Sempre la solita menata!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Sempre la solita menata!

Il mio migliore amico non fa che ripetermi: «Ho visto di nuovo il tizio, caio e sempronio, che mi hanno ancora quasi supplicato: “Di’ al tuo amico prete di smetterla di scrivere parolacce, di dare giudizi negativi sul papa, sui vescovi e sulla chiesa, e di usare epiteti troppo offensivi e volgari nei riguardi di qualche politicante”. E così via.
Sempre la solita menata!
Al mio amico ogniqualvolta ripeto: «Quando li vedi, di’ loro che don Giorgio è contento che leggiate con assiduità i suoi scritti e che guardate i suoi video. È quello che vuole. Chissà, magari un domani, vi accorgerete che lui aveva ragione».
Le critiche mi mettono di buon umore. Senza critiche, morirei.
A che servirei? Sarei un essere inutile, un buono a nulla, mi sentirei parte del gregge belante, tenuto a bada da cani fedeli e ringhiosi.
Finché avrò un attimo di respiro, dirò e scriverò tutto ciò che penso, nel modo che terrò più opportuno, usando le parole che mi sembreranno le più efficaci.
Criticatemi pure, e chissenefrega?
Querelatemi pure, e chissenefrega?
Condannatemi pure, e chissenefrega?
Se sei un bastardo, continuerò a dirti che sei un bastardo.
Se sei un pezzo di merda, ti ripeterò che sei un pezzo di merda.
Se sei un pirla da quattro soldi, che tu sia papa o vescovo o prete o suora, te lo dirò in faccia.
Non ho più l’età per fare quattro calcoli per paura di chissà quali conseguenze.
Non ho più nulla da perdere.
E nemmeno del Padre Eterno ho paura. E se nell’aldilà, appena ci incontreremo faccia a faccia, mi dovesse rimproverare per aver esagerato o per essere stato senza freni, spirito libero da ogni schema dottrinale e da ogni moralismo convenzionale, discuterò anche con Lui, e, se sarà necessario, lo manderò a quel paese.
Ma non credo che succederà: sono troppo convinto che nell’aldilà tutto sarà una Sorpresa, a partire per la sua Chiesa che ancora continua a credere in un certo dio, fatto su misura dei suoi organismi strutturali.
È tutta una vita che sto scommettendo sulla Sorpresa.
La mia attuale scommessa è anche un rischio: non mi sento affatto un eroe, ma semplicemente uno spirito che vuole essere libero, nel mio essere, nella mia coscienza, nel mio intelletto come puro pensiero illuminato dal Divino.
Qui non c’entra la religione o, se c’entra, non in quanto assoluta voce del Divino.
Anche la religione è un relativo, e come ogni relativo serve e non serve, in vista in ogni caso del “meglio” del Divino, che è già nel mio essere o, diciamolo più laicamente, in vista del “meglio” dell’Umanità.
Tutto è relativo, anche il mondo politico, ed è per questo che ho il diritto e il dovere di contestarlo, quando si fa “assoluto”.
Più il relativo si fa assoluto, più mi tolgo i freni: pensieri e parole corrono come fiumi in piena a travolgere idoli di cartapesta o fantocci ridicoli o mostri di stupidità.
Certo, la mia voce servirà a poco, urterà solo qualche ombra e poi cadrà nel vuoto, ma non mi sono mai posto, e nemmeno ora, questo problema: ciò che non riuscirò mai ad accettare è quel farmi sentire come un bastiancontrario complessato e fissato.
Se anche che così fosse, una soddisfazione ce l’avrei: quella di sentirmi parte del mondo degli spiriti liberi, e non della massa di rincoglioniti che vorrebbero la castrazione mentale. 
21 aprile 2018
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

3 Commenti

  1. Piero ha detto:

    > “e, se sarà necessario, lo manderò a quel paese.”

    Lo hanno già mandato a quel paese duemila e più anni fa.

  2. Giuseppe ha detto:

    A volte commento i tuoi post e le tue riflessioni, altre volte no, sia perché non conosco o non ho alcuna competenza sull’argomento, sia perché trovo che non ce ne sia alcun bisogno. E spesso mi accorgo di essere rimasto il solo a farlo, sebbene, viste le tante critiche che ti piovono addosso, abbia l’impressione che siano comunque in tanti a leggerti, probabilmente anche chi, pensando il peggio di te si augura di coglierti in fallo. Del resto, la schiettezza, specie se espressa con concetti e parole che non sono di nostro gradimento, può diventare veramente insopportabile. Personalmente non credo di essere uno yesman, anche se in qualche circostanza mi potrà essere capitato di esserlo, specialmente (ahimé) sul posto di lavoro, perciò se non mi trovo d’accordo con te lo dico, con tutto il rispetto possibile, ma lo dico. E così cerco di fare anche con gli altri a costo di farmi sbeffeggiare o trattare male. Sono convinto, però, che man mano che si avanti con l’età, si senta quasi il bisogno, se si è abbstanza lucidi per farlo, di dire ciò che si pensa, senza remore o timori, specialmente quando le nostre idee e convinzioni possano risultare impopolari o, comunque, in contrasto con quella che è “l’opinione” comune.

  3. Patrizia ha detto:

    Voce di uno che grida nel deserto.

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