Gregoretti, le grottesche giravolte di Matteo Salvini (e non solo) spiegate una per una

da L’Espresso

Gregoretti,

le grottesche giravolte di Matteo Salvini

(e non solo) spiegate una per una

Domande e risposte per dipanare una vicenda in cui ogni partito ha pensato solo al consenso. E l’ex ministro ha finto di rinunciare ai suoi priivilegi perché sa di non rischiare dal punto di vista giudiziario, ma di poter far bingo da quello politico
di ALESSANDRO GILIOLI
21 gennaio 2020
Domande e risposte per dipanare il surreale caso Salvini-Gregoretti: una cosa che nemmeno Pirandello e Buñuel insieme sarebbero riusciti a scrivere con una sceneggiatura così.
Che cosa è successo ieri al Senato?
Il presidente della Giunta per le immunità, Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha proposto di «deliberare il diniego dell’autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini», accusato dal Tribunale dei ministri di Catania di sequestro di persona in relazione al divieto di attracco imposto alla nave militare italiana “Gregoretti” con 116 migranti a bordo, nel luglio scorso. Hanno votato a favore della proposta Gasparri i senatori di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. Hanno votato contro (cioè per concedere l’autorizzazione a procedere) i cinque leghisti, su indicazione dello stesso Salvini. Risultato: 5 a 5, perché gli altri 13 senatori della giunta (Pd, M5S, Leu, Svp, Misto) non si sono presentati. Con il pareggio, per regolamento la proposta del Presidente della Giunta viene bocciata, quindi c’è stata la prima autorizzazione a procedere. Fra un mese si andrà al passaggio successivo, cioè si voterà sulla stessa in Aula, con tutti i senatori. Al contrario del voto della giunta, quello dell’Aula sarà decisivo per mandare o no Salvini a processo davanti al Tribunale dei ministri di Catania.
Ma perché la Lega ha votato per far processare Salvini?
Perché mancano cinque giorni alle elezioni in Emilia Romagna – quelle che Salvini definisce “un referendum” tra lui e il Pd, e per le quali lo stesso capo leghista sta battendo da oltre un mese palmo a palmo il territorio. Salvini è convinto che se vincesse lì cadrebbero sia Zingaretti sia Di Maio, insomma tutto il governo. La diffusione dei sondaggi è vietata in questi giorni, ma si dice che la partita sia aperta e quindi Salvini pensa di sfruttare elettoralmente questa «persecuzione giudiziaria» per spostare l’ago della bilancia a suo favore (ieri si è perfino paragonato a Silvio Pellico). Quando ci fu il caso della nave “Diciotti”, invece, Salvini si avvalse del voto dei suoi (insieme a quelli di tutto il centrodestra e del M5S, allora alleato di governo) e ottenne l’immunità. Era il 19 febbraio 2019 e allora finì 16 a 6; votarono per togliergli l’immunità solo Pd, Pietro Grasso (Leu) e Gregorio De Falco, da poco uscito dal M5S.
Quindi il M5s ha cambiato idea, in un anno?
«Ovviamente loro dicono di no, cioè sostengono che il caso della nave “Diciotti” sarebbe diverso da quello della nave “Gregoretti”, e che nel primo la decisione di non far sbarcare i migranti per giorni fosse condivisa da tutto il governo mentre nel secondo Salvini avrebbe fatto da solo, senza coordinarsi con il premier Conte e con l’altro vicepremier Di Maio. Una tesi abbastanza debole, perché tutta Italia sapeva che cosa stava facendo Salvini e all’epoca non ci furono opposizioni al suo comportamento né da parte di Conte né da parte del M5S. Curioso è tra l’altro che allora il grillino Mario Giarrusso nel difendere Salvini in giunta arrivò a schernire quelli del Pd con il gesto delle manette, come a dire che loro erano manettari. Ieri invece Giarrusso è uscito dall’aula proprio insieme a quelli del Pd e di Leu.
Ma è “l’unico cambiamento di idea” in questa vicenda?
No. Nel caso della nave “Diciotti”, Salvini era partito dicendo di volersi fare processare, poi invece si è avvalso dell’immunità. Questa volta è avvenuto il contrario esatto: all’inizio chiedeva lo scudo del Senato, poi con un colpo di mano mediatico improvviso ha chiesto l’autorizzazione a procedere per se stesso, invitando il tribunale di Catania a «trovare un’aula molto grande» perché con lui «verrebbe processato il 90 per cento degli italiani che vogliono i porti chiusi».
E il Pd si è contraddetto anche lui?
Tecnicamente sì, perché un anno fa ha votato per l’autorizzazione a procedere, questa volta si è defilato non presentandosi al voto. Anche se era allora ed è anche adesso favorevole a far processare Salvini.
Perché allora ieri non si è presentato?
Perché se avesse votato sì all’autorizzazione a procedere, avrebbe prestato il fianco alla strategia “vittimista” di Salvini; se avesse votato no, avrebbe clamorosamente salvato Salvini, quindi si sarebbe coperto di grottesco di fronte ai suoi elettori, insomma era impensabile. Sicché, per uscirne, quelli del Pd e di Leu non si sono presentati, insieme a quelli del M5S.
Qualcuno che si è comportato in modo coerente in questa vicenda c’è?
Beh, tecnicamente sì: Forza Italia e Fratelli d’Italia in entrambi i casi sono stati contrari all’autorizzazione a procedere. Anche se può apparire surreale che Fi e Fdi per proteggere Salvini ieri abbiano votato in modo opposto a quello che chiedeva Salvini stesso. Ma qui entra in gioco la concorrenza interna al centrodestra: né Berlusconi né Meloni (specie quest’ultima, in grande crescita) vogliono stare al gioco della mitizzazione-vittimizzazione di Salvini.
In sostanza, ogni partito ha votato solo pensando al consenso elettorale?
Esatto. L’intera gestione politica della richiesta di autorizzazione a procedere, da parte di tutti i partiti, ha ignorato gli atti dei giudici, i contenuti giudiziari: è stato trasversalmente e unanimemente un puro calcolo di vantaggio o di minor danno in termini di consenso elettorale.
Salvini rischia veramente il carcere?
Ma no. Lo spiega bene oggi Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera. Se anche l’Aula del Senato lo mandasse a processo, inizierebbe una corsa a ostacoli intricatissima e tra l’altro sarebbe la procura ordinaria di Catania a dover riproporre il capo di imputazione formulato dal Tribunale dei ministri: peccato che la procura di Catania si sia già pronunciata sul caso della nave “Gregoretti” dicendo che non sussistono gli estremi del sequestro di persona. Insomma in termini giudiziari Salvini rischia pochissimo. Al contrario, se non gli avessero dato lo scudo dell’immunità al tempo della nave “Diciotti” avrebbe rischiato di più, perché su quel caso la procura di Catania disse invece che gli estremi del sequestro di persona c’erano. Questo potrebbe spiegare anche perché nella vicenda “Diciotti” Salvini si è avvalso dell’immunità e questa volta invece vuole farsi processare. A parte il fatto, come si diceva, che questa volta il caso scoppia a ridosso delle elezioni emiliane su cui Salvini conta moltissimo per far cadere il governo.
E intanto, che cosa è stato dei migranti sbarcati dalla nave “Gregoretti”?
Nessuno è rimasto in Italia: tutti ricollocati, in gran parte in Germania. Il che (almeno ex post) rende un po’ eccentrica la tesi di Salvini secondo la quale lui chiudeva i porti «per difendere i nostri confini». Tra l’altro, da quando Salvini non è più ministro dell’Interno, i ricollocamenti degli immigrati dall’Italia ad altri Paesi Ue sono quintuplicati. Quando era al Viminale, Salvini saltò sei vertici dei ministri dell’Interno europei su sette in tema di gestione dei flussi migratori. Da europarlamentare, non ha mai presentato alle 22 riunioni per riformare il trattato di Dublino, come gli ha ricordato giusto ieri vis-à-vis Elly Schlein, senza ottenere alcuna risposta.
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1 Commento

  1. lanfranco consonni ha detto:

    Non condivido assolutamente la posizione di PD e delgi altri partiti di centro sinistra. Dovevano presentarsi in commissione e votare contro la mozione di Gasparri, votare cioè per processare Salvini. Non avrebbero perso nessun voto, come non ne hanno guadagnati restando fuoti. Anzi …..
    A furia di tentare di giocare sul campo degli ignoranti si perde la capacità di ragionare.

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