Non ho che da rispondere con…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Non ho che da rispondere con…

Se ascolto questi attuali politicanti farfugliare bestemmie di diritti abbarbicati a privilegi di razza bastarda, non ho che da rispondere con una smorfia di implacabile disprezzo: un disprezzo che ferisce, ma quella pseudo-pietas cristiana di piccoli di mente che vorrebbero proteggersi dall’irruenza dei lottatori a oltranza per amore della verità e della giustizia.
Se leggo documenti ecclesiali scritti col solito il linguaggio di imperdonabili ottusi, con la fissa del dogma carnale (se leggo…, ma non sarà facilmente possibile, per incapacità di empatia!), non ho che da rispondere con una pernacchia, anche dissacrante ma non per me che me ne frego di complessi di colpa, quando le colpe andrebbero lanciate contro una gerarchia freddamente seduta in cima ad una piramide di presunti “illuminati”.
Se odo stucchevoli lagnanze di mal di pancia di una massa bifolca, frutto di una ideologia paurosamente razzista, non ho che da rispondere con le frecce avvelenate del mio turpiloquio, ma a che servirebbe rivolgersi alle pance gonfie di aria puzzolente?
In qualsiasi caso, ovvero che si tratti di politicanti dissennati o di ecclesiastici carnali o di masse pancesche, la mia più feroce lotta sarà nel contrapporvi la forza del grande Pensiero, che naturalmente non avrà alcun effetto sulle dure cervici, ma potrà aprire una nuova strada tra una mandria di selvaggi.
I politicanti, gli ecclesiastici e le masse vanno solo disprezzati, insultati e anche repressi con la forza di una ferrea opposizione, ma, nello stesso tempo, urge un’azione fortemente educativa, in vista del risveglio del grande Pensiero: l’unica autentica rivoluzione di quell’essere interiore, da cui occorre partire per rinnovare l’Umanità.
Non si tratta, dunque, di un dialogare invano con il vuoto o con le pietre o con le pance, ma di risvegliare l’essere, là dove il vuoto e le pietre e la carne hanno paradossalmente fatto nascere quel desiderio di un Divino (chiamatelo come volete), che attende solo che gli si dia via libera per riattivarsi, e così riscattarsi per non aver saputo o voluto creare un mondo perfetto o, per lo meno, migliore.
Questo, solo questo è il mio ottimismo!
Questo, solo questo mi dà la forza per continuare a lottare: per ridare all’essere umano un po’ di nuova speranza, e a Dio la “possibilità di riscattarsi”.
Potrà sembrare assurdo che siamo noi a liberare Dio dalla sua incapacità di Impotente quasi rassegnato. Ma non possiamo pensare diversamente, visto che le Sue creature sembrano vittime di un delirio di Onnipotenza diabolica.
Tutto il segreto sta, dunque, nel dar via libera alle “possibilità” umane e soprattutto “divine”, che sono potenzialmente infinite, ma che in realtà ancora sono come  bloccate da qualcosa di diabolico, che ha la sua continua rivincita agendo su quell’amor sui o amor privati boni  (amore del proprio ego o di un bene privato), che è la forza del Male che si contrappone alla forza del Bene.
22 settembre 2018
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