Andrò a votare, e voterò “NOI La Valletta”, ma …

logonoi
di don Giorgio De Capitani
Vorrei subito premettere una cosa. Ho sempre parlato di lista “NOI La Valletta” e di Lista  Fagnani, con il preciso intento di evidenziare un dato di fatto: la prima è la lista di un gruppo, mentre la seconda è la lista di una singola persona, senza un gruppo.
Dopo avere fortemente criticato alcuni candidati di “NOI La Valletta” e dopo avere fortemente criticato il programma della Lista Fagnani, qualcuno si sarà chiesto: “Se le cose stanno così, da una parte e dall’altra, allora per chi votare? Meglio non andare alle urne!”.
Io non la penso così. Andrò a votare, e voterò “NOI La Valletta”. Pur votando con riserva, avrò il diritto, oltre che il dovere, di fare eventuali critiche, ogniqualvolta i futuri amministratori verranno meno alle loro promesse. Sostenitore, dunque, e, nello stesso tempo, attento oppositore.
Sì, voterò con qualche riserva la lista “NOI La Valletta”, nella speranza che prevalgano, tra i candidati scelti, gli spiriti liberi, autonomi da ogni “cricca” precedente. Come fare? Basta dare la preferenza al candidato “giusto”. Ce ne sono almeno cinque o sei. 
Quali sono le mie riserve? E quali sono i paletti che vorrei mettere alla nuova amministrazione? 
Quando vedo alla tv il Giro d’Italia – a me piace molto il ciclismo più del calcio – non seguo solo l’andamento della corsa, ma anche i paesaggi, le campagne, i paesi più caratteristici. Rimango davvero impressionato nel notare la bellezza di certe zone e di certi Comuni che sono riusciti a conservare la loro antica bellezza. E, nello stesso tempo, mi viene una stizza, pensando ai nostri paesi brianzoli, brutti e mal ridotti, sempre più cementificati. E pensare che non siamo in zone occupate da casermoni, dove non c’è spazio per un filo d’erba. Da noi c’è ancora tanto verde. Perché distruggerlo con le ruspe?
Questi paesi della Valletta, in senso lato, hanno caratteristiche diverse, anche per la loro posizione geografica: Santa Maria è più al sole, Rovagnate è in valle, Perego è all’inverso, Monte è più isolato. Santa Maria, Perego e Monte hanno ciascuno una loro peculiarità invidiabile, Rovagnate un po’ meno. Sì, la nostra è una zona ancora invidiata da tanti. Perché non rendercene conto?
Certo, è importante fare strade, dare i servizi alla gente, fare questo o fare quello, ma non possiamo dimenticare che la prima cosa è garantire una migliore qualità della vita, rendere cioè il paese “vivibile”. Come ciò è possibile, se ciascuno pensa ai cavoli propri, pretende di costruire come e dove vuole, senza pensare che tutti quanti staremmo bene o meglio, se ci rispettassimo reciprocamente, prima nei doveri e poi nei diritti?
È inutile girarci attorno alle parole: un paese è “vivibile” quando non si permettono speculazioni edilizie, quando si rispetta con cura e amore il territorio, quando si dà un certo limite al numero degli abitanti. Non perché una famiglia ha cinque figli (immaginate poi se la prole fosse numerosa, che cosa succederebbe! Oggi qualche preservativo in più non farebbe male!), allora bisogna garantire ad ogni figlio la possibilità di avere una casa nel proprio paese. Si deve porre un limite, oltre il quale non si va! E questo è per il Bene comune, ovvero per il bene di ogni cittadino. Sono d’accordissimo che ogni famiglia abbia diritto ad avere una propria casa, come sono d’accordissimo che è contro la destinazione universale dei beni l’accaparramento di terre nelle mani di qualche signorotto. Non vale il principio: io pago, perciò compero. Ognuno ha diritto a un pezzo di terra, e se ne prendi due pezzi sei un porco ladro! Ma, ripeto, non tutta la terra va divisa per essere edificata. Senza le piante, non vivo. C’è terra e terra: non tutta può essere edificabile.
Per cui, ecco il principio di saggezza: io sto bene se stai bene anche tu, e viceversa!
Non ditemi che sto facendo discorsi astratti, o che la gente non capisce o che non vuole accettare, perché allora vi manderei tutti a fanculo! Che cosa è più importante: correre veloci su strade asfaltate, oppure respirare aria buona? Stretti l’uno con l’altro, come sardine, tra costruzioni che non permettono di aprire nemmeno le finestre, o che coprono una bella visuale di panorama ridente? Viviamo una sola volta questa esistenza, e allora viviamola al meglio, e non essere continuamente arrabbiati perché qualche fesso o bastardo o barbaro fa i cazzi che vuole, impone i propri termini, sposta quelli degli altri, litiga con tutti i vicini. Ma questa gentaglia meriterebbe una bella lezione o di essere spedita in qualche nazione, dove vigono ben precise regole di convivenza! E poi ce la prendiamo con gli extracomunitari come se questi venissero a toglierci i nostri diritti. Siamo noi, brianzoli egoisti, che ci facciamo del male a vicenda!
Non bisogna guardare in faccia a nessuno! Chi fa il prepotente, va punito e rimesso in riga! Il Comune non deve essere debole coi forti, e forte coi deboli! In teoria, parliamo molto bene di giustizia, di diritto, di legalità, ma poi in pratica ci vendiamo al primo che ci offre un piatto di lenticchie! E non accetto certi ragionamenti che ho sentito di persona dal Presidente del Parco della Valle del Curone: “Però, quel tizio sa fare bene i lavori!”. Se il tizio non “può” costruire, non “deve” costruire o fare i cazzi che vuole, anche se “sa fare bene i lavori”!
Ho letto che si vorrebbero riqualificare il centro storico di Perego e il centro storico di Rovagnate. (Scusate se uso ancora i nomi Perego e Rovagnate). Certo, è vergognoso che prima si distrugge e poi si ricostruisce, supposto che si possa tornare all’antico. Si può riprendere il ciottolato a Perego o ricostruire l’antica cascina che era di fianco al Palazzo? Si possono risanare le ferite prodotte da mostruose costruzioni, sempre a Perego? Certo, sarebbe bello “riqualificare” Perego! Ma che cosa in realtà comporterà ogni tentativo di dare al volto di Perego la sua bellezza originaria? Non sono contro il progresso in sé, ma contro il progresso selvaggio! Dare sì comodità alla gente, ma senza distruggere l’anima di un paese! E a Perego hanno tolto l’anima!
Su Rovagnate, che è in valle, le cose da dire sarebbero altre. Il Comune ha perso ogni identità geografica, ed è stata una delle ragioni per cui si è sollecitata la fusione. Anche a Rovagnate il progresso selvaggio ha eliminato caratteristiche “antiche”. Cito solo un esempio: era proprio indispensabile togliere l’Ossario? Nessuno contesta che nel Comune di Rovagnate si doveva dare la possibilità di costruire fabbriche per operai. Anche qui attenzione: il caso Beretta è un’altra cosa. A parte le questioni di carattere economico ed ambientale, non si può alla cieca fidarsi della parola di un industriale che non mette nero sul bianco. Beretta non ha garantito che avrebbe dato posto di lavoro a tanti operai. E se avesse costruito solo capannoni-deposito?
Sempre a Rovagnate, chi ha una certa età forse conosce qualcosa della storia dell’acquisto della Villa Sacro Cuore di proprietà dell’Azione Cattolica. Una gara tra il Comune e la Parrocchia: una questione di cinque o poco più milioni (vecchie lire). Un affare? “Sembrava”, ma il tempo ha dimostrato che non è stato un buon affare. Allora, non si poteva pensare di costruire il Comune in centro paese? Ma che cosa è successo? Basta dare uno sguardo fugace a come è ridotta la Villa e il Parco annesso. Bisognava vendere tutto il complesso (Villa e Parco) a qualche Ente assistenziale o alla Regione? Forse. Oggi come oggi, coi tempi che corrono, più nessuno, nemmeno un riccone, sarebbe disposto ad acquistarlo. Può darsi che ancora una volta il tempo rimescolerà le carte, e arriverà il momento, magari con la prossima amministrazione, di studiare un piano per il recupero della Villa e del Parco connesso. A questo punto, me lo auguro. Il complesso “recuperato” potrà diventare anche un centro culturale o per altre attività giovanili.
Ma a Rovagnate c’è un altro problema che, prima o poi, dovrà essere affrontato, ed è quello dell’Asilo, ancora parrocchiale, anche se in realtà a gestirlo è una Associazione di famiglie. Lo dicevo già a don Eugenio: “Pàssalo al Comune! Un unico Asilo in un Comune (allora non c’era ancora l’Unione) è anticostituzionale, se è privato!”. Per risolvere questa contraddizione, ci ho rimesso una parrocchia (Balbiano e Colturano). Andate a leggere l’ultimo libro, riguardante le mie esperienze pastorali (“Da Introbio a Monte di Rovagnate”). E con la crisi attuale che cosa sta succedendo? Che i genitori (oggi c’è l’Unione!) mandano i figli a Perego, fregandosene, opportunisticamente e realisticamente, dei nobili principi della educazione cattolica. E così l’Asilo parrocchiale si trova in crisi di bambini. Credo che sia arrivato il momento, anche approfittando di questa emergenza, di creare un unico complesso scolastico, suddividendolo logisticamente, sui due ex Comuni di Perego e di Rovagnate, e sul Comune di Santa Maria Hoè.
Tornando all’ex Comune di Perego, già l’ho accennato in un precedente articolo (“La lista ‘NOI La Valletta’ deve togliersi di dosso ombre ingombranti”), la vera patata bollente sarà il Complesso edilizio “Gloria”, che come una spada di Damocle è lì per cadere sulla testa dei cittadini. Altro che dare possibilità di nuove abitazioni! A parte che oggi non è il momento di costruire, a meno che si tratti di cooperative a prezzo ridotto e accessibile ai comuni mortali. Mi chiedo come sia stato possibile che amministrazioni, di destra e di sinistra, abbiano potuto concedere i permessi! La nuova amministrazione dovrà affrontare il problema e risolverlo con determinazione. Quando lottavo per la fusione, pensavo in continuazione al complesso edilizio ancora lì per essere realizzato, nella speranza che con la fusione, togliendo cioè il paese di Perego alle amministrazioni pereghine, si potesse risolvere la patata bollente. Sarà così? Appena vedrò le ruspe, scatenerò il finimondo. E ve lo giuro, menerò fendenti a tutti.
E che dire del grado culturale dei nostri paesi? Una sola risposta: deprimente! Se ci fosse un decente livello culturale, ci sarebbero così tanti analfabeti leghisti? La Lega attecchisce là dove arrivano non le aspirazioni della mente ma gli stimoli della pancia. E a battere il petto dovrebbero essere un po’ tutti quanti, a iniziare dai preti che, nel passato, hanno sempre tenuto la gente nell’ignoranza, per sottometterla ai voleri di una santa madre Chiesa che di madre aveva ben poco. Ma anche i partiti politici del passato, prima la Dc (non penso che nelle nostre zone ci fosse il Pci!), poi la destra berlusconiana a braccetto con la Lega Nord, hanno pensato solo a sviluppare esigenze di corpo, facendo leva anche sul fatto che la gente contadina di un passato, non troppo lontano, viveva nella miseria. Toccare il tasto illusorio di un prossimo paradiso terrestre è stato facile. La cosa insopportabile e paradossale è stato l’aver assistito a masse di succubi, per secoli, ad un padrone terriero che lasciava solo briciole ai tanti lazzari, che improvvisamente, stavolta per scelta, sono poi passati a venerare altri imbonitori, ma sempre capitalisti.
Chi parlava di cultura? La cultura era vista come un lusso o il perditempo degli sfaccendati. La gente, lasciata ignorante ma con una sua dignità e saggezza, con l’avvento del boom economico è rimasta ancora ignorante, ma perdendo la dignità e la saggezza. Ecco il mondo leghista, che preferisce restare con la pancia a terra, vergognandosi di pensare oltre.
Che cosa hanno fatto le passate amministrazioni locali per togliere la gente dal meschino mondo consumistico, proponendo, più che sporadiche iniziative culturali, una coraggiosa apertura mentale, con dibattiti, incontri, giornali, stimolando interessi superiori?
Quando leggo certi programmi elettorali, ma soprattutto quando poi constato la gestione amministrativa di un paese, mi deprimo: cose, cose, cose, senza avere il coraggio di impegnare anche risorse per elevare la cultura del paese. Se dovessi anche solo fermarmi al mondo dei ragazzi, mi chiedo quale scuola frequentino. Ma non è tanto la tal scuola, è la scuola di oggi che è deprimente: una scuola che non educa al pensare, che sforna ragazzi coglioni, anche se diplomati, giovani socialmente inutili. Bisogna riformare i professori prima, e poi gli studenti. Quando sono tornato a casa, ovvero in Brianza, dopo le mie variegate esperienze precedenti, mi sono messo le mani nei capelli. La mia fortuna e la mia salvezza umana sono stati gli anni passati fuori Brianza. Sono tornato con idee aperte, carico di esperienze arricchenti, deciso a spaccare l’immobilismo di questi paesi, più che ancorati al passato, succubi di paure, di remore, di timidezze, di sudditanze. I giovani! Quale spavento! I primi (anche di Rovagnate!) a contestarmi perché portavo le problematiche esistenziali in chiesa. Mio Dio!, proprio loro, i giovani! Poi fu la volta dei giovani fascistelli di Monte che arrivarono al sodo, tentando di spedirmi in Russia! I giovani: chiusi tra le quattro mura di un cervello ottuso e anche manipolato da pseudo-maestri. Gli stessi, dopo essersi rintanati dopo lo smacco della lettera, ora sono tornati alla luce, dopo la mia rimozione da Monte. Mi sto ponendo mille dubbi in questi giorni: forse qualcosa è rimasto tra la gente comune, ma i giovani fattisi adulti sono rimasti come erano all’inizio. Per loro non vale l’evoluzione!
Ecco, il problema giovanile sarà uno dei problemi-chiave della nuova amministrazione. Anni fa, durante l’amministrazione di Marco Panzeri, dopo una mia provocazione sul fenomeno giovanile, il sindaco, d’accordo con gli altri due colleghi, di Perego e di Santa Maria, mi aveva invitato per un incontro ristretto. Ci andai, e subito rimasi male, quando il sindaco di Santa Maria (mi pare fosse Gilberto Tavola, comunque della precedente amministrazione) definì quell’incontro come una specie di “carboneria”, al che risposi: “Mi avete invitato voi!”. In ogni caso, si discusse senza convinzione, anche da parte del sindaco di Perego, Giorgio Dall’Angelo. Quando dico la verità, chissà perché qualcuno o qualcuna s’incazza. Certo, avere a che fare con sindaci abituati a fare il prete, era difficile per me prete chiedere loro collaborazione, perché prendessero coscienza che il problema dei giovani non era solo compito delle parrocchie, ma anche dei Comuni. Risultato: l’incontro fu snobbato dai sindaci di Perego e di Santa Maria. Alla mia richiesta di incontrarci di nuovo, magari allargando l’incontro anche agli altri preti, dissero di sì, ma poi non se ne fece più nulla. Che cosa chiedevo? Chiedevo semplicemente di studiare la possibilità di una collaborazione tra i Comuni e le Parrocchie (allora non c’era ancora la Comunità pastorale) sul problema dei ragazzi dopo la terza media. Perché – ecco la mia proposta – non individuare sul posto alcuni ambienti “laici”, al di fuori delle strutture parrocchiali, così che i giovani potessero sentirsi a loro agio, senza il cappello del prete? Tutti sanno che, dopo le medie, i ragazzi se ne vanno dall’oratorio, preferendo ritrovarsi in luoghi meno controllati, e, non trovandoli, sono in giro a fare magari danni. Chiedevo, dunque, ai sindaci di studiare la possibilità di dare a questi ragazzi, diciamo più insofferenti, alcuni spazi “laici”. Sapevo anch’io che la soluzione non era immediata e che sarebbe stata anche difficile da attuare, ma sapevo anche che i sindaci non volevano scontarsi con i loro parroci, i quali non avrebbero gradito che si togliesse loro il totale controllo sui ragazzi.
La proposta, ovvero offrire spazi “laici” ai giovani, non potrebbe tornare al tavolo della discussione, dal momento che oggi, sia per la fusione di Perego e di Rovagnate (un unico sindaco) e soprattutto per la Comunità pastorale (un unico parroco), l’intesa potrebbe essere maggiormente facilitata?
Infine, so di trattare ora un tema, che potrebbe sembrare apparentemente strano per un Comune, anche perché perfino la Parrocchia, a cui dovrebbe stare particolarmente a cuore l’educazione nella integralità dell’essere umano, si trova in enorme difficoltà, ma lo ritengo di estrema importanza. Oggi la parola-chiave nei rapporti sociali – una parola che è il campo di battaglia dei sindacati di destra e di sinistra – è il diritto. Sembra che non esista altro che il mondo dei diritti. Si dice diritti al plurale, non perché ci importi molto difendere i diritti altrui (a parole, sì, siamo molto bravi!), ma perché i diritti da difendere o da conquistare sono tanti, sempre più tanti. Più le pretese aumentano, più devono essere supportati dai diritti, come giustificazione. E così l’altra parola, che forse un tempo equilibrava il diritto, è scomparsa dal vocabolario sociale, anche perché è stata intesa come un chinare la testa agli ordini del potere. Parlo del dovere. È il dovere che fonda il diritto, e non viceversa. Il dovere è insito nello stesso essere umano. I diritti ne derivano di conseguenza, altrimenti i diritti staccati dai doveri sono fasulli. E purtroppo oggi assistiamo a questo squilibrio che sta minando i rapporti sociali, e la stessa democrazia.
Provate a parlare di doveri ai cittadini, e vi risponderanno malamente, come è capitato a me: “Siamo stanchi di soffrire, di subire, di pagare tasse, di fare sacrifici…”. Ecco, ci siamo. Doveri = sacrifici. E così, dopo i sacrifici di una vita dura, si è partiti in quinta alla conquista dei diritti, oltrepassando ogni limite, giungendo a pretese assurde, minando lo stesso principio del Bene comune.
Certo, non pretendo che il Comune educhi al senso del dovere, ma che neppure ceda alle pretese assurde di cittadini, che hanno perso di vista quel Bene comune che consiste nell’equilibrio da conquistare tra i doveri e i diritti. I miei diritti forse sarebbero più garantiti, se da parte mia ci fosse un maggior senso del dovere sociale.
Una amministrazione deve tener duro davanti ai ricatti dei cittadini, non importa se poi, al prossimo turno elettorale, cambieranno bandiera. Non si amministra bene un paese, pensando al prossimo consenso dei cittadini.
(4/continua)

 

8 Commenti

  1. giorgio ha detto:

    che avesse votato la lista trabucchi ne ero certo,ma sinceramente non mi interessa piu di tanto…..vorrei inceve farle notare quello scempio che hanno compiuto oggi quelli della “sua “lista…..proprio nel suo paese(monte) questa mattina sono stati tolti e buttati per strada i volantini della lista fagnani ,se fosse passato verso le 10 li avrebbe visti….bell’atto di educazione…se il buongiorno si vede dal mattino….COMPLIMENTI COMPLIMENTI COMPLIMENTI

    • Don Giorgio ha detto:

      A Monte non sono più andato da quando mi hanno rimosso, perciò non posso testimoniare ciò che è successo. Una cosa è certa. Non capisco perché voi della Lista Fagnani credevate di poter vincere (magari succederà) dal momento che avete un leader che si è rivelato “nullo” in tutto (non giudico la persona). Ma non vi rendete ancora conto? Il problema della Lista “NOI La Valletta” non sarà tanto vincere, ma quali candidati prenderanno le preferenze e quale sarà la nuova amministrazione. Penso di averlo scritto chiaramente.

  2. Giuseppe ha detto:

    Condivido l’opinione sulla bellezza del nostro paese che, nonostante gli scempi e la cattiva gestione dell’ambiente, resta ancora molto suggestivo e ricco di angoli incantevoli. Tra l’altro, mi sembra di aver notato, negli ultimi anni, un piccolo ma significativo recupero di aree verdi che donano un tocco di fascino in più al panorama. Ovviamente c’è ancora molto da fare ed è necessario superare il degrado di ampie zone abbandonate a se stesse, o alla mercé di malintenzionati e corrotti.
    Credo, inoltre, che in qualsiasi tipo di votazione sia opportuno andare alle urne con spirito critico, anche perché troppe volte i candidati sono riusciti a deluderci.

  3. gigi ha detto:

    si capiva già dalle prime righe del primo articolo della sua campagna elettorale a favore della lista trabucchi che alla fine avrebbe indirizzato i sui lettori verso i suoi amici.

    Detto questo, che era più che scontato per chi la conosce, volevo partire dalla sua frase

    “Che cosa è più importante: correre veloci su strade asfaltate, oppure respirare aria buona? Stretti l’uno con l’altro, come sardine, tra costruzioni che non permettono di aprire nemmeno le finestre, o che coprono una bella visuale di panorama ridente?”

    per ricordarle che percorrendo la provinciale (da olgiate a bevera per intenderci) all’altezza dell’LD guardando verso sinistra si puo’ ammirare il nucleo storico di Perego.
    Fra non molto, non lo si potrà più fare perchè la visuale sarà coperta dalla cooperativa che guarda caso ha fra i progettisti una persona a lei tanto cara.
    Mi fermo qui perchè perchè la reputo persona intelligente per poter proseguire in autonomia il discorso ma non capisco perchè non ha detto una parola sulla questione; forse perchè avrebbe colpito una buona fetta dei componenti e sostenitori della lista che sta sponsorizzando ?

    • Don Giorgio ha detto:

      Rispondo a punti.
      1. Forse non l’avrai letto o l’avrai letto male, ma ho scritto recentemente un articolo in cui mettevo in evidenza le ombre delle precedenti amministrazioni di Perego, di cui alcuni membri sono ancora presenti nella lista che voterò. Ho duramente contestato il loro modo di operare, tra cui il poco rispetto per l’ambiente e l’aver permesso scempi ambientali, tra cui uno che pende ancora come una spada di Damocle (Piano edilizio “Gloria”) ma queste cose a te non interessano. E tu vai a prendere un lato diciamo comico della faccenda della nuova Cooperativa, che sorgerà vicino alla Ld, ovvero il fatto che impedirebbe la visuale di Perego? Tutto qui? Ma mi stai prendendo per il sedere?

      2. Sul fatto che, come insinui tu, tra i progettisti ci sarebbe una persona a me “tanto cara”, mi dici il nome e il cognome di questo progettista; altrimenti, siccome so chi sei, ti querelo “per insinuazioni”.

  4. GIANNI ha detto:

    certo, ci mancherebbe, quindi vinca il migliore, magari proprio i candidati che verranno suggeriti

  5. GIANNI ha detto:

    Mi pare un quadro di mancato dialogo, o di dialogo stentato, tra società civile e politica, con richiami a pregresse esperienze.
    Speriamo che il futuro sia diverso..
    Comunque , anche per evitare di ripetermi, non posso, sul tema, che rinviare a quanto già detto.
    Aggiungo solo che spesso, purtroppo, il politico si dimentica delle promesse dopo l’elezione per ricordarsene solo alla prossima tornata elettorale.
    Forse qualcuno si distingue, bisogna vedere chi riesce a farlo, fuoriuscendo anche dai lacci del partito di appartenenza.
    Non ho molta fiducia che questo capiti, ma ogni tanto qualche eccezione, qualche spirito libero, che risponda solo alla propria coscienza, si presenta.

    • Don Giorgio ha detto:

      Credo che nei paesi piccoli sia più facile amministrare bene, con una buona squadra. E questo è successo con l’ex Comune di Rovagnate. È chiaro che si può sempre fare meglio, e che di errori se ne facciano. Nessuno è perfetto. La nostra parte, caro Gianni, non deve consistere sempre nello scoraggiare. Io critico per migliorare. Se vado a votare, nonostante qualche ombra sulla lista “NOI La Valletta”, è in funzione di una nuova amministrazione che sia composta soprattutto di ex amministratori di Rovagnate. E questo sarà possibile (lo dirò con il prossimo articolo) scegliendo con le preferenze ben mirate i candidati giusti. Le cose sono più complesse di quanto appaiano all’esterno. Per questo stiamo attenti a dare giudizi perentori.

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