L’omaggio ad una donna che ha vissuto in prima persona le atrocità peggiori della nostra storia recente, sebbene non possa cancellare l’incredibile codardia del regime fascista che umiliò il nome dell’Italia rendendola complice della follia del fuhrer e dei suoi aguzzini, dimostra se non altro che, a dispetto della sgangherata baracca politica attuale, c’è ancora chi crede negli ideali della libertà e della fratellanza.

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