Come salvare la Chiesa da un clero, la cui stupidità è in-finita?

Come salvare la Chiesa da un clero,

la cui stupidità è in-finita?

di don Giorgio De Capitani
Quel prete milanese youtubista che sta catturando grande consenso tra gli allocchi non ha ancora toccato il fondo, forse perché il male ha un fondo, da cui poter eventualmente risalire, ma la stupidità, come ha scritto Albert Einstein, è infinita.
E se c’è uno che s’intende di Infinito tanto da parlarne anche a vanvera, questi è proprio il prete, ma in tal caso la parola “infinito” è da intendere come “non-finito”, “non terminato”, “ancora da compiere”.
Noi preti, in quanto amanti dell’”in-finito”, siamo insuperabili, quando si tratta di porre sul tappeto di una palestra ultra attrezzata o di un finto ring dei problemi, e di porli poi male, per poi darne qualche spiegazione, lasciata in bilico tra il grottesco e l’irrazionale o, meglio, quella faciloneria che pretende, con battute da cabaret tali da irritare ogni buon senso di sopportabilità, di indicare una via per uscire da un groviglio di malessere che si complica man mano lo si sbroglia nella sua complessità.
Almeno quel prete milanese youtubista  parlasse di politica e di politici, così potrei anche conoscere su quale sponda sta registrando, e se voglia rischiare qualcosa della sua pelle, toccando qualche filo scoperto di corrente elettrica.
No! Se ne guarda bene!
Almeno contestasse quel qualcosa che c’è sempre da contestare anche nelle migliori famiglie!
– Ma scherziamo?!, mi risponderebbe.
E così quel tizio preferisce scherzare anche sulle cose più serie, fingendo o presupponendo che tutto vada per il meglio, tra i ranghi di una gerarchia da onorare in ginocchio e una cattedrale di dogmi da incensare in piedi.
Salva la gerarchia e salvi i dogmi, quel prete milanese youtubista può permettersi, con il benestare dei superiori, di scherzare su tutto, purché porti un po’ di consenso alla causa di una religione, specialmente quella cattolica, che, essendo oramai in mutande, richiederebbe solo qualche pizzo in più, qualche frangia decorativa, per evitare che le cosiddette ”vergogne bibliche” appaiano a tutti come due grosse palle di inganni.
Almeno parlasse di qualche scandalo sessuale, come quando qualche prete di troppo, anche milanese, ha il vizietto, perdonabile tramite una veloce confessione sacramentaria, di toccare le parti più intime di bambine e di bambini.
No! Non è suo compito denudare una diocesi col vizio di coprire gli scandali sessuali e di far marcire, invece, preti dissidenti tra quattro mura di una solitudine redentivamente all’infinito. 
Quel prete milanese youtubista scherza su tutto, dimenticando che alla fine si troverà anche lui in mutande, e basterà poco perché la massa dei suoi allocchi, prima consenzienti, passerà ad amare altri giocolieri, le cui balle divertiranno di più.
Il problema è sempre di fondo: noi preti abbiamo la presunzione di spiegare cose difficili e troppo serie, senza leggere i libri giusti, ovvero quei testi di autori che possano aprire cervelli orlati con pizzi o frange, che odorano di chiesa tradizionalista, oramai consolidata sul vuoto assoluto, che si vorrebbe coprire con quattro battute da cabaret.
I preti giovani poi, forse fascistelli figli di un regime veterotestamentario, escono da seminari fallimentari, tanto più che sono entrati provenienti da una società radicalmente fallimentare.
E allora eccoli, gasati al massimo con il vento della vacuità, che restano all’esterno di un Eterno a loro sconosciuto, proprio perché l’Eterno è in loro, ma loro sono alieni, estranei a se stessi.
Immaginate una Chiesa, a cui venga a mancare perfino quel filo diventato sottilissimo di una tradizione secolare di Bontà e di Bellezza pastorale, e che perciò sia costretta a camminare tra solchi di nullità d’essere, senza alcuna possibilità che spunti almeno un filo di speranza?
Questi giovani preti milanesi, educati sul nulla e da nullità educative, sarebbero forse fiori promettenti un nuovo futuro di Chiesa, già deserta per colpa di se stessa per aver tradito da secoli quel Cristo, che non è venuto per dare origine ad una nuova religione, ma a quel Cristianesimo come Via di ritorno alle radici del proprio essere interiore?
“Guai a voi!”, direbbe ancora Cristo, “guide cieche e ipocrite”, che vi abbeverate a pozzi screpolati, da cui esce solo qualche gas maleodorante.
Cosa fare, allora?
Con la stupidità in-finita non c’è alcun rimedio.
Solo il tempo sarà giudice implacabile e sistemerà ogni cosa. Ma il tempo non ha fretta, e nel frattempo altre nuove generazioni cadranno in depressione, o si suicideranno nel loro essere, ingannando così la massa di ossa inaridite, in attesa della risurrezione.
Ci sarà un altro Ezechiele pronto a soffiare l’alito di vita? O non succederà che lo Spirito si incazzerà, spazzando via le ossa inaridite e lasciando il deserto senza più speranza di rinascita?
Vogliamo salvare la Chiesa? E allora purifichiamola, ma ci vorrà un oceano di Grazia divina!
Vogliamo salvare la Chiesa? E allora immergiamola nella radicale Mistica medievale!
Vogliamo salvare la Chiesa? E allora convertiamo il suo clero, a partire dal papa, dai vescovi, dai preti e dalle suore!
Vogliamo salvare la Chiesa? E allora sgrossiamola, riducendola all’essenziale o a quel minimo indispensabile perché lo Spirito possa agire in libertà.
E i laici? Liberiamoli dai loro complessi di inferiorità o dalle loro pretese assurde, copie perfette di un clero autoritarista, che ora ha perso anche l’ultimo vincastro.
Ma chi farà tutto questo?
Solo la Grazia divina? No! Solo lo Spirito santo? No!
A loro però basterebbe poco: una fessura; e tutto salterà in aria, per ripartire a rifare la terra e il cielo.

 

Per vedere un video di don Alberto clicca qui sotto
Studiare FILOSOFIA ti fa perdere la fede? Cosa avrebbero dovuto dirmi al liceo

 

2 Commenti

  1. Luigi ha detto:

    Don Giorgio, la Chiesa milanese sta tornando al periodo preconciliare e questo pretino cretino ne è la dimostrazione. La conferma l’ho avuta oggi aprendo il sito di merate online dove c’è scritto del trasferimento di don Marco Albertoni. a Firenze. Non conosco don Marco, ma so cosa ha fatto per mio nipote. Mio nipote non va a messa come non ci vado più neanch’io e penso non ci andrò mai più. La mia fede in Cristo non ne ha bisogno. Si sta tornando a spostare il centro da Cristo alla Chiesa e spero che porti al fallimento della Chiesa. Dal libro “Oscar Arnulfo Romero. Un vescovo fatto popolo” di don Abramo Levi ho trovato che perfino la rivista gesuita “Civiltà cattolica” quando Giovanni Paolo II commentò la sua prima enciclica “Redemptor Hominis” denunziò questa tentazione: “La chiesa non potrà mai sostituirsi a Cristo; non potrà diventare essa il centro, anche se nell’economia della salvezza essa occuperà sempre un posto centrale”. “La luce viene da Roma”, ha pressappoco lo stesso senso di “la salvezza viene dai Giudei”, che Gesù disse alla samaritana. La salvezza viene dai Giudei (ossia da Gerusalemme). Ma viene in modo tale che la salvezza sarà universale quando di Gerusalemme non resterà più “pietra su pietra”. Roma è avvertita. Se vuol salvarsi dovrà essere “Pietra e non pietre” (Mazzolari). Se a Roma sostituiamo Milano, la diocesi milanese è avvertita.

  2. simone ha detto:

    Mi sono imbattuto anch’io nei video di questo prete. Ho visto il primo e devo dire che a prima vista ha un effetto seducente direi che ti ammalia. Però mi sono subito accorto che dopo 10 minuti non mi era rimasto niente. E’ coinvolgente, calamita l’attenzione (forse per la durata di uno o due video) ma non lascia nessuna traccia, non fa riflettere, pensare.
    E’ una modalità che ha un solo risultato: la sua popolarità.

    Mi spingo oltre, per un popolo di imbecilli che vogliono unicamente rispettare precetti e sentirsi a posto con la coscienza è certamente il paradiso.
    Lui non fa altro che questo e la gerarchia ne è felice perchè attualizza il suo imperativo: staccare il cervello alla gente e inscatolarli in pareti di regole. Peraltro lo fa con uno stile giovanile ed è un genio per loro.

    Ma io mi chiedo, che cos’è oggi il prete? Un giocoliere? Un creativo? Un animatore? Un funzionario? Un bravo amministratore?
    Me lo chiedo ripetutamente.
    Oppure cosa chiediamo ad un prete?

    Perchè tutte le cose sopra, le può fare anche un non-prete…molte volte riesce anche a farle molto meglio.

    Ma nei disastri delle nostre esistenze voi andreste da un gioppino del genere?

    Certo se vivessimo tutti nel rispetto dei precetti senza guardarci dentro, come dei robot asettici certo che non avremo mai momenti di crisi.

    Ma davanti ad una frattura difficile da ricostruire con la moglie andreste da lui?
    In una crisi reale di fede vi affidereste a lui?
    Davanti alla malattia di un caro? Davanti alla morte improvvisa?

    Vogliamo banalizzare tutto ok, ma non è questa la missione di un prete.
    Mi dispiace…non è raccogliere consensi o attualizzare qualche precetto.
    C’è un cammino interiore che deve essere guidato non da quattro pirlate..

    Un seminarista amico mi ha detto che è un prete profondo, spirituale. Mi son messo le mani nei capelli.
    A me sembra che escano solo ragazzetti dal seminario; certo la vita ti fa maturare ma questi son acerbi…inadeguati.
    Bambinetti che fanno ridere ma non riflettere.
    Che fan dimenticare la vera missione di ogni uomo, il vero scopo dello scorrere del tempo.
    Gente immatura….non mi permetto di giudicarli ma io non darei mai un lavoro a gente così.

    Non so….inquadrati, senza capacità di pensare fuori dagli schemi. Funzionari affidabili nel rispettare la gerarchia ma vuoti nell’interno.
    Organizzatori, animatori, amministratori…magari anche bravi ma non preti!
    Gli chiederei di tutto tranne che di parlare di fede.

    Un disastro…

    Questo è il segno di una crisi irreversibile.
    Siam passati

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