Cardinale Scola, l’hai ricevuto in udienza oppure no?


 

«Sono un vecchio di ottant'anni. A ventitré divenni prete e a cinquantacinque fui licenziato dal Cardinale Giovanni Colombo di Milano perché non in linea con le sue idee. Un ictus non gli permise di firmare la mia sospensione a divinis (spretato) e così sono rimasto prete». Inizia così il libro autobiografico di Paolo Pagliughi, "Io prete e ateo per amore di Dio".

da La Stampa

CRONACA VERBANO CUSIO OSSOLA

07/08/2013

Addio a don Paolo Pagliughi,
il prete che fu accusato di eresia

È morto a Verbania all’età di 93 anni. Venne sospeso dall’arcidiocesi di Milano dopo il libro “Il Vangelo secondo Cristo”, a riabilitarlo il cardinale Tettamanzi trent’anni dopo

LUCA BILARDO

GHIFFA

Era il 1974 quando don Paolo Pagliughi scrisse «Il Vangelo secondo Cristo», un libro che aveva suscitato così tanto scalpore che venne accusato di eresia. L’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Giovanni Colombo, prima gli tolse la parrocchia dell’Incoronata a Milano e poi gli vietò di predicare. Fu amico del cardinale Carlo Maria Martini, ma solamente il suo successore, Dionigi Tettamanzi, nel 2007 lo riabilitò agli inizi degli Anni Duemila.
Don Paolo Pagliughi, 93 anni, è morto lunedì 5 agosto all’ospedale di Verbania. Da qualche anno viveva nella casa di Ghiffa, il paese a due passi da Verbania che frequentava fin da bambino, visto che i suoi genitori avevano una casa di vacanze proprio sul Lago Maggiore. Sabato era da poco rientrato da una passeggiata al santuario della Santissima Trinità quando ha accusato un malore, con una febbre molto alta. Trasportato in ospedale a Pallanza è morto poi lunedì. Il funerale sarà celebrato giovedì 8, alle 10.30, nella chiesa di San Maurizio a Ghiffa da don Gianluigi Cerutti, vicario episcopale per il clero della diocesi di Novara.
«Ha vissuto serenamente e nella massima lucidità fino agli ultimi istanti – dice Teresa Pagani, da venticinque anni segretaria di don Paolo Pagliughi – aveva pubblicato a dicembre il suo ultimo libro e già stava scrivendo il prossimo». Tra i suoi volumi più discussi ci fu «Prete e ateo per amor di Dio» e «Il vangelo secondo Caino». Rimasto senza parrocchia e con il divieto di predicare, don Paolo Pagliughi – che da giovane si era laureato in filosofia e psicologia presso l’Università cattolica di Milano – iniziò a fare lo psicologo. Amico dell’ex sindaco di Milano, Carlo Tognoli, gli vennero affidati anche dei corsi promossi dalla Regione.

Chi era don Paolo Pagliughi?

Da Il blog di Paolo Pagliughi

Nato a Milano 27 ottobre 1919, laurea in teologia presso la Pontificia Facoltà di Milano, filosofia e psicologia presso l’Università cattolica di Milano. Parroco in S. Maria Incoronata in Milano e psicoterapeuta.

Di fronte all’abbandono delle chiese dei fedeli scrisse nell’anno 1974 il libro “Vangelo secondo Cristo” proponendo una riforma della pastorale e dell’omiletica .

Il successo del libro e il grande concorso dei Milanesi alla sua predicazione scandalizzò i parroci della città i quali ottennero dalla Curia che don Pagliughi fosse privato della parrocchia ed emarginato senza incarico.

Don Pagliughi avviò uno studio di psicologo e psicoanalista, fu nominato Direttore e docente di Psicologia dei Corsi di Formazione Professionale per gli insegnanti della Regione Lombardia .

In seguito dal Card. Martini, e poi dal card. Tettamanzi, fu incaricato di riprendere la predicazione nella chiesa di S. Pietro in Gessate, parrocchia S. Maria della Passione, in Milano.

Scrisse opere di Psicologia, Esegesi biblica, Biografie e da ultimo “Oltre S. Paolo” ove l’autore spiega le ragioni del moderno abbandono delle chiese. S. Paolo, fondamentalista intollerante, oscurò il messaggio di Cristo che mirava ad una miglior vita in terra nell’aiuto del prossimo, per dare posto alle sue rivelazioni. Convinto della imminente fine del mondo, predicò la conquista della vita eterna mediante la repressione del corpo e la fede nei suoi dogmi.

Una teologia che oggi, a causa della dottrina evolutiva, crolla perché fondata sulla inesistente colpa originale di Adamo sulla quale S. Paolo costruì il dogma della Redenzione.

 

da Quattronet.it
 

Don Paolo Pagliughi:
60 anni dopo fra i suoi parrocchiani ed amici

Sono venuti in tanti domenica 4 novembre 2007 alla messa delle 11 in S. Pio V, per incontrare, dopo tanti anni, don Paolo Pagliughi che qui nel maggio 1943 celebrò la sua prima Messa e fu assistente della gioventù dal 1946 al 1955.
La sua storia particolarissima, di parroco molto scomodo e perfino accusato di eresia, merita di essere raccontata, perché è solo dall’aprile di quest’anno (don Paolo ha la bellezza di 88 anni) che ha potuto riprendere a dir messa, la domenica alle 19 nella chiesa in S. Pietro in Gessate (di fronte a Palazzo di Giustizia).

È don Paolo stesso che la racconta.

«Nel 1946 il card. Schuster mi trasferì in S. Pio V come assistente dell'Oratorio, dove avviai molteplici attività: il doposcuola, la corale, la filodrammatica, il cinema, la S. Vicenzo Universitaria e la storica "san PIO" che gestiva colonie estive per ragazzi, soggiorni alpini per la gioventù, la polisportiva e turismo.
Nel 1955 il card. Montini mi volle suo Delegato in S. Barbara di Metanopoli; in quella terra residenziale, in quei tempi priva di servizi, oltre alla attività pastorale creai l'ambulatorio, l'asilo, assistenza sociale, spaccio alimentari, bar e cinema.
Nel 1962 il card. Montini mi nominò prevosto alla Incoronata in Milano, dove feci innovazioni nella pastorale e restauri.
Nel 1974 i parroci milanesi, preoccupati per l'enorme afflusso nella mia chiesa dell'Incoronata e l'interesse della stampa, protestarono col cardinale Colombo perché, oltre alla singolare evangelizzazione, avevo soppresso le collette delle sedie, le tariffe dei riti, la questua natalizia, feci servire messa alla bambine, tenni conversazione dal pulpito coi fedeli dopo la messa, non volli imporre ai fedeli di votare DC e predicai in favore del voto pro divorzio, sostenendo che l'indissolubilità era un obbligo dei credenti, ma che non si poteva imporlo ai non credenti senza trasformare la nazione in uno stato confessionale. Alla fine scrissi un libro:
Il vangelo secondo Cristo, spiegando che i milanesi, anche atei, venivano all'Incoronata a messa perché non sentivano predicare il vecchio dio giudice legislatore dell'Antico Testamento, ma il Dio misericordioso del Nuovo, rivelato da Cristo nel Vangelo (donde nacquero altri libri: Io prete e ateo per amor di Dio e il Vangelo secondo Caino).
I parroci (alcuni parroci) mi accusarono di eresia e imposero di farmi processare dai teologi, i quali risposero che di eresie non ce n’erano. Allora il Cardinale mi fece processare da tre parroci che invece lo assecondarono e mi giudicarono inadatto a gestire una parrocchia.
La Curia (violando gravemente il Codice di Diritto Canonico) mi tolse la parrocchia col permesso di celebrare, non di risiedere, nella chiesa di S. Giuseppe presso il teatro La Scala. Ogni domenica la chiesa straripava di ascoltatori, ma il mattino di Pentecoste la trovammo chiusa con tanto di polizia schierata; da allora mi fu vietato di predicare.
A 54 anni mi trovai sul lastrico senza una casa e senza un lavoro. Per ragioni di sopravvivenza, sfruttando le mie lauree in psicologia e filosofia, soccorso dal sindaco Tognoli, aprii uno studio di psicoterapeuta, i parrocchiani mi mandarono tanti clienti e per non mettere a disagio i pazienti tolsi dal biglietto da visita il "don", ma non dal cuore e il Vangelo lo predicavo quando fui docente indicando il Vangelo come un classico di psicologia.
Il cardinale, colto da un ictus, non fece in tempo a privarmi delle facoltà (non c'erano i motivi) e son rimasto prete in eterno. Dimenticato dalla Curia solo il card. Martini e mons. De Scalzi mi vollero incontrare ora il cardinale Tettamanzi, saputo che la Curia aveva levato il mio nome dall'elenco del clero, mi disse abbracciandomi: "Io invece ti chiamo: don Paolo"».

I suoi scritti

IL VANGELO SECONDO CRISTO (1992)
Ed. Quaderni dell’Osservatore 1992

IL CARDINALE FEDERICO BORROMEO ARCIVESCOVO DI MILANO (2010)
Prefazione del card. Dionigi Tettamanzi

IO PRETE E ATEO PER AMOR DI DIO (2000)

VANGELO SECONDO CAINO
Ed. Puntoacapo

OLTRE SAN PAOLO (2012)
Il Dio in noi in cui oggi posso credere
Ed. Massari

 ***

Ho conosciuto personalmente don Paolo Pagliughi poco prima del Natale dell’anno scorso. Mi aveva inviato, penso a tutti i preti della Diocesi, il suo ultimo libro “Oltre san Paolo”. Un libro che mi ha subito sconvolto dopo aver letto le prime pagine. L’autore mette sotto accusa tutto san Paolo, che con la sua dottrina “intollerante” avrebbe distorto il messaggio radicale di Cristo, che da incarnato è stato disincarnato dalla realtà umana. Sul retro del libro troviamo queste parole: “Non sono gli scandali vaticani o del clero che svuotano le chiese, ma la dottrina mitologica e il Dio idolo pagano antropomorfico avido di gloria, un Padre crudele che baratta con l’uccisione del Figlio il perdono che non volle per Adamo: un Dio padrone che dà potere e troni ai suoi rappresentanti in terra. Col dogmatismo la Chiesa ha avviato una storia ininterrotta di sanguinose divisioni e guerre religiose, reprimendo la libertà di pensiero e di coscienza. Sotto accusa, in questo libro, è tutta la tradizione dogmatica che va da san Paolo all’attuale Catechismo della Chiesa Cattolica”.
Dopo la lettura delle prime pagine, mi è nata l’idea di volergli parlare. Mi sono interessato dove fosse, ho avuto il suo telefono, e ci siamo sentiti. A dire la verità, un po’ a fatica, dal momento che don Paolo aveva problemi di udito, per cui ci siamo messi d’accordo di scriverci via e-mail. È così nato uno scambio di idee, che riporto qui sotto.

From: Don Giorgio De Capitani
To:
paolo.pagliughi@alice.it
Sent: Wednesday, January 02, 2013 11:27 AM
Subject: Alcune domande

Sono don Giorgio De Capitani, classe 1938, ho celebrato la prima Messa nel ’63, in pieno Concilio Ecumenico Vaticano II. Le mie esperienze pastorali: prima a Introbio, in Valsassina (dal ’63 al ‘66), poi a Cambiago (dal ’66 al ’74), poi a Sesto San Giovanni (dal ’74 al ’83), poi per pochi mesi a parroco a Balbiano e Colturano (ho lasciato subito per contrasto con la Curia circa un Asilo privato parrocchiale), ho vissuto per parecchi anni da solo in accordo con Martini, infine dal ’96 sono qui a Monte, frazione di Rovagnate, prima con incarichi pastorali ora in pensione, ma è come se facessi il parroco. Fino a quando? Non lo so. Probabilmente mi manderanno in pensione completa quando nel prossimo aprile compirò i 75 anni.

Ho ricevuto per posta il tuo (scusami se ti do del tu) libro “Oltre san Paolo”, e ho iniziato a leggerlo (ho letto finora le prime 60 pagine). Vi ho trovato tante mie idee e convinzioni, anche se su alcune affermazioni si potrebbe anche maggiormente discutere. Una cosa è chiara: il cristianesimo, che non è assolutamente una religione (ben pochi lo evidenziano, anche tra i dotti di oggi, compresi i dissidenti) si è però subito allontanato dal Fondatore Gesù Cristo, diventando man mano una religione, che è l’attuale Chiesa cattolica. Non parliamo poi di quella vaticana, corrotta e connivente col potere più schifoso.
Conosco un po’ la tua storia, caro don Paolo. Con gli anni ti ho perso di vista. Ora mi fa piacere sapere che sei ancora prete a tutti gli effetti ministeriali. Quando mi accusano che non ho il coraggio di abbandonare questa Chiesa che io contesto, solitamente rispondo che mi sarebbe anche comodo farlo, e che soprattutto ciò starebbe bene anche ai miei superiori. Bisogna restarci, per cambiare dal di dentro la Chiesa, se si vuole riportarla alle sorgenti.
Vorrei porti alcune domande:
1. Qual è il tuo attuale rapporto con Scola? Ho contestato fin dall’inizio la sua nomina, e lo contesto ancora oggi per il suo modo di fare. Negli anni precedenti ho sempre avuto qualche difficoltà con i miei superiori: con il cardinale Colombo in modo particolare. Con Martini c’è stato un buon dialogo (mi aveva protetto dalla curia diverse volte), con Tettamanzi qualche attrito c’è stato, ma a causa del Vicario generale (monsignor Diritto canonico!). Con Scola silenzio assoluto! Mi chiedo se non spetti al proprio vescovo fare il primo passo! Dall’anno scorso mi ignora, e di cose pesanti ne dico e ne scrivo, impostando pastoralmente la mia Comunità fuori dai soliti binari tradizionali! Nulla…! Cosa pensare? Chiedere io un incontro? Neanche per sogno!
2. Che cosa fare per smuovere una diocesi, a partire dal clero addormentato? Non parliamo dei preti giovani, figli del berlusconismo più destrosso, che fanno le belle statuine! Non riesco proprio a dialogare con loro! Come dare una mossa o una scossa ai confratelli che sembrano non accorgersi della gravità di una Chiesa che è allo sbando totale? Ho letto “Salviamo la Chiesa” di Hans Küng. Il teologo ha mille ragioni per contestarne la struttura rigida e dis-Umana. Ma sembra che le contestazioni non la scalfiscano più di tanto. Per forza! La base non si muove. Bisognerebbe disobbedire agli ordini gerarchici, ma avendo la base dalla nostra.
3. Cerco di fare qualcosa, oltre che con una nuova pastorale qui a Monte, anche attraverso il mio sito (
www.dongiorgio.it). È abbastanza frequentato. Vorrei che qualche altro prete diocesano uscisse allo scoperto. Ma mi trovo solo. So che alcuni mi sostengono, ma dietro le quinte. Come fare di più?
Aspetto una tua risposta. Nel frattempo ti faccio i miei più sinceri auguri per il nuovo anno. Continuerò a leggere il tuo libro, convinto di trarne ulteriori stimoli.
Don Giorgio De Capitani 

La risposta di don Paolo è del 3 gennaio 2013

Caro don Giorgio, sono lieto dell'incontro. Le cose da dire e da fare sono infinite. Per iscritto, almeno la prima volta, è aspro. Cerchiamo il modo di incontrarci, magari a Milano perché io faccio il contadino sul lago Maggiore. Ho chiesto un incontro con Scola e il segretario mi ha risposto che si farà vivo lui. La via ottima sarebbe di far incontrare i preti che condividono, dove, come, quando. Parliamone.
A presto. Se mi scrivi ti leggerò con interesse per conoscerti come si deve. Ti ringrazio per l'attenzione. Spero ci siano tanti altri come te. Con affetto e stima, tuo don Paolo

All’inizio del mese di gennaio di quest’anno avevo steso un documento per invitare i preti ambrosiani a sostenere la candidatura di Umberto Ambrosoli a Presidente della regione, per evitare che venisse eletto Roberto Maroni. Tanti preti non mi risposero, altri, i ciellini, mi vietarono di mandar loro delle e-mail, altri mi fecero delle riserve. Solo due accettarono di sottoscrivere. Inviai il documento anche a don Paolo Pagliughi: ci tenevo che firmasse.

 

From: Don Giorgio De Capitani
To:
paolo.pagliughi@alice.it
Sent: Monday, January 21, 2013 12:07 PM
Subject: Documento elezioni

Ci terrei che anche tu lo firmassi, per poi renderlo pubblico. L’ho inviato a circa 300 preti della diocesi, già due preti trentenni mi hanno risposto in malo modo. Giovedì scorso ho avuto un duro scontro con il mio Vicario episcopale. Questi superiori sono peggio dei lefebvriani. Non vorrei deluderti: non aspettare nulla di buono dall’incontro con Scola, se ti riceverà. Aspetto la tua risposta, ciao, don Giorgio

La risposta di don Paolo è dello stesso giorno

Carissimo don Giorgio, io ho avuto esperienze in politica quando il Sindaco Tognoli e Craxi mi davano sostegno. Dopo i primi contatti , non con questi personaggi, ma coi politici in genere, ho preso il largo perché quelli che fanno politica in gran parte sono o incapaci o opportunisti in lotta tra loro, anche dello stesso colore, come i preti. Ho preso la porta e non ci sono più rientrato. Capisco il tuo impegno e apprezzo il tuo impegno di servizio e non di potere o di opportunità.
Con tutto il rispetto che ti devo puoi immaginare come mi spiaccia non accettare il tuo invito.
Per quanto riguarda la Curia e addetti sappiamo chiaramente che nella loro testa fossile potere e vangelo sono fusi e non possiamo attenderci altro. A Scola ho telefonato, ma senza risposta. Gli scriverò  una lettera e poi starò a vedere se vorrò accogliermi o respingermi. M'importa che non mi respinga la mia coscienza. Se mi vorrà vietare la predicazione continuerò a scrivere. Se Scola non mi vorrà vedere, ce ne e sono altri che mi vedono e mi vogliono bene cominciando dal Dio del vangelo, non dal Dio dei cristiani, che è un idolo. Tienimi informato e non perderti d'animo, cammina sereno nella tua libertà. Desidero e spero, non so come, di incontrarti. Con stima don Paolo..

 

From: Don Giorgio De Capitani
To:
paolo.pagliughi@alice.it
Sent: Wednesday, February 13, 2013 3:20 PM
Subject: Domanda

Sono curioso: sei stato ricevuto dal cardinal Scola? Tornerà o non tornerà dal conclave? Ciao, don Giorgio

La risposta di Paolo è del 16 febbraio

Caro don Giorgio, in giro si dice che Scola non riceve i preti che chiedono udienza. Con me tace.
Per ora non ritorno alla carica perché  ha altro da pensare.
I colleghi si augurano che non resti a Roma perché sarebbe un gran danno universale..
Si dice che anche lo Spirito Santo abbia  dato le dimissioni.
Un carissimo saluto. Stiamo a vedere. tuo don Paolo

 

Il 4 marzo don Paolo mi invia questa e.mail

Un saluto dal mio lago. don Paolo.

Mi allega questo allegato

Domenica 3 marzo  2013. Le dimissioni del papa. Rimanete nella mia parola (Gv 8,31). Essi sono nel mondo, ma non del mondo (Gv 17,16)

Il papa si è dimesso perché, vecchio, stanco?
Il papa ha davanti un chiesa in declino.  i vescovi in diverse diocesi di Europa sono costretti a  vendere le chiese perché vuote; l’assenza dei giovani dice che domani saranno sempre più vuote.
Il papa deve fare una grave scelta per frenare questo declino.
Cristo disse: la chiesa è nel mondo, ma non deve essere del mondo (Gv 17,16). Poi mise in guardia Pietro quando gli disse: quando sarai vecchio e un altro.. ti porterà dove tu non vuoi (Gv 21,18).
Pietro deviò subito diventando amministratore di enormi ricchezze: poderi, case, denaro (At 4,34).
La chiesa è diventata mondana quando volle erigersi come i regni del mondo con un monarca, una reggia, un governo un codice, una gerarchia, una proprietà, una banca, a fino ad inventarsi tribunali e patiboli.

Cristo non voleva che gli evangelizzatori fossero  principi, ma servi e poveri: Non procuratevi oro, né argento, né moneta.., né bisaccia , né sandali, né bastone (Mt 10,9). E non voleva neppure  una gerarchia: nessuno di voi sia il primo.
Il Papa si trova ora tra le mani una chiesa mondana che sta asfissiando perché ha disobbedito.
La vera Chiesa, cioè il Regno di Dio che Cristo sogna in terra, non a bisogno di una reggia, perché egli abita nel cuore di quelle persone che lo amano perché si amano; è un regno interiore che ha una sola legge: ama il prossimo come te stesso, e una sola sede: il cuore.
Un giovane ricco e osservante chiese a Gesù: “Voglio convertirmi,  che cosa mi manca?”. Vedo in questo giovane la Chiesa di oggi; vedo il nuovo papa che  vorrebbe convertire se e la Chiesa e chiede a Dio. “Cosa mi manca?”. Cristo gli risponde come  a quel giovane ricco: Se vuoi essere perfetto vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri…..poi seguimi. Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze (Mt 19,21). 

Io mi domando: i pontefici dei secoli scorsi conoscevano questo comando di Cristo: vendete tutto. Ma tutti se ne andarono tristi; tristi perché sapevano che avrebbero scatenato il finimondo; immaginate le conseguenze, gli sconvolgimenti, le reazioni di quanti dovevano precipitare da principi a servi. Tristi perché ricchi di potere.
Papa Benedetto lesse queste parole,  perché nel settembre 2011 a Friburgo disse: “Solo una Chiesa distaccata dal mondo, liberata dai fardelli e dai privilegi materiali e politici […] può vivere la sua chiamata al servizio di Dio e del prossimo» (Benedetto XVI nel settembre 2011 alla Konzerthaus di Friburgo).
Questo conclave troverà un papa con tale coraggio?
Il Card. Scola  ordina oggi di pregare sede vacante: “Signore, dona alla tua Chiesa un Sommo Pontefice secondo il tuo cuore, che, sorretto dalla forza del tuo santo Spirito, la guidi con sapienza e coraggio sulle vie del Vangelo “. Il cardinale precisa che si devono fare scelte che esigono “coraggio”  e un invito a ritornare sulle vie smarrite. del vangelo.
Papa Benedetto sentì la chiamata della rinuncia al potere; ma la sua esile  e mite persona non poteva indossare l’armatura del guerriero; preferì il bianco saio d’un frate.
L’abbiamo visto, in quella stupenda e commovente trasmissione televisiva, andarsene. Malato e stanco, l’abbiamo visto volare via come  una bianca colomba, dalla reggia del potere al cenobio, lasciando nel cielo e nei nostri cuori una scia luminosa di umiltà e grandezza. Il piccolo, minuto fragile papa, dalla scarpine rosse,  sarà ricordato grande nelle storia, non tanto per le sue possenti lezioni di teologo, ma per il coraggio d’una scelta voluta,  l’ha detto lui, per il bene di tutti noi.
Paolo Pagliughi

 

From: Don Giorgio De Capitani
To: 'Paolo Pagliughi'
Sent: Saturday, March 09, 2013 1:35 PM
Subject: R: Dimissioni del papa

Sei stato ricevuto da Scola prima di partire per Roma? E se diventasse papa, che ne pensi? Ciao, saluti, don Giorgio

La risposta di Paolo è del 13 marzo

Domenica 10 marzo 2013  Il cieco nato disse: Credo Signore (Gv 9)     
Credere è amore, non obbedienza.

Cristo non ha imposto nessun credo, Non ha convertito nessuno; era un libero pensatore e non ha mai immaginato che i suoi discepoli sarebbero diventati degli intolleranti maestri di una dottrina imposta da infanti. Ha insegnato solo l’amor del prossimo e ha chiesto di credere solo alla sua capacità di guarire.
Nel catechismo il cristiano deve obbedienza alla fede (Art 25) e fedeltà al promesse fatte da infante tramite padrini, una fede che non consente il dubbio volontario (a.442).  E’la fede non solo nel vangelo, ma in un credo, in una dottrina intollerante del diverso che germinerà violenze, repressioni e guerre sanguinose tra religiosi e tra popoli.

Nel sec. XVI  l’uomo con l’Illuminismo ha riscoperto il libero pensiero, principio base per la libertà dell’uomo. Negare all’uomo il diritto al libero pensiero significa compiere il più grave crimine che si possa commettere contro la dignità dell’uomo.
Pio IX, nel Concistoro segreto del 18 marzo 1861, si oppose al liberalismo laico e difese l’assolutismo dei cristiani dichiarando che la libertà di religione, di stampa, di pensiero sono  «falsi diritti degli uomini». Fu la canonizzazione dell’intolleranza
Don Mazzolari, un parroco pel quale è in avvio il processo di beatificazione, commentò: «Non è facile fare l’uomo libero e il cattolico fedele»
Cristo insegnò  rispetto per ogni  religione,e il divin Padre da il sole a tutti, credenti e non credenti. La Chiesa no.
Darwin ha scoperto che il mondo e l’uomo non fu creato ma frutto di un processo evolutivo. La scoperta mette in dubbio il dogma della creazione e del peccato originale, Papa Benedetto ha  sofferto tanto per questo e in difesa del dogma ha lanciato l’anno della fede. Toccherà al prossimo papa risolverlo? E come? Avrà il coraggio di, fare marcia indietro,  come ha fatto per il libero pensiero?

Benedetto XVI l’ha detto:  Ci vuole coraggio. Martini commenta:. “Ci vuole un papa un po’ matto”.
Avete visto quel cardinale francese andare al conclave i bicicletta. Buon segno. La Chiesa deve deporre le insegne del potere.
Oggi i re e le regine oggi non si presentano come nel Medio Evo indossando i costumi sfarzosi, ma in borghese. Oggi nelle cerimonie civili vedo le autorità senza insegne; in divisa vedo solo il poliziotto, il carabiniere, il vigile e…il vescovo.
Cristo insegnò a i suoi di indossare come lui nell’ultima cena, il grembiale dei servi.
Ho sentito in queste ore che un cardinale papabile ha dato ordine ai suoi fedeli di pregare così la Madonna: “Vergine Santa, insegnaci l’obbedienza della fede,…” (A, Scola la Via crucis, quaresima del 2013). Spero che non venga eletto papa. La fede si sceglie per amore, non per obbedienza che è sottomissione.
Oggi l’uomo libero non accetta la fede, non crede per obbedienza, crede in ciò che è ragionevole.
Io spero che lo Spirito Santo in conclave non suggerisca ai padri il nome di un cardinale che vuole l’obbedienza alla fede e non l’amore.
Conoscendo le scelte del passato, permettetemi di non  fidarmi troppo dello Spirito Santo. In certi tempi nei  conclavi non spirava lo Spirito Santo, ma il soffio  dei regnanti  dì’Europa.
Ai  nostri cardinali un caloroso augurio che la loro scelta sia tutta e solo secondo il vangelo
Paolo Pagliughi

***

Poi, anche per colpa mia, non ci siamo più sentiti. Non ho perciò saputo se il cardinale Angelo Scola l’abbia o no ricevuto.  E neppure so se ai funerali di don Paolo fosse presente almeno un rappresentante della Diocesi milanese. Ho telefonato al parroco di Ghiffa, e mi ha risposto che lui ai funerali era nel Sud America, e che perciò non sa nulla. Gli ho chiesto se sapeva dove abitava don Paolo, mi ha risposto che non sa nulla, perché è da tre mesi è che parroco di Ghiffa. Ci ha parlato qualche volta insieme? Non sa niente… non sa niente…  non sa niente!

 

13 Commenti

  1. Luciano ha detto:

    Caro don Giorgio, sono riuscito ad avere in prestito il libro di don Paolo Pagliughi “Il vangelo secondo Cristo”. Questo libro è stato pubblicato nel 1972 e don Paolo era già da 20 anni parroco in Milano. Voglio trascrivere una sua citazione tratta dall’inizio del primo capitolo del libro: “L’evangelizzazione per essere secondo Cristo deve tornare “Parola” e abbandonare le parole. Perchè il mondo si converta occorre una conversione della Chiesa al mondo”. E’ stato anche lui un profeta e per questo è stato messo a tacere, umiliato e offeso dal card. Giovanni Colombo, che non è riuscito a sospenderlo a divinis a causa di un ictus, intervenuto prima della sciagurata azione. Come vede caro don Giorgio la strada che conduce alla Chiesa Vera di Cristo, è lastricata di testimoni (martiri) che, nonostante le assurde imposizioni e violenze, hanno continuato il loro Cammino e continuano a farlo con i loro scritti e a stimolare chi come lei, ha deciso di essere pastore e non solo come alcuni, un povero prete! Coraggio don Giorgio, non molli, non è solo. Un caloroso saluto.

  2. Dino ha detto:

    Una bellissima piccola grande storia… grazie don Giorgio per avercela fatta conoscere

  3. Giuseppe ha detto:

    Non sa niente… non sa niente… non sa niente…
    Certo che al giorno d’oggi è davvero molto difficile informarsi: chissà a che servono tutti i mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione. Possibile che non siano sufficienti per il reverendo, oppure vanno tenuti a distanza perché sono opera del diavolo?
    Certo che noi uomini siamo davvero bravi a raccontarci le cose come ci fa comodo, e gli eredi degli apostoli in questo sono stati esemplari, creando un altro centro di potere che grazie alla minaccia del peccato e della dannazione eterna ha soggiogato intere generazioni di credenti. Sbaglierò, ma sono convinto che con un’altra chiesa, probabilmente Lutero e Valdo (tanto per fare dei nomi…) sarebbero stati venerati come santi. Meno male che lo Spirito Santo agisce senza curarsi degli umani capricci intervenendo con puntualità nei momenti più delicati. E anche stavolta si è fatto beffe degli intrighi e dei giochi di potere tanto cari al collegio dei cardinali, non permettendo che Scola salisse al soglio pontificio, e in più ha voluto farci dono della semplicità di papa Francesco.

  4. gianfranco ha detto:

    @ Gianni. Negli ultimi due secoli i progressi della scienza e della tecnoscienza hanno diffuso l’ideologia laico-progressista, per la quale l’umanità può fare da sé, creando il paradiso in terra senza ricorrere alla divinità e dandosi le proprie leggi a prescindere da qualsiasi dettato dall’alto ( vedasi bioetica e biopolitica ).

    Con l’avanzata dell’Illuminismo scientista e dell’edonismo-consumismo da disponibilità di beni, la religione diventa una “merce” sempre meno richiesta, prima nell’ambito della classe dirigente,poi in quello delle masse popolari, per cui fondare una nuova chiesa e farle mettere radici diventa un’impresa sempre più ardua. E’ molto più pratico rimanere all’interno di una chiesa già costituita e “scavarla” dall’interno, corrodendone i dogmi con interpretazioni simboliche-ambivalenti, che salvano la lettera, ma stravolgono la sostanza; inoltre utilizzandone le strutture organizzative e i canali comunicativi già belli e pronti. E’ il metodo adottato programmaticamente dai Modernisti di inizio ‘900, contro i quali Pio X si pronunciò in termini durissimi dell’enciclica “Pascendi”(1907)e impose l’obbligo del “giuramento antimodernista”.

    Dopo il Concilio V. II l’opposizione si è fatta sempre meno “carsica” per l’allentamento della disciplina; per cui sono in campo pressoché indisturbati preti non più autenticamente cattolici in senso stretto, spesso vezzeggiati come “preti scomodi” dai “media” laicisti, che un tempo sarebbero stati allontanati in quattro e quattr’otto.

    Tra gli articoli più importanti del “giuramento antimodernista” c’è l’affermazione del valore della Messa come SACRIFICIO ( e con come semplice riunione conviviale-commemorativa ). Appunto quanto aborrito dall’ex don Pagliughi, in quanto presupporrebbe l’idea di un Dio padre-padrone che non perdona se non al prezzo di un versamento di sangue.
    Personalmente ritengo che la questione verta su un punto-chiave di ambito antropologico-giuridico, un tempo molto evidenziato, ma su cui oggi si glissa: il male fatto non può essere semplicemente CANCELLATO come mai avvenuto, ma deve essere ESPIATO, cioè controbilanciato da una quantità di bene fatto con fatica e sofferenza. Dio, per quanto onnipotente, non può fare che 2+2 oggi faccia 4 e domani faccia 5; così pure non può sottrarsi e sottrarre il mondo dalla logica dell’indispensabile espiazione del male. Un concetto-chiave connesso è quello della COMUNIONE DEI SANTI, per cui uno può espiare per un altro con la propria personale sofferenza, e un essere umano-divino per l’intera umanità.

    Devo dare atto a “don” Pagliughi di aver collocato non banalmente il tema della corruzione e violenza ecclesiastica a valle rispetto a quello centrale e “originante” della soteriologia paolina. Però devo dire che ultimamente mi sto convincendo sempre più che i dogmi cristologici-soteriologici della Chiesa Cattolica non sono una costruzione sovrapposta al messaggio di Gesù, ma trovano riscontro nei testi evangelici.

    Chiedo scusa per la lunghezza del testo ( che poteva essere ancora più lungo ), ma certe tematiche richiedono una trattazione molto articolata.
    Ripropongo la domanda iniziale: se Paolo Pagliughi covava questi dubbi, perché si è fatto prete?

    • GIANNI ha detto:

      Si, sono a conoscenza di queste tematiche che riconducono un po’ a quanto dicevo anch’io, anche se ho parlato di temi almeno in parte diversi.
      In effetti, è appunto un quesito che io ponevo, osservando le diversità, proprio anche sul piano teologico e dogmatico, tra autori diversi.
      Sicuramente la Pascendi Dominici gregis è espressione anche di questo contrasto di diverse concezioni nella stessa confessione cattolica, e come non ricordare, al riguardo, proprio anche per il rilievo assunto in ambito milanese, la figura di Andrea Carlo Ferrari?

      Quanto, in particolare, al quesito sul perchè taluno abbracci uno specifico sacerdozio cattolico, nutrendo idee diverse dalla dottrina ufficiale, da puro osservatore di vicende storiche e parte sociologiche, osservo quanto segue.
      Probabilmente, alcuni cambiano idea dopo aver abbracciato il sacerdozio.
      Taluni lasciano la chiesa cattolica, per abbracciare altre confessioni, o anche altre fedi.
      E questo, per la verità, non riguarda solo ex sacerdoti cattolici, ma anche semplici fedeli.
      Chi diventa protestante, chi buddista, chi ateo, e via di questo passo.
      Altri, invece, ritengono di modificare tutta una serie di concezioni, talora anche dogmatiche, nella chiesa stessa.
      Ne è esempio proprio il cosiddetto modernismo.
      Talora alcune possibili modifiche dogmatiche potrebbero ricondursi, secondo talune concezioni, allo stesso dogma dell’infallibilità pontificia, proprio come nel caso dell’Assunzione, in quanto vi sono impostazioni teologiche che ritengono che grazie al dogma dell’infallibilità potrebbero non solo essere introdotti nuovi dogmi, come nel caso dell’Assunzione, ma anche modificati altri preesistenti, altri sperano in un Concilio Vaticano III, nel quale si confronterebbero progressisti e conservatori.
      Di questa idea era ad esempio il card. Martini.

      Personalmente, credo sia ben difficile, sopratutto sotto il profilo dogmatico e teologico, che si modifichino tutta una serie di concezioni, anche sul piano dogmatico, senza che una confessione o religione non sia più la stessa.
      Proprio anche per questo motivo, ho fatto ricorso all’esempio laico della politica, confrontando due campi notoriamente opposti, marxismo e liberalismo, per rendere meglio l’idea.
      Intendevo infatti dire che, ad esempio, se un marxista si mettesse a dire che il vero comunismo non riconduce a Marx o ad Engels, bensì a Croce, a Gentile o ad Einaudi, naturalmente potrebbe dirlo, ma ben sappiamo che se fosse così, sarebbe snaturata la concezione di comunismo, e viceversa, simmetricamente, per il pensiero di autori come Croce o Gentile.
      Proprio anche per questo, per meglio rendere comprensibili le diverse fedi e confessioni, ritengo opportuno che non vi sia commistione.
      Sono sempre stato di questa idea e continuo ad esserlo.
      Infatti, proprio anche per questi motivi, di analisi storica e sociologica delle diverse confessioni, riterrei più idonea una diversa denominazione di certi principi, ma proprio anche a livello formale, cioè costiteudosi, da parte di chi li ritiene, in una diversa confessione.
      Su questo tema esistono sparsi qua e là su questo sito diversi miei interventi.
      In particolare, non vedo comunque in siffatti princip , come quelli sostenuti da don Paolo, una riconducibilità al protestantesimo, fondato, in gran parte, su concezioni estranee al libero arbitrio.
      Appartenendo, a mio avviso, diverse concezioni, come quella di don Paolo, pur sempre all’ambito di chi condivide il libero arbitrio, ma trovandosi in disaccordo rispetto alla dottrina cattolica su una serie di tematiche, come quelle considerate, sempre a mio modesto avviso sarebbe chiarificatrice una dizione tipo: cattolicesimo riformato, oppure chiesa cattolica radicale, o altre analoghe, che, pur riconducendosi ad alcuni principi fondamentali di fondo, comuni alla dottrina cattolica, segnino al contempo una distinzione, anche per maggior chiarezza verso il fedele.
      Di questo sono sempre stato convinto, tanto che anche recentemente, praticamente 3 articoli fa, quando don Giorgio parlava dell’imposizione ad andarsene, avevo avanzato nei commenti una mia ipotesi/proposta:
      perché non avanzare la realizzazione di una diversa chiesa/confessione, basandosi anche su donazioni volontarie?
      Sarebbe, a mio modestissimo avviso, anche opera ed espressione di chiarificazione intellettuale verso il fedele.
      Se si va a rileggere questo mio commento, si noterà anche che, ad esempio, vi è appunto stata, da parte di altra commentatrice, una risposta tipica di chi ritiene di voler cambiare le cose, per così dire, dall’interno.
      Devo dire che non ho mai creduto a tale prospettiva.

      Una miglior comprensione, richiede anche separazione.
      Concludo, volendo ricordare le parole di un mio docente, che amava spesso dire:
      cultura è soprattutto capacità di distinguere, di separare.

    • Claudio ha detto:

      don Paolo sembra una persona molto interessante e credo che mi sarebbe piaciuto parlargli, ma condivido la domanda di Gianfranco.
      don Paolo non contestava solo la struttura, e- o qualche ‘materia certa’ abbastanza discussa (vedi i tanti preti opposti alla Humanae Vitae) ma mi sembra mettere in discussione, anzi rifiutare, tutta la soteriologia cristiano cattolica.
      Si puo’ fare, ma che senso ha dichiararsi a) bona fide cattolico b) prete se si e’ giunti a certe conclusioni? a questo punto molto piu’ coerente un Mancuso , che si e’ spretato ( e che a mio avviso non dovrebbe neanche piu’ considerarsi cattolico).

      @ GIANNI. Leggo sempre con interesse i tuoi interventi ma ti chiedo; che senso ha una riflessione fatta su Gesu’ a prescindere dalla Chiesa, anzi insistendo su una dicotomia irresolvibile tra Gesu’ e la Chiesa/la Tradizione? ovviamente sai che cio’ che sappiamo su Gesu’ lo sappiamo dai Vangeli e da altri testi ispirati; e i Vangeli, e piu’ in generale il Canone ce li abbiamo perche’ Gesu’ ha lasciato una Chiesa con una struttura che aveva il compito , tra i tanti, anche di riconoscere e ‘selezionare’ le opere veramente ispirate (ecco, semplificando al massimo, il valore della tradizione).
      Se riconosci una qualche autorita’alle Scritture, come puoi rifiutare la Chiesa che le ha trasmesse e conservate? dici che una teologia e una metafisica ci sarebbero state comunque con o senza Cristo; ma non sarebbe stata una teologia ‘cristiana’, perche’ il Dio di Gesu’ Cristo (o per meglio dire il Dio che E” anche Gesu’ Cristo) e’ radicalmente diverso e pone questioni radicalmente ‘altre rispetto al pensiero di altre tradizioni religiose (vedi la Trinita’, il Dio personale, etc). Una volta che si prescinde dalla Chiesa (quindi dalla Tradizione, dai sacramenti etc) e anzi li si considera quasi ‘aggiunte spurie’ rispetto al messaggio originale, come ci si puo’ definire cristiani? A questo punto, anche Feuerbach si potrebbe chiamare cristiano!

      • GIANNI ha detto:

        Si, esattamente, è proprio questo che intendevo.

        Ora vengo a rispondere alle singole domande, ma premetto quanto segue.

        Osservo appunto che sul tema Dio e rapporto uomo con Dio, si sono sviluppate religioni diverse e, nel cristianesimo, confessioni diverse.

        In quelle culture e tradizioni che neppure conoscono la figura di Cristo le religioni si svolgono attorno ad altri temi, hanno diversa articolazione anche proprio tematica.
        Nel cristianesimo, invece, i temi sono comuni alle diverse confessioni, ma hanno diversa interpretazione, secondo le diverse tradizioni.

        Premesso quanto precede in generale, vengo ora a rispondere alle singole domande:
        1) che senso ha una riflessione fatta su Gesu’ a prescindere dalla Chiesa, anzi insistendo su una dicotomia irresolvibile tra Gesu’ e la Chiesa/la Tradizione?
        Esistono diverse interpretazioni della figura di Cristo.
        Per il cristiano, quale figlio di Dio, quindi con una precisa concezione metafisica, ma ne esistono anche al di fuori di questa tradizione.
        Ad esempio, per taluni sarebbe stato solo un profeta (ricordiamo ad esempio che la tradizione musulmana richiama comunque le figure di Cristo e della Madonna, ma ovviamente non attribuisce a queste valenza divina).
        Altra interpretazione:
        era un filosofo, appartenente alla setta degli Esseni.

        Quanto alla dicotomia, va ricordato il detto….
        Quante cose si sono fatte in nome di Dio e di Cristo.
        In tal senso, ad esempio, guerre, inquisizione, ecc.
        Se confrontiamo queste realtà storiche con il messaggio cristiano, certo credo sia difficile non scorgere una dicotomia.
        Se vogliamo riferirci alla chiesa più recente, pensiamo alla chiesa degli affari e del potere temporale, e domandiamoci quanto siano conciliabili il messaggio di Cristo e certe realtà…
        Capita, cioè, che quello che viene ricondotto alla tradizione ed alla chiesa, a volte stravolga il messaggio originario.
        Del resto, questo capita non solo in tema di interpretazione di testi sacri.

        2) Se riconosci una qualche autorita’alle Scritture, come puoi rifiutare la Chiesa che le ha trasmesse e conservate?
        Personalmente non rifiuto nulla, osservo solo che a fronte degli stessi testi, ci sono state interpretazioni molto diverse.
        Infatti, ad esempio, si pensi al grande tema dell’alternativa tra libero arbitrio e predestinazione, tipica dicotomia tra confessione cattolica e protestantesimo.
        Se le diverse confessioni religiose, ma anche teologi diversi nella stessa confessione, giungono a interpretazioni molto diverse, a volte anche proprio sullo stesso tema, è proprio perché la natura stessa di quei testi non consente una disciplina chiara e precisa di ogni possibile tematica.
        Si pensi ad esempio al tema del sacerdozio femminile.
        Esiste un preciso fondamento che lo vieti?
        Oppure no?
        Le risposte non sono univoche.

        Oppure si pensi al tema se consentire o meno la comunione ai divorziati.
        Del resto, proprio a titolo personale, a parte lo studio delle diverse posizioni, devo dire che si tratta peraltro di temi che mi appassionano poco, proprio perché, alla fine, per quanto uno si arrovelli, non arriva ad una conclusione dimostrata.
        Per fede, e solo per fede possiamo credere qualcosa, ma sempre con il dubbio che le cose non stiano così.
        Sarà anche per questo, ma preferisco dare una mia soluzione a problemi di matematica o di fisica.
        Almeno in questi campi si arriva ad una precisa risposta.
        Se, ad esempio, mi pongo la seguente domanda:
        se oggi Cristo comparisse qui davanti a me, e gli domandassi:
        Signore, ma tu sei contrario al fatto che i divorziati si accostino alla comunione?
        O ponendogli qualsiasi altra domanda, che risposta dovrei aspettarmi?
        Le diverse confessioni mi proporranno la loro risposta, ma sono sicuro che sarebbe la risposta di Cristo?
        Alla fin fine, no, non posso essere sicuro di niente, quindi a mio avviso ogni teologia, alla fin fine, è una teologia agnostica, cioè che non sa…..

        3) Una volta che si prescinde dalla Chiesa (quindi dalla Tradizione, dai sacramenti etc) e anzi li si considera quasi ‘aggiunte spurie’ rispetto al messaggio originale, come ci si puo’ definire cristiani?
        a mio avviso si possono definire cristiani tutti coloro che credono in Cristo come figlio di Dio, semmai direi che esistendo diverse chiese, che si definiscono cristiane, o meglio confessioni, allora proprio per questo, cioè in quanto ogni chiesa ha riferimenti ed interpretazioni teologiche diverse, proprio per questo, dicevo, io invito tutti a distinguere.
        Si può appartenere al grande alveo del cristianesimo, ma essere cattolici, riformati, luterani, valdesi, ecc. ecc.
        E se si professa una confessione ancora diversa, rispetto a quelle esistenti, proprio per questo io invito a non dire che si è cattolici se non lo si è, e via dicendo.
        Piuttosto meglio dichiararsi, al limite, cattolici riformati o altro…..
        Cattolici nel senso di chi crede al libero arbitrio….
        Ma con qualche aggettivo che distingua a segnare che esistono differenze.

        Spero di essere stato esaustivo nelle risposte e ringrazio per le interessanti domande rivoltemi.

    • GIANNI ha detto:

      dunque, ho lasciato già un commento di risposta, ma non compare ancora….
      visti anche i problemi telematici di questi giorni, l’ho tuttavia salvato e lo ripropongo di seguito

      Si, sono a conoscenza di queste tematiche che riconducono un po’ a quanto dicevo anch’io, anche se ho parlato di temi almeno in parte diversi.
      In effetti, è appunto un quesito che io ponevo, osservando le diversità, proprio anche sul piano teologico e dogmatico, tra autori diversi.
      Sicuramente la Pascendi Dominici gregis è espressione anche di questo contrasto di diverse concezioni nella stessa confessione cattolica, e come non ricordare, al riguardo, proprio anche per il rilievo assunto in ambito milanese, la figura di Andrea Carlo Ferrari?

      Quanto, in particolare, al quesito sul perchè taluno abbracci uno specifico sacerdozio cattolico, nutrendo idee diverse dalla dottrina ufficiale, da puro osservatore di vicende storiche e parte sociologiche, osservo quanto segue.
      Probabilmente, alcuni cambiano idea dopo aver abbracciato il sacerdozio.
      Taluni lasciano la chiesa cattolica, per abbracciare altre confessioni, o anche altre fedi.
      E questo, per la verità, non riguarda solo ex sacerdoti cattolici, ma anche semplici fedeli.
      Chi diventa protestante, chi buddista, chi ateo, e via di questo passo.
      Altri, invece, ritengono di modificare tutta una serie di concezioni, talora anche dogmatiche, nella chiesa stessa.
      Ne è esempio proprio il cosiddetto modernismo.
      Talora alcune possibili modifiche dogmatiche potrebbero ricondursi, secondo talune concezioni, allo stesso dogma dell’infallibilità pontificia, proprio come nel caso dell’Assunzione, in quanto vi sono impostazioni teologiche che ritengono che grazie al dogma dell’infallibilità potrebbero non solo essere introdotti nuovi dogmi, come nel caso dell’Assunzione, ma anche modificati altri preesistenti, altri sperano in un Concilio Vaticano III, nel quale si confronterebbero progressisti e conservatori.
      Di questa idea era ad esempio il card. Martini.

      Personalmente, credo sia ben difficile, sopratutto sotto il profilo dogmatico e teologico, che si modifichino tutta una serie di concezioni, anche sul piano dogmatico, senza che una confessione o religione non sia più la stessa.
      Proprio anche per questo motivo, ho fatto ricorso all’esempio laico della politica, confrontando due campi notoriamente opposti, marxismo e liberalismo, per rendere meglio l’idea.
      Intendevo infatti dire che, ad esempio, se un marxista si mettesse a dire che il vero comunismo non riconduce a Marx o ad Engels, bensì a Croce, a Gentile o ad Einaudi, naturalmente potrebbe dirlo, ma ben sappiamo che se fosse così, sarebbe snaturata la concezione di comunismo, e viceversa, simmetricamente, per il pensiero di autori come Croce o Gentile.
      Proprio anche per questo, per meglio rendere comprensibili le diverse fedi e confessioni, ritengo opportuno che non vi sia commistione.
      Sono sempre stato di questa idea e continuo ad esserlo.
      Infatti, proprio anche per questi motivi, di analisi storica e sociologica delle diverse confessioni, riterrei più idonea una diversa denominazione di certi principi, ma proprio anche a livello formale, cioè costiteudosi, da parte di chi li ritiene, in una diversa confessione.
      Su questo tema esistono sparsi qua e là su questo sito diversi miei interventi.
      In particolare, non vedo comunque in siffatti princip , come quelli sostenuti da don Paolo, una riconducibilità al protestantesimo, fondato, in gran parte, su concezioni estranee al libero arbitrio.
      Appartenendo, a mio avviso, diverse concezioni, come quella di don Paolo, pur sempre all’ambito di chi condivide il libero arbitrio, ma trovandosi in disaccordo rispetto alla dottrina cattolica su una serie di tematiche, come quelle considerate, sempre a mio modesto avviso sarebbe chiarificatrice una dizione tipo: cattolicesimo riformato, oppure chiesa cattolica radicale, o altre analoghe, che, pur riconducendosi ad alcuni principi fondamentali di fondo, comuni alla dottrina cattolica, segnino al contempo una distinzione, anche per maggior chiarezza verso il fedele.
      Di questo sono sempre stato convinto, tanto che anche recentemente, praticamente 3 articoli fa, quando don Giorgio parlava dell’imposizione ad andarsene, avevo avanzato nei commenti una mia ipotesi/proposta:
      perché non avanzare la realizzazione di una diversa chiesa/confessione, basandosi anche su donazioni volontarie?
      Sarebbe, a mio modestissimo avviso, anche opera ed espressione di chiarificazione intellettuale verso il fedele.
      Se si va a rileggere questo mio commento, si noterà anche che, ad esempio, vi è appunto stata, da parte di altra commentatrice, una risposta tipica di chi ritiene di voler cambiare le cose, per così dire, dall’interno.
      Devo dire che non ho mai creduto a tale prospettiva.

      Una miglior comprensione, richiede anche separazione.
      Concludo, volendo ricordare le parole di un mio docente, che amava spesso dire:
      cultura è soprattutto capacità di distinguere, di separare.

  5. GIANNI ha detto:

    Don Paolo, o meglio la sua opera, mi consente alcune riflessioni, su cui altre volte ho avuto occasione di soffermarmi.
    Duemila e passa anni sono trascorsi da quando è comparso Cristo.
    Se togliamo tutto quello che le religioni successive, o meglio confessioni, hanno attribuito al cristianesimo, dobbiamo dire che Cristo ci ha detto poco.
    Ci ha lasciato alcuni principi etici, ci ha lasciato alcune probabili prove di una dimensione metafisica, come la trasfigurazione del corpo.
    Poi il resto è frutto di….teologia?
    Tutto quello che è stato aggiunto è appunto religione.
    In questo sviluppo storico ho sempre visto una contraddizione tra chi professa principi di cristianesimo evangelico e chi invece si professa…protestante piuttosto che cattolico…..
    A mio avviso, ch iè favorevole ad un cristianesimo integrale, radicale, delle origini, senza la mediazione e sovrastruttura della chiesa, come può definirsi cattolico, ad esempio?

    E’ una questione di coerenza, mo?
    Altrimenti è come dire: si, sono cattolico, ma di nome, non di fatto.
    In fondo, avere fede, ad es. cattolica, significa credere in…..questo…in quello……..
    altrimenti, se uno predilige la libera ricerca, piuttosto che la critica….nel senso nobile del termine (pensiamo alla critica della ragion pura kantiana ecc….) non può dire di credere in……..

    Sulpeccaato originale: non è tema solo del cattolicesimo, anche se poi ogni religione ne da una sua versione.
    A suo tempo, su questo tema, espressi anche la teoria cosiddetta extraterrestre, che in parte ha almeno un elemento in comunione con le tesi di don Paolo, cioè che si tratti, nella sua versione metafisica, di un elemento inesistente……
    Sappiamo, dalle fonti sinora possedute, che San Paolo è stato se non il primo in assoluto, almeno uno dei primi teologi, e conosciamo la dimensione anche escatologica e salvifica della sua teologia.
    In disaccordo, su questo punto, con il protestantesimo.
    Non a caso fa parte della dimensione dottrinale cattolica una concezione di salvezza, che si diversifica da quella luterana in primis.

    Con tutto questo, cosa voglio dire?
    Diciamolo molto francamente: Gesù è stato soprattutto comunicatore di qualcosa per qualcuno oggetto di pura fantasia (c’è chi pensa che il corpo sia stato trafugato e che lui fosse un filosofo, e quanto alla trasfigurazione che fosse una fantasia…) ma, appunto, la riflessione su Dio, se esista un Dio, cosa o chi sia Dio, non inizia con il Cristo.
    Proprio per questo, la religione, tutte le religioni, hanno un fondamento metafisico, per cui anche il cattolicesimo non si estranea a questa dimensione.
    Chi crede in Cristo come figlio di Dio ottiene degli elementi in più, ma questi non risolvono tutto.
    Proprio per questo, oserei dire che, anche senza Cristo, una riflessione teologica e religiosa ci sarebbe ancora oggi.
    Ed è su questo, a mio avviso, che si impernia una netta distinzione tra chi semplicemente è cristiano e chi cattolico.
    Osereii appunto dire che il cattolico, andando anche al di là di Cristo, si è domandato alcune cose sulla dimensione metafisica e si è dato delle risposte che, in termini di fede, valgono per tutti i cattolici.
    Chi si concentra invece su Cristo, e ritiene che ognuno si possa dare sue risposte, basate sulla critica personale, non è cattolico.
    E’ questo che io dico, cioè ci sono tanti teologi o anche semplici persone che si pongono tanti interrogativi, ma qui sta il nodo della questione.
    Ognuno, oggi, può darsi le sue risposte, ma quelle cattoliche sono solo alcune, non quelle che ognuno si da.
    Diversamente, è come se io mi iscrivessi ad un partito comunista, e rimanessi stupito che i fondamenti si trovano in Marx ed Engels, invece che nei pensatori liberali.
    Don Paolo, quindi, soprattutto quando trattava il tema del peccato originale e del significato del sacrificio sulla croce, si è posto un interrogativo, che in molti si son fatti.
    Che senso ha quel sacrifico?

    E la risposta se l’è data, una delle tante.
    Proprio in questi giorni ho letto una di queste risposte: riconduce a chi riteneva Cristo un semplice
    profeta, convinto erroneamente di essere figlio di Dio.
    Per cui, convinto di essere figlio di Dio, giustamente avrebbe domandato a suo padre il perché lo avesse abbandonato….

    Don Paolo, evidentemente ritiene invece Cristo figlio di Dio, ma nega la teologia della salvezza.
    Una possibile risposta è evidente nei fatti che seguono.
    Cioè nella resurrezione.
    Se infatti Cristo non fosse morto sulla croce, come martirio pubblico, non avrebbe quindi fatto notizia neppure la resurrezione.
    E’ quindi la resurrezione un elemento che dovrebbe dimostrare il fondamento metafisico dello stesso cristianesimo.
    Lasciamo poi stare che c’è chi ritiene la scomparsa del corpo o la trasfigurazione falsità di seguaci di una setta.
    Insomma, come si vede le visioni, le interpretazioni sono tante.
    Quel che non si capisce, è perché voler assumere a nome del cattolicesimo interpretazioni che con questo nulla hanno a che fare.

    Il cattolicesimo crede in una creazione divina dell’essere umano.
    Certo, chi ritiene che invece luomo sia stato creato da esperimenti extraterrestri o da un’evoluzioe, non sostiene principi cattolici.
    Chi ritiene che non esista un tema salvezza in rapporto al sacrificio sulla croce, idem.
    Chi non crede nel dogma dell’assunzione, pure.

    Infine, ritengo quindi che, forse, in Italia molti, nati come cattolici battezzati, continuino a dichiararsi tali per abitudine, ma perché, mi domando, continuare a farlo, se i principi professati sono diversi?
    Solo perché ci da fastidio cambiare nome?

  6. gianfranco ha detto:

    Se lo scritto di Paolo Pagliughi su san Paolo corruttore del Cristianesimo è rappresentativo dell’intero suo pensiero, rimane una solo conclusione: ERA realmente eretico, nel senso di persona ispirantesi alla parola di Gesù, interpretata secondo le proprie esigenze, ma negatrice della “soteriologia” ( dottrina della salvezza dell’umanità tramite l’incarnazione e il SACRIFICIO della croce, necessario alla Redenzione ). In conclusione, non era cattolico.
    Mi chiedo se un seminarista a ventidue anni e per di più con una bella intwelligenza non sia in grado di delineare i dubbi “abissali” che affiorano nella mente di un acculturato di fronte alla dogmatica cattolica e, non riuscendo a risolverli, di decidere coerentemente di non diventare sacerdote cattolico: o tutto o niente,o prendere il pacco intero o lasciare.

    • Claudio ha detto:

      @ Gianni grazie mille delle risposte. Il problema e’ che in sede cattolica non ci puo’ essere una ‘pluralita’ di opinioni’ quando parliamo di Dottrina; perche’l’alternativa all’ortodossia non e’ un’altra opinione altrettanto valida ma l’eresia. e per quanto non e’ piu’ ‘teologically correct parlare di eresia e definire qualcuno ‘eretico’, anzi e’ quasi diventato un complimento, per il cattolico le ‘varie opinioni’ (tipo le dottrine luterane o calviniste, il modernismo che ricordi, o l’Arianesimo o gli gnostici) sono appunto eresie, che nella storia del cattolicesimo ci sono sempre state ma per un cattolico sempre eresie rimangono (spero di non offendere gli eventuali fratelli separati all’ascolto).
      Come fare a distinguere chi ha ragione e chi ha torto? sicuro non puo’ essere solo una questione di forza, o di mero fideismo in una confessione rispetto ad un’altra. io sono ritornato al cattolicesimo per vari motivi: in primis l’idea che il Cristianesimo, a differenza del Giudaismo o dell’Islam, non e’ tanto una religione del Libro quanto una religione della Chiesa; Gesu’ non e’ il profeta Muhammad, e come ricordavo prima non ci ha lasciato il ‘libro sacro’ ma una Chiesa con una struttura (apostoli etc) e un compito, trasmettere e difendere la Fede. e se uno crede nel Vangelo, dovrebbe credere anche ‘in tutto il pacchetto’, ovvero nel ruolo fondamentale accordato a Pietro e agli altri apostoli (cio’ che legherete su questa terra sara’ legato in cielo’etc ; quindi non mi sembra tanto sensata la domanda ‘cosa direbbe Gesu’ sul sacerdozio femminile etc; Gesu’ ha gia’ parlato illo tempore, dando questo ‘potere’ alla sua Chiesa, mandando ‘il consolatore’ etc).
      altro modo per capire ‘chi ha ragione e chi ha torto’ per me e’ stato leggere le varie confutazioni cattoliche delle dottrine protestanti (quindi sostanzialmente usando la ragione) ed inoltre anche nell’aver avuto la possibilita’ di osservare come si sia ridotto il protestantesimo ‘storico, vivendo da ormai cinque anni in un paese protestante, lo UK.
      La situazione di queste confessioni e’ veramente triste; si parla sempre di “Chiese cattoliche deserte’, ma le varie Chiese di stato dei paesi protestanti si sono o balcanizzate in millemile chiesuncole o sono praticamente sparite; il che mi sembra alquanto diverso dalla promessa fattaci da Gesu’ nei Vangeli (in cui evidentemente chiunque si definisca cristiano dovrebbe riconoscersi)che ha garantito alla sua Chiesa (quella vera) che ‘le fiamme dell’inferno non prevarrano su di essa”.
      Gesu’ ci vuole uniti, quindi spero che don Giorgio non accolga l’idea di fare l’ennesima microconfessione protestante-veterocattolica whatever, sopratutto perche’ credo che il problema di don Giorgio( e di tanti altri cattolici) con la ‘struttura’ non sia tanto su questioni dottrinarie ma sia squisitamente ‘pratico’; la dottrina stessa ci dice di fare cosi’, la Chiesa invece fa cola’ spesso alleandosi, vuoi per realpolitik vuoi per cecita’ delle gerarchie, con un potere politico squallido. si puo’ essere cattolici in buona fede pur non riconoscendosi nelle prese di posizione politiche della Chiesa-struttura (io per esempio non lo sono; in quanto i pronunciamenti del Magistero sono infallibili ma solo su questioni di Fede e Morale, non su tutto lo scibile umano su cui amano pronunciarsi le conferenze episcopali e anche la CDF) non se ci si separa dalla Chiesa e dalla dottrina e si fonda la propria chiesuncola. e io spero proprio che don Giorgio resti prete cattolico fino alla fine.
      Sul cambiare le cose dall’interno… dipende! I piu’ grandi riformatori della Chiesa per me sono quelli che sono rimasti dentro e hanno cambiato tutto (i vari san Francesco Sant’antonio da Paola etc); ma se ovviamente qualcuno vuole il sacerdozio femminile (su cui si e’ pronunciato Giovanni Paolo II e c’e’ poco da fare, mentre molto si puo’ fare per ‘riattivare’ il diaconato femminile o creare altre figure), ridurre il numero dei sacramenti o dire che l’aborto e’ moralmente neutro (giusto per fare degli esempi) farebbe meglio a guardare altrove nel ‘mercato delle religioni’.
      Ciao

      • GIANNI ha detto:

        si, certo,sono consapevole anche di questo, cioè del tema eresia.
        E’ per questo che ritengo inconciliabili certe posizioni.
        E qui nasce un equivoco sulle mie parole.
        Quando parlo di cattolicesimo riformato, intendo un’altra confessione, non l’attuale confessione cattolica.
        Cioè mi riferisco appunto al discorso di porsi al di fuori del cattolicesimo.
        Esattamente.
        Giustamente, nel tuo commento ti riferisci alla dottrina, la quale, peraltro, si pronuncia su temi di fede e morale, quelli che riconducono alla infallibilità pontificia.
        Quindi, ecco un esempio:
        in materia di sessualità, se la memoria non mi inganna, ad esempio i rapporti extramatrimoniali sono peccato, violazioni della legge morale.
        Chi dice, quindi, che invece non sono peccati, appunto, si pone al di fuori della dottrina cattolica.
        Quindi, visto che ci sono fedeli che si proclamano cattolici, e che invece, ad esempio, non la pensano così, proprio per questo a mio avviso costoro fanno parte di un’altra confessione, così come i protestanti.
        E’ proprio questo che intendevo.

        Infatti, quando ci si riferisce alla scomunica, secondo me non sono tanto gli altri a scomunicare qualcuno, ma è questo qualcuno che si pone al di fuori della comunità, appunto la comunità di coloro che condividono una certa confessione di fede.
        Proprio per questo, condivido il tuo discorso di guardare altrove, al limite fondare una nuova confessione.
        Direi che quindi, pur ovviamente con parole diverse, che forse sono state equivocate, concordo.

  7. Giorgio Crespi ha detto:

    Grazie don Giorgio per avermi fatto conoscere questa bella figura di prete. Mi vien da dire: che cosa importa che il parroco di Ghiffa non sappia nulla di nulla o che il cardinal Scola abbia ricevuto o meno don Paolo? La limpidezza dei suoi scritti, dal poco che ho potuto leggere qui (ma mi riprometto di conoscere meglio il suo pensiero), parla la lingua inconfondibile del vangelo di Gesù. Tutto il resto conta davvero poco.

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