Le comunità di base di oggi: mezzeseghe o rottami arrugginiti

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Le comunità cristiane di base di oggi:

mezzeseghe o rottami arrugginiti

Solo gli sciocchi possono pensare che la Chiesa “sognata” dai cosiddetti profeti potesse essere poi recuperata nella loro eredità, mediante celebrazioni postume di un finto pentimento, dopo essere stati prima maltrattati o addirittura scomunicati, poi dimenticati da tutti, ed ora osannati al grido di “erano santi!”, il tutto con quella ipocrisia tipica di chi vuole in tal modo pulirsi culo e faccia, ripresentandoli con un’aureola “cattolica”, anche con il subdolo intento di completare l’opera di dimenticanza con una specie di castrazione religiosa, ben peggiore del loro martirio.
Per inciso. Il pericolo non c’è per i mistici, dato che la Chiesa, anche con tutte le grazie divine, neppure potrebbe tentare di strumentalizzarli.
Ed è altrettanto da sciocchi pensare che la Chiesa, con le ipocrite e subdole celebrazioni penitenziali, che in realtà vorrebbero essere auto-celebrative (ovvero una maniera per dire che oggi siamo in un’altra epoca: l’epoca di una Chiesa che, come una puttana, si offre a tutto e a tutti!), si avvii sulla strada della conversione, come se, recuperando pezzi e pezzi di umanità perduta, potrà riconciliarsi con la storia.
Don Milani e don Mazzolari, incensati nei giorni scorsi, sono stati traditi di nuovo nella loro anima. La loro santificazione non solo non produrrà alcun frutto, ma danneggerà anche la speranza in quei profeti che ora non hanno più nulla da dire.
Sono riusciti anche nell’intento di farmi odiare coloro che avevo stimato, e che mi avevano entusiasmato negli anni del mio primo sacerdozio. Oggi, per me, don Milani e don Mazzolari sono finiti nel cassetto e, per dirla un po’ crudamente, di loro non me ne frega più di tanto.
E fa male anche sapere, leggendo anche solo il titolo di qualche articolo che non leggerò mai, che ci siano ancora quelle mezze seghe di comunità di base, la cui unica preoccupazione sembra quella di sperare in una Chiesa del recupero, augurandosi di altri don milani o di don mazzolari da celebrare, tra mea culpa e osanna.
Mi chiedo a che servano oggi queste comunità, ridotte a rottami di un passato travolto da una Chiesa modernista o fumosa ai fini di uno stupido consenso stile bergoglioniano.
Mi chiedo se questi rottami, arrugginiti da anni, che risplendono ma alla luce psichedelica di Bergoglio, non siano di danno anche a quel passato che aveva creduto in una nuova Chiesa, ma che purtroppo, col tempo, era stato tradito da questi pseudo-discepoli che si sono lasciati ingannare da una pseudo-chiesa, ben più pericolosa di quella che aveva emarginato o ucciso i profeti di un tempo.
Attenzione: anch’io comprendo benissimo che la storia sia un susseguirsi di fatti, di misfatti e di mea culpa, ma mi chiedo fino a che punto ci sia sincerità, ovvero quella voglia di riscattarsi di un passato di misfatti che potrebbero, col tempo, ritorcersi contro. Tentare perciò una rivalutazione non è solo una necessità, ma un modo quasi di rappacificarsi con le proprie vittime, ma addossando la colpa a quei tempi in cui non ci si poteva comportare diversamente (ovvero, la Chiesa ha fatto ciò che doveva fare), come se la colpa fosse anche e soprattutto di spiriti “troppo” liberi da sopportare.
Di questo passo, dovremo mettere in conto altre celebrazioni riparatorie, e così via via la Chiesa finge di pentirsi e di purificarsi, e nello stesso tempo sacrifica sull’altare altri profeti, lasciando per il futuro la possibilità provvidenziale di altri pentimenti riparatori, trovando sempre la scusa che è colpa dei tempi e degli spiriti troppo liberi.       
24 giugno 2017
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

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