«Rackete non commise reati entrando a Lampedusa con la nave Sea Watch»

da AVVENIRE
20 febbraio 2020
Cassazione.

«Rackete non commise reati

entrando a Lampedusa con la nave Sea Watch»

Gia.Ber.
La Corte nelle motivazioni sul no all’arresto della giovane comandante ricorda che ha operato nel pieno rispetto di tutte le norme
La comandante della nave Sea Watch, Carola Rackete, non commise alcun reato entrando nel porto di Lampedusa con i profughi salvati in mare, nell’estate dello scorso anno. Lo afferma la Cassazione nelle motivazioni, depositate oggi, della conferma del “no” all’arresto di Rackete con l’accusa di aver forzato il blocco navale della motovedetta della Gdf per impedirle l’accesso al porto.
La Cassazione è chiara: correttamente in base alle disposizioni sul “salvataggio in mare”, la comandante della nave è entrata nel porto di Lampedusa perché “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”.
“Non può essere qualificato ‘luogo sicuro’, per evidente mancanza di tale presupposto, una nave in mare che, oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse”, come quello di fare “domanda per la protezione internazionale”.
I giudici ricordano, inoltre, che “la nozione di ‘luogo sicuro ‘ non può essere limitata alla sola protezione fisica delle persone ma comprende necessariamente il rispetto dei loro diritti fondamentali”.
Tra l’altro secondo la Cassazione è stata esclusa legittimamente la natura di nave da guerra della motovedetta della Guardia di Finanza, perché al comando non c’era un ufficiale della Marina militare, come prescrivono le norme, ma un maresciallo delle Fiamme Gialle.
Matteo Salvini, che vede le sue tesi sconfessate, reagisce con durezza e afferma, con una certa esagerazione, che quindi “si può speronare una nave della Guardia di Finanza con a bordo cinque militari della Guardia di finanza” e che “un conto è soccorrere dei naufraghi in mare che è un diritto dovere di chiunque, un conto e giustificare un atto di guerra”.
Ma altri parlamentari, come Riccardo Magi di +Europa, fanno notare che proprio alla luce della motivazioni della Cassazione ad essere illegale fu proprio l’operazione, voluta, e sempre difesa, dall’allora ministro dell’Interno Salvini, tesa ad ostacolare l’ingresso in porto. Magi aggiunge: Carola Rackete fu arrestata per aver salvato delle vite e aver compiuto una manovra dettata da uno stato di necessità ignorato dal governo. Anche le forze di polizia impegnate in quei giorni e in quell’estremo e spregiudicato tentativo di impedire l’attracco al molo avrebbero dovuto conoscere le norme e le procedure e agire di conseguenza”.

2 Commenti

  1. bartolomeo palumbo ha detto:

    Quindi la comandante CAROLA RACKETE ha agito rispettando le norme previste in tale caso.Preferisco non commentare le dcisioni del nostro ministro dell’interno dell’epoca per non pronunziare spropositi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    • antonio ha detto:

      Abbiamo tecnici, ministri, parlamentari, senatori, consulenti, burocrati, esperti di ogni taglia e risma, generali, reclute e chi ne ha più ne metta… pagati col sangue dal popolo impoverito, un obolo da miliardi di euro l’anno… e cosa riceviamo in cambio? Una forza lavoro deviata, che rema contro i nostri interessi agendo in violazione delle norme su cui poggia l’edificio della nostra democrazia?

      E se domattina la massoneria alzasse l’asticella, comandando al pupazzo di turno di fucilare tutti gli abitanti dei quartieri meno abbienti e i disoccupati, magari perché i loro pargoletti sono stufi di perdere tempo nel traffico quando si recano in centro a fare shopping?

      Come si comporterebbe questa forza lavoro deviata, stipendiata dal popolo dal giorno dell’assunzione e fino alla bara, rispettando le norme democratiche o gli ordini di chi viola le norme e le leggi?

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