Paolo Borsellino, l’eroe di un Paese anormale

Paolo Borsellino, l’eroe di un Paese anormale

di don Giorgio De Capitani

Di proposito non ho ancora parlato di Paolo Borsellino, nel ventesimo anniversario della sua barbara uccisione da parte della mafia: era il 19 luglio 1992. Sì, di proposito, e non per dimenticanza. Come potevo, avendo ricevuto il 28 ottobre del 2009 un Premio intitolato al grande magistrato? Me ne vergognerei, se lo avessi dimenticato!

Ma avevo un valido motivo per non accodarmi a tutto quel mondo di sproloqui fuoriusciti da bocche istituzionali e non. Parole, parole, parole… E, oggi, a pochi giorni, più nulla, o quasi. Le parole sono state portate via dal vento della solita ipocrisia all’italiana.

Noi italiani siamo bravi nel lasciare, quando erano in vita, profeti e testimoni della verità e della giustizia in balìa delle forze maligne, dietro cui ci sono anche nomi e cognomi, ma preferiamo non pronunciarli, usando la solita vaga parola, temuta e venerata, vituperata e protetta: mafia. Poi, questi profeti e testimoni li rendiamo eroi, dopo averli anche noi uccisi con la nostra indifferenza.

Sì, a noi italiani piacciono gli eroi. Pensiamo di immedesimarci in loro. Peccato che oggi i nostri ragazzi non sanno più distinguere l’eroe del bene dall’eroe del male. Trasformano in idoli gli sgorbi più insignificanti, solo perché questi hanno saputo fare della loro vacuità un mito da ammirare. Il mito del successo. Dallo sportivo alla velina.

“Fortunato quel Paese che non ha bisogno di eroi”, avvertiva Bertolt Brecht. Il che significa che in un Paese normale l’eroismo non avrebbe senso. Perché dovrei chiamare eroico il compimento del proprio dovere? Se fosse davvero eroico, allora significherebbe che la regola è il disimpegno, l’egoismo, fregare la gente, fingere di essere legali, prendere la democrazia per i fondelli.

Certo, anche una commemorazione può servire a risvegliare gli spiriti assopiti, ma ciò che non sopporto è quel voler essere in massa presenti in una manifestazione,  per formalità o per convenienza. Non bisogna assolutamente spegnere la memoria, ma la memoria va oltre un giorno: è un impegno quotidiano per far sì che non ci siano più eroi, ma cittadini normali che vivono ogni giorno da cittadini onesti. Comodo delegare agli eroi la salvezza della patria, mentre noi ci vendiamo l’anima per idolatrare quella cultura dell’avere contro cui non basterà, per sconfiggerla, neppure l’eroismo dei più tenaci resistenti.
         

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1 Commento

  1. Filemore ha detto:

    la commemorazione serve solo a tenere attiva la parola mafia.E la gente pensa al mafioso siciliano con la coppola in testa e la lupara sulle spalle.

    La mafia non esiste più,sostituita da ormai molto tempo da un altra realtà criminale che possiamo definire consorteria mafiosa di cui la mafia è solo il braccio armato.

    Prima la mafia era un mondo a se stante, non più negli ultimi 30 anni. Ci sono realtà tipo la massoneria occulta, i servizi segreti deviati, il marciume politico, l’imprenditoria disonesta che con facilità vengono in contatto per finalizzare un obiettivo comune.

    Di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone si dice che è stato ucciso dalla mafia. Non è vero. La mafia è stato il solo braccio armato e scoprire e punire i mandanti materiali è un sucesso scarso.

    Ci siamo sempre chiesti CHI è stato ma la domanda giusta a cui il dott. Antonia Ingroia ( e non solo lui) è PERCHE’?

    La mafia non uccide per vendetta ma quando qualcuno si avvicina troppo ai loro sporchi affari.Non uccide per vednetta perchè così facendo solleverebbe un inuile polverone. Uccide per mostrare la propria fora ma non per vendetta. L’uccisione per vednetta è riservata ai mafiosi
    che sono venuti meno al patto d’onore che prevede l’omertà.

    Parlare di mafia è fuorviante.Parlare di mafia è come stare a guardare un pozzo nero pieno di liquami.
    Ma questo pozzo nero è alimentato alla grande da imprenditori disonesti,confraternite massone, politici disonesti….

    Vi potrà sembrare strano ma i mafiosi non sono i più disonesti: loro non hanno mai prestato giuramento di fedeltà alla patria ed uccidendo PB e GF hanno solo fatto i mafiosi. Le merde le vere merde sono gli altri, e dagli altri che dobbiamo guardarci.
    Come si può combattere la mafia se gli “altri£ pugnalano alle spalle i giudici?

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