Un papa superficiale e populista al punto giusto, per salvare la faccia di una Chiesa in balìa del nulla!

di don Giorgio De Capitani
Quella di oggi è una Chiesa che sta annoiando gli spiriti liberi per le sue stucchevoli finzioni buoniste e sta creando uno spaventoso vuoto interiore. Sì, usiamo la parola grossa: è un vuoto “ontologico”, per cui ci si sente come privati del proprio essere o, in altre parole, rapinati in ciò che siamo, e lasciati come sacchi flaccidi pronti agli usi più ignobili.
La società è sull’orlo del tracollo, anche per colpa di una Chiesa che doveva essere come uno stimolo per il meglio d’essere, e che invece non ha fatto nulla o poco per far riscoprire all’essere umano la sua energia interiore, come se importasse solo la sua scorza.
E oggi che cosa vediamo? Un papa che non dice nulla all’uomo moderno, se non  parole ad effetto immediato che volano via come foglie secche, o slogan talmente popolareschi da finire sotto i tacchi dei piedi di una massa che distrattamente cammina a zonzo, calpestando merda o altro. C’è una reazione sempre più forte, perché si teme che questo papa porti la Chiesa tradizionale fuori dalle rotaie ortodosse, ma la mia paura è un’altra, ovvero che questo papa illuda la massa della gente, facendo “apparire” una Chiesa più Umana, ma lasciandola in balìa del nulla ontologico, ovvero di una distruzione sempre più globale della realtà dell’essere interiore.
Quante volte avete sentito questo papa parlare di Mistica, o della riscoperta di quel mondo “spirituale” che è il nostro essere più profondo, senza per questo confondere lo spirito con il religioso? Il mondo interiore per la Chiesa-istituzione è ancora soggetto alla religione, che ne fa un uso indiscriminato in vista della propria struttura mostruosamente mastodontica.
Certo, la religione doveva salvare l’essere umano, invece lo sta conducendo verso il baratro del nulla, che si chiama ritorno al caos iniziale con un’opera di auto-distruzione che coinvolge il cosmo. Questo papa, fingendo di togliere qualche puntello alla impalcatura istituzionale ha aggravato la realtà già disastrosa, anche se ciò potrebbe sembrare paradossale: via l’impalcatura che ha sempre funzionato come paravento del nulla, ecco che ora si vede il nulla.
Quando pensiamo ai primordi dell’umanità, ci chiediamo come e perché i nostri avi abbiano potuto inventare miti così paradossali e assurdi. Ma la realtà, di oggi e anche dei millenni trascorsi, sembra superare la fantasia: i miti assumono via via un nome, e ogni nome il volto di un mostro infernale.
Ed ecco la domanda: il mondo va verso una palingenesi continua o verso la sua autodistruzione finale?
Eppure, l’uomo da sempre si è fidato della religione, e ha creduto anche nel suo potere taumaturgico o magico. In realtà, l’uomo si è sempre accontentato di qualche rimedio occasionale o di effetto immediato e, nei casi estremi, di promesse future. Nessun’altra istituzione come la religione aveva parlato di salvezza, e la religione ebraica per secoli ha aspettato invano un messia, equivocando anche sulla sua vera identità, sempre comunque confusa e contraddittoria. Sì, invano, se è vero che, quando lo stesso Figlio di Dio, come scrivono i Vangeli, si è incarnato, il potere religioso lo ha messo su una croce. E oggi il popolo ebraico quale messia sta aspettando?
La Chiesa doveva prendere il vero testimone, proprio a partire da Gesù Cristo, ma da subito ha ripetuto gli stessi errori del popolo ebraico, con la stessa pretesa del dominio e la stessa violenza di potere.
E siamo qui, oggi, a subire un’altra violenza religiosa, quella fondamentalista islamica, che vorrebbe contrapporsi con il terrorismo ad una civiltà, che si pensava avesse, con il cristianesimo, trasformato il mondo in una Umanità ritrovata.
Si sente talora parlare di scontro di civiltà, ma di quale civiltà si vorrebbe parlare? Civiltà sarebbe forse progresso umano, ma quale progresso? Civiltà sarebbe forse maggiore dignità della persona umana, ma quale dignità? Civiltà sarebbe forse una maggiore presa di coscienza del proprio essere, ma quale essere?
Ci si chiede, e già chiederselo sembra quasi un privilegio o un lusso, come mai il mondo dell’essere sia così temuto, perfino dalla stessa religione, da essere lasciato relegato o magari curato come se fosse un virus letale.
Fosse almeno uno scontro tra l’essere e l’avere! Ma il fatto è che lo scontro è tra due corpi esangui, anche se, ma solo apparentemente, i due mondi contrapposti sono lontani tra di loro. In realtà, hanno entrambi lo stesso vizio: il vuoto d’essere.
Mi ero illuso che la Chiesa con papa Francesco uscisse dal cerchio magico di una religione dogmatica e moralistica, e che potesse offrire alla società moderna una finestra sull’Infinito.
Eppure, bastava poco: togliere qualche velo di troppo da quel mondo “carnale” o strutturale, di cui la Chiesa si è sempre sentita paladina, equivocando a più non posso  sul concetto di “incarnazione” di Cristo. Cavoli! Forse che l’essere umano aveva bisogno di un’altra “incarnazione”, quando invece ciò di cui necessitava era ed è una “interiorizzazione” o la scoperta di quel sé divino che da sempre è presente in ciascuno di noi?
Lo stesso Gesù Cristo aveva detto agli apostoli: “È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito… Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità…” (Gv 16,7.13).
Ma la Chiesa non ha fatto che tenere in vita il Cristo storico, ovvero una mummia, una struttura in continua decomposizione, per la paura che l’opera dello Spirito risvegliasse le coscienze e che lo spirito interiore comunicasse direttamente con il Divino.
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5 Commenti

  1. antonio ha detto:

    Articolo ben strutturato, ben argomentato, che si presta ad essere meditato e interiorizzato. Grazie, Don Giorgio, per il contributo importante e di qualità, che offre alla lettura. In questi tempi di media scatenati (giornaloni e tv in mano ai poteri forti ed anche in mano ai poteri “religiosi”, che talvolta non sono meno forti e talatra sonio coalizzati con i primi per affinità di obiettivi) avverto la necessità di concentrarmi per pensare, per capire, per discernere tra la canea di voci contrastanti, affinché l’azione che consegue sia il più possibile umana e razionale.Grazie!

  2. Luigi ha detto:

    Cosa può dire la Chiesa ed il papa all’uomo moderno oggi? Una Chiesa paurosa di perdere la sua ortodossia? Un papa eterodosso da combattere? Un papa illusionista che fa apparire la Chiesa disumana? Un papa che non conosce la Mistica? E altri interrogativi. L’uomo moderno è un termine generico. Il beduino del deserto è diverso dal cittadino metropolitano che abita in via Montenapoleone a Milano, come l’indiano delle riserve americane è diverso dal cittadino newyorchese. Chi è più moderno? Il milanese della moda chic e il newyorchese alla Trump. E’ a questo tipo di uomo che il papa e la Chiesa devono parlare? E’ con questo tipo di uomo che la Chiesa ha paura di perdere la propria ortodossia? Oppure del milanese straccione e del barbone newyorchese che vivono ai margini della società? E’ eterodosso il papa perché abbraccia questo straccione di uomo? Il papa è il nuovo Simone il mago che fa apparire la Chiesa disumana? E forse la colpa sua più grave è ignorare la Mistica. Non voglio passare per un difensore del papa, perché noto anch’io le sue ambiguità. D’altronde non è un Dio, ma un uomo. I cristiani, gli ebrei e i musulmani si rifanno per la fede ad Abramo. Abramo è un personaggio della Bibbia del quale l’ambiguità ne è la caratteristica: far passare la moglie per sorella per paura degli egiziani. Non è ambiguità? Eppure è il nostro padre della fede, anche se ha rischiato di sacrificare il suo unico figlio sull’altare della fede in quel Dio. Per fortuna è intervenuto Dio stesso attraverso l’angelo. Geremia potrebbe essere il personaggio più adatto al pessimismo verso questo papa. Portare la speranza in una “terra di nessuno” è impresa ardua per chiunque. C’è un detto che dice: “Chi vive sperando, muore cagando.” Preferisco andare contro questo detto, anche perché sono stitico e vivere con la speranza. Penso che delle tre virtù teologali assieme alla fede e la carità sia la migliore anche se la più bistrattata. La perfezione spirituale o mistica l’uomo non la raggiungerà mai finché vive in questo mondo. E’ un sentimento troppo profondo che lo farebbe impazzire portandolo alla follia.

  3. GIANNI ha detto:

    Credo che vada considerata una netta distinzione tra il carattere, l’indole dell’uomo, e la funzione papale.
    Che Bergoglio, a differenza di altri suoi predecessori, abbia un’indole aperta e semplice, credo sia indubbio.
    Ma la chiesa, la dottrina, la teologia rimangono questioni aperte.
    Chi, dai modi di questo pontefice, pensava ad un rinnovamento di tutti questi aspetti, probabilmente è e resterà deluso.
    Forse alcune modifiche possono ricondurre a definire le questioni secondo il singolo caso concreto.
    Come la questione della comunione ai divorziati risposati.
    Ma era preferibile, a mio modesto avviso, dire una parola chiara, senza dichiarazioni ad effetto, che nulla modificano, sulle diverse questioni, eventualmente innovando la dottrina, qualora si fosse ritenuto di andare in questa direzione.
    Ma la direzione, appunto, non è questa, e si capisce dal fatto che la stampa ha indugiato spesso su dichiarazioni ad effetto, cui non è seguita alcuna concreta novità.
    Quale dovrebbe essere la cifra di questo pontefice?
    Probabilmente l’evitare l’eccesso di formalismi, ma la sostanza per lo più non cambia.

  4. Andrea ha detto:

    Salve don Giorgio,
    gradirei conoscere il suo pensiero in merito al parallelismo – a mio avviso – superficiale di Papa Francesco in merito a Trump e Hitler.
    Grazie.
    Cordialità

  5. Giuseppe ha detto:

    In materia di teologia sono profondamente ignorante e neanche sono in grado di argomentare di mistica, palingenesi, escatologia e ontologia, parole di cui a mala pena riesco a capire il significato. Da semplice credente, ma critico nei confronti dell’apparato ecclesiastico e della struttura politico-economica della chiesa cattolica, che interferisce pesantemente sulla missione evangelica affidatale da Gesù Cristo, non riesco a vedere tutte queste pecche in papa Francesco, che potrà anche essere un furbo gesuita, ma secondo me svolge il suo ministero in maniera semplice ed essenziale, con l’immediatezza e la schiettezza di un prete qualsiasi, di cui il fedele sente di potersi fidare. Ovviamente potrei anche sbagliarmi, ma non credo che la sua sia una messinscena per fare il piacione, anche perché non ne avrebbe bisogno. Diversi papi prima di lui hanno tenuto un atteggiamento altero e distaccato, in parte, forse, giustificato da un ruolo tanto oneroso e autorevole, senza per questo essere meno rispettati o risultare impopolari, ma la storia di Jorge Bergoglio ci racconta tutt’altro, perché è arcinoto che da sempre si è distinto per la sua semplicità e spontaneità, incurante del cerimoniale e delle rigide regole della gerarchia.

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