Sacco e Vanzetti, 90 anni fa l’ingiusta esecuzione

da www.dire.it

Sacco e Vanzetti, 90 anni fa l’ingiusta esecuzione

ROMA – Morirono sulla sedia elettrica perché anarchici e perché immigrati. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vennero giustiziati il 23 agosto 1927 nel carcere di Charlestown, nelle vicinanze di Boston, dopo essere stati ingiustamente condannati per duplice omicidio durante una rapina. Rapina a cui non presero mai parte. A nulla valse la confessione in carcere di Celsetino Madeiros, che invece aveva partecipato realmente al colpo e dichiarò di non aver mai visto né Sacco né  Vanzetti. Per i due immigrati italiani non ci fu scampo. Il clima negli Stati Uniti era teso: si temevano i sovversivi e gli immigrati e si attuavano  politiche di espulsione.
Sacco, di origine pugliese, e Vanzetti, di origine piemontese, erano emigrati negli Stati Uniti. Anarchici, avevano idee chiare: bisognava lottare per gli oppressi e mai abbracciare le armi. Si conobbero così, sfuggendo al reclutamento per la Prima Guerra Mondiale. Negli anni Venti divennero i due perfetti agnelli sacrificali per testare la politica del terrore in atto negli Stati Uniti: se vi comportate come loro, vi condanniamo a morte, era il messaggio. La loro innocenza era evidente, ma i giudici decisero di chiudere gli occhi. In migliaia protestarono per salvarli, compresi moltissimi intellettuali (tra cui Albert Einstein e George Bernard Shaw).
 L’errore venne ammesso solo 50 anni dopo, nel 1977, quando venne riconosciuta ufficialmente la loro innocenza. “Io dichiaro che ogni stigma e ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti”, proclamò il governatore del Massachusetts Michael Dukakis.
Citazioni
Nicola Sacco scrive al figlio Dante: “Essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire”.
 Bartolomeo Vanzetti: “Non augurerei a un cane o a un serpente, alla più miserevole e sfortunata creatura della terra, ciò che ho avuto a soffrire per colpe che non ho commesso. Ma la mia convinzione è un’altra: che ho sofferto per colpe che ho effettivamente commesso. Sto soffrendo perché sono un radicale, e in effetti io sono un radicale; ho sofferto perché sono un italiano, e in effetti io sono un italiano; ho sofferto di piú per la mia famiglia e per i miei cari che per me stesso; ma sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora“.
Il film
La vicenda di Sacco e Vanzetti è stata immortalata nel film ‘Sacco e Vanzetti’ di Giovanni Montaldo del 1971. Celebre la ballata ‘Here’s to you’ di Joan Baez ed Ennio Morricone.

1 Commento

  1. Giuseppe ha detto:

    Sacco e Vanzetti! I loro nomi vengono citati sempre assieme, come per rafforzare il senso di ingiustizia che da sempre accompagna la loro vicenda. Ho ben presente il film denuncia di Giuliano Montaldo, nobilitato dall’interpretazione magistrale di Gianmatia Volontè e Riccardo Cucciolla, mentre la voce incantevole di Joan Baez ne accompagnava le immagini. Erano anni di grande fermento, si guardava al passato e ai suoi orrori per promettersi reciprocamente che mai più ci sarebbero state ingiustizie e che il mondo che andavamo a costruire sarebbe comunque stato migliore. Niente di più falso, perché purtroppo la realtà è stata molto diversa, e la natura dell’essere umano è sempre la stessa, fragile, contraddittoria e ingarbugliata e gli errori del passato quasi mai servono da lezione. Si era appena consumata la tragedia del sequestro di Aldo Moro, da parte delle Brigate Rosse, ma la “logica” degli opposti estremismi avrebbe caratterizzato dolorosamente gli anni successivi , passati alla storia come “anni di piombo”, dando il via a una serie di attentati e di atti criminosi, compiuti in nome di ideologie e credo politico. Paravento fin troppo comodo e troppo scontato dietro il quale poter nascondere gli atti di violenza e malvagità che solo l’uomo è capace di compiere consapevolmente. E di cui vediamo ancora i segnali. Oggi come ieri, infatti, la creatura più nobile del creato crede di poter giustificare le sue azioni, che di nobile hanno ben poco, invocando miti e luoghi comuni triti e ritriti e, come scriveva Trilussa un secolo fa «la pora gente se scanna e s’ammazza
    a vantaggio de la razza o a vantaggio d’una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo
    ar sovrano macellaro» …

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