Quel brutto vizio della Chiesa di prendersi l’anima degli atei sul punto di morte

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Quel brutto vizio della Chiesa

di prendersi l’anima degli atei sul punto di morte

Non so fin dove ci siano del tutto sincerità e verità, ma il tentativo estremo di Marco Pannella di riavvicinarsi in qualche modo alla Chiesa, benché nel suo rappresentante più goliardico di questi ultimi anni, ovvero papa Francesco, secondo me rivela la tipica conversione in extremis di chi, dopo aver frantumato in tutti i sensi i cosiddetti valori cattolici (qualche esempio: aborto e divorzio), si sente quasi in colpa e vorrebbe redimersi, riappacificandosi con il “nemico” numero uno.
In realtà, ci vedo solo una di quelle ingenuità paradossali, anche plateali, di chi, come Pannella, si lascia ammaliare dalla figura carismatica di un pontefice che è riuscito, con le sue continue mosse mediatiche, ad accalappiare anche i più accaniti anticlericali (vedi Eugenio Scalfari).
Chissà cosa ha stravisto Pannella in Bergoglio?
Sono sicuro che il leader storico radicale non abbia ritrattato nulla delle sue battaglie cosiddette civili contro le chiusure vaticane e che fino all’ultimo ne sia rimasto orgoglioso, tranne che, su alcune di queste battaglie (vedi carcerati e immigrati), si è ritrovato in sintonia col papa finto bonaccione, pronto ad abbracciare delinquenti e clandestini, ma anche pronto ad allontanare i fuorilegge secondo le norme canoniche.
O, meglio, diciamo che Marco Pannella, forse a causa anche dell’età che, quando si avvicina al tramonto, inclina al pietismo più compassionevole e anche ad una minor radicalizzazzione del proprio animo, si è illuso di trovare un alleato in chi di questo pietismo si è inventato un giubileo.
Mi rincresce dirlo: avrei preferito un Pannella ancor più radicalmente “laico”, se non altro in linea con le sue storiche battaglie, senza dover rientrare come una pecorella smarrita nell’ovile vaticano.
Non state a distinguere tra Vaticano e papa Bergoglio: non ci casco. Forse sta qui la debolezza del vecchio Pannella: credere di vedere in Bergoglio un laico” ribelle come lui, pronto magari a proclamarlo come l’antesignano della Chiesa riformata. Ma Pannella non ha capito che questo Papa è uno pseudo-riformatore, e che solo apparentemente sembra aperto ai diritti civili, ma che in realtà è rimasto su posizioni diametralmente opposte a quelle del leader radicale.
Come si può mettere insieme l’acqua santa con il diavolo? Dove sta in realtà il tentativo di conversione: dalla parte di Pannella che voleva tirare dalla sua Bergoglio o dalla parte di Bergoglio che voleva salvare almeno l’anima del leader radicale? Solo amicizia personale o condivisione di battaglie comuni?
Di certo, c’è una cosa che accomuna Marco Pannella con papa Bergoglio: un certo spirito goliardico, che ama i colpi plateali onde nascondere una certa incapacità di fondo, ovvero quello spirito profetico, laico o religioso non importa, che ha la sua origine nell’essere interiore, che non ama i colpi di scena che lasciano il tempo che trovano.
 Dubito che Pannella sia stato un “illuminato”, interiormente parlando, misticamente parlando, profeticamente parlando, e dubito che papa Bergoglio sia uscito da una certa innata strutturale visione di fede tipicamente religiosa, ermeticamente chiusa ai diritti civili, ma soprattutto chiusa a quella interiorità dello Spirito, che è la vera sorgente dell’umano-divino, da cui partire per costruire una nuova Umanità.
21 maggio 2016
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
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6 Commenti

  1. Taxi66 ha detto:

    Eh già. Come si permette la Chiesa di convertire sul letto di morte i peccatori? Se li prenda il diavolo!

  2. Giuseppe ha detto:

    Io non so se Pannella sul letto di morte si sia realmente avvicinato alla chiesa cattolica (personalmente dubito che sia successo), ma anche se così fosse non mi scandalizzerei più di tanto. La storia della chiesa è piena di personaggi che negli ultimi anni di vita si sono pentiti o convertiti ottenendo il perdono, anzi, se non sbaglio, alcuni di loro sono stati addirittura innalzati agli onori degli altari. Dirò di più, non credo di essere troppo malizioso nel sospettare che la chiesa quasi, quasi, vada perfino a cercare situazioni del genere (e se ne faccia vanto) per affermare il proprio primato. Paradossale al riguardo è la presa in giro che ne fa Boccaccio nel Decamerone, nella novella di ser Ciapperello da Prato, uomo dissoluto e spregevole che in punto di morte riesce ad ingannare l’ingenuo frate confessore, facendogli credere di aver condotto una vita irreprensibile, al punto di essere venerato come santo. Senza voler pretendere di interpretare il pensiero di Pannella né tantomeno quello di papa Francesco, ho l’impressione che tra loro si sia semplicemente instaurato un rapporto di stima reciproca, del resto non insolito tra persone che hanno idee e visioni della vita diverse e, a volte, anche opposte, ma che non permettono a queste differenze di innalzare delle barriere insormontabili tra loro.

  3. Luigi ha detto:

    Concordo sull’origine dell’essere interiore che ha un nome “Silenzio”. Nel vangelo dell’adultera è il “silenzio” il protagonista della scena tra la durezza di chi vuole applicare la legge a tutti i costi e tra Gesù che libera dalla durezza della legge. Sulla croce è ancora il “silenzio” il protagonista. Nella veglia natalizia padre David Turoldo iniziava con il canto di un suo inno: “Mentre il silenzio … tu sei disceso, o Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio. … La creazione ti grida in silenzio la profezia da sempre ti annuncia … al tuo vagito il silenzio è più fondo … E pure noi facciamo silenzio più che parole il silenzio lo canti … a te l’amore che canta in silenzio.” Il “Silenzio” non ama i colpi di scena. Papa Giovanni XXIII in “silenzio”, spiazzandoli tutti, ha indetto il concilio Vaticano II. Papa Giovanni Paolo II con il “rumore assordante” dei “media” ha imposto la sua restaurazione. Il primo era animato dallo Spirito. Il secondo non lo so. Più che prendersi “l’anima di Pannella” era forse meglio fare “silenzio”.

  4. laura ha detto:

    infatti è proprio una conversione in extremis !ma non è mai troppo tardi! l unico giudice è Dio!bonta infinita dicono i salmi e alcuni testi biblici

  5. GIANNI ha detto:

    La mia opinione è che ci sia stato un forte elemento in comune, l’aministia.
    SU tutto il resto, non credo ad un riavvicinamento.
    Che poi ci si possa sentire umanamente vicini a qualcuno, anche senza condividerne idee, visioni ideologie, è anche possibile.
    Se è per questo, ricordo, ad esempio, che Almirante si recò al funerale di Berlinguer, ma certo senza condividerne l’ideologia.
    Pannella ha scritto ti voblio bene..ma quanti sono stati, ad esempio, i fratelli di una stessa famiglia che, pur non facendo venire meno l’affetto parentale, erano iscritti ad opposti partiti, in Emilia Romagna?
    NE conobbi qualcuno, eppure continuavano ad incontrarsi..appunto fraternamente.
    Come dicevo a proposito di Renzi, bisognerebbe sempre separare sentimenti ed amicizie personali, da ideologie politiche o, in questo caso, religiose, peraltro considerando che talora, come nel caso di certe battaglie per il garantismo ed a a favore dell’aministia, esistono diversi elementi in comune.

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