Perché vaccinarsi è un impegno etico

La profilassi antinfluenzale di massa andrebbe programmata sin da ora e iniziata già a ottobre, per ridurre al minimo le complicanze Utile anche quella contro lo pneumococco
da AVVENIRE
21 giugno 2020
Non solo contro il Covid-19.

Perché vaccinarsi è un impegno etico

Vittorio A. Sironi
E va fatto non solo contro il Covid-19, quando sarà possibile, per proteggere noi e gli altri
Grandi aspettative per il nuovo vaccino contro il coronavirus e fondate speranze che possa essere disponibile e utilizzabile già entro fine anno, come ha ricordato il nostro Ministro della salute annunciando la firma di un accordo internazionale per l’approvvigionamento di 400 milioni di dosi destinate ai Paesi europei. Un vaccino efficace ma “democratico”, esente da ogni brevetto per poter essere somministrato a tutti gli abitanti del pianeta, poveri e ricchi.
Come esorta in questi giorni un appello di oltre un centinaio di docenti universitari di tutto il mondo e come avevo io stesso già auspicato dalle pagine di questo giornale nel marzo di quest’anno, ricordando l’importanza dell’alleanza tra scienza ed etica per la cura della pandemia. In attesa del vaccino per il Covid- 19 non dobbiamo dimenticarci di utilizzare quelli che ci sono già. A partire dalla vaccinazione antinfluenzale di massa in autunno, che andrebbe programmata sin da ora e iniziata già a ottobre, per ridurre al minimo le complicanze determinate dall’influenza.
A questa sarebbe utile affiancare anche quella contro lo pneumococco, il batterio responsabile della maggior parte delle polmoniti non virali. Proteggerci da altre infezioni è la strategia più utile per limitare i rischi di una possibile seconda ondata pandemica in autunno. Infatti l’accoppiata di influenza stagionale e Covid- 19 potrebbe rivelarsi disastrosa, con effetti nefasti, amplificando sia la mortalità da complicanze influenzali sia la letalità da coronavirus. Lo evidenzia il documento con le indicazioni per la prevenzione e il controllo dell’influenza per la stagione 2020-2021 diffuso alcuni giorni fa dal Ministero della Salute, che contiene quest’anno alcune novità rilevanti.
La vaccinazione è raccomandata per le persone più fragili: coloro che sono affette da malattie croniche dell’apparato respiratorio e cardiovascolare o con diabete, patologie renali e tumori (e i loro familiari), oltre che agli over 65. Per la prima volta però viene offerta gratuitamente anche alla fascia d’età compresa tra 60 e 64 anni (la vaccinazione è già gratuita oltre i 65 anni). Si sottolinea anche l’opportunità di eseguire la vaccinazione antinfluenzale nei bambini da 6 mesi a 6 anni, cercando di trovare le adeguate coperture finanziare per renderla gratuita pure per questi soggetti. Fortemente consigliata inoltre per tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari che lavorano a stretto contatto con i pazienti ricoverati in ospedale e gli anziani presenti in strutture residenziali.
L’indicazione a vaccinarsi è valida indistintamente anche per tutta la popolazione. È una raccomandazione, non un obbligo di legge (anche se potrebbe diventarlo in prospettiva – senza ledere i diritti individuali – per la fascia di età oltre i 65 anni e per il personale sanitario, come lo è ora per i bambini per l’iscrizione a scuola), ma deve essere sentito da tutti – in particolare dai soggetti più fragili – come un impegno etico per proteggere se stessi e la collettività.
Non sprechiamo quindi l’opportunità di salute offerta dai vaccini già disponibili in attesa di quello futuro contro il nuovo coronavirus, certamente utile e importante, ma che rappresenterà solo uno dei tanti presidi sanitari contro le malattie. A proposito di vecchi vaccini l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato nelle scorse settimane un allarme perché, a causa della sospensione dell’immunizzazione di routine durante l’emergenza della pandemia da Covid-19, 80 milioni di bambini di età inferiore a un anno potrebbero essere a rischio di contrarre malattie prevenibili con il vaccino, come difterite, morbillo e poliomielite, ad alta morbilità e letalità. «Non possiamo lasciare che la lotta contro una malattia, sia pure grave come quella del nuovo coronavirus, vada a scapito dei progressi a lungo termine conseguiti nella lotta contro altre malattie», ha dichiarato la direttrice esecutiva dell’Unicef Henrietta Fore, auspicando che i programmi di vaccinazione ricomincino regolarmente al più presto per evitare il rischio di accendere nel mondo altri focolai epidemici.

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