25 aprile: solite cerimonie, solite ipocrisie, solite indecenze

25 aprile
di don Giorgio De Capitani
Premetto che non sono di per sé contrario alle celebrazioni di eventi o di anniversari della nascita o della morte di personaggi illustri o di quanti hanno lottato per una nobile causa, o di chi con il suo pensiero ha contribuito a risvegliare l’Umanità, ma non sopporto le formalità, i riti pomposi, le date che per forza sono entrate a far parte del nostro costume sociale o religioso.
È vero: si cerca di dare in ogni occasione quel pizzico di interiorità o di originalità tanto per salvare la faccia. Lo constatiamo tutti: con un po’ di cultura o con un po’ di spiritualità si vorrebbe dare un po’ di respiro anche ai cimiteri. Ma non si rinuncia alle parate militari. E non si rinuncia alle pomposità dei riti religiosi.
Arriva il 25 aprile, e ogni anno assistiamo alle solite parate, ascoltiamo i soliti discorsi. In più: c’è anche l’aperitivo, ovvero l’aspetto religioso. Non manca mai la Messa, con la solita omelia del celebrante che non sa che cosa dire. In fondo, trova sempre una scappatoia: sa che la parola di Dio è come una grande pentola, dove si può trovare di tutto: ogni panacea per i nostri mali e ogni parola di conforto per le nostre pene.
Finita la cerimonia in Chiesa, che per i preti è un grande peso, si va al Monumento dei Caduti. Capita che anche il prete, con i paramenti sacri e accompagnato da chierichetti in divisa e con la croce, si rechi alla celebrazione civile. Nulla di male! Ma non sarebbe più opportuno presenziare come un comune cittadino?
Due cerimonie, quella religiosa prima e quella civile poi, che stanno insieme come unire una scarpa e una ciabatta. La scarpa può richiamare gli scarponi degli alpini che non mancano mai in queste occasioni, non importa se poi i veri alpini (quelli che hanno fatto la guerra) sono tutti scomparsi: “andati avanti”, dove nessuno però vorrebbe mai andare!
Fa certamente effetto vedere sfilare gli alpini, orgogliosi di mostrare… che cosa? Il loro petto pieno di medaglie? L’amore di quella patria che in quegli anni stramaledetti della guerra nessuno sapeva in che cosa consistesse?
Amor di patria?! E di quale patria? Chi non ha odiato la patria che mandava i suoi figli a uccidere e a uccidersi?
Amore di quella patria che oggi gli stessi pseudo-alpini leghisti vorrebbero distruggere? Come si può far parte del gruppo Alpini indossando l’ideologia leghista? Ci sono Presidenti leghisti?
Avete poi sentito recitare la preghiera dell’alpino? L’ho sentita  e mi sono venuti brividi di rabbia, per come oggi la ci recita (con che enfasi!) senza sapere ciò che in realtà sta dietro al sacrificio “inutile” di milioni di soldati mandati al macello!
Per favore, eliminate o correggete quella preghiera “oscena”!
Ma la cerimonia del 25 aprile non finisce nel pianto generale, in ricordo di quanti hanno dato “inutilmente” il loro sangue per una patria maledetta. Tutto finisce in gloria, con un rinfresco o addirittura con un bel pranzetto, dove l’allegria ridà un po’ di vita ai mortali rimasti a godersi qualche briciola di una patria senza più identità.
Pardon, dimenticavo. Subito dopo la cerimonia religiosa e civile, o prima (dipende dagli organizzatori), si depone una Corona d’alloro davanti al Monumento, ma capita, qui da noi, che si deponga anche un cesto floreale sulla tomba di qualche “fascista”.  Perché scandalizzarsi? Tutto fa brodo nel calderone di una patria, dove leghisti e fascisti ormai convivono con alpini e con i preti, anche perché bisognerebbe, si dice, dare un taglio alle contrapposizioni, e vivere tutti in santa pace.
D’accordo! Ma allora smettiamola di celebrare eventi del passato, anche perché se celebrare significasse far ritornare in vita i nostri vecchi, forse costoro potrebbero riprendere di nuovo le armi in mano e sparare contro questa gentaglia senza un minimo senso di Umanità. 

 

16 Commenti

  1. claudio ha detto:

    Sono di parte in quanto Ufficiale degli Alpini. Non mi sono mai piaciute le cerimonie autocelebrative. E non mi pare che gli alpini in generale indulgano in celebrazioni tronfie. La preghiera mi piace così come è. Non mi sembra scandalosa. L’A.N.A. non c’entra nulla con i partiti politici. Se ci sono persone che votano Lega e appartengono all’associazione questo è affare loro. Di sicuro non è autorizzato ad utilizzarne i simboli. Credo che chi ha visto l’effetto delle bombe e delle armi sua il primo ad aborrire ogni forma di violenza

  2. GIANNI ha detto:

    condivido, purtroppo sono tendenze consolidate, sopratutto quella della Germania di voler imporre le proprie idee economiche.
    Guarda caso, i paesi che hanno adottato una moneta comune sono andati peggio, decisamente emglio quelli che hanno mantenuta una propria moneta…ed in fondo è in questa situazione anche la Germania, in quanto l’euro è una sorta di marco sotto altro nome….altro che Europa degli ideali e dei popoli, ma della finanza e dei propri interessi nazionali.

  3. PietroM ha detto:

    Se celebrare significa RICORDARE E RIVIVERE il sacrificio dei nostri alpini e non solo, la morte di circa duecentomila militari, per la liberazione dell’Italia e quella infame di circa 17 milioni di civili (ebrei, pentecostali, massoni, omosessuali, disabili, polacchi, Testimoni di Geova, dissidenti, Rom, prigionieri di guerra sovietici e slavi, donne e madri, ragazzini, ecc…) è giusto e doveroso.
    Poiché, sul sangue di quegli eroi e di quelle vittime innocenti abbiamo ricostruito un paese nella Libertà e nella Democrazia. Non è una lezione di storia. E’ storia da cui spesso dimentichiamo di prendere ogni giorno lezione.
    Gli aspetti coreografici lasciamoli a chi domani avrà già dimenticato e starà occupandosi dei propri interessi, contando sull’oblio della gente riguardo agli esempi luminosi venuti da persone come l’ex PRESIDENTE SANDRO PERTINI che negli ultimi anni della sua vita raccomandava ai giovani “onestà, onestà, onestà e coraggio”.

    • Gioele ha detto:

      Purtroppo vengo a sapere che a Milano un branco di imbecilli facenti capo a centri sociali dove la Storia non si studia…ha tranquillamente insultato e sbraitato contro la Brigata Ebraica.
      Sono dei filopalestinesi? Allora sono dei filopalestinesi di un’ignoranza bestiale, suina e PROFONDAMENTE VILE!
      A Milano i nonni di questi coglioni si sono salvati le chiappe grazie alla Jewish Brigade e loro…confondono il gonfalone della Brigade con quello dello Stato d’Israel.
      Sono molto simili.
      Anche gli idioti dei centri sociali milanesi sono molto simili, però. VILI, ESENTI DA MEMORIA E PROFONDAMENTE STUPIDI.
      Si meritano il paese che hanno.

      • stilo ha detto:

        gioele, lei che di queste cose ne sa, mi dia una conferma. ho captato una notizia di sfuggita alla radio ma non sono sicuro di aver capito bene. mentre la brigata ebraica dava un contributo per liberarci dal regime fascista i palestinesi erano alleati di Hitler. è corretto ? perché se così fosse sarebbe davvero paradossale l’ignoranza abissale dei nullafacenti dei centri sociali

      • PietroM ha detto:

        Ho paura che anche qui da noi, in Italia, la gioventù rimanga concentrata solo al conseguimento della laurea, andare all’estero per imparare l’inglese ed arrivare primi in tutto.
        Sono obiettivi importanti, ma solo edonistici se privi di radicamento nella storia passata e recente del proprio paese. In un recente servizio in TV, venivano intervistati diversi giovani i quali piovevano dalle nuvole se interrogati sul 25 APRILE.
        Si chiedevano : liberazione? E di che!?

  4. Gioele ha detto:

    E quel giorno i miei fratelli liberarono Torino. Arrivarono alle 3 di notte, ma io sapevo che era mattino.
    Avevano le uniformi inglesi e parlavano con noi in ebraico.
    Non lo dimenticherò mai. E la loro bandiera fu la nostra, perché eravamo una cosa sola.
    I miei fratelli che erano venuti per me, e che erano sopravvissuti per parlarmi. Ed abbracciarmi.

    https://youtu.be/4XCyr0Jtlvc?list=PL18AO6mSyqjKqvG4gMEYXvPOwiqdZzw-d

  5. davide ha detto:

    Concordo, sopratutto per quanto riguarda la preghiera degli alpine e come la si possa recitare in Chiesa ……. e’ successo nel paese dove abito ……. sono uscito, non potevo stare in Chiesa

  6. Giuseppe ha detto:

    Il 25 aprile del 1945 gli eserciti alleati liberarono Milano e Torino, le ultime due grandi città rimaste ancora sotto il giogo nazifascista. Per questo motivo, anche se i combattimenti, in realtà, continuarono almeno fino alla fine del mese, la data divenne un simbolo di libertà e dal 1949 venne dichiarata festa nazionale. Quest’anno ricorre dunque il 70° anniversario, è questo il motivo per cui ci saranno celebrazioni particolarmente solenni, anche (e soprattutto?) perché la settimana seguente sarà quella di introduzione all’inaugurazione della tanta attesa e reclamizzata Expo milanese. Ricordo che, quando ero bambino si festeggiava pure il 4 novembre, pomposamente chiamato festa della vittoria, data dell’armistizio tra le forze armate italiane e quelle austriache firmato nel 1918 a Villa Giusti, che pose fine alle ostilità della Grande Guerra. Era un’occasione per visitare le caserme e assistere ad una parata militare in grande stile, anche se ho il sospetto che si trattasse solo di uno specchietto per le allodole per millantare una potenza che in realtà il nostro paese non ha mai avuto . L’ho già detto in altre occasioni e mi rendo conto di ripetermi, ma siccome amo le cose semplici, il trionfalismo e l’eccesso di sfarzo mi infastidiscono, anche nella vita privata, figuriamoci nelle manifestazioni pubbliche. Anche se posso ammirare gli affreschi, le decorazioni e le opere d’arte delle chiese antiche e delle basiliche, pur essendo un profano in materia, non sopporto i grandi pontificali e le messe solenni, in cui si ha l’impressione di assistere a una gara a chi espone l’addobbo più costoso e sgargiante e la chiesa sembra voler manifestare tutto il suo trionfalismo. Per me la messa ideale è quella celebrata tra quattro mura disadorne, o all’aperto su un altare improvvisato, dove l’unica cosa a risaltare è il mistero dell’incarnazione e morte di nostro Signore, che si rinnova. Allo stesso modo trovo insensate le celebrazioni solenni di cerimonie e ricorrenze civili, che finiscono per togliere quel minimo di partecipazione interiore e di memoria intima personale. Purtroppo, però, come ho già avuto modo di ricordare il nostro è il paese dell’esibizionismo esasperato (non per niente qui è nata la commedia dell’arte) e siamo in gran parte malati di mania di grandezza, per cui tutto ciò che viene organizzato deve essere accompagnato da un aggettivo che ne esalti l’eccezionalità e lo splendore, a prescindere da quello che sarà il risultato finale…

  7. zorro ha detto:

    Gli alpini non sono mai stati schierati con i partiti di governo o opposizione.Mio padre uno di quelli che e’ andato avanti e come lui altri che hanno fatto la guerra difronte al mal affare italiano dicevano” una grande famiglia di disgraziati!!”Finita quella generazione purtroppo alcuni alpini hanno visto nella lega il proprio riferimento politico(pochi non molti)ma l’associazione e’ sempre stata apolitica e lo e’ tutt’ora.Tanti hanno cercato di prendere possesso degli alpini politicamente ,ma non ci sono riusciti sino ad oggi.Domani chissa’ spero che rimangano apolitici anche se subiscono pressioni,ma per fortuna non hanno bisogno dei politici x vivere in quanto volontari civili.

  8. GIANNI ha detto:

    E’ notizia di questi giorni che non si terrà le tradizionale celebrazione dell’ANPI a Roma, ma una più dimessa, per contrasti insorti tra componente filoebraica e filo palestinese.
    Sin quando si terranno vive certe commemorazioni?
    Forse qualcosa già scricchiola?
    Fin tanto che non diventeranno storia, e rimarranno gli effetti emotivi di una certa memoria storiografica, talune vicende saranno commemorate come parte della identità, nazionale o internazionale.
    L’identità europea si basa in gran parte su fatti verificatisi dalla seconda guerra mondiale in poi, nel senso che da quel momento si ritiene che la storia abbia avuto un impatto diretto anche sulla realtà contemporanea.
    Ecco perchè ricordiamo la seconda guerra mondiale, ma non la prima, la guerra fredda, ma non la terza guerra d’indipendenza.
    Per il peso assunto da certe vicende prevale retorica e commemorazione spesso neppure conformi alla verità storica, osannando taluni e non altri.
    Probabilmente tutto questo finirà, quando con le nuove generazioni,l’impatto, anche emotivo, di certe vicende, cesserà del tutto.

    • PietroM ha detto:

      In Europa ci siamo scannati l’un l’altro come cani rabbiosi. Fino a ieri storico. Oggi siamo chiamati a dare risposte agl’insegnamenti della guerra. Sull’adeguatezza del percorso evolutivo degli stati europei nutro serie perplessità. Non colgo la sensazione di basi solide, se non riserve mentali e diffidenze d’interessi. Tuttavia, auspico l’avvento di spiriti illuminati capaci di cogliere la grande eredità lasciata dai valori della RESISTENZA, per iniziare un cammino coinvolgente per tutti i paesi d’Europa. I valori della Resistenza possono essere mal digeriti da una Germania che , assieme al complesso di colpa, si porta dietro tutt’altra storia. Ma , proprio adesso è il momento di cogliere al volo il richiamo della metamorfosi, puntando tutto sulla democrazia e sul rispetto dei diritti umani in ogni paese dell’Unione ed ovunque. Iniziare il cammino di unificazione con intento egemonico, vuol dire partire col piede sbagliato e negare quei principi su cui deve fondarsi il nuovo STATO. I fatti odierni che riguardano la gestione finanziaria dell’economia europea stanno a dimostrare una tendenza egocentrica, convalidata dalla politica adottata sui flussi migratori e da atteggiamenti “culturali” rimarcati dall’ arroganza olandese riferita al triste evento dei “tifosi” alla Barcaccia di Roma. Non si coglie maturità. sia ai vertici che alla base. In alternativa, ci sarebbe l’opzione di una Europa mediterranea.

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