Bravo Renzi! Vai avanti e non ti curare dei sindacalisti idioti e dei sinistrossi tutto fumo e senza palle!

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L’ho già detto, e lo ripeto: non sono un renziano per partito preso, e neppure uno del Pd. Quando voto, so valutare il minor male.
Ma, in questo momento di emergenza, sarei uno stupido italiano, se dovessi per partito preso prendere sempre di mira il Governo Renzi. Se devo dire una cosa, la dico anche contro certi provvedimenti di questo Governo, ma non lo faccio per partito preso. Sarei un idiota come quelli di Repubblica o del Fatto Quotidiano, o quei sinistrossi intellettualoidi del cazzo che s’intendono di politica come io di fisica nucleare.
Mi irritano quei politici del Pd che sono sempre lì pronti a sparare contro Renzi, quando loro non avrebbero le palle di prendere in mano la situazione italiana e tentare di fare qualcosa. Bravi ragazzi che al massimo potrebbero suggerire dove mettere la virgola al punto giusto. E non parliamo poi di ex parlamentari o di pseudo-impegnate in politica che manifestano chiaramente il loro complesso di inferiorità. Hanno fatto nulla di buono nel passato, ed ora sembrano vivere di ripicca. Ma che vogliono?
***
da la Repubblica
Editoriale

Le parole sbagliate

21 novembre 2014
UN CONFLITTO sull’articolo 18 è comprensibile, ed era anche prevedibile. Il linguaggio con cui il presidente del Consiglio tratta la Cgil è invece molto meno comprensibile. È vero che Susanna Camusso lo considera un personaggio dell’Ottocento, subalterno ai padroni, abusivo a sinistra. Ma il premier  –  mentre annuncia a parole rispetto per chi dissente  –  dileggia il sindacato, banalizza le ragioni della protesta, svaluta insieme con lo sciopero una storia legata alla conquista e alla difesa di diritti che tutelando i più deboli contribuiscono alla cifra complessiva della democrazia di cui tutti usufruiamo.
La domanda è sempre la stessa: che idea ha il segretario del Pd della sinistra che guida? Un partito che voglia parlare all’intera nazione deve ospitare culture diverse al suo interno e tocca al leader  –  mentre decide  –  garantire loro spazio e legittimità. Sapendo che prima o poi si voterà, e i suoi avversari non saranno Camusso e Landini, ma Berlusconi e Verdini. Quando se ne accorgerà?
***
da La Repubblica

Ecco la mia sinistra:

sta con i più deboli e non ha bisogno di esami del sangue

Il premier scrive a Repubblica: “Ho rivendicato l’appartenenza del Pd alla famiglia socialista europea. Per me parlano i miei comportamenti”
di MATTEO RENZI
22 novembre 2014
Caro Direttore, Repubblica mi chiama in causa personalmente. Mi chiede quale sia la nostra idea di sinistra che rivendico, ad esempio, quando parlo della riforma del lavoro. Come lei sa, non da ora, sono tra quelli che hanno favorito e accelerato la fine dell’era del trattino. Quando non si poteva pronunciare la parola sinistra senza premettere qualche prefisso per attenuarla, quasi a prendere le distanze. Ho sempre rivendicato, con fierezza ed orgoglio, l’appartenenza del Partito democratico alla sinistra, alla sua storia, la sua identità plurale, le sue culture, le sue radici. Per questo ho spinto al massimo perché il Pd, dopo anni e anni di dibattito, fosse collocato in Europa dove è adesso, dentro la famiglia socialista della quale oggi, grazie al risultato delle ultime elezioni, è il primo partito con oltre 11 milioni di voti. Questo per dire che nei comportamenti concreti, nelle scelte strategiche, il Pd sa da che parte stare.
Dalla parte dei più deboli, dalla parte della speranza e della fiducia in un futuro che va costruito insieme. Non credo sia il caso qui e ora di discutere di pantheon e di storie, ognuno ha i suoi riferimenti, le persone che ci hanno ispirato nella azione politica. Dico solo che nel Partito democratico hanno tutti cittadinanza alla pari, così come le tradizioni, le esperienze, le parole che ognuno di noi porta dentro questo progetto che è collettivo e anche personale perché riguarda nel profondo ognuno di noi, e non perché come vorrebbe chi ci vuole male c’è un uomo solo al comando. Quella del Pd è una sfida plurale, un progetto condiviso da milioni di persone, non la tigna di un individuo. Ed è per questo, però, che non possiamo permetterci di restare fermi a un passato glorioso, ma rivitalizzarlo ogni giorno cambiando, trovando soluzioni concrete ed efficaci a problemi che si trasformano e che riguardano da vicino la vita delle persone.
So che Repubblica non vuole farci un esame del sangue, come invece pretenderebbe qualcuno anche dalle parti del sindacato. Lo dico per rispondere alla premessa del vostro editoriale , di una mancanza di rispetto nei confronti di una storia e di una rappresentanza. Non è la mia intenzione, ho un profondo rispetto per il lavoro e per i lavoratori che il sindacato rappresenta. E non sono parole formali. Penso, tuttavia, che altrettanto rispetto sia da chiedere anche nei confronti di un governo che sta cambiando il mondo del lavoro per evitare che alibi e tabù tengano fuori dal mercato milioni di lavoratori solo perché non hanno contratto o sono precari. Penso che il modo più utile per difendere i diritti dei lavoratori sia quello di estenderli a chi ancora non ce li ha, di aprire le porte di uno spazio rimasto troppo chiuso per troppi anni. Altrimenti qualcuno ci deve spiegare perché con tutto l’articolo 18 abbiamo una disoccupazione a doppia cifra che cresce in questo paese.
Sono pronto sempre al confronto, da mesi giro l’Italia in lungo e largo, visitando aziende, stringendo le mani di chi lavora, parlando del futuro del paese in una competizione sempre più dura nel mondo. Non siamo noi, non è il governo, non è il Partito democratico a cercare lo scontro. Siamo noi, però, a porre il tema di un mondo che cambia, nel quale non possiamo più permetterci di non dare tutele alle donne che non hanno garanzie se aspettano un figlio. Un mondo nel quale la selva di contratti precari e precarizzanti deve essere disboscata, semplificata. Un mondo nel quale esista una rete di strumenti di welfare che sostenga chi perde il lavoro e lo metta in condizione di trovarne un altro.
Se entriamo nel merito del Jobs Act vediamo che non c’è riforma più di sinistra. L’altra sera, al PalaDozza di Bologna, nel cuore di quella Emilia rossa fatta di tradizione e pragmatismo, di storia e senso pratico, il passaggio più sentito di un intervento che ho fatto per sostenere Stefano Bonaccini come presidente di Regione è stato quello sul sindacato che non ha manifestato contro la Legge Fornero e oggi manifesta contro il Jobs Act. E avevo davanti una platea di militanti e dirigenti, molti dei quali vengono proprio dalla storia profonda della sinistra italiana. Allora, io mi faccio molte domande, mi interrogo e sento la responsabilità del cambiamenti che stiamo portando, che è autentica e non di facciata. Ma vorrei che anche il sindacato e più in generale il mondo della sinistra si chiedesse se non ci sia una grande opportunità da cogliere. Per questo penso che la battuta su Berlusconi e Verdini che fa l’editoriale di Repubblica sbagli indirizzo e destinatario. Il Pd ha chiara la differenza tra maggioranza e opposizione così come ha chiaro che le regole del gioco si prova a cambiarle assieme per poi tornare a dividersi su tutto il resto.
L’alternativa all’Italicum è lo status quo proporzionalistico. Che convince chi ha in mente un disegno neocentrista che fino a qualche mese fa era sul tavolo e che noi abbiamo sparecchiato. Mi viene rimproverato anche di scherzare coi gufi e coi soloni. Penso che un po’ di ironia, Direttore, possa aiutare tutti a mettere a fuoco meglio le nostre posizioni, non per banalizzarle, ma per metterle in prospettiva. Per noi la sinistra è storia e valori, certo, è Berlinguer e Mandela, Dossetti e Langer, La Pira e Kennedy, Calamandrei e Gandhi. Ma è soprattutto un futuro su cui lavorare insieme per risolvere i problemi delle persone, per dare orizzonte e dignità, per sentirsi parte e avere orgoglio di essere non solo di sinistra, ma italiani.
Il mondo in questi mesi è cambiato, l’Italia in questi mesi è cambiata; l’Italia delle Istituzioni, del lavoro, della pubblica amministrazione, della giustizia. Una libertà ingiusta, una libertà per pochi, è la ragione sociale della destra. Ma una giustizia illiberale, una giustizia cioè che pretenda di essere per tutti ma senza rispetto per la libertà dei singoli, è la prigione ideologica di una sinistra che ha una visione odiosa delle cose. Tocca a noi recuperare questo ritardo, rivoluzionando come democratici questo meraviglioso paese. Ci sono due modi per cambiare l’Italia. Farlo noi da sinistra. O farlo fare ai mercati, da fuori. Sostenere che le ricette siano le stesse cozza contro la realtà. In ciò sta tutta la nostra idea di sinistra. Parole che producono fatti. Perché il tempo delle parole, giuste o sbagliate, slegate dai fatti, è un tempo che abbiamo deciso di lasciarci alle spalle per sempre.

 

15 Commenti

  1. Riccardo ha detto:

    Caro Don Giorgio,
    capisco che la voglia di uscire dal pantano sia tanta, ma Renzi non è la soluzione. Nella politica renziana non c’è nulla di cristiano.
    Guardi intanto con chi si è alleato: con quello stesso Berlusconi al quale Lei stesso, fino a poco tempo fa, pregava ogni sorta di punizione divina.
    Nella politica renziana non vi è nulla di nuovo, anzi al contrario, vi è il ritorno allo stato di sfruttamento più bieco della classe lavoratrice. E’ per questo che raccoglie il plauso dei grandi operatori economici, FCA-FIAT, Confindustria, BCE, Germania, UE: tutti organismi NEMICI del Cristianesimo, e infatti non è un caso se nella Costituzione Europea sono stati rifiutati i principi cristiani!
    Non ho davvero capito, Don Giorgio, che cosa Lei veda in questo renzismo, che da’ meno garanzie di libertà e di democrazia di quante ne offrisse il berlusconismo.
    Con le politiche dell’inciucio renziano, torniamo indietro a prima dell’unità d’Italia, torniamo ad essere espressione geografica, incapaci di proteggere il nostro popolo, i nostri confini, le nostre conquiste sociali.
    In questo mare magnum di egoismo e indifferenza di stampo liberista e bottegaio, qual è il posto di Cristo?
    Mentre i padroni evadono, licenziano e delocalizzano, incrementando con gli sbarchi di massa il numero dei derelitti da sfruttare oltre ogni dignità umana, dov’è la Novella, dove va a finire la pietas, tradita dal ricatto del licenziamento?
    Il renzismo è solo il tetro, terrificante epilogo di 20 anni di berlusconismo: se subirlo sarà inevitabile, cerchiamo almeno di non accoglierlo a braccia aperte, ma con la consapevolezza che ogni regalo ai poteri forti significa rinnegare il Cristo e la sua morte in croce, a vantaggio di un manipolo di bottegai avidi e privi di qualsiasi umanità.

  2. PietroM ha detto:

    Caro don Giorgio,
    non credo proprio che Renzi abbia bisogno delle tue difese. Non è certo l’esuberanza delle parole a mancargli ! Tuttavia, tra le dichiarazioni d’intenti e gli aspetti dello specifico e concreto intervento c’è sempre quel “ certo divario” che, specie dai lavoratori in difficoltà e dai soliti noti che pagano le tasse, viene colto e denunciato. Per chi conserva un’alta concezione della democrazia, del concetto di concertazione e di dialogo, non può in Italia fingere di vivere in un regime democratico, prescindendo dalle effettive capacità di chi oggi governa. Viviamo un’anomalia macroscopica da terzo mondo. Ma, ciò che più mi angoscia sono le situazioni come quelle denunciate dalla dottoressa Sonia e da tanti lavoratori. Hai ragione da vendere nel denunciare l’ignavia dei sindacati, della Lega, di Vendola sulla legge Fornero. Ma oggi la situazione è cambiata, aggravandosi tragicamente, per pesante colpa dell’inerzia politica nei confronti di quel sognato riassetto istituzionale, economico-finanziario, giuridico, burocratico, industriale ed occupazionale. Una corretta analisi della situazione politico-istituzionale attuale non può prescindere dal fatto che i cittadini non si sentano corresponsabili, implicati cioè nella gestione della cosa pubblica, in quanto non da loro scelta. Ciò costituisce elemento di scarsa partecipazione, di rivendicazione sedimentata, malcontento e disorientamento. Mi auguro in buona fede che il governo Renzi riesca a realizzare le riforme necessarie a far ripartire il “bel paese”, armonizzando un sistema sociale in tutte le sue parti, oggi deteriorate dalla corruzione, dalla burocrazia asfissiante, dal braccio armato del fisco che non si fa scrupolo di suicidarti. Un paese che non merita certo la sorte stabilita nelle sedi capitalistiche dei potentati economico/finanziari e che possa in termini ragionevoli di tempo recuperare un suo prestigioso ruolo internazionale . Comincerei ad eliminare una brutta parola che oggi è particolarmente di moda, la “MERITOCRAZIA”, sostituendola con MERITO coniugandolo ad ONORE. Tanti scienziati, studiosi brillanti, sono morti in dignitosa miseria, insigniti(se pure !)di una medaglia e carta straccia. Oggi, il merito viene tutto quantificato vergognosamente in denaro, quantificandolo in trattamenti economici stratosferici e riducendone il suo stesso prestigio. In una società civile, il merito va riconosciuto e premiato. Ma, il premio va dato una sola volta, al momento giusto ed in misura adeguata, come riconoscimento e gratitudine di una comunità verso l’apporto ricevuto sul piano della cultura e della scienza. Il premio offerto sotto la voce “meritocrazia”, invece, è la promozione a capitalista.

  3. Giuseppe ha detto:

    Sembra che sia l’ultima moda, mentre invece è sempre successo: quando le cose non vanno, anziché provare a capirne il motivo e magari fare anche un piccolo esame di coscienza, si cerca sempre il capro espiatorio più comodo, vale a dire il governo e naturalmente chi lo gestisce, quindi al momento attuale Renzi. In questo modo non c’è pericolo di sbagliare, perché è inevitabile che chi ha la responsabilità di guidare il paese commetta qualche errore e, in ogni caso, prima o poi riesca a scontentare qualcuno. Criticare e stare all’opposizione, che sia per partito preso oppure per ragioni valide, è molto facile e aiuta a trovare alleati, perché il malcontento e l’insoddisfazione fanno parte della nostra natura e lamentarsi è l’esercizio più diffuso anche -e soprattutto-, da parte di chi gode di una condizione sociale ed economica di tutto rispetto. Nelle primarie del PD ho sempre sostenuto l’avversario di Renzi, prima mi piaceva Bersani e poi trovavo intrigante Cuperlo, anche perché l’ex scout fiorentino, certamente abile, grazie alla sua abilità dialettica, a carpire l’attenzione e i consensi, non mi convinceva fino in fondo. E sono rimasto sorpreso della facilità con cui ha preso possesso del partito prima e dell’esecutivo dopo. Neanche Berlusconi che è un leader nato, pur essendo un individuo volgare e privo di principi morali e di senso civico, ci è riuscito con altrettanta facilità. Forse è per questo che, ad onta della scontata rivalità politica, Renzi ha trovato in lui un grande ammiratore ed un interlocutore privilegiato. L’argomento del giorno è il disegno di legge sul lavoro, ma potrebbe essere qualsiasi altra cosa, tanto non cambierebbe nulla. A parte la gente comune che segue la corrente, e comunque ha mille motivi per non essere contenta, se esaminiamo i suoi oppositori, se non ci fosse da piangere, in tutta franchezza mi verrebbe da ridere. In primo luogo i sindacati, ma non tutti, che protesterebbero comunque, minacciando come d’uso astensioni dal lavoro, manifestazioni di piazza ed altri tipi di boicottaggio (quasi sempre inefficaci) che oltretutto, purtroppo, attirano spesso i più facinorosi. È comunque un modo di farsi notare, visto che ormai hanno perso molto del seguito e delle capacità di contrattazione che avevano. Poi la destra fascista, parafascista e xenofoba (Lega compresa), a cui aggiungerei il M5S, che siccome non è in grado di fare qualcosa di costruttivo, pensa solo a distruggere l’impegno altrui intralciando i lavori parlamentari e reiterando con fermezza il suo aprioristico no ad ogni iniziativa degli altri partiti. Ed infine i suoi stessi compagni di partito, ovvero la cosiddetta minoranza del PD che a giorni alterni accusa il governo, già alle prese con infiniti condizionamenti e veti incrociati, di non essere abbastanza di sinistra, oppure di essere troppo dirigistico, ma, in particolare dimostra di non sopportare (per gelosia e altre ragioni poco nobili) proprio la persona del leader, che pure a grande maggioranza ha nominato segretario politico del partito, affidandogliene la guida. Tardivi ripensamenti o smania di potere repressa? Renzi continua a non essermi simpatico, ma non è un buon motivo per criticare la sua visione dello stato e quello che sta cercando di mettere in pratica. Ma soprattutto è l’unico che si è preso la rogna di guidare un paese in crisi profonda, mettendoci la faccia e non accampando scuse, poi quando rassegnerà il suo mandato o la maggior parte degli elettori gli faranno capire che preferiscono qualcun altro, potremo farci un’opinione concreta sul suo operato, nella speranza che chi prenderà il suo posto sia in grado di farlo e, possibilmente, anche bene.

  4. Antonio ha detto:

    Purtroppo non basta fare, agitarsi, promettere in modo teatrale quello che, si sa, non potrà essere mantenuto. Avete presente il recente libro di Piketty, sulla “evoluzione” del capitalismo? Ebbene, lì si dimostra come i redditi dei più ricchi aumentino e i redditi dei più poveri decrescano: a questo portano politiche sostenuti da personaggi tipo Berlusconi, Monto, Letta, il fra poco emerito (con scarsissimi meriti) presidente della Repubblica. Ebbene: Renzi, tanto per fare, perché la situazione è artatamente stata resa difficilissima,con la sua azione di governo sostiene tali figuri… però fa! Che bello: finalmente qualcuno che fa! Che bello. Però bisognerebbe3 analizzare anche quello che fa e valutarlo. Non immaginavo che eseguire servilmente i diktat di personaggi come Berlusconi e quello che rappresenta potesse essere definito genuino comportamento di sinistra. Da questo punto di vista stiamo vivendo tempi ricchi di nuove suggestioni! Grazie Renzi, evviva. Cari saluti a tutti. Antonio

  5. marcello ha detto:

    prima cosa pubblicare in italiano la nuova riforma sul lavoro per poterla discutere. secondo discutere su un testo scritto non commentare su un qualcosa che si pensa che sia a secondo dei giudizi. Per me il governo deve creare il lavoro , il sindacato controllare la sicurezza sul posto di lavoro.

  6. zorro ha detto:

    Ormai siamo alla macelleria sociale solo x alcuni e non per tutti,e’ qui che sta l’ingiustizia se va bene il precariato allora estendiamolo a tutti non solo ai piu’ fessi che non hanno agganci in paradiso,perche’ i posti di lavoro a tempo indeterminato servono ancora al sistema,e la battaglia e’ accapparrarsi quei posti con qualsiasi mezzo.E se siamo in emergenza il sig Renzi puo’ dividere equamente il sacrificio e non solo sui soliti.Dal punto di vista politico la cordata di renzi e simile a tutte le altre entrano in politica per spartirsi le risorse pubbliche attraverso gli agganci economici.

  7. Antonio ha detto:

    Però, secondo me, non ci siamo proprio. La situazione dell’Italia è tragica e, per salvarla, dopo il terribile Monti, sostenuto da Berlusconi, Letta l’incolore,pure lui sostenitore del vincolo di bilancio e della servile sudditanza nei confronti della burocrazia-plutocrazia europea, ecco che, dal cilindro, non eletto, salta fuori questo ragazzotto -scout toscano, che si fionda al governo con una masnada di ministri ragazzotti, pure toscani e si agitano, e dicono che, loro si, generano posti di lavoro, loro si , “salveranno l’Italia”.. e come?. E intanto, il sullodato, e’ amicone di Berlusconi, con lui stringe patti di “buon governo”e’ amicone di Marchionne, condivide gli ideali altruistici e costruttivi degli industriali per il… bene comunee dei peggiori plutocrati europei e, intanto, contro di loro accende polemiche puramente mediatiche, che non ne contrastano gli appetiti, ma servono al nostro per rafforzare la sua falsa immagine, tenacemente sostenuta dal main stream del sistema informativo nostrano. Si legga il recente numero monografico di Micromega sulla giustizia: ci sono analisi drammatiche, da cui emerge che l’asse Renzusconi non fa alcune cose indispensabili e ne fa altre per azzoppare ancora di più il sistema giustizia e rendere ancor più impuniti i soliti noti. Che tristezza! Come non vedere queste gravissime negatività? Salve a tutti. Antonio

    • Don Giorgio ha detto:

      Perché non ci vai tu a fare il presidente del consiglio? Troppo comodo parlare e parlare, e poi chi si offre, bene o male, a tentare qualcosa, viene bastonato. Ciò che fa Grillo è comodo: sta dietro le quinte, sparando su tutto e su tutti. Ciò che fa la Lega è comodo: cavalcare i malumori. E quando era al Governo che ha fatto? E allora, diamo credito a qualcuno. Io sostengo Renzi, in questo momento di emergenza. Ti sembra facile prendere oggi l’Italia e tirarla fuori dalla crisi? Le ricette facili ce le hanno in tasca solo gli imbroglioni!

  8. GIANNI ha detto:

    Probabilmente molti che si dichiarano di sinistra dimenticano che non esiste la sinistra, ma ci sono le sinistre, come non esiste la destra, ma esistono le destre.
    Ugo Spirito era di destra o di sinistra?
    Mussolini non era il direttore dell’Avanti?
    Il nazismo non fu nazional socialismo?
    Ed in campo ed area liberale, chi si dimentica del liberalismo sociale e del social liberalismo?
    Vecchi steccati sono venuti meno, Fini fu considerato il compagno Fini, e Berlusconi oggi dice: ma non possiamo votare contro idee e riforme che furono nostre.
    Allora, chi ha ragione?
    In realtà Renzi non ha condotto un’operazione nuova, si è riferito ad alcune componenti, peraltro storiche, di un socialismo di matrice liberale, come fecero altri in passato, a prescindere dall’aspetto etico e personale della loro figura.
    Craxi non fece la stessa cosa?
    Ad un partito socialista schiacciato dall’egemonia socialista e comunista sostituì un nuovo partito, più aperto alle idee di social liberismo.
    E Scalfari, che era stato suo compagno, ne prese le distanze.
    Sarà anche che molti che seguirono questa strada, a partire da Craxi, poi ebbero una connotazione personale molto negativa, e quindi questo ricordo, come anche quello di Berlusconi, incute timore…ma non è detto che poi dallo stesso crogiolo culturale ed ideologico non possano nascere cose molto diverse.
    Perchè, in fondo, anche Berlusconi nasce da quel contesto.
    Non era forse alleato dei socialisti?
    E Renzi non vuole ricondurre il PD al socialismo liberale?
    Personalmente, non sono mai stato di sinistra, e neppure liberale, ma corporativista, a sostegno di quella idea di connubio tra classi diverse che poche volte fu attuata nella storia.
    Idea che ebbe vittime anche illustri.
    Come durante il nazismo, quando durante la notte dei lunghi coltelli furono fatti fuori tutti coloro che credevano in questa idea.
    Come durante il fascismo, quando coloro che volevano realmente il connubio furono fatti praticamente fuori, o ascoltati solo a parole.
    Chissà, se invece di socialismo e liberalismo, in Italia fosse stato attuato più corporativismo autentico, credo che le cose potrebbero essere andate diversamente.
    Ma, si sa, poi chi va al potere…
    Mussolini pensava idealmente ad una sorta di socialismo di destra, poi calò le braghe a favore di chi sappiamo……
    Nella cosiddetta seconda repubblica tanti proclamano ideali poi piegati ad interessi vari.
    Comunque sta di fatto che gli italiani amano quel connubio di socialismo e liberalismo, da cui poi nacque il trionfo di Berlusconi ed ora di Renzi.
    Sinceramente, ripeto, credo che senza un po’ di interesse comune attuato nelle forme di un corporativismo che parte dal basso, sia difficile andare avanti.
    In fondo, anche solo la compartecipazione agli utili dell’impresa consentirebbe agli imprenditori di avere aziende in cui i dipendenti sono molto più legati agli esiti aziendali, ai dipendenti di avere più denaro, ed all’economia di avere una maggior domanda di mercato.
    Ed in fondo, lo stato sociale nacque sotto il fascismo, anche se l’idea corporativista fu messa sotto i piedi.
    Ora quanto meno Renzi dimostra una qualche serietà.
    Se Berlusconi, a parte l’aspetto etico ed umano, fallì, fu anche perchè non realizzò quanto promise.
    Ora Renzi si sta impegnando.
    Pur avendo io idee diverse, gli deve essere dato atto che si sta impegnando, mentre altri governanti del suo stesso partito, come D’alema, gestivano l’ordinaria amministrazione dei loro esecutivi, lasciando che le cose andassero molto per conto loro.
    Credo che qualche buona idea anche questo governo la stia realizzando, poi certo resteremo liberi di criticare.
    Secondo me, l’art. 18 non ha tutta questa importanza, e non è su questo che si farà la fortuna o meno di Renzi.
    Se riuscirà a portare il paese fuori dalle secche, gli italiani continueranno a credergli, e diversamente, farà la fine di chi, osannato in passato, come Berlusconi, poi sarà lasciato da molti……

  9. Sonia ha detto:

    Caro Don Giorgio,
    ti seguo da tempo. A volte ho condiviso appieno il tuo pensiero … in altri momenti meno. Ma mai mi sono trovata così in disaccordo con te come adesso. E mi dispiace molto, perchè credo che tu – all’oscuro di molti retroscena – sia semplicemente stato abbagliato dalle capacità mediatiche del nostro Premier.
    Così ho deciso di raccontarti una favola. Purtroppo non una di quelle favole a lieto fine che amiamo raccontare ai nostri bambini, ma una storia vera, una di quelle storie che lasciano il segno e che proprio per questo vengono tenute nascoste a chicchessia. Così non possono nemmeno essere sussurrate nelle sere d’inverno davanti ad un camino, perchè farebbero troppo male.
    Orbene, nelle prime righe del messaggio a Repubblica, Renzi dice: “… per evitare che alibi e tabù tengano fuori dal mercato milioni di lavoratori solo perché non hanno contratto o sono precari. Penso che il modo più utile per difendere i diritti dei lavoratori sia quello di estenderli a chi ancora non ce li ha, di aprire le porte di uno spazio rimasto troppo chiuso per troppi anni.”
    Ok, lodevolissime intenzioni.
    Peccato però, che uno Stato con tali intenzioni non inizi – prima di occuparsi del privato – a cercare di mettere un po’ di ordine a casa propria, cioè nella Pubblica Amministrazione.
    E non ti parlo del comparto Istruzione nè della Sanità, perchè queste sono carte già sin troppo conosciute dall’opinione pubblica e (proprio per questo) subito prese in considerazione dal nostro Premier. Ti parlo dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, cioè dell’Inps. E più specificatamente del settore medico legale.
    Cercherò di essere più breve possibile: dal 1989 non ci sono stati più concorsi per l’assunzione di medici all’Inps e negli anni successivi il fabbisogno di turn over è stato colmato (anche se solo a partire dal 2010, strumentalizzando un alibi posticcio derivante dall’acquisizione degli oneri dell’Invalidità Civile) attraverso contratti annuali libero professionali.
    Hai presente le cosiddette “false partite IVA” della famigerata Legge Fornero? Ecco: l’organo controllore, deputato alla sorveglianza ed alla repressione di tali indebiti ha, per primo, posto in essere lo stesso sciagurato sistema (anche perchè, parliamoci chiaro: chi controlla il controllore?).
    Ha iniziato anni fa, nel 2010, con circa 300 medici e continua a tutt’oggi, con un recente bando che prevede un contingente di 1191 medici.
    Ma tutto questo non è che la punta dell’iceberg: non solo non possiamo andare in ferie perchè il contratto non lo prevede (come avrai istintivamente intuito io sono una di loro!), ma non abbiamo malattia nè infortunio, non possiamo andare in maternità e non ci rimborsano le spese quando ci obbligano ai servizi esterni, nè – infine – ci versano i contributi. Peraltro siamo costretti a timbrare entrata e uscita ed a giustificare le assenze e facciamo, per filo e per segno, esattamente tutto il lavoro dei medici regolarmente assunti a tempo indeterminato mediante concorso pubblico.
    Nel 2013 ci hanno obbligato a firmare un contratto con la clausola della rotazione di sede: ci sono colleghi che hanno dovuto sobbarcarsi un anno e mezzo di lavoro anche percorrendo 200-300 km al giorno e senza rimborso spese. Unico esempio in tutto l’Istituto e unico alibi dei dirigenti per “ripulirsi la facciata” secondo la vigente normativa anti corruzione (come se un medico che lavora da 3-4 anni nella stessa sede fosse maggiormente contaminabile di coloro che vi hanno lavorato per 20 anni!)
    Dulcis in fund, l’ultimo bando anno 2014: il Governo ha chiesto all’Inps un taglio del 10% della spesa? Bene: in tutto l’organico, sia fra medici che fra amministrativi, solo noi – medici esterni a contratto – lo abbiamo pagato, vedendoci costretti a firmare un nuovo – recentissimo – contratto con stipendio ridotto del 30%! Non ci risulta che nessun altro stipendio Inps sia stato minimamente ridotto.
    Abbiamo cercato di far sentire la nostra voce senza sollevare polveroni: vertici Inps, Ministro della PA, Ministro del Lavoro, Ministro del Welfare e Presidente del Consiglio (tutti anche con il rispettivo entourage), ma è stato come cercare di parlare a Babbo Natale, come cercare di sfondare un muro di gomma: nessuna risposta! Noi siamo dei veri e propri fantasmi, anzi, non siamo proprio nessuno: degli insignificanti, innominabili ed intoccabili paria.
    Eppure, senza di noi (i medici dipendenti attualmente sono solo circa 500 unità) l’Inps sarebbe allo sbando. Ma siamo “solo” medici a contratto: se abbiamo firmato tale contratto vuol dire che ne abbiamo accettato le condizioni e quindi non abbiamo la benchè minima possibilità di avanzare nessun diritto se non quello di lavorare 25 ore a settimana (con retribuzione a 25 euro lorde l’ora) con tali e tante incompatibilità da dover essere praticamente monomandatari e di dover tirare avanti la baracca pur essendo trattati (nella maggioranza dei casi) proprio come l’ultima ruota del carro, anzi: del grande carrozzone dello Stato Italiano!
    E tu dici: Bravo Renzi! Vai avanti e non ti curare dei sindacalisti idioti e dei sinistrorsi tutto fumo e senza palle?
    Mi dispiace Don Giorgio, ma questa volta non posso assolutamente essere d’accordo con te.

    • Don Giorgio ha detto:

      Rispetto le tue convinzioni, ma io la penso diversamente da te. Preferisco uno che ha il coraggio di tentare qualcosa, pur con tutti i suoi difetti, che quei politi che parlano senza muovere un dito o quel popolo che si lamenta senza tentare nulla di buono. Troppo comodo stare alla finestra! Poi il futuro darà ragione a te o a me. Vedremo.

  10. Antonio ha detto:

    Parole “sante”, dove erano i vari “camusso, landini, vendola ecc.” nel mese di dicembre 2012? La legge fornero a messo sulla strada milioni di lavoratori e nessuno ha aperto bocca mentre oggi dicono stronzate……..vergognatevi signori perchè siete solo SINISTRI, non di sinistra!

    • emilio magni ha detto:

      scusa, ma mi sai dire dov’era Renzi quando il PD votava questa legge che ora tutti vogliono eliminare ma nessuno lo fa veramente? Se non sbaglio faceva parte di questo Partito e quindi anche Lui è responsabile di questa legge!

  11. enniovico ha detto:

    Credo che allo stato Renzi abbia ragione, poi nessuno ha la sfera di cristallo, chi vivrà vedrà; oggi mi sento di dargli ragione. In merito a Landini, pur bravo, ovvero mi sembrano ragionevole le cose che dice dovrebbe dialogare di più e non aizzare la folla, non mi pare giusto, anzi potrebbe risultare pericoloso.

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