I viaggi “missionari” del Papa: oramai conta di più “l’intervista del ritorno”

L’EDITORIALE
di don Giorgio

I viaggi “missionari” del Papa:

oramai conta di più “l’intervista del ritorno”

Non so se le notizie sul costo del viaggio di papa Bergoglio in Messico siano attendibili, ma, se fossero vere, altro che stracciarsi le vesti!
Leggo da un articolo apparso sul sito Lettera43, dal titolo già preoccupante: “Messico, le ombre sulla visita di papa Francesco”, che:
«Il viaggio in Messico del papa, complessivamente, ha avuto un costo di 300 milioni di pesos (circa 15 milioni di euro), coperto sia dal governo del Messico (un Paese con 50 milioni di poveri) sia da imprese private. Tra i ‘generosi’, spicca l’uomo più ricco del mondo, Carlos Slim, magnate della telefonia messicana (presente in un incontro a Ciudad Juárez tra il papa e 300 imprenditori e 400 operai) che ha sostenuto il costo delle telecomunicazioni e delle istallazioni per la stampa. Chrysler ha fabbricato le cinque “papamobili” con cui sua Santità ha viaggiato per le strade, mentre Aeromexico ha offerto i voli interni e quello che da Ciudad Juárez ha riportato Francesco a Roma».
A parte questo aspetto del costo che dovrebbe già far riflettere, soprattutto se consideriamo chi ha dovuto sostenere tali costi e i magnati benefattori, già ho espresso le mie forti perplessità sulla opportunità anche umanitaria di questi viaggi, in cui non riesci a distinguere l’aspetto missionario dall’aspetto populista di un pontefice che, quando parla, sembra un Che Guevara. Con questa differenza però: che Che Guevara non si è limitato a parlare, ma ci ha rimesso la vita, sul campo di battaglia.
Ed ecco, il Papa va all’estero, scegliendo sempre posti del terzo o quarto mondo, vede,  tiene discorsi, parla con i capi, lanciando anche anatemi comunque sempre generici, a destra e a sinistra, e poi? Tutto come prima. Come accendere un cerino, la cui fiamma subito si spegne. Parole buttate al vento!
Ma vorrei dire una’altra cosa, o, meglio, ribadirla, visto che l’ho già espressa in un altro articolo. Ai mass media interessa di più l’intervista del “ritorno sull’aereo” che non il viaggio papale in sé, ovunque vada. L’intervista è diventata così “interessante” che riesce a coprire tutto il resto. A porre punti interrogativi non sono tanto le domande-trappole dei giornalisti (che si adeguano al momento rituale, rispettando le regole), ma sono le risposte a braccio del Papa, che forse a braccio non va, vista la sua prontezza nel rispondere. Sempre in stile gesuitico: non sai esattamente come la pensa il Papa, il quale però ti fa sembrare dalla tua parte, dalla parte del progresso, dalla parte dei diritti civili, dei contraccettivi, ecc. Ecco, qui entrano in scena le cosiddette “battute” o “bergoglionate”, che illudono, ma che non toccano mai il fondo della realtà.
Nulla, dunque, di rivoluzionario nelle parole del Papa, ma, casomai, adeguamento a qualche apertura dei suoi predecessori, che in bocca a Bergoglio acquista un altro sapore, vista la sua popolarità. E la gente, il cosiddetto popolino, e anche – udite! udite! – i mass media più mangiapreti lo osannano con una tale riverenza da farmi venire nausea e rigetto.
E non si accorgono neppure delle più palesi contraddizioni. Pensate alle parole che papa Bergoglio ha lanciato, come un anatema, contro Donald Trump, il magnate aspirante repubblicano alla casa Bianca, dicendo che “chi costruisce muri non è un cristiano”. D’accordo! A parte il fatto che non è una questione puramente religiosa l’apertura universalistica o all’umanità, ma come non si può restare scioccati davanti ad affermazioni contraddittorie: per un verso il Papa dice che non si immischia nella politica italiana e poi si immischia nella politica americana? Ma c’è di più: lancia anatemi contro il magnate americano, e sta zitto contro i barbari xenofobi, ovvero i leghisti, italiani? Perché non dice le stesse cose contro Matteo Salvini? A meno che papa Bergoglio non sappia chi sia Salvini oppure lo considera meno di un fiso secco!
E a proposito dei preservativi, il Papa dice che in casi di emergenza sono un male minore. Se sono un male minore, sono pur sempre un male! Ancora oggi – siamo nel terzo millennio – la Chiesa proibisce le contraccezioni?
Certo, è già sbagliato pretendere da queste “interviste del ritorno” chissà quali dichiarazioni del Papa. In ogni caso, papa Bergoglio lo giudico da tutto il suo comportamento e da questi tre anni del suo pontificato. Sto vedendo un mondo che non  è migliorato, una Chiesa che è sempre in affanno e comunità cristiane festaiole.  
20 febbraio 2016
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

1 Commento

  1. Giuseppe ha detto:

    Francamente se papa Francesco si limitasse a un saluto e un ringraziamento ai giornalisti del seguito farebbero tutti una figura migliore. Queste conferenze stampa a braccio, sulla strada del ritorno, sono soggette alle interpretazioni più disparate e, come spesso succede, ognuno dei presenti cerca di mettere in risalto ciò che più gli piace, magari solo estrapolando frammenti di dichiarazioni e concetti più ampi. Basti pensare ai “malintesi” suscitati dalle domande tendenziose sulla amministrazione Marino, che hanno contribuito alla caduta dell’ex sindaco di Roma, del resto già oggetto di una campagna di stampa velenosa e prevenuta. Ho l’impressione che in genere i giornalisti, e le altre maestranze che operano nel settore dell’informazione, cerchino a tutti i costi l’originalità e il gusto del pettegolezzo per far risaltare il proprio pezzo e suscitare l’interesse e la curiosità della gente. Figuriamoci perciò quale eco e quanto scalpore possano accompagnare articoli e reportage riguardanti sua santità…

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